Chapter Fourty-six: Live for Me

REBECCA

Fu come se una nebbia scura si fosse posata sul mio corpo, distendendo i miei muscoli ed intrappolandomi nella sua gabbia fatta di sonno.

Era questo ciò che provavo: sonno.
Un infinito senso di stanchezza e palpebre pesanti, occhi gonfi e labbra socchiuse mentre aspiravo aria.

Il sonno non era mai stato una così dolce tentazione ai miei occhi mentre con le dita mi pareva di riuscire a sfiorare qualcosa.

Non seppi esattamente cosa, ma era immateriale, una specie di tessuto traslucido che separava me da tutto il resto del mondo. Vidi gli occhi incolori della donna che si affermava Dea scrutarmi con infinita dolcezza.

Quegli occhi si tramutarono in quelli castani di mia madre, ed il mio cuore parve rallentare. Erano i suoi occhi, li avrei riconosciuti ovunque. Era il volto di mia madre, quello.

La cicatrice vicino all'occhio, le piccole rughe d'espressioni ai lati della bocca piccola ed i capelli rossi che le sfioravano le spalle.

Era lei, era lei!

Mi ritrovai a sorridere freneticamente. Allungai una mano verso di lei per toccarla, per saggiare la morbidezza fella sua pelle, ma sembró allontanarsi dal mio tocco.

I suoi occhi iniziarono quindi a fondersi con il cielo notturno, prendendo le sembianze di quelli di mio padre, verdi come i miei.

I capelli lunghi, legati in un codino, biondo cenere. Mani callose e naso leggermente storto, con la bocca piena ed il sorriso soffice.

Pensavo di aver dimenticato com'erano, loro due, ed invece riscoprì che erano uguali ai miei ricordi.

"È troppo presto," lo sentii dire, con voce strana, acquosa. Era una voce inafferrabile, fatta di vapore. Ma veniva dalle labbra di mio padre e dagli occhi di mia madre.

È troppo presto per cosa?, mi chiesi.

I loro occhi si distanziarono dal mio volto, scendendo sul mio corpo. Mi accorsi di avere mani addosso, le mani di Xavier che mi scuotevano il corpo.

Ma non le sentivo, riuscivo soltanto a vederle ma non ad interagire. Fu terribile.

Vidi gli occhi di Rose riempirsi di lacrime, e udii il ringhio di Xavier che emergeva tra i singhiozzi.

Mi chiesi da dove provenisse tutta quella disperazione.

Io ero , ero viva.

Quando mi voltai per cercare lo sguardo rassicurante dei miei genitori, non erano più lì.

"Sto bene." Dissi io, ma le mie labbra non si mossero e Xavier non mi sentì.

Lo vidi spingere Annael ed Erwin, mostrando le zanne e ringhiando furiosamente mentre Rose teneva in braccio il mio bambino.

Perchè era lei a tenerlo in braccio? Era mio compito farlo, non suo.

"Xavier devi calmarti," non seppi chi glielo disse, ma questo sembró farlo alterare ancora di più.

Il ruggito di Xavier mosse la terra mentre mi stringeva a se, come a volermi tener li.

Ma io ero già lì!

Il corpo di Xavier mi coprì totalmente, impedendo ad altri di toccarmi.

Era il suo dolore, non l'avrebbe condiviso.

Provai a muovere una mano per toccarlo, per fargli sentire il calore della vita, ma non si mossero.

Al fianco, solo mani fredde.

Il panico mi dilanió il petto e ne fece il suo nutrimento, divorando ed alimentando le mie più oscure paure.

Sto morendo.

Era il mio intero corpo a dirmelo.
La mia era una specie di muta osservazione mentre morivo tra le braccia dell'uomo che amavo.

Lo sentii gridare il mio nome e renderlo tristezza con un tono di voce spezzato, di chi sta morendo.

Stava morendo anche lui?

Lo guardai e no, lui era ancora vivo che ostinatamente mi scuoteva come a voler risvegliare un qualsiasi accenno di vita.

Sto morendo, ma sono ancora viva.

Ricordo che me lo ripetei per quasi dieci volte, rendendolo un mantra. Potevo ancora vivere.

Riuscì a girare lo sguardo, richiamando lo sguardo rotto di Xavier. Non lo guardai più, affondai gli occhi in quelli chiari di Orion.

Mio figlio, mi stava guardando.

Mi stava guardando mentre le mani della morte mi accarezzavano. Fu come combattere contro una grande stanchezza, contro il chiudere gli occhi.

Vidi Orion stringere le mani e farsi rosso in viso mentre tra le braccia di Rose strillava e si dimenava, cercando un contatto con me.

Non volevo che guardasse.

Il grido di Xavier superó tutti gli altri rumori, e a quel punto riuscii a sentire ciò che provava.

Era completamente terrorizzato, arrabbiato con qualcosa di astratto: la vita.

La sua anima si incrinò quando i miei occhi iniziarono a cedere, socchiudendosi.

E si ruppe definitivamente, la sua anima, quando li chiusi.

**

XAVIER

Guardala stesa a terra, tra i fiori primaverili che iniziavano a sbocciare, lo fece imbestialire.

Avrebbe voluto che anche loro, i fiori, appassissero, perchè se non poteva vivere Rebecca allora nessun'altra vita avrebbe avuto importanza.

Xavier la vide chiudere gli occhi, cullata da una ninna nanna fatta di dolci sogni e morte.

"No, no...no!" Il grido di Xavier era iniziato con un sussurro mentre si metteva a carponi sul corpo di Rebecca. Il lupo di Xavier uggiolò e lo senti accasciarsi.

Era morta?

Le strinse le mani, mentre lottava contro la voglia di interrompere il contatto.

La sua Revecca aveva le mani calde, questa, invece, di caldo aveva solo il ricordo.

Non era lei, non era viva.

Ringhió quando vide avvicinarsi Annael, impedendogli di vederla. Era una sensazione divorante, di impotenza e dolore.

"Xavier, fosse posso fare qualcosa ma devi permettermi di toccarla," gli disse Annael cercando di usare il tono più dolce che aveva.

Xavier non lo sentì nemmeno, troppo accecato dalle sue emozioni.

Non avrebbe lasciato che nessuno si avvicinasse mai alla sua compagna.

Xavier si girò verso Annael, gli rossi da Alpha e le zanne allungate. Annael non aveva mai visto un'essere così spaventoso.

"Devi calmarti. Posso aiutare Rebecca, okay? Ma tu devi spostarti da lei." Il tono di Annael diventò più duro mentre Xavier ringhiava non capendo cosa fare.

"Okay!" Urlò poi Xavier, frustati, mentre lasciava con un ringhio il corpo ornai freddo di Rebecca.

Annael le si avvicinò subito, prendendole la mano e baciandogliela, addolorato.

Era la prima amica che aveva, non poteva lasciarla morire. Sapeva che lei era ancora li, viva, ma intorpidita dall'abbraccio della morte.
Annael si inginocchiò davanti al corpo freddo di Rebecca e, per un istante, gli sembro che lei muovesse gli occhi verso di lui come ad implorarlo di aiutarla.

Il cuore gli si strinse d'angoscia. Avrebbe fatto di tutto per tentare di aiutarla. Dietro di lui Orion strillava come un forsennato, allungando le braccia esili verso la madre.

Annael spinse le mani tra le foglie e infiló le dita tra la terra sottile. Riuscì a sentire i movimenti sotterranei della natura.

Canalizzò tutta quell'energia nel suo corpo, fin quando non fu così forte da farlo tremare dalla testa fino alle punte dei piedi.

Con le dita sfiorò il volto di Rebecca e, con una stretta ferrea, le afferrò il collo.

Xavier ringhió, vedendo la scena.

Tutto ció a cui poteva pensare era che stava ferendo la sua compagnia.
Ci vollero quattro mannari per trattenerlo dal staccare la testa ad Annael.

Quest'ultimo non se ne curò ed anzi, strinse la presa fin quando dalle labbra violacee di Rebecca uscì un gemito di dolore.

I loro occhi si incontrarono ed Annael inizió la sua magia.

Fece scendere l'energia fino alle punte delle sue dita, trasportandola sulla pelle di Rebecca. Quest'ultima ebbe un piccolo spasmo, poi tornò immobile.

Non bastava.

Annael fece scorrere ancora più energia, enfatizzando la stretta ed avvicinando le sue labbra a quelle di Rebecca.

Xavier, dietro di loro, non capiva o forse non voleva capire. Il senso di protezione lo spingeva ad allontanare Annael ma la parte razionale di lui gli urlava di lasciarlo fare.

Annael posó le labbra su quelle di Rebecca, mentre Xavier riusciva a vedere le gambe di Rebecca tremare.

Riuscì anche a vedere una nebbiolina aranciata che si frapponeva tra le labbra di Annael e quelle di Rebecca.

Il bacio delle fate, il bacio della vita.

Annael si staccò dopo minuti interminabili, con il fiato corto e le mani che stringevano quelle di Rebecca.

Rebecca si mosse, girò gli occhi e la morte sciolse il suo abbraccio mentre la vita l'accoglieva di nuovo tra le sue braccia.

Era viva.

Angolo Me:
Voglio parlarvi di una cosa molto importante. Sto vedendo sempre più notizie di adolescenti suicida, anche nelle vicinanze della mia città e la cosa mi sconvolge.

Volevo solo dirvi che certe volte la morte puó sembrare calorosa, un sogno. Ma la vita, quella vera, è fatta di sofferenze e dobbiamo riuscire a capire che è l'ordine naturale delle cose.

Non vi parlo da cristiana, anche perchè sono Buddista, ma da persona umana e fidatevi se vi dico che la morte in giovane età serve solo a troncare una possibilità d'essere felici nella vita.

Non barattate MAI la vita con un qualcosa di incerto come la morte. Se avete bisogno di sfogarvi non esitate a scrivermi.

Un bacio!

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