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Il viaggio in aereo dura giusto un paio d'ore.

Sono eccitatissima!

In aeroporto ci vengono incontro i due sposini. Fanno proprio una bella figura insieme!
Entrambi alti, colori contrastanti, incarnano la forza e la dolcezza.

"Carla, com'è stato il viaggio?" domanda subito Clara, abbracciando forte la sua migliore amica.

Mamma le sorride e la rassicura sul volo breve e piacevole.
Matteo aiuta mio padre a portare le valige in auto e partiamo verso la loro nuova casa.

Beh, non è proprio una casa.

Arriviamo in centro, dove spiccano alti palazzi lussuosi, ed entriamo in un parcheggio sotterraneo.

È enorme!

Da lì usiamo un ascensore che porta direttamente all'interno del palazzo al di sopra. Saliamo all'ultimo piano in pochi secondi.

Leo e io siamo esterrefatti, mamma e papà hanno gli occhi spalancati ma cercano di non far trapelare troppo la loro sorpresa.

Sapevamo che Matteo fosse ricco, data la sua posizione sociale, ma non immaginavamo così tanto.

Raggiungiamo l'unica porta del piano, di fronte all'ascensore, e Clara la apre con le chiavi.

Fatti pochi passi all'interno, mi guardo attorno e mi ritrovo in un attico.
L'ingresso è ampio e dà su un soggiorno enorme; a destra c'è la cucina e la camera da pranzo; a sinistra delle larghe scale portano al piano superiore dove immagino ci siano le camere da letto.
Tutto è pulito fino in fondo e risplende quasi di luce propria.
Le pareti sono candide, l'arredamento classico e il parquet in legno scuro.

Mentre sono ancora abbagliata da tutta quella bellezza effimera, Clara mi posa una mano sulla spalla e mi fa cenno di salire al piano superiore.

Lascio il resto della famiglia in soggiorno e salgo le scale.
Sopra ci sono quattro stanze e un bagno.

Sento delle voci provenire dalla seconda stanza sulla sinistra e la raggiungo. La porta è socchiusa, busso e la spingo senza attendere una risposta.

La camera da letto ha uno stile classico con il mobilio di legno scuro e una portafinestra che dà su un balcone non troppo grande.

Il letto matrimoniale è occupato dalle due figure alte e magre di Nicolas e Clarissa distesi a pancia in su.

Quest'ultima, appena mi vede, salta giù dal letto e mi si avvicina a braccia aperte.

"Che bello rivederti, Veronica. Ti trovo molto bene. Come stai?" domanda stritolandomi come se fossi una bambola di pezza.

Questa ragazza risulta essere sempre più strana ogni volta che la vedo.

Quando finalmente mi lascia andare, la supero, raggiungo il mio migliore amico e mi siedo accanto a lui che resta immobile.

"Ciao, Nick, come ti senti?"

Gli accarezzo una mano e lui si mette seduto di scatto, facendomi sobbalzare.

Porto una mano al petto e lui scoppia ridere.

"Ti ho spaventata, l'ho capito dal tuo respiro, proprio come la prima volta" dice, sorridendo e stringendo la mia mano ancora posata sul suo letto.

"È passato tanto tempo dal nostro primo incontro. Tra poco saranno due anni esatti" dico, sorridendo a mia volta.

Clarissa ci interrompe schiarendosi la gola.
"Io scendo di sotto. Se avete bisogno, chiamatemi"

Quando ci lascia soli, vengo sorpresa da un attacco di panico. Per la prima volta ho quasi paura di restare da sola con lui.

Mi muovo irrequieta sul materasso ma il mio amico sembra non accorgersene, infatti porta le gambe fuori dal letto per sedersi comodamente, con il busto girato verso di me.

Con la mia mano ancora stretta nella sua, alza l'altro braccio e lo tende verso il mio viso, o almeno ci prova perché va un po' troppo in alto rispetto alla mia faccia.

Lo guido con la mano libera e sobbalzo di nuovo al contatto con le sue dita gelide.
Senza dirmi nulla, mi accarezza teneramente come a imprimere nella mente tutte le linee del mio viso, poi la sposta sui capelli e continua ad accarezzarmi.

"Tra poco potrò vederti" esclama aprendo gli occhi blu mare.

Una fitta al petto mi costringe ad alzarmi all'improvviso dal letto, lasciando Nick confuso.

Senza poterne fare a meno, le lacrime salgono agli occhi e premono per uscire ma cerco di trattenerle, a costo di non riuscire a parlare per il mal di gola.

Mi vedrà.
Mi vedrà e mi abbandonerà.
Non posso sopportarlo.

Mi asciugo le poche lacrime che sono riuscite a vincere la mia volontà di non cedere.

"Vera, ti senti bene?"

Mi avvicino alla portafinestra e la spalanco.

Ho bisogno d'aria.

Respiro profondamente per lenire il dolore alla gola e nel frattempo sento i passi di Nicolas dietro di me.

Le sue mani raggiungono le mie spalle e le braccia mi cingono affettuosamente il collo poggiando il mento sul mio capo.

"Anch'io sono spaventato. So bene che potrebbe non funzionare ma so anche che riesco a vedere delle leggere ombre di colore e che queste potrebbero presto prendere una forma più definita. Non voglio illudermi ma spero tanto di farcela. Voglio accendere la luce nel mio mondo di oscurità e voglio vedere la ragazza che mi è sempre stata vicino anche quando non lo meritavo. Voglio vedere la reale forma del mio amore"

A queste ultime parole, sposto le sue braccia ed esco fuori al balcone.

"No!" urlo spazientita.
"Non sai quello che dici. Non devi vedermi. Non puoi vedermi. Spero non vedrai mai"

Mi mordo la lingua troppo tardi.

Nicolas spalanca la bocca sorpreso e resta fermo sulla soglia della portafinestra per qualche secondo, poi la sua espressione muta e diventa serio e rigido.
Chiude gli occhi, indietreggia fino al letto e si siede.

"Esci!" ordina furibondo.

Non me lo faccio ripetere due volte. Richiudo la portafinestra ed esco dalla stanza.

Non avrei voluto dirlo. Non lo penso davvero, ma la paura di perderlo è più forte di tutto.

Entro in una delle stanze vuote ed esco da un'altra portafinestra per stare il più lontano possibile dagli abitanti dell'appartamento.

Mi tengo stretta alla ringhiera e scoppio a piangere.
_________________

Un nuovo giorno è arrivato e sono più in ansia che mai.

Ieri non ho più parlato con Nicolas, né a pranzo né a cena. Lui, d'altro canto, è rimasto inchiodato a Clarissa per tutto il giorno.

Anche oggi, a colazione, non ha spiccicato parola ed è rimasto serio e rigido, un po' pallido.

Non riesco a immaginare come possa sentirsi per l'intervento, o quanto si senta scoraggiato e deluso dal mio comportamento.

Dopo esserci preparati, ci separiamo per occupare le due auto a nostra disposizione: il mostro su strada di Matteo e la nuova Mercedes di Clara. Io, Leo e mamma saliamo su quest'ultima, papà siede, invece, accanto a Matteo.

Dopo una mezz'oretta arriviamo alla clinica privata dove avverrà l'operazione.

Clara è quasi più nervosa del figlio, ma cerca di supportarlo nascondendo l'agitazione, proprio come farebbe qualunque genitore in pena.

Arrivati al piano giusto, un dottore saluta calorosamente Matteo e Nicolas e invita la coppia a entrare qualche minuto in sala operatoria assieme al figlio.

Io, la mia famiglia e Clarissa restiamo in sala d'attesa.
Matteo e Clara escono dopo cinque minuti, raggianti come non mai.

"L'hanno visitato e dicono che ci sono alte probabilità che l'intervento vada a buon fine" esulta la donna, con le lacrime agli occhi.

Mia madre le sorride e l'abbraccia, contenta.

Sediamo tutti sulle scomode sedie della sala e attendiamo.

Solo dopo due ore, la porta della sala operatoria viene aperta e il dottore esce.

Clara salta in piedi e gli chiede: "Allora?"

Matteo le si avvicina e le posa una mano sulla spalla.

Clarissa mi stringe la mano senza guardarmi.

Chissà cosa sta provando. Chissà cosa prova adesso per Nick.
Sicuramente lei lo merita molto più di me.

Il dottore sorride e annuisce senza parlare.
Clara urla e abbraccia il marito, singhiozzando felice.
Mamma batte le mani, commossa, mentre Leo l'abbraccia e papà sorride soddisfatto.
Clarissa mi stringe forte e io ricambio titubante.

Dovrei essere felice ma non lo sono.
Sono così egoista!

"Potete entrare. Dovrà tenere le bende sugli occhi per ventiquattr'ore. Potrete toglierle domani dopo pranzo senza alcun problema. Buona fortuna!" spiega il dottore.

Clara si precipita dal figlio ed esce con lui a braccetto subito dopo.

Nicolas, con gli occhi bendati, sorride felice.
Clarissa gli corre incontro ma la madre la liquida con la mano.

Lei e il figlio escono dalla struttura con noi al seguito e, risaliti in auto, torniamo all'appartamento.

Durante il giorno, Nick continua a non parlarmi ma non mi importa più. È molto meglio così.

Mi sono comportata malissimo con lui e accetterò se non vorrà perdonarmi, anzi, io stessa non vorrò più vederlo.

Scusami, Nick, se la paura di perderti è più forte di me.

Ti ricorderò sempre come il miglior amico mai avuto.
Ma che dico?
No, ti ricorderò come il ragazzo migliore della mia vita.

Ti amo, ma non posso sopportare tutto questo.




















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Angolo scrittrice:

Penultimo capitolo prima dell'epilogo. Vi è piaciuto?

Cosa pensate del comportamento di Veronica?

Nicolas la perdonerà?

Fiordaliso 💙

P.S. non ho revisionato questo capitolo, se trovate errori non esitate a segnalarmeli. Grazie.

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