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Caro Diario,
la prima settimana di scuola è giunta al termine e domani rivedrò Nicolas per il suo diciassettesimo compleanno.
In questa settimana ho conosciuto un paio di compagne di classe ancora fuori dal controllo di Adele che si sta creando un nuovo gruppo di amiche. Nessuno mi ha preso in giro, almeno non direttamente, nemmeno Adele che però non mi ha rivolto parola se non all'entrata in aula con il suo sorrisetto sfacciato.
Una ragazza mi ha addirittura chiesto di accompagnarla in bagno.
Sta andando meglio di quanto sperassi, con l'arrivo di Adele. Siamo la stragrande maggioranza di femmine con soli quattro maschi. Con loro non ho ancora avuto modo nemmeno di presentarmi ma non importa, li ho già visti adocchiare Adele e la sua compagna di banco, Milena.
Ho conosciuto quasi tutti i professori e oggi abbiamo avuto l'orario definitivo in vigore dalla prossima settimana. Hanno cominciato ad assegnare dei compiti e io mi sono messa subito a lavoro. Proprio per questo ho insistito con i miei genitori di andare dopo pranzo da Nicolas, così da avere la mattinata per finire tutti i compiti.
Mamma si è occupata di comprare il regalo di compleanno, un CD con le migliori canzoni italiane degli ultimi dieci anni. Spero gli piaccia.
Ora vado a dormire che sono stanchissima.
Buonanotte
Sempre e solo tua,
Veronica
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"Auguriiiiii" gridiamo mamma e io all'entrata della villetta.
Nicolas si alza dalla poltrona in soggiorno e a tentoni ci viene incontro.
"Grazie di essere venuti, vi aspettavamo per pranzo" dice abbracciando me e mia madre.
"Colpa mia, dovevo finire di studiare" mi giustifico e lui annuisce.
Saluta anche mio padre e mio fratello che non gli toglie gli occhi di dosso. È sempre più insopportabile.
Clara invita i miei a sedersi in cucina mentre prepara la torta per stasera, Nicolas mi prende per mano e lentamente arriviamo davanti alla sua stanza con Leonardo al seguito.
Il mio amico si ferma all'improvviso e mio fratello gli sbatte contro.
"Sentivo dei passi sospetti" dice lui girandosi. Leo si irrigidisce pronto a correre di nuovo in cucina mentre io lo guardo beffarda.
"Perché ci vieni dietro? Vuoi vedere la casa?" domanda sorridendo come sempre ma il nanerottolo scuote la testa senza fiatare.
"Leo, cosa vuoi?" chiedo impaziente con le braccia conserte.
Leo ci osserva entrambi e sottovoce dice: "Volevo vedere se ogni tanto apre gli occhi, non ho mai visto gli occhi di un cieco"
Nicolas scoppia a ridere facendo sobbalzare entrambi, poi si inginocchia e spiega: "Io non sono cieco dalla nascita, lo sono diventato per un incidente che ha causato una rottura interna che ora non ti sto a spiegare, non capiresti. I miei occhi sono assolutamente normali, solo che sin da piccolo avevo paura di vedere sempre nero anche con gli occhi aperti, così li tenevo sempre chiusi. Tutte le persone quando chiudono gli occhi vedono nero, no? In questo modo restavo più tranquillo e a forza di restare con gli occhi chiusi, per abitudine, li apro molto raramente"
Mio fratello ha appena posto la domanda che ho sempre voluto fargli da quando lo conosco ma non ne ho mai avuto il coraggio. Ora sono curiosa di vedere i suoi occhi ma lascerò a Leo l'onore di chiedere.
Infatti è proprio quello che fa.
"Ora puoi aprirli?"
Nicolas annuisce e lentamente alza le palpebre.
Blu. Ha gli occhi blu. Non celesti, blu scuro, notte. Un blu intenso. È adorabile. Nicolas è bello in tutte le sue sfumature.
Incredibile!
Leonardo ringrazia e scappa via.
Nicolas si rialza e apre la porta della sua camera lasciandomi entrare per prima.
L'ha arredata bene, la madre.
Un grande letto addossato alla parete più grande, un armadio e una scrivania spaziosa. È visibile la tromba, risplende in tutta la sua bellezza, sembra nuova.
Sto per avvicinarmi a essa quando il mio amico mi richiama sedendosi sul letto.
"Devo parlarti di una cosa" annuncia serio.
Lo raggiungo e lo ascolto.
"Ho litigato con mia madre" confessa. Gli dò delle leggere pacche sulla spalla aspettando che continui.
"Domani ha un appuntamento con l'agente immobiliare che le ha fatto vedere questa casa. Dopo nemmeno tre mesi dalla morte di mio padre esce già con un altro, uno sconosciuto per di più. Le ha chiesto di prendere un caffè e lei ha accettato come se nulla fosse. Me l'ha detto stamattina, e mi ha anche confessato che da una settimana si scrivono battutine, si raccontano la giornata trascorsa, lui le chiede se in casa va tutto bene e tutte queste cose qui. Disgustoso!
Così le ho detto che era troppo presto e che se amava papà non avrebbe dovuto accettare l'invito"
Resto in silenzio non sapendo che dire.
Chissà se mamma lo sa. Ma non credo, me l'avrebbe raccontato, pettegola com'è.
Nicolas riprende: "E sai come mi ha risposto? Dice che per lei è una valvola di sfogo, per distrarsi da tutto e da tutti, e per tutti intendeva la sua famiglia, naturalmente, me compreso. Che razza di madre ti dice questo.
Non le parlerò mai più, non ho bisogno di lei, ormai riesco a orientarmi in casa tranquillamente.
Il pranzo poi, è stato assurdo, lei che continuava a parlare e io che facevo finta di non sentirla. Preferivo che veniste anche voi. E ora, per farsi perdonare, prepara la mia torta da sola, invece di comprarla. Ridicola!"
Riprende fiato dopo il suo monologo e si stende sul letto con le mani dietro la testa.
Sono senza parole, non so davvero che dire.
"Mi dispiace, Nick. Vedrai che tutto si sistemerà e che dopo l'appuntamento di domani tua madre non lo vedrà più. Lei ti vuole bene e sicuramente amava tuo padre ma ha bisogno di svagarsi un po' prima di iniziare a lavorare. A proposito, ha trovato qualcosa?" chiedo cercando di cambiare argomento.
Nicolas risponde monocorde: "Ha inviato dei curriculum per lavorare come traduttrice un po' ovunque ma ancora nessuno ha chiamato"
Annuisco pensando ad altro. Poi mi ricordo del suo regalo che ha ancora mamma con sé.
"Hai uno stereo?" domando e lui annuisce senza alcuna espressione particolare.
Esco dalla stanza e corro in cucina.
Trovo le due donne intente a cucinare senza uomini intorno. Saranno andati in giardino.
Mi avvicino a mia madre e sento Clara parlare del pranzo.
"Non mi ha praticamente rivolto la parola durante tutto il pranzo. A volte è così suscettibile" si lamenta.
Mi schiarisco la voce per avvertirle della mia presenza e subito si zittisce.
"Che c'è, Vera?" domanda mamma.
"Devo dare il CD a Nick" rispondo guardando l'amica.
Mamma indica la borsa su una delle sedie e si volta di nuovo verso il piano da lavoro.
Prendo di fretta il sottile pacchetto. Non capisco perché mamma l'abbia fatto. Nicolas non vedrebbe né il regalo al di sotto della carta da regalo né la bellezza di quest'ultima. Che spreco!
Ritorno in camera e trovo il mio amico esattamente come l'ho lasciato un minuto fa.
Mi guardo attorno cercando lo stereo e ne trovo uno portatile, piccolino, accanto alla tromba.
Lo accendo e inserisco il CD.
Parte la prima canzone: In un Giorno Qualunque di Marco Mengoni.
Torno da Nicolas e mi siedo osservandolo.
"Cos'hai messo?" chiede curioso.
"Il tuo regalo di compleanno" rispondo allegra.
Finalmente si alza e si mette seduto a gambe incrociate.
"Mi piace" annuncia sorridente.
Passiamo il pomeriggio ad ascoltare la musica e, solo alla fine di tutte le tracce, scatta in piedi e, tastando le pareti, raggiunge lo stereo. Rimette a posto il CD nella sua custodia e lentamente lo ripone su una mensola a un'estremità della pila. Conta piano tutti i CD e ne afferra uno in particolare. Sulla custodia c'è una giovane donna dai capelli neri.
Me la passa e propone: "Ti sfido a imparare a memoria e con la pronuncia perfetta una delle canzoni della mia cantante preferita. Io imparerò tre di quelle canzoni italiane visto che la pronuncia ce l'ho già. Chi perde paga pegno"
Resto a bocca aperta. Non so cantare, né tantomeno in francese.
Prima che possa ribattere mi trascina verso la porta e usciamo dalla stanza.
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"Tanti auguri a te,
tanti auguri a te,
tanti auguri a Nicolas,
tanti auguri a te"
Uno scrosciante applauso investe completamente il festeggiato che soffia a casaccio sul tavolo facendo ridere tutti.
Clara taglia la torta e prepara le porzioni per gli invitati mentre ci accomodiamo.
Poco fa sono arrivati anche i nonni del mio amico che gli hanno regalato una medaglia con agata verde, una gemma contro la solitudine.
Dopo aver mangiato la torta, papà ci fa segno di salutare tutti.
Mi avvicino a Nick che chiacchiera con i nonni.
"Nick, noi dobbiamo andare"
Nicolas annuisce e mi abbraccia.
"La settimana prossima cercherò di venire io a trovarti, aspetterò impaziente il sabato mattina"
Un brivido attraversa tutto il mio corpo alle sue parole. Mi bacia una guancia e torna a parlare con i nonni.
Ogni volta, quel breve contatto fisico mi fa sentire leggera e felice come non mai.
Papà mi richiama risvegliandomi dai miei pensieri, saluto gli altri e usciamo dalla casa.
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Angolo scrittrice:
C'è qualcuno che al vostro compleanno non può mancare?
Prima il divertimento o lo studio?
Fiordaliso 💙
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