CAPITOLO 7 - IL PROFUMO DELLA LIBERTÀ


Guidati ancora una volta dalle brilline, si incamminarono nuovamente attraverso il labirinto nella montagna.

Forse per tenere a bada il nervosismo e la tensione, Tooru sembrava non riuscire a stare zitto.

La sua voce morbida era amplificata dai cunicoli mentre spiegava ad Haijme che il varco da lui trovato era lo stesso attraverso cui Tooru aveva fatto scappare gli altri due principi. L'ultima volta che aveva accompagnato il principe Bokuto, il passaggio era ancora aperto, ma era probabile che i crolli dovuti alle scosse che avevano fatto tremare la montagna durante il suo penultimo calore, potessero aver ostruito in parte il passaggio.

Hajime immaginava quindi che da quel punto di vista non ci fosse più pericolo, l'ultimo calore di Tooru sembrava essersi placato visto che aveva soddisfatto – quantomeno temporaneamente – il suo appetito.

Non poté fare a meno di ricordare che, la prima volta che Tooru aveva parlato di 'appetito' della bestia, gli era balenato in mente qualcosa di ben peggiore e più sanguinario, e sorrise tra sé ripensando a quanto la situazione fosse diversa da quella che aveva immaginato.

E, soprattutto, non riusciva a tenere a bada l'euforia per come erano andate le cose. Lui e Tooru si erano davvero innamorati, e sembrava esserci finalmente una risoluzione a quell'incubo in cui Tooru stava vivendo ormai da tre anni.

Tooru gli raccontò anche che il calore generalmente arrivava un paio di volte l'anno, e non si spiegava il perché fosse invece capitato in un momento non previsto, e si fosse manifestato con così tanta violenza. Aveva ipotizzato che forse il motivo potesse essere la compatibilità tra loro due. Dopo due partner non adeguati, il fatto di aver trovato finalmente quello giusto poteva aver innescato il suo calore anche al di fuori del suo periodo.

O forse era stata la loro discussione, il pensiero che Hajime se ne fosse andato e che non lo avrebbe mai più rivisto, a turbare così tanto Tooru da indurre il calore.

Hajime non poté fare a meno di domandarsi quando sarebbe toccato anche a lui. Sperava che Kentaro potesse davvero aiutarli a eliminare gli effetti della pozione, o quantomeno a gestirli nel modo migliore.

Doveva infatti ammettere, almeno con sé stesso, che alcuni aspetti di quella nuova fisicità non gli erano poi sgraditi. E non faceva riferimento solo a quel modo così amplificato di sentire il piacere che aveva sperimentato facendo l'amore con Tooru, o al fatto che il suo corpo fosse disponibile e reattivo durante il sesso, senza aver più alcun bisogno di preparazione.

C'era anche un aspetto emotivo che trovava coinvolgente e bellissimo, quella connessione con Tooru, il modo di percepire istintivamente i reciproci stati d'animo grazie anche ai profumi che entrambi emettevano.

Era qualcosa di speciale e Hajime non era sicuro di volere davvero che finisse.

Era così perso nei suoi pensieri che il tragitto verso il varco nella montagna gli sembrò questa volta decisamente più breve, e fu quasi stupito quando lo raggiunsero.

I due ragazzi si arrampicarono alla svelta sul cumulo di massi.

Hajime si rese conto anche di un'altra sensazione che si era lentamente insinuata nel suo animo insieme all'euforia, un disagio sottile e tagliente che aveva iniziato ad attanagliargli la bocca dello stomaco negli ultimi minuti. Per quanto fosse stato distratto dalle chiacchiere di Tooru, il timore che qualcosa potesse andare storto aveva iniziato a crescere in sordina, ed era diventato ormai difficile da placare.

Fu quindi svelto a oltrepassare il varco e a scendere dall'altra parte, dopo essersi sincerato che Tooru fosse sempre accanto a lui.

Sembrava quasi incredibile che fossero finalmente riusciti a scappare, il profumo della libertà era fresco come l'aria del mattino, e Hajime respirò a pieni polmoni quella dolce e gradita fragranza.

Si riempì gli occhi della vallata che si stagliava davanti a loro, dipingendosi di colori sempre più vivaci di minuto in minuto, man mano che la notte cedeva il passo al giorno. Il sole stava infatti spuntando tra le montagne a oriente, e Hajime non poté fare a meno di ricordare l'immagine di Tobio sul molo.

Erano passati solo pochi giorni da quell'alba fatidica, ma gli sembrava un'eternità.

Il bisogno di rivederlo era quasi doloroso, e si mescolava alla voglia di presentargli Tooru, e alla speranza che davvero potessero avere un futuro tutti e tre insieme.

Si voltò verso Tooru per condividere con lui il suo pensiero, e anche questa volta rimase senza fiato.

Tooru era bellissimo alla luce del sole nascente, con il suo sorriso radioso e la sfumatura leggermente ramata dei suoi capelli. E quegli occhi, che avevano lo stesso colore delle terre attorno al castello dopo che i contadini avevano passato gli aratri, quel marrone caldo e screziato che in qualche modo aveva sempre associato a casa.

Hajime realizzò che la luminosità delle brilline, per quanto ammantasse la sua pelle di bagliori perlacei ed eterei, non gli rendeva comunque giustizia. Alla luce del sole del primo mattino, il suo incarnato pallido mostrava un lieve rossore sulle gote, forse dovuto all'emozione o alla fatica, o forse a entrambe. Le sue labbra erano rosee e lucide, e Hajime sperava di poter continuare ad ammirare il volto di Tooru alla luce del giorno per il resto della sua vita.

Tooru si accorse dello sguardo di Hajime e il suo sorriso sembrò risplendere con ancora più forza; poi si voltò e sollevò una mano verso la nube luminescente che si intravedeva nel varco della montagna. Le brilline gli risposero, vibrando e lampeggiando in una morbida sequenza di saluti.

"Avresti dovuto esserti già trasformato a questo punto o cosa...?" domandò Hajime porgendogli la mano.

Tooru intrecciò le dita alle sue e provò a fare un passo avanti.

"Non lo so, Iwa-chan. Siamo ancora sulle rocce, così come non mi trasformo quando sono sulla terrazza dove consegnano il cibo, fa sempre parte della montagna."

E poi aggiunse con un filo di voce "La volta scorsa è successo sull'erba..."

"Allora andiamo avanti." propose Hajime, lo stomaco contratto dalla consapevolezza di essere arrivati ormai alla resa dei conti.

Fecero un altro passo, e poi una altro ancora, e quando sentirono l'erba fresca di rugiada sotto la pianta dei piedi si scambiarono un sorriso d'intesa.

Tooru inspirò ancora a fondo mentre accelerava il passo trascinando Hajime dietro di sé, sempre più veloce, fino a che iniziarono a correre lungo il pendio, la paura che entrambi ancora avevano che sembrava farsi di attimo in attimo più inconsistente, sollevandosi nel cielo insieme agli sbuffi di condensa che lasciavano le loro labbra nell'aria fredda del mattino.

Erano arrivati quasi alla fine del prato, e la foresta si stagliava scura davanti a loro, i raggi del sole che sfioravano appena le cime degli alberi anche se non riuscivano a dissipare le tenebre che ancora rendevano l'ambiente all'interno buio e tetro.

Sottili aghi di pino e foglie secche scricchiolavano sotto i loro piedi quando finalmente furono al riparo tra gli alberi, e Hajime si fermò dopo qualche metro a riprendere fiato.

Il sole stava lentamente inondando il fianco della montagna, la luce tra gli alberi che di minuto in minuto si faceva più brillante e mostrava a Tooru una varietà di fiori e piante che non aveva potuto ammirare per quasi tre anni.

"Iwa-chan! Guarda queste viole selvatiche. Sono meraarrrggghhh!!!!"

Tooru si piegò su sé stesso e crollò in ginocchio, le braccia strette al ventre. I suoi occhi erano pieni di lacrime, spalancati e atterriti dalla consapevolezza che le sue più tetre previsioni si fossero avverate.

"Lo sapevo. Non funzionaarrrggghhh!!!"

Hajime si accucciò accanto a lui, il cuore che batteva furioso contro lo sterno e la realizzazione agghiacciante che il loro piano di fuga fosse fallito, che gli impediva di respirare.

"Tooru! Mi senti? Ti amo, Tooru! Concentrati su questo!"

"Iwa... vattene!" Tooru lo spintonò con un braccio e la sua trasformazione era già evidente nella forza con cui lo scagliò contro un albero a una decina di metri di distanza.

L'impatto gli tolse il fiato e gli annebbiò la vista e, quando riuscì di nuovo a respirare, i suoi polmoni furono invasi dal profumo di mandorle. La nota bruciata era sempre presente e pungente, e ad essa si aggiungeva un aroma selvaggio e ferino che lo lasciò destabilizzato ancora per un lungo istante.

Sbatté più volte le palpebre e quando finalmente la vista tornò a fuoco, Tooru si era già trasformato in un'enorme e terrificante creatura.

La pelle era ricoperta di scaglie argentate che scintillavano colpite dai raggi del primo sole del mattino che filtravano tra i rami. Come aveva detto Tooru, aveva le ali, ampie e sottili, la membrana che le ricopriva sembrava quasi trasparente e mostrava i fasci di nervi e le ossa robuste che sostenevano quelle imponenti appendici. Attorno alla testa aveva una serie di spuntoni coriacei, più simili a una corona che a un palco di corna.

Per quanto incutesse paura, la creatura trasudava anche un fascino maestoso e regale.

Hajime non sapeva quanto Tooru fosse presente e consapevole quando si trasformava, non avevano avuto il tempo di parlarne, ma non poteva correre il rischio di farsi uccidere proprio adesso.

La creatura sembrava comunque ignorarlo, si dibatteva nello spazio angusto per cercare di non restare impigliata tra i rami con la sua grande apertura alare, e riuscì con fatica a trascinarsi fuori dal bosco e a raggiungere di nuovo il prato.

La bestia si voltò ancora una volta in direzione di Hajime, i grandi occhi castani che lo guardavano lucidi di consapevolezza, rispondendo così alla sua domanda.

Quindi aprì le ali e spiccò il volo.

Hajime la seguì con lo sguardo.

Bastarono pochi colpi d'ala che si librò alta nel cielo, portando via con sé la speranza di un futuro di felicità per entrambi.

Il cuore di Hajime era straziato dal dolore, gli occhi inondati di lacrime e tutti i suoi sogni che si frantumavano alla luce del nuovo giorno. La mattina gli sembrava quasi troppo bella, con il suo cielo azzurro e l'aria frizzante, per lui che aveva la morte nel cuore.

La brezza portò alle sue narici un'ultima zaffata dell'odore della bestia, la nota caramellata di nuovo presente come se gli avesse lasciato un ultimo saluto.

Inspirò a pieni polmoni quell'aroma che tanto amava, il profumo della libertà che si tingeva di una nota salata come le sue lacrime, amara come la consapevolezza di essere finalmente libero ma senza Tooru al suo fianco.

Si sedette sul tronco di un albero che la bestia aveva abbattuto, si prese la testa tra le mani e si abbandonò ad un pianto disperato senza più alcun ritegno.


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Hajime si aspettava di trovarlo lì. Quello che non si aspettava era di trovarlo in quello stato.

"Tooru!"

Per la seconda volta in ventiquattro ore, Hajime si precipitò accanto al corpo di Tooru raggomitolato sul muschio della grotta.

"Tooru! Parlami! Ti prego..."

Tooru era immobile su un fianco, completamente ricoperto dalle brilline che lo avevano racchiuso come una grossa crisalide in un bozzolo luminescente.

Hajime non riusciva a capire nemmeno se respirasse, e lo osservava con gli occhi spalancati per il terrore, cercando di carpire anche il più piccolo movimento sotto a quello strano guscio palpitante.

Ci aveva messo dannatamente troppo tempo!

Aveva ripercorso i cunicoli a ritroso e, senza l'aiuto delle brilline, ci aveva impiegato davvero un'eternità. Era perfino stupito di essere riuscito ad arrivare alla grotta senza perdersi nei meandri della montagna, ma la sua corsa contro al tempo sembrava essere stata vana.

"Tooru..."

Fu un gemito disperato quello che uscì dalle sue labbra mentre allungava infine una mano sul guscio luminoso.

La superficie sembrava brulicare sotto le sue dita, un leggero fremito che si trasmetteva lentamente a tutto il suo corpo e, dopo qualche attimo, le brilline si sollevarono lentamente liberando il corpo esanime di Tooru.

"Iwa..." era un suono debole, e Hajime pensò quasi di esserselo immaginato, fino a che Tooru non rotolò sulla schiena e sollevò piano le palpebre.

"Tooru! Stai bene?"

Un sorriso tirato si disegnò sulle sue labbra esangui, pallide come il resto del suo viso.

"Sì..." mormorò con un filo di voce "Solo stanco..."

"Vuoi dell'acqua?"

Tooru annuì appena e Hajime recuperò la brocca e riempì una coppa che portò subito alle sue labbra.

Tooru bevve lentamente qualche sorso e poi si adagiò di nuovo sul muschio.

"La trasformazione assorbe tanta energia, Iwa-chan." mormorò con voce flebile ma ora un po' più salda "Ma presto starò meglio, non ti preoccupare."

E poi aggiunse.

"Perché sei tornato? Dovevi scappare, andartene."

I suoi occhi erano immensi e lucidi mentre fissava Hajime, allo stesso tempo commosso e irritato dal fatto che fosse tornato per lui.

"Non potevo andarmene. Non senza sapere che stai bene." obiettò Hajime, quasi stupito per quella domanda. Come poteva anche solo pensare che se ne sarebbe andato via così, senza accertarsi delle sue condizioni?

"Sto bene. Starò bene, non preoccuparti. Ormai so come funziona..." mormorò con un tono talmente affranto e rassegnato che la gola di Hajime si strozzò per la pena.

"Tooru..."

La sua testa era affollata da mille pensieri, da tutti gli scenari che aveva costruito al buio mentre vagava per la montagna cercando di tornare alla grotta; perché era sicuro che dovesse esistere un modo per risolvere la situazione ma davvero ancora non lo aveva trovato.

Il suo stesso cuore era stritolato da un groviglio di emozioni così contorto da togliergli il fiato; l'amore enorme che provava verso Tooru, il bisogno di prendersi cura di lui, la disperazione per aver visto fallire la loro fuga.

L'istinto di combattere era ancora lì che scalpitava irrequieto, anche se ancora non era ben chiaro contro chi o cosa avrebbe potuto scagliarsi.

Eppure, a dispetto del fiume di emozioni che scorreva nel suo petto ribollendo confuso, le parole che lasciarono le sue labbra furono ancora una volta semplici e inequivocabili.

"Ti amo Tooru."

Tooru sorrise appena.

"Non basta, Iwa-chan..."

Non c'era rimprovero nella sua voce ma solo dolore, rimpianto, l'amarezza di aver assaporato per qualche attimo l'illusione di poter essere finalmente libero, di poter sperare nel suo lieto fine, per poi vederla frantumarsi in un istante.

Per i mostri non c'era lieto fine, Tooru lo aveva sempre saputo.

"Mi dispiace..." mormorò Hajime "Forse è perché amo anche Tobio. O forse quella cazzo di contro-maledizione non funziona davvero come dovrebbe! Forse posso uccidere io Satori mentre tu sei qui, così rimarresti per sempre in forma umana.... Forse..."

"Iwa-chan." Tooru allungò una mano su quella di Hajime "Torna a casa e dimenticami. Vai da Tobio e sii felice con lui." disse in un soffio flebile intriso di rassegnazione.

"Non posso Tooru. Io ti amo e non posso rinunciare a te. Troverò un modo. Io... te lo giuro sulla mia stessa vita. Tornerò a Seijoh, radunerò un esercito e tornerò qui. E costringerò Satori a toglierti la maledizione..."

"Non si può, Iwa-chan. La maledizione non si può disfare." lo interruppe Tooru, pronunciando quella che era a tutti gli effetti una sentenza definitiva.

"Allora porterò qui Kentaro, il nostro mago di corte. Lavorerà insieme a Satori e scopriranno perché la contro-maledizione non ha funzionato, e la modificheranno fino a che non sarai libero." Hajime provò ancora.

Non voleva arrendersi. Non poteva arrendersi, non così, senza lottare.

Tooru sorrise di un sorriso amaro e triste, e chiuse gli occhi senza più ribattere.

Aveva ormai perso la forza di combattere.

"Tooru..." le lacrime stavano inondando il volto di Hajime senza più alcun controllo, vederlo così inerme e arrendevole era una stilettata proprio al centro del suo cuore.

"Qualcosa faremo. Te lo giuro." ripeté ancora tra le lacrime in un ultimo disperato tentativo di convincere Tooru a non arrendersi.

Ma Tooru sembrava non avere nemmeno più la forza per obiettare.

Hajime si sdraiò sul muschio e accolse il suo corpo nudo e indifeso tra le braccia. Tooru appoggiò la testa sulla sua spalla, la mano sul cuore di Hajime; quel cuore che era così grande da contenere l'amore per due persone, e che Tooru sentiva battere saldo sotto al suo palmo.

"Iwa-chan" mormorò dopo qualche attimo "voglio fare l'amore con te per l'ultima volta prima che tu te ne vada."

"Certo." Hajime posò un bacio tra i capelli di Tooru "Ma adesso riposati un po'. Abbiamo ancora tempo. Io non vado da nessuna parte, resto qui con te fino a che non starai meglio."

"Iwa-chan..." era un bisbiglio ancora più flebile, il sonno che lentamente si stava impossessando del suo corpo "grazie per avermi amato."

"Io ti amo e ti amerò per sempre, Tooru. E sono sicuro che troveremo una soluzione."

Ma gli occhi di Tooru erano già chiusi, il respiro regolare del sonno.

Hajime intrecciò le dita con quelle di Tooru abbandonate sul suo stomaco e chiuse gli occhi, cercando di assaporare quelle ultime ore insieme al ragazzo di cui si era innamorato perdutamente nel giro di pochi giorni, e che sapeva con assoluta certezza che non sarebbe mai riuscito a dimenticare.


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