Chapter Thirty-Four: Heart
MATT
Matt sedeva tranquillo alla sua scrivania, con un sorriso ad incorniciargli il volto mentre con lo sguardo percorreva il profilo delle montagne.
Ci era riuscito, aveva lui il controllo, ora!
Sorrise un po di più, mentre il pensiero di Xavier accennava a farsi spazio nella sua testa.
Si corrucciò appena, senza però mai smettere di sorridere. Non era morto, di questo era certo.
Quando aveva dato l'okay a lasciarlo una notte con Rebecca sapeva che sarebbe scappato. A lui andava bene così, il pensiero di ucciderlo quasi lo nauseava.
Ma non si pentiva di ciò che aveva fatto. Matt voltó la testa verso Luke, regalandogli un piccolo sorriso.
Il piccolo ricambió, sussultando all'aprirsi della porta. All'entrata sostava un giovane dai lunghi capelli tirati su da una coda improvvisata.
"Alpha, c'è la sua compagna alle porte d'entrata."
**
REBECCA
Samantha si morde il labbro, guardando le nostre espressioni sotto shock. E quasi penso, guardandola, che sia divertita da tutto questo.
Non trovo il coraggio di guardare Adrien, così decido di posare tutta la mia attenzione su Samantha.
"Ne sei sicura?" Le domando io, con la gola secca. Sposto lo sguardo dal suo quando noto quello di Adrien fissarsi sulla mia pancia.
Seguo il suo sguardo, rendendomi conto con un tremito di aver la mano sinistra poggiata contro il mio ventre.
La sposto subito, deglutendo.
"Abbastanza," mi risponde lei, facendo innervosire Adrien che, sbattendo il pugno contro il tavolino in legno, la fulmina con lo sguardo.
"Che cazzo significa abbastanza? Non siamo venuti qui per avere una tua opinione." Il volto di Adrien sembra distendersi in un'espressione di rabbia, mentre io non riesco ad avercela con la donna davanti a me.
Samantha sussulta, guardando il risultato delle analisi tra le sue mani.
"Il test è positivo solo al cinquanta percento. Dovreste fare un'ecografia e..." prima che Adrien possa intervenire mi alzo, corrucciata.
"È possibile farla ora?" Domando io, giocando con l'orlo del mio giaccone. Samantha annuisce mestamente, forse scocciata dal troppo carico di lavoro a cui la stiamo sottoponendo.
La dottoressa si avvia quindi verso la prima porta a destra, facendomi cenno di entrare quando sono pronta. La mano di Adrien si ferma sul mio polso, senza stringerlo ma abbastanza forte da non lasciarmi scappare.
Le sue iridi sono così piene di sconforto che non riesco a fronteggiarle. Adrien non accenna a parlare, aspettando che io alzi gli occhi per guardarlo. Quando finalmente i nostri occhi si scontrano, schiude le labbra.
"E' di Xavier, vero?" Mi domanda, cercando risposta alle sue domande. Non rispondo, mordendomi il labbro.
"Non è sicuro che sia un bambino. Potrebbe essere qualcos'altro, la dottoressa ha detto che il test è positivo solo per metà." Il panico mi stringe in un freddo abbraccio mentre l'espressione di Adrien si fa sempre più spazientita.
"Rebecca, non è quello che ti ho chiesto." Il biondo inclina la nuca di lato, passandosi una mano tra i capelli. Annuisco, spostando lo sguardo verso le vetrate. Adrien sospira, prendendosi la testa tra le mani.
La mia mano va ad allungarsi verso la sua nuca, in un gesto di conforto, ma mi fermo a mezz'aria. Il suo sguardo si fissa sulla mia mano, allarmandomi.
Le sue dita si scontrano contro le mie, tirando lentamente la mia mano per darmi il tempo di ritrarla. Le sue labbra mi baciano le nocche, mentre chiude gli occhi ermeticamente. "Se Matt dovesse venire a sapere che sei incinta..." sussurra Adrien, agitandosi.
Quel pensiero, fino ad adesso, non mi aveva nemmeno sfiorato. Deglutisco, dubbiosa. La domanda mi sorge però spontanea, e sembra chiedersi lo stesso Adrien: se non sono incinta, allora cosa c'è nel mio grembo?
Inorridisco, ancora con la mano stretta in quella di Adrien.
"Non ti biasimo per ciò che avete fatto tu e Xavier l'ultima notte in cui siete stati assieme ma, cazzo Rebecca," Il biondo allunga la mano verso il mio ventre, facendomi scattare istintivamente indietro, aggrottando la fronte.
Le mani vanno ad attaccarsi al giaccone che porto, stringendomelo attorno il corpo come se bastasse a farmi svanire. Adrien sembra sconvolto mentre deglutisce amaramente.
"Non volevo farti del male, ne tanto meno a..." non finisce la frase, arricciando il naso, non sapendo cosa dire.
"Venite o no?" la voce stridula di Samantha ci interrompe, distraendoci.
"Si, arriviamo."
**
Samantha punta il dito sul monitor, mentre io, ancora stesa sul lettino, trovo difficoltà a guardare. "Si può vedere l'embrione, quindi è assicurato che lei sia incinta. Ma il bambino non sembra essere normale. E' troppo presto per dirlo, ma non sembra avere una struttura umana. Inoltre è davvero troppo sviluppato."
Samantha si massaggia la fronte, esaminando più attentamente il monitor. Adrien è seduto affianco a me, che si tortura una pellicina con lo sguardo incollato all'immagine di quello che sembra essere totalmente un bambino.
"Di chi ha detto che è il bambino?" Samantha si gira velocemente verso di me, aspettando impazientemente una mia risposta. Con le labbra secche distolgo lo sguardo dal monitor, agitandomi.
"Non l'ho detto." rispondo francamente io, mentre Adrien mi pizzica il fianco.
"Sono io." Lo sento dire, mentre avvicina la mano al mio ventre. Qualcosa mi si agita nello stomaco, come se qualcosa stesse rifiutando il suo tocco. I miei occhi scattano sul monitor mentre osservo il piccolo contenitore di vita che, nella mia pancia, continua ad agitarsi.
"Adrien, togli la mano." Sussurro io, senza nemmeno ascoltare una sua risposta. La sensazione di fastidio sempre svanire, e la creaturina si ferma, quasi fosse più calma.
Fisso il monitor, incantata. Il cuore sembra sprofondarmi nella cassa toracica, e non riesco a capire se sia eccitazione o paura.
Eppure, più lo sguardo di Samantha si sofferma sul monitor, e più capisco che dobbiamo andarcene. Lo stesso sembra pensare Adrien vista la sua fretta nel farmi alzare.
"Grazie di tutto, ma ora dobbiamo proprio andare." Non faccio in tempo a mettere piede a terra che Adrien mi abbassa la T-shirt, aiutandomi ad alzarmi.
Samantha tenta di fermarci, forse per darci altri chiarimenti che nessuno dei due vuole avere. Le sorrido svogliatamente, cercando di darmi una parvenza di gentilezza mentre Adrien grugnisce.
Il tragitto clinica-macchina sembra durare la frazione d'un secondo, e quasi non mi accorgo di Adrien che, silenziosamente, mi allaccia la cintura.
Me lo toglieranno.
Mi viene spontaneo pensarlo mentre mi sistemo meglio il giaccone, affondandoci il volto al suo interno.
Non mi lasceranno mai tenere il figlio di un Mannaro, tanto meno se possiede il gene della licantropia.
Riesco a vedere le labbra di Adrien muoversi mentre mi parla, ansioso, ma non riesco ad udire le sue parole.
L'unica traccia del passaggio di Xavier nella mia vita è radicato in me, e la cosa mi terrorizza.
Xavier non deve sapere assolutamente nulla, o tutto ciò che abbiamo fatto verrà annullato.
Mi prenderò cura di tutto questo da sola, e riuscirò a proteggere tutti.
**
XAVIER
Xavier si maledisse mentalmente per la lentezza con la quale stava silenziosamente procedendo. Eppure, ogni passo che faceva, gli levava una minuscola quantità di peso dallo stomaco. Non sapeva dove si trovava Rebecca, ne dice avrebbe potuto cercarla eppure riusciva a sentirla.
Riusciva a percepire la sua presenza e la seguiva, passo passo, nella speranza di trovarsela davanti. Sapeva che non era ciò che Rebecca avrebbe voluto, dopo tutto si ricordava ancora il giorno in cui l'aveva lasciata.
Eppure ricordava ancora i folti capelli rossi di lei che tanto lo avevano fatto impazzire, così come la curva dei suoi fianchi sotto le sue mani e la forma a cuore delle sue labbra. Ciò che rammentava meglio erano i suoi occhi, ne ricordava ogni variazione di colore, ogni sfumatura come fosse il quadro più bello mai dipinto.
Al solo ricordo si morse il labbro, allungando il passo per fermarsi momentaneamente in una locanda.
Il Rose's Tea gli diede il benvenuto con l'odore pungente dell'alcool e lo scoppiettio della legna nella stufetta nell'angolo.
La cameriera lo raggiunge prontamente, masticando rumorosamente la sua gomma.
"Desidera?" Afferró il taccuino e attese che Xavier rispondesse.
"Una birra." Si leccò le labbra screpolate, mentre la cameriera gli porgeva la mano, dichiarando il conto.
Xavier estrasse una banconota da cinque, poggiandogliela sulla mano con stizza. La donna scomparve subito dopo, tutta sorridente.
Il Mannaro non poté fare a meno di guardarsi attorno, scrutando tutti quei volti umani.
Non ne aveva mai visti così tanti in vita sua, e la rapidità con la quale si stavano adattando al Mondo lo sconvolgeva.
Lui, invece, non poteva entrare nelle città Mannare. Dopo tutto, era stato uno dei più grandi Alpha degli ultimi anni.
Aveva perso ogni cosa.
Xavier sospirò, poggiando la testa sullo schienale della panca, concentrandosi per udire l'unico suono che ancora lo teneva in vita: il battito di Rebecca.
Lo ascoltava spesso, per assicurarsi che stesse bene.
Il suo battito lo percepì profondo e lento, e di sottofondo ne sentì un altro.
Due battiti.
Xavier stava ascoltando due battiti.
Angolo Me:
So che la cosa che faccio di più è scusarmi per il ritardo, ma il capitolo mi si è cancellato due volte e stavo perdendo la voglia.
Comunque, il capitolo è corto ma meglio di niente, spero vi sia piaciuto!
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