Chapter Sixteen- Beast

Mi scuso tantissimo per la breve durata del capitolo, purtroppo ho poco tempo a disposizione e volevo assolutamente pubblicare oggi. Buona lettura!


La caccia era sempre stato il momento della settimana che Xavier attendeva sempre con un fremito di gioia.
Adorava la sensazione dell'erba mentre gli solleticava le zampe, ed il rumore del vento che gli fischiava nelle orecchie era per lui la melodia più bella mai esistita.

Era uscito presto, quella mattina, per inoltrarsi nel folto del bosco, seguito da chi del suo branco aveva voluto accompagnarlo.

Aveva lasciato a Rebecca un cambio, vicino al suo letto, ed un biglietto dove l'avvertiva che non sarebbe rientrato prima di un certo orario.

Il biglietto era poi stato strappato da Xavier stesso perché, pensava lui, la cosa non avrebbe di certo avuto importanza per Rebecca.

Prima di uscire dalla Villa si era assicurato di mettere un paio di guardie all'entrata ed altre due all'uscita sul retro, giusto per non sentire la costante sensazione di agitazione.

"Perché non porti anche la tua compagna? Sarebbe un'esperienza nuova, per lei." Gli aveva suggerito un'uomo del suo branco, Andrea.

Xavier aveva sentito un brivido d'eccitazione percorrergli la schiena e, per un attimo, aveva pensato che si, avrebbe portato Rebecca con se. Condividere la caccia, per uno della sua specie, era forse uno dei modi più intimi per creare un legame con il proprio compagno.

Subito dopo aveva scosso la testa, tornando a camminare verso il bosco.

L'eccitazione era completamente scomparsa, sostituita da un'emergente senso di paura ed inadeguatezza.

Rebecca non era di certo una Mannara, e comprendere le sue tradizioni era lontano dai pensieri di lei, e incomprensibili le sarebbero sembrate.

Un'altro subdolo pensiero si infilò nella mente lucida di Xavier, facendolo piegare leggermente in avanti per la fitta di dolore.

Se l'avesse portata con se, non avrebbe visto altro che una bestia.

**

Il lupo di Xavier era acquattato a terra, in testa al gruppo che si era diviso ai due lati. Si sfregò il muso sulle zampe, scoprendo le fauci non appena sentì un'odore inconsueto arrivargli alle narici.

Scattò di lato, con il ringhio pronto a scuotergli il petto mentre con le zampe si spingeva sempre più avanti.

Xavier si chiese che animale fosse perché, sebbene l'odore gli fosse familiare, non lo riconosceva.

Si fermò per poco, inspirando ed espirando profondamente per sondare il terreno, annusando l'aria in cerca di una traccia.

Quando la trovò rabbrividì, inclinando il muso di lato, confuso.
Un ringhio gli uscì lento, facendogli drizzare i peli.

Era odore umano, quello.
**

Le cucine sono sempre state uno dei miei posti preferiti, persino nel Rifugio erano il luogo che preferivo.

Ricordo che, da adolescente, sgattaiolavo di notte nelle cucine per procurarmi egoisticamente un po' di cibo in più. Si aveva una porzione proporzionale all'età e al peso, per fornire una giusta dose di calorie ad ognuno, eppure i gorgoglii ed i morsi della fame sembravano soffrirli in molti, forse in troppi.

Gli anziani, reduci da cose ben peggiori che la fame, qualche volta ci tendevano segretamente il loro tozzo di pane, suggerendoci di accompagnarlo con il resto del cibo, per riempirci prima. Erano guardati con ammirazione, loro.
Avevano storie così emozionanti da raccontare che certe volte venivano i brividi solo a sentirle.

I ricordi del Rifugio mi lasciano una morsa di rimpianto, ed un calore che si espande in tutto il mio corpo. E per qualche secondo mi sento bene, rilassata.

Mentre apro il frigo mi trovo a strabuzzare leggermente gli occhi per la sorpresa, trovandomi a contemplare una così vasta collezione di cibo.

"Ti serve qualcosa?" Sobbalzo, lasciando cadere a terra la confezione di formaggio.

Luke è al mio fianco, mentre guarda divertito la confezione di formaggio.
"Credo di aver perso un battito," borbotto, toccandomi il petto all'altezza del cuore.

Il biondo si china a raccoglierlo, tendendomelo con un sopracciglio inarcato, prendendo poi un piatto dal forno coperto con della carta stagnola, l'odore della pasta mi solletica piacevolmente il naso.

"Hai fame? Ieri non hai cenato con noi." Mi dice, conducendomi indirettamente verso la sala da pranzo. All'interno non v'è quasi nessuno, se non due ragazzine all'angolo.

Annuisco silenziosamente, con lo sguardo fisso sul tavolo più lontano della stanza. Luke segue il mio sguardo, piuttosto sbigottito.

"Il tuo tavolo è lì, vicino al posto dello zio." Mi informa, indicandomelo con un cenno della testa. Luke sembra guardare il tavolo come un qualcosa di estremamente prezioso, come se lo bramasse.

"Non ho voglia di star da sola al tavolo, credo che verrò con te." Ammicco nella sua direzione, facendolo sorridere leggermente.

"Il mio non è un tavolo per adulti. Ti prenderanno in giro," sembra pensarlo veramente visto il suo tono di voce, ma decido di ignorare la cosa.

"Sono un'umana che vive in un covo di Mannari, c'è qualcosa di più esilarante?"

Luke non risponde, e per un attimo mi pento della mia frase troppo avventata.
Ci sediamo quindi uno dinnanzi all'altro, ognuno in silenzio.

"Quanti anni hai?" Mi chiede poi, alzando lo sguardo dal suo panino.
Mando giù un boccone, stringendomi nelle spalle.

"Ne ho ventiquattro," probabilmente sta contando mentalmente quanti anni ci separano e, forse, si sente piuttosto a disagio vista la situazione.

"Lo zio è più grande di te," lo dice come se se lo aspettasse, sorridendo sornione.

"Quanti anni ha, Xavier?"
Mi porto la forchetta alle labbra, aspettando una sua risposta. Li conta con le dita, mormorando i numeri.

"Ne ha trenta." Il boccone quasi mi va di traverso mentre sento Luke rispondermi. Tossicchio, battendomi una mano sul petto. Vedo qualche sguardo allarmato posarsi su di me, così mi affretto a coprirmi il volto, mentre Luke mi guarda tra il divertito e il preoccupato.

"Oh, è arrivato. Forse dovresti tornare al tuo tavolo," mi consiglia Luke, puntando i suoi occhi limpidi verso la porta della stanza. Xavier avanza con passo deciso verso il suo tavolo, con i capelli in disordine e lo sguardo scuro, profondo.

Gli occhi di Xavier vagano velocemente per la stanza, mentre inspira velocemente il mio profumo. Sa che sono qui.

Quando finalmente incontra il mio sguardo si blocca, osserva prima me e poi Luke, contemplandoci con un'ombra di sorriso sul volto.

Il mio sguardo finisce poi sulle sue mani, e non posso fare a meno di stringere gli occhi in due fessure.

Del sangue gli sporca una parte dei pantaloni, rendendoli ormai inutilizzabili.

"Deve essere andato a caccia." Mi dice Luke, guardando Xavier con ammirazione, quasi volesse imitarlo.
Lui non fa nulla per pulirsi, ne allontana il mio sguardo, lasciandomi vedere chi realmente è.

"A caccia di cosa?" Sussurro a Luke, deglutendo mestamente. Spero che mi dica che il massimo che è riuscito a prendere è stato uno scoiattolo, ma sembra non essere così.

Il corpo di Xavier ha uno spasmo mentre mi guarda, come se avesse capito la mia domanda e temesse la risposta di Luke.

Quest'ultimo mi guarda con il labbro tra i denti mentre abbandona il suo panino sul piatto.

Continuo a guardare il sangue che gli macchia gli indumenti, sentendo una fitta colpirmi al petto.

Tutto il suo corpo sembra urlarmi la risposta alla mia domanda, mentre lui continua a fissarmi con incertezza.

Riesco a formulare la frase solo per avere una conferma dal suo sguardo, solo per poter dire a me stessa che non sono io quella nel torto, che la bestia è solo lui.

"A caccia di umani."

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