Chapter Fourty-one- Fawn
MATT
Luke, seduto a carponi sul pavimento in legno, porge il suo trenino giocattolo ad Esmeralda con un sorriso diffidente. Lei glielo sfila dalla mano, ringraziandolo, assecondando Luke nel suo gioco preferito.
Mi poggio con la schiena al muro, silenziosamente, senza voler realmente disturbare il loro pacato momento di serenità. L'espressione di Esmeralda è beata, completamente rilassata, senza la sua tipica postura difensiva.
Mi passo una mano tra i capelli, grugnendo. È la vista più bella ma allo stesso tempo più drammatica che io abbia mai visto.
Esmeralda si accorge della mia presenza e mi regala un sorriso dolce che sa di ringraziamento, la prima cosa che faccio è ricambiare con un accenno di sorriso, totalmente preso dall'istinto. Quando me ne accorgo è ormai troppo tardi, e lei l'ha già visto.
Le sue goti si tingono di rosso e le sue labbra si schiudono amabilmente. E tutto sembra tornare a come era un tempo la nostra relazione, un tempo in cui le sue labbra erano mie, in cui ancora ero felice.
Luke gira la testa verso di me, regalandomi uno dei suoi sorrisi a metà. Alza un lato delle labbra e muove lentamente la mano per salutarmi, senza però mai scomporsi. Certe volte è piuttosto dura credere che abbia solo undici anni, quando ha il temperamento di un uomo.
Lancio poi un veloce sguardo all'orologio, e successivamente al mio telefono che imperterrito continua a squillare. Lo afferro, piuttosto scocciato, rispondendo al mio secondo in comando.
"Cosa vuoi?" Borbotto io, sentendolo imprecare dall'altra parte del telefono. Esmeralda non sembra prestarci molta attenzione mentre torna a giocare con Luke.
"Cazzo Matt, sono spariti. Completamente spariti. La femmina, Rebecca, è stata vista l'ultima volta due settimane fa in un Supermarket, abbiamo controllato ogni videocamera ma niente. Credo si stiano muovendo verso sud, se ci arrivano non saranno più sotto la nostra giuristizione e a quel punto ne noi ne gli umani potranno fare qualcosa."
La sua voce si fa rauca, nervosa dal troppo lavoro. Sono probabilmente giorni che George, il mio secondo in comando, non dorme per trovarli ed ora la notizia che potrebbero essere chissa dove arriva con un tempismo del cazzo. Giusto per essere sottili.
Serro la mascella, digrignando i denti.
Non ci voleva proprio, penso io con un mezzo sospiro, mentre un'idea pessima si fa strada nella mia testa.
"Lasciali andare. Se davvero sono diretti in Antartide allora moriranno per il gelo, e se sopravviveranno saranno intrappolati lì. Un passo fuori e torneranno ad essere sotto la giuristizione nostra o degli umani. In qualsiasi caso, sono in trappola." L'idea sembra ancora più sciocca quando la dico, eppure mi consola.
E' come togliermi un peso dal petto, sapere di non dover uccidere mio fratello.
Eppure è così che funziona, nel nostro mondo. Il più forte vince, persino nella famiglia, ma io non sono mai stato il più forte. E so che una guerra contro di lui non potrei vincerla, quindi mi limiterò ad aspettare che il tempo, di gran lunga più forte di Xavier, faccia il suo corso.
Il mio secondo in comando grugnisce ma non ribatte, mormorando qualcosa che non giunge alle mie orecchie.
"Si Alpha."
**
REBECCA
Immergo il volto nell'acqua, strizzando gli occhi per il gelido contatto. Con le mani cerco di togliere i residui di sporco sul mio viso, tirando indietro la testa per prendere una boccata d'aria.
La fontana davanti a me sembra quasi il paradiso per le mie labbra secche mentre con un asciugamano fornitomi da Annael, il più piccolo del gruppo.
Accanto a me, mi sorride, portandosi alle labbra un po' d'acqua per poi riempirsi la propria bottiglia. Lo imito mentre a qualche metro di distanza c'è un fitto bosco nel quale Xavier ed Erwin, compagno di Annael, sono entrati dieci minuti fa per cacciare.
Mentirei se dicessi che l'ansia non mi sta letteralmente divorando lo stomaco, ma tento di controllarmi, pensando che comunque sia Xavier è, o era, l'Alpha più forte dell'intero continente, e che batterlo è praticamente impossibile.
Ripenso a quando, al nostro secondo incontro, lo minacciai con una lampada.
Il ricordo mi strappa un piccolo sorriso che Annael nota ma decide di non commentare. Quest'ultimo mi sorride come se fosse naturale, mentre si siede a terra, invitandomi a fare lo stesso. Mi siedo con un mugolio mentre lui mi aiuta.
Ultimamente anche solo il più semplice dei movimenti richiede molta energia, forse è per il bambino o semplicemente non ho più forze.
"Non ti manca molto," mi dice lui, toccando con la punta delle dita il mio ventre. Annuisco lentamente, osservando il suo sguardo meravigliato e adorante.
"Perchè mi guardi così?" domando io, inclinando la testa di lato. Lui sembra risvegliarsi mentre si ricompone, incrociando le gambe.
"Oh, è perchè tu hai il dono della vita, è diverso da noi fate." Mi dice lui, giocando con dei fili d'erba.
"Pensavo che tu fossi uno stregone!" Ammetto io, piuttosto sbigottita mentre lui si lascia andare ad una risata.
"Oh, Rose si confonde sempre. Sono una fata anche se puó sembrare strano visto che sono un uomo, non uno stregone." Mi dice quindi lui, riferendosi alla moglie dell'uomo che aveva tentato di attaccarmi.
Annuisco, tornando al nostro precedente discorso.
Lo invito a spiegarsi meglio, sedendomi più comodamente.
"Le fate scelgono il più delle volte di non procreare e di prendersi cura di bambini umani senza genitori. Oppure, nei casi come il mio in cui si trova un compagno dello stesso sesso, si cede un po' di energia alla Terra, ma deve essere sotto una quercia altrimenti non funziona, e aspettare."
Annael guarda il vuoto, mentre io cerco di capire il senso del suo sproloquio.
"Cosa si deve aspettare?" Mi sporgo un po' verso di lui, curiosa. Lui mi guarda di sottecchi accennando un sorriso. Arrossisco, rendendomi conto di non aver perso la mia fastidiosa curiosità.
"A quel punto la Terra userà l'energia ceduta dai due consorti per generare una forma di vita, in questo caso un bambino." Dal tono della sua voce sembra tutto normale, diversamente dalla mia espressione stupita.
"E' davvero possibile una cosa del genere?" Lui annuisce alla mia domanda, ridendosela di nascosto, burlandosi di me. E' davvero qualcosa di meraviglioso.
"E' fantastico! Voglio dire, gli umani o i Mannari non possono generare figli con una persona dello stesso sesso mentre voi non avete barriere," gli sorrido eccitata per lui che annuisce, probabilmente accogliendo la mia idea.
"Si beh, Erwin è comunque sia un Mannaro e per loro l'idea di una coppia gay è piuttosto vista come cattiva idea, sopratutto se con una Fata." Il suo sguardo si rabbuia mentre strappa con forza qualche filo d'erba.
Il tempo sembra mutare come l'umore di Annael, facendo scurire le nuvole. Deglutisco, afferrandogli la mano per attirarlo in un abbraccio.
Le sue braccia non esitano a stringermi di rimando, mentre affonda il naso nel mio collo. Gli accarezzo i capelli, mentre il tempo sembra migliorare. Da un certo punta di vista riesco a capire il divario che prova tra la sua razza e quella Mannara, perchè la provavo anche io quando ho conosciuto Xavier.
Mi sento tirare indietro e cado inevitalbilmente all'indietro, con Annael sulle mie gambe in una posizione piuttosto scomoda. Guardo sopra il mio viso, immergendo i miei occhi in quelli di un grande lupo dal manto nero.
Xavier.
Mi mostra le zanne, muovendo il muso verso Annael che sta invece sorridendo nervosamente al lupo di Erwin.
"Non è come sembra," borbotto io, grattandomi i capelli, ancora stesa a terra. Xavier mi ignora bellamente, ringhiando ad Annael per farlo spostare dal mio corpo. Subito dopo si sente il ringhio di Erwin contro Xavier, probabilmente disturbato dal fatto che ha ringhiato contro Annael.
Io e la fata ci guardiamo, deglutendo alluniscono, separandoci.
Il lupo di Xavier si posiziona davanti a me, lasciandosi cadere delicatamente sopra le mie gambe, posandoci il muso sopra con uno sbuffo. Si sfrega poi il muso con le zampe, richiamando un po' d'attenzioni.
Inarco un sopracciglio, posando una mano dietro il suo orecchio, grattandoglielo lentamente. Xavier chiude gli occhi, mugolando, quasi stesse facendo le fusa.
"Sei un gatto o un lupo?" lo prendo in giro io, tirandogli leggermente il pelo. Il suo petto vibra mentre si ritrasforma su di me. Il mio sguardo scivola istantaneamente sul suo corpo, e non posso fare a meno di trattenere un urlo quando capisco che è totalmente nudo.
Con velocità mi sfilo la giacca, buttandogliela addosso per coprirlo mente lui se la ride, malizioso.
"Come se non mi avessi mai visto nudo!" Mi pizzica il braccio, portando l'altra sua mano dietro il mio collo per attirarmi a se.
Le nostre labbra sono a distanza di mezzo secondo, e mentre sto per chiudere gli occhi mi sento colpire in testa.
Annael guarda prima me e poi Xavier che, con un ringhio infastidito, si copre il volto con le mani, sbuffando sonoramente.
"Punto numero uno di al tuo compagno di vestirsi," mi dice, lanciando uno sguardo ostile che lui contraccambia, cambiando poi tono quando torno a guardarmi, "ed è pronta la cena. Erwin ha catturato quattro conigli!" Dice lui tutto contento, facendomi cenno di sbrigarmi.
Annuisco, mentre lo vedo allontanarsi.
"Tre di quei conigli li ho presi io! E stavo anche per prendere un cerbiatto," Dice Xavier, digrignando i denti dal fastidio, lanciandomi uno sguardo cupo.
"E come mai non sei riuscito a prenderlo?" Domando io, sinceramente curiosa dal come un Mannaro veloce come lui si sia potuto lasciar scappare un cerbiatto.
Lui distoglie lo sguardo, giocando con le mie dita.
"Non lo so, da un certo punto di vista che gli assomigliavi. Insomma: una creatura piccola, dal manto rosso e da grandi occhi, è praticamente la tua descrzione. Sarebbe stato come azzannare te, mi sono distratto ed è scappato."
Il suo tono è serio e quasi colpevole mentre sfrega il viso contro le mie gambe, inspirando il mio profumo.
"Allora grazie per non averlo ucciso," gli dico io, baciandogli la fronte e scansandogli i capelli ricci dalla fronte.
"Comunque: quel ragazzino ti sta troppo appiccicato, credo che dovremmo avere una bella chiacchierata."
Sorrido alla sua gelosia, scivolando via da lui per alzarmi. "Annael ha un compagno ed anche io ne ho uno," ammicco verso di lui che, impacciato, si infila dei boxer e dei jeans che aveva lasciato vicino alla fontana prima di partire per la caccia.
"Ah si? E chi è il tuo compagno?" Mi chiede lui, ghignando. Schiudo le labbra alla sua faccia tosta, lasciandomi scappare un sospiro.
"Non lo so, quando lo incontrerò ti dirò il suo nome." Ghigno di rimando, portando una mano al mio fianco mentre lui inarca le sopracciglia, sputando a terra.
"Peccato che il nome che hai urlato due settimane fa era il mio e non quello di un altro uomo." Mi schernisce lui, baciandomi la guancia mentre io avvampo, controllando che nessuno lo abbia sentito.
"Xavier!" urlo io, schiaffeggiandogli la mano, imbarazzata. Lui continua a ridere mentre si avvia verso il focolare dove stanno cucinando i conigli.
"Vuoi restare li per sempre o mi raggiungi?" Mi domanda lui, sbeffeggiandomi.
Mi affretto quindi a seguirlo.
Angolo Me:
Piccola domanda a chi sta per compiere gli anni a breve: ditemi il giorni così da potervi dedicare un capitolo, sempre se volete!
Credo che abbiate anche notato che ho cambiato titolo al libro, questo perchè ho deciso di creare una serie di tre libri su Beauty and the Beast.
Spero che continuerete a leggere i prossimi libri di Beauty and the Beast :)
Spero anche che il capitolo vi sia piaciuto, un bacio.
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