Un diario misterioso

Pochi giorni dopo la storia del Cavaliere Mazzolino, Chiara mostrò alla banda il libro che aveva trovato.
Era piccolo, di cuoio, vecchio, ma non era rovinato, sembrava essere stato tenuto bene.
I bimbi guardavano stupiti il libriccino.
"Quindi l'hai trovato dopo la storia?". Le domandò Francesco.
"Sì". Rispose l'amica. "Ma non so se è suo, passavano tante persone a quell'ora in piazza, l'avete visto anche voi".
Era vero: il piccolo libro poteva appartenere a chiunque.
"Aprilo avanti!". Esclamò Angelo.
Chiara lo aprì.
"Ma... Questo è un diario!".
La bambina e il resto della banda erano stupiti.
"Leggilo!". Esclamarono in coro i bambini.
"Ma ragazzi". Intervenne Francesco. "Violeremmo la vita privata di quella persona!".
Angelo sbuffò. "Chicco non sappiamo neanche chi è, magari è di uno che ormai è morto, andiamo leggi Chia!".
Chiara ubbidì e cominciò a leggere.

"Oggi l'ho vista ed era bellissima: come sempre: i lunghi capelli castani sciolti che emanavano riflessi color mogano, gli occhi indaco che sfumavano nel viola, e la sua voce!.
Cantava meglio di un usignolo!.
Era lì, sul balcone, leggeva fra gerani e ortensie, leggeva come se le parole fossero gocce d'acqua vitale, leggeva come se le lettere fossero gemme incastonate nelle pagine.
Legge sempre, è dotta come un Dottore della Chiesa.
L'ho guardata, e mi ha sorriso, io ho risposto al sorriso.
Era un momento quasi magico, volevo che non finisse mai.
Ma poi l'hanno chiamata dentro, ed in un ultimo sorriso è svanita.
Oh mio angelo celeste, oh mio fiorellino puro e casto, oh mia gemma preziosa, quando potremmo essere solo noi?."

Appena la bambina ebbe finito di leggere cadde il silenzio.
Le menti dei piccoli era piene di domande e curiosità: chi erano mai questi due innamorati?.
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"Brr... sorella pioggia è gelata oggi!". Francesco si coprì bene con le coperte pesanti.
Vi era stato un temporale, e con il temporale la pioggia, e quella pioggia aveva portato con sé umidità e gelo.
Per evitare che nella cappannuccia di stuoie Francesco prendesse freddo, Chiara l'aveva fatto trasferire dentro, finché il freddo non fosse passato.
Pochi giorni prima Chiara aveva scoperto come l'amico si sentiva veramente dentro la capanna: quando, per obbedienza alla Regola, le porte del convento venivano chiuse durante le notte, non riusciva a riposare.
Dei topi gli mordicchiavano le dita dei piedi, piagato e dolente non trovava requie, girandosi da una parte all'altra, ma non si rattristava.
Soffrire con Lui e per il Suo amore, ecco cosa voleva.
Quando Chiara aveva scoperto in che condizioni stava l'amico, l'aveva prima rimproverato con dolcezza, poi aveva pensato insieme alle monache a mandare via i topi e migliorare il letto e la capanna.
Aveva capito finalmente perché Francesco era sempre tanto stanco.
Dopo averlo fatto trasferire dentro gli aveva dato anche delle coperte pesanti, per evitare che prendesse freddo.
Quel giorno doveva venire il Cardinale Ugolino, come aveva annunciato Elia pochi giorni prima.
Ugolino era stato un alleato e amico prezioso per Francesco, sia per la Regola sia per il fatto che era affascinato dalla vita povera del suo protetto.
Aveva persino fatto ritrarre Francesco insieme a lui.

( Francesco è quello dietro con il cappuccio blu)

Chiara accolse con le consorelle il Cardinale.
"Alzatevi figliole". Disse Ugolino alle monache prostate.
Poi guardò Chiara. "Che Dio vi benedica, ma devo vedere una persona".
Le monache li lasciarono soli e camminando parlavano.
"Come sta?". Cominciò il prelato.
"Posso dire che è un po' migliorato, prima aveva avuto una febbre altissima, poi è passata, e adesso è qui: dice che gli occhi gli bruciano e che gli fa male la testa".
Ugolino guardava lontano. "Mhm... Ho saputo che ha scritto un Cantico".
"Sì, non l'ha scritto, l'ha dettato, l'ha chiamato "Cantico di frate sole" ed è in volgare".
L'altro sembrava riflettere. "Mmh... Posso vederlo?".
"Certo, non sta dormendo, venite pure".
Si diressero verso la camera di Francesco.
"Visto il freddo che la pioggia ha portato, l'ho fatto spostare dentro".
Chiara bussò per far capire all'amico che era arrivata.
"Chicco...".
Lui se ne stava sotto le coperte; sembrava assopito.
Ritentò muovendolo leggermente. "Francesco... C'è il Cardinale Ugolino".
Francesco si alzò, togliendosi la coperta da sopra la testa, sbadigliando e stroppiciandosi gli occhi ciechi.
Ti eri addormentato?.
"Signor cardinale?, siete voi?".
Ugolino sorrise. "Sì figliolo sono io, come stai?".
Il fraticello sbadigliò ancora. "Stavo facendo un bel sogno: c'era il signor Papa Innocenzo III e mi parlava. Mi parlava in modo semplice, come un padre, poi ad un certo punto mi ha messo in testa la tiara papale, è stato buffo perché era grande e mi ricadeva sugli occhi...". Sorrise. "... Ha detto che un giorno anch'io dovrò portare questa peso.... Poi mi ha sorriso e se ne è andato...".
Anche Ugolino sorrise. "Deve essere stato un sogno molto bello... Ma posso farti una domanda?".
"Certo signor cardinale".
"Che ne pensi se, non ora questo è logico, ti portassimo su a Rieti e Cortona?, lì potrai prendere del fresco in questa estate calda".
Francesco sembrava riflettere. "Non adesso però vero?, adesso voglio restare a San Damiano con Chiara e le Povere Donne...".
Ugolino rise. "Certo!, adesso starai qui fin quando vorrai e ti riposi, poi dopo vediamo va bene?".
Il fraticello annuì.
Al cardinale cadde l'occhio su una pergamena accanto al letto. "Quello è il Cantico di cui ho sentito tanto parlare?".
All'altro si illuminò il viso. "Sì signor cardinale!, l'ho chiamato "Cantico di Frate Sole", è una lode al Signore e alle Sue creature, ma non so se completarlo ancora....".
"Fino a dove sei arrivato?".
"Fino al verso sora nostra madre terra con tutto ciò che la madre terra ci offre... Ma ci sono così tanti altri fratelli che vorrei decantare...".
Il prelato gli passò una mano fra i capelli scuri e scompigliati dal sonno. "Vedrai che questo Cantico di frate sole sarà cantato per secoli e secoli, ne sono certo, vero Chiara?".
La monaca annuì.
Ugolino continuò. "Però posso vederti le mani?, dicono che le tieni sempre coperte...".
"Beh, Chiara mi ha fatto dei guanti...".
"Sì ma posso vederti i palmi?".
Francesco lanciò subito un'occhiata allarmata a Chiara, e nascose subito le mani, coperte dai guanti, sotto le coperte.
"Vede signor cardinale... Le mani mi fanno tanto male perché.... Sì, ehm ecco perché... Perché le ho.... Perché le ho tenute troppo tempo in preghiera e le ho messe troppo sulle pietre aguzze!, sì, per questo motivo!".
Una scusa improvvisata però accettabile.... speriamo...
Ugolino sembrava riflettere in silenzio.
"E ti fanno tanto male?".
Ci aveva creduto.
"Sì...".
"Mmh... Capisco". E detto questo si alzò.
"Bene figlioli, quello che vi dovevo dire l'ho detto e mi ha fatto piacere entrare in un convento di vergini così povere e sante". Poi salutò Francesco e uscì dal convento dopo aver salutato le monache.
Sia Francesco che Chiara avevano potuto tirare un sospiro di sollievo: Chiara era stata l'unica, almeno da quanto sapeva, a conoscere il fatto delle stigmate, nessun altro ne era a conoscenza.
Teoricamente Francesco era stata la prima persona ad avere i segni del dolore di Cristo dopo secoli, e nella società medievale dire una cosa simile avrebbe provocato conseguenze, sia buone che cattive e dibattiti accesi.
Quando tornò nella stanza del poverello lo trovò mezzo addormentato.
"Chiara...". Mormorò a metà fra realtà e mondo dei sogni. "Chiara c'è l'hai ancora il diario?, quello misterioso...".
Lei gli si avvicinò. "No Chicco, non c'è l'ho più, dormi ora...". E gli rimboccò le coperte.
Le nuvole del tramonto preannunciavano pioggia.








Nota Autrice 
Sappiate che le stigmate di Francesco saranno rese note solo dopo la sua morte, (e qui c'entrerà ancora Elia...) e Chiara è stata, così è scritto ma non lo sapremo mai con certezza visto che ne io ne voi siamo vissuti nel 1200, l'unica persona a cui Francesco abbia rivelato il fatto delle stigmate.
Detto ciò parto per il mondo🌍
Augh🖖🏼
Arrivederci popolo.

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