Chapter ten- Mark

Adrien batté la mano sul tavolino difronte a lui, osservando con le sopracciglia corrucciate Dave.

"Quindi sta bene?" Gli domandò Dave, esibendosi in un sospiro di sollievo. Adrien annuì, senza guardare l'amico in volto. Non era sicuro dell'incolumità di Rebecca, ma se Matt diceva il vero, il legame tra compagni avrebbe impedito a Xavier di farle del male.

"Arrivati a questo punto, qual'è il piano?" Continuò Dave, cercando risposte alle sue domande.

Dave non era di certo il tipo di uomo che si spaventava facilmente, ma tutta quella faccenda lo terrorizzava, anche se era restio ad ammetterlo.

Adrien si dondolò sulla sedia, portandosi la sigaretta alle labbra per poi inspirare profondamente.

"Il Capo dice che il Mannaro dovrà continuare ad aggiornarci ogni settimana. Quando avremo raccolto abbastanza informazioni, ci organizzeremo per la battaglia. Per ora, cerca soltanto di addestrare i ragazzi come meglio puoi."

La voce di Adrien era però preoccupata. Era legato ad ogni singolo membro del Rifugio, e l'idea di doverli mandare a morire in una guerra contro i Mannari lo tormentava.

Dave guardò la cartina posata in malo modo sulla scrivania, accavallando le gambe per analizzare la distanza tra il Rifugio e la Villa di Xavier.

"Dicono che la sua Villa sia in grado di ospitare centinaia di persone." Proruppe Dave, curioso quanto basta per tormentare Adrien di domande.

Adrien si esibì in un sorrisetto di scherno, quasi odiasse anche solo l'idea di parlare di Xavier.

"Quella Villa è un fottuto cubicolo di cani pulciosi," Dave ridacchiò, mentre Adrien batteva il piede a terra.

"Allora dovremo sbrigarci a radere al suolo quel cazzo di canile, prima che attacchino anche a Rebecca le loro pulci." Il tono con cui fu pronunciata quella frase era ironico, ma non il suo significato.

Perché Adrien avrebbe fatto di tutto per tener lontana Rebecca dai Mannari, e l'idea che potesse anche solo rimanere coinvolta emotivamente con Xavier lo faceva imbestialire.

Avrebbe fatto di tutto per tenerla lontana da lui, qualsiasi cosa.

**

Strabuzzo gli occhi, sconvolta. Luke annuisce con fierezza, orgoglioso di avere Matt come padre.

Xavier stringe le mani sui miei fianchi, affondando il naso tra i miei capelli per non farsi sentire dal piccolo.

"La compagna di Matt l'ha lasciato per un umano dopo la nascita di Luke." Mi spiega lui con pazienza, giocando con i miei capelli. Il suo tono di voce si fa più severo, mentre mi stringe di più a se, quasi volessi scappare.

"Hai paura che io faccia lo stesso." Bisbiglio più a me stessa che a lui. Non mi rendo conto che mi ha sentita fino a quando non mi risponde.

"Non lo permetterò." Questa volta ringhia, mentre Luke arretra di un passo, forse spaventato.

Non cerco di calmare Xavier, perché probabilmente finirei solo per peggiorare la situazione, quindi mi limito ad inginocchiarmi davanti a Luke.

"Come fai a sopportare sia tuo padre che questo energumeno qui dietro?" Gli chiedo, pizzicandogli il fianco, facendolo ridacchiare mentre assume una smorfia da saputello.

"Mio padre dice che sono molto forte, anche più dello zio." Mi sussurra lui, con fierezza. Lancio un'occhiata verso Xavier che, con un sopracciglio inarcato, osserva divertito me e Luke.

"Non guardarmi così, il ragazzino saprebbe metterti al tappeto con uno schiaffetto." Mi dice Xavier, infilandosi le mani in tasca per poi distogliere lo sguardo, ridendo sotto i baffi.

Apro la bocca per ribattere quando mi rendo conto che si, un ragazzino di undici anni potrebbe battermi ad occhi chiusi.

Sospiro, alzandomi per poi incamminarmi verso la porta a grandi passi, ignorando con un gran sorriso le proteste di Xavier.

Mi raggiunge con due grandi falcate, affiancandomi. La sua postura è rilassata, questo spinge anche me a rilassarmi. Sento il suo calore perforarmi la pelle in una dolce carezza, così provo a sfiorare la sua mano con la mia, solo per percepire il suo calore.

"Se ti piacciono così tanto i bambini, potremmo sempre rimediare," mi sussurra all'orecchio, con tono carezzevole. Le sue mani sfiorano i miei fianchi mentre sento le mie goti andare a fuoco.

"Non dire sciocchezze." Borbotto, allungando il passo. Vado completamente alla cieca, non ricordando la posizione della stanza. Ma il mio obbiettivo, ora, è seminare Xavier per potermi crogiolare in una rilassante doccia calda.

Noto il grande portone dal quale, poco tempo fa, io e Matt siamo usciti per incontrare Adrien.

"Lascia un biglietto sotto il portone d'entrata" mi ha detto Adrien, qualche giorno fa. Dovrei farlo? Dovrei davvero lasciargli un messaggio, per incontrarlo?

Riporto lo sguardo a terra, dimenticandomi completamente della presenza di Xavier.

Rabbrividisco quando sento i suoi occhi posarsi su di me, curiosi e territoriali. Ricambio lo sguardo con espressione interrogativa, facendolo grugnire. "A cosa pensi?" mi domanda lui con voce vellutata, sfiorandomi la pelle del braccio.

Con lo sguardo cerco di nuovo il portone d'entrata della Villa, deglutendo. Arrivata a questo punto, non posso di certo rivelargli tutto. Inoltre credo che Matt mi farebbe soffrire nella maniera più atroce se solo rivelassi a Xavier del piano che sta attuando.

"Al mio Rifugio," gli dico, senza mentire troppo. Sento il mio stomaco chiudersi e la bile salirmi in gola, e me ne sorprendo. I miei occhi si appannano per un attimo, tanto da farmi spaventare. Xavier mi guarda dapprima sorpreso, confusi, poi lascia andare un ringhio mentre si china verso di me, come se avesse appena realizzato una grande verità.

"Questo è ciò che fa il legame tra compagni," mi sussurra all'orecchio, mentre i suoi occhi si tingono di nero, facendomi deglutire dalla paura. "Pensavi davvero di potermi mentire così spudoratamente?" le sue dita afferrano una ciocca dei miei capelli, tirandola leggermente.

Il nodo che sento allo stomaco sembra stringersi ancora di più fino a quando il respiro inizia a mancarmi. Annaspo, in cerca d'aria. Mi aggrappo a lui per non cadere a terra, spalancando e chiudendo la bocca con degli scossoni.

Xavier fa una smorfia che sembra assomigliare molto alla mia, come se fosse in simbiosi con me, come se riuscisse a sentire la mia sofferenza. Non capisco cosa stia succedendo al mio corpo.

"Cosa c'è di tanto orribile da nascondermi, per ridurti in questo stato?" sussurra, con tono alterato. Sembra furioso, con me e con se stesso. Serro le labbra, lasciando uscire solo dei piccoli lamenti.

Xavier si distanzia di me, e la morsa sul mio stomaco si scioglie, facendomi cadere a terra in preda ai singhiozzi. Con la bocca cerco di raccogliere più aria possibile, guardando in tralice Xavier. Ha le braccia incrociate ed uno sguardo che farebbe paura anche al più temibile dei Mannari.

"La prossima volta che deciderai di mentirmi, tieni a mente che il tuo corpo reagirà di conseguenza. Sei legata a me, quindi non pensare nemmeno per un attimo di potermi mentire senza che il nostro legame intervenga." Quasi lo grida per tutta la rabbia che prova.

Gli occhi mi si riempiono di lacrime, mentre fisso il pavimento con una smorfia. Non cerco nemmeno di alzarmi, visto che con molta probabilità ricadrei a terra. Smetto di guardarlo, iniziando a pensare alle sue parole.

Come potrò nascondergli tutto se il mio corpo reagisce così?  Vedo le sue scarpe muoversi verso la mia direzione, e di istinto arretro, attaccandomi al muro.

Si china su di me senza parlare, con le spalle che si muovono in brevi sussulti di rabbia, eppure non pronuncia una parola.

Fa scivolare la mani sotto le mie gambe, prendendomi in braccio e facendo ben attenzione a non camminare troppo velocemente. Osservo i miei piedi dondolarsi avanti e indietro, senza osare guardalo. So che mi sta osservando, lo capisco dal calore che sento propagarsi in tutto il mio corpo.

Provo ad aprir bocca, cercando una qualche giustificazione alla mia bugia, ma il suo sguardo mi impone di tacere. Così lo assecondo, ammutolendomi.

Si ferma davanti ad una porta, dando ad essa una botta con la spalla, aprendola.

Sobbalzo tra le sue braccia, non riconoscendo la stanza. Quest'ultima è arredata con mobili semplici ma d'effetto.

Vi sono due poltrone in pelle nera ai lati della stanza, ed un'enorme letto matrimoniale è poggiato al muro. A fare contrasto v'è un rotondo tappeto bianco.

"Questa non è la mia stanza." Borbotto, mentre lui mi fa scendere. Avverto una piccola fitta colpirmi lo stomaco.

Con un movimento veloce della mano Xavier chiude la porta, inchiodandomi a terra con lo sguardo.

Xavier si poggia con la schiena sulla porta, incrociando le braccia al petto.

"Hai ragione. Questa è la mia, di stanza." Mi dice, alzando un lato della bocca, senza traccia di divertimento nella voce.

"Credo che dovrei andare nella mia stanza." Gli dico, muovendomi verso la porta con impeto. I suoi occhi seguono freddamente ogni mio movimento, fino a quando non mi ostacola, posizionandosi fermamente davanti la porta.

Schiudo le labbra, indispettita.
"Fammi passare." Gli dico io, cercando di assumere un tono di voce autoritario. Xavier mi ignora, ringhiandomi contro quando cerco di afferrare la maniglia.

Il suo petto vibra al suono dell'ennesimo ringhio, facendomi arretrare d'un passo.

"Xavier..." sussurro il suo nome con una nota di paura, mentre lui man mano avanza verso la mia direzione.
I suoi occhi continuano a restare neri, opachi, spaventosi.

"Sono davvero stufo," ringhia ancora lui, stringendomi il polso in una morsa.
Deglutisco, muovendomi a disagio. Strattono il braccio, ma lui non molla la presa.

Le sue dita si fermano sul mio collo, facendomi inclinare a forza la nuca. Mugolo, mentre fa aderire il suo corpo al mio. Non riesco a guardarlo, visto che mi tiene la testa inclinata.

Sento le labbra di Xavier premere su un punto ben preciso del mio collo, facendomi sussultare per il contatto.

"Ti marchierò proprio qui," mormora lui, mentre io mi dimeno nel piccolo spazio che rimane tra il mio corpo ed il suo.

"E a quel punto tutti sapranno che sei mia," riesco a sentire qualcosa punzecchiarmi il collo, ed inorridisco, "la mia compagna."

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top