Capitolo 62
La mattina dopo, a Villa Di Maggio una strana aria tirava al tavolo della colazione: sul quotidiano che Ruggero leggeva ogni mattina, campeggiava la notizia di Cristina Vergani che, per salvare dalla galera l'ingegner Della Valle, aveva deciso di collaborare con la giustizia.
《Quell'oca cornuta, che cosa pensa di ottenere?》sbraitò Adele stizzita.
《È una donna innamorata col compagno in carcere, credo che sia pronta a tutto...》suggerì Antonio.
《Cristina Vergani aiuterà Alfonso solo a sprofondare di più nel fango... Conosco suo padre e so che fa bene a lamentarsi del fatto che è una cretina che non ha mai fatto un cazzo nella vita e se è stata mai presa vagamente sul serio da qualcuno, è solo per merito di Alfonso...》intervenne il capofamiglia.
《Al massimo il signor Vergani può dire ai giornalisti che la figlia è uscita di senno...》ipotizzò il giovane Leonardi.
《Lo farà sicuramente, è abbastanza intelligente da voler evitare uno scandalo...》rispose Adele. 《Alberto, come mai sei così silenzioso stamattina?》chiese poi rivolgendosi al fratello maggiore, che fino a quel momento non aveva parlato.
《Niente, stavo pensando che ho un appuntamento con l'orafo...》esordì.
《È quel che immagino io?》domandò Antonio.
《Immagini bene, amico mio. Non vedo l'ora che venga quel momento...》rispose il giovane Di Maggio.
《E anche noi, figlio mio. Hai trovato una ragazza all'altezza del tuo cervello e del tuo rango, non è da tutti...》si complimentò Ruggero.
《Chi ha trovato chi?》la voce di Ilaria si infilò nella conversazione. La ragazza si diresse in cucina, seguita a ruota dai fratelli acquisiti Salvatore e Virginia.
《Tuo zio si sposa con Valeria Martini》fece sua madre.
《Ah, complimenti!》esclamarono lei e i due piccoli Leonardi sedendosi al tavolo della colazione.
《Ho notato che l'amore sembra essere nell'aria anche per te, tesoro... Non stai sempre col giovane collega di tuo padre, il figlio del defunto commissario Fontana?》domandò Ruggero alla nipote.
《Si chiama Gabriele e poi mica lo so se è amore. Si vedrà...》rispose la giovane Fortis.
《Basta che poi tuo padre non se ne approfitti per starci sempre fra i piedi... Da quando abbiamo divorziato sta più alla villa di quando eravamo sposati...》sbuffò Adele, che mal tollerava la ormai costante presenza dell'ex marito in casa sua a fare indagini.
《Perché ti dà fastidio che papà venga qui a fare il suo lavoro? In fondo non abbiamo niente da nascondere... Giusto?》ribattè la ragazza, guardando la madre con aria di sfida.
《Giustissimo》rispose quest'ultima.
《Allora buona giornata!》replicò Ilaria, prima di andare a scuola.
***
Non appena arrivò a scuola, raggiunse subito due delle sue amiche, Daniela Bernardi e Ginevra Rosarno; mancava all'appello Claudia Ciarelli.
《Ma Claudia?》chiese infatti.
《Arriva con Angelo》rispose Daniela. Si riferiva ad Angelo Santocastro, il nuovo fidanzato della loro amica, il classico cattivo ragazzo per cui perde la testa la classica brava ragazza.
《Però, stanno ingranando davvero...》osservò la Fortis.
《Infatti non ci avremmo scommesso un centesimo neanche noi... Insomma, l'avete visto come va in giro, e oltretutto abita allo "sprofondo", senza contare che dice di avere un lavoro, ma non dice mai quale...》commentò Ginevra.
《Ragazze, buongiorno!》cinguettò la diretta interessata, dalla moto di Angelo, che l'accompagnava a scuola.
《Ecco Giulietta e Romeo!》esclamò Ilaria.
《Cosa vi siete inventati stamattina per venire insieme?》domandò Daniela.
《Che venivo a scuola con voi》rispose Claudia.
《Ma non è vecchia questa?》rise Ginevra.
《Eh sì, amore, dovresti rinnovare il tuo repertorio di scuse per i tuoi!》si aggregò Angelo.
《Amore, lo sai come sono i miei... Non capirebbero...》sospirò la Ciarelli.
《Noi ti aspettiamo in classe...》fece Ilaria, dileguandosi con le altre due.
《Quando farò i soldi, vedrai che cambieranno idea su di me...》disse Angelo, non appena rimasero soli.
《Dici sempre che farai i soldi, ma non mi dici mai come!》replicò Claudia.
《Tu ti fidi di me?》domandò allora lui.
《Sì...》rispose lei.
《Allora vieni con me, stasera. In un rave, ad un'ex fabbrica abbandonata fuori città...》propose Santocastro.
《Cosa dovrebbe succedere stasera?》chiese la Ciarelli.
《Vedrai, alla fine della serata farò un sacco di soldi!》concluse il ragazzo, prima di salutarla.
***
Nel frattempo, a Ponte Milvio, Lucia Di Maggio aspettava Andres Gijon, il giovane venezuelano conosciuto su Facebook.
S'era vestita di tutto punto e aveva riempito le guance di fard, lei che indossava sempre magliette extralarge e stava sempre al computer: glielo dicevamo tutti che quando curava il suo aspetto stava benissimo.
《Lucia Di Maggio?》domandò un ragazzo con i capelli biondo cenere e gli occhi verdi.
《Sì, sono io. Dall'accento spagnolo dovresti essere Andres Gijon...》indovinò la giovane.
《Esattamente... Le foto non ti rendono giustizia!》replicò il figlioccio di Italo Bianchi.
《Troppo gentile...》arrossì lei. Era un rossore studiato, ma le fece sinceramente piacere. Nessuno le aveva mai detto una frase così schietta e spontanea senza risultare sgradevole.
《Dico solo la verità... Allora, ci facciamo un giro?》ribattè lui. Lucia non immaginava nemmeno che anche Gijon stesse recitando, però quella ragazza gli pareva davvero molto bella, senza alcuna finzione.
《D'accordo!》esclamò la ragazza, mettendoglisi sottobraccio.
***
Poco distante, Alberto mi aspettava ad una terrazza panoramica: doveva parlarmi di una cosa importante.
In quel periodo stavo lavorando al mio nuovo romanzo, "Storia di un vicino bizzarro", una storia ispirata dai racconti di mia sorella su quanto fosse strano e sospetto il suo nuovo giovane dirimpettaio Marco Anselmi; tra me e me pensavo quasi che si stesse innamorando segretamente di quel ragazzo, e che spiare ogni suo movimento fosse un modo per evadere dal grigiore della sua vita coniugale con Giovanni.
Ancora non abitavo alla villa, come invece facevano Antonio e i suoi figli: aspettavo che Alberto chiedesse di sposarmi - nonostante le scelte rivoluzionarie che mi è capitato di fare in tanti anni, sono sempre stata una donna tradizionalista.
Perciò, quando mi diede questo appuntamento, confidai in una proposta di matrimonio.
Le mie aspettative presero forma concreta quando lui tirò fuori un anello e si mise in ginocchio, sotto gli occhi di tutti.
《Valeria Martini, vuoi diventare mia moglie?》mi chiese.
《Sì, sì, lo voglio!》esclamai felice, saltandogli al collo e baciandolo.
***
Una volta finito il primo appuntamento con Lucia Di Maggio, Andres era subito corso alla villa-bunker a raccontare tutto a Italo, che si complimentò con lui.
Dopodiché accompagnò Marco fuori per fumare una sigaretta.
《Che ne pensi di Elena?》gli chiese a bruciapelo.
《Che dovrei pensare? È la nipote del capo...》cercò di svicolare Anselmi.
《E dai, sei comunque un uomo, e lei una donna, ce l'avrai un parere, no?》insistette Gijon.
《È molto carina. Ma non di quelle appariscenti... È di classe, capito che intendo?》rispose l'autista.
《Anche Lucia Di Maggio ha classe, ma è diversa. Fingo con lei per farmi dare informazioni sui traffici di suo padre, ma mi ci sono trovato bene... Invece guardando Elena mi sento sempre inadeguato, anche se ci sposeremo quando questa storia sarà finita... Tu ci passi più tempo, come ti sembra?》replicò il venezuelano.
《Elena Righi è tutto meno che spocchiosa. A guardarla fa pure tenerezza, non ha la più pallida idea della situazione in cui è finita, ma si fida di tutti... Perfino di un uomo che le ha raccontato per ventun anni di essere suo zio...》rispose l'altro.
《Mi piace la tua schiettezza, non so se te l'ho mai detto. E poi mi rassicura che l'autista di Elena sei tu... Con un altro avrei fatto un pezzo di gelosia che neanche le telenovelas della mia amata America Latina》affermò Andres.
《Grazie...》fece Marco, sinceramente colpito dalla fiducia che gli stava dando quel semisconosciuto.
***
Molte ore più tardi Claudia e Angelo erano al rave, dove si stavano divertendo come pazzi: musica a palla, alcolici e droghe di tutti i tipi, e soprattutto un sacco di gente che la Ciarelli conosceva di vista o di persona, tutti bravi ragazzi che aspettavano eventi come quello per liberarsi di una simile maschera e mostrare la loro vera natura.
Ogni cosa stava procedendo per il verso giusto, fino a che un ragazzo si sentì male.
I presenti si accalcarono intorno a lui, cercavano di farlo riprendere mentre si contorceva e si inghiottiva la lingua. Stava andando in overdose, ma nessuno lo capì.
Quando il giovane esalò l'ultimo respiro, molta gente scappò a gambe levate.
《Era un mio compagno di scuola...》commentò Claudia sotto shock.
《Come sarebbe a dire?》fece Angelo.
《Si chiamava Mirko Tanzi》rispose meccanicamente la Ciarelli, desiderosa solo di dimenticarsi quella terribile notte.
***
E invece non poté dimenticarsi proprio niente: la notizia del ragazzo morto in un rave fece il giro dei giornali e dei telegiornali.
Fortis e i suoi parlarono a lungo coi coniugi Tanzi, che, traboccanti di dolore, volevano giustamente la verità.
Il commissario venne a sapere che quel ragazzo era in classe con sua figlia Ilaria e perciò quella mattina andò a farle qualche domanda; tuttavia non poté farne molte visto che Adele e suo padre gli fecero capire che non era il benvenuto: i Di Maggio avevano festeggiato il fidanzamento ufficiale tra me e Alberto, e non avevano intenzione di farsi rovinare l'atmosfera dagli interrogatori di uno sbirro.
Tuttavia quella mattina Ilaria corse a scuola perché Claudia voleva parlarle urgentemente.
《È sparito》esordì.
《Chi?》domandò Ilaria.
《Angelo. Ieri sera eravamo al rave, quando Mirko è andato in overdose. Volevamo solo dimenticarci quella brutta scena, e adesso che avrei bisogno di lui Angelo è sparito!》replicò indignata Claudia.
《Ti sei chiesta il perché?》fece allora la Fortis.
《No, perché dovrei? Io mi fido di lui...》rispose la Ciarelli.
《Da quanto lo conosci?》domandò allora l'una.
《Boh, un mese o due...》ribattè l'altra.
《Lo conosci da così poco e ti fidi di lui? Ma tu lo conosci? Ti ha mai detto cosa fa, dove abita?》insistette la prima.
《Ma che mi fai l'interrogatorio come tuo padre? Mica gli devo fare le lastre, io lo amo e lui ama me!》replicò la seconda.
《E allora se ti ama, non appena si rifà vivo deve dirti perché è sparito, glielo devi chiedere, Claudia!》affermò la mora.
《E va bene, ma adesso entriamo in classe che sicuramente la prof si metterà a parlare di Mirko...》concluse la bionda, mentre si dirigevano in classe.
***
Angelo non era andato chissà dove: in realtà non aveva mai lasciato Roma, solo che doveva rimediare al danno, visto che Mirko Tanzi era morto per via di alcune pasticche che aveva portato lui, in quel locale.
O meglio, che gli aveva ordinato di portare il suo capo, Rocco Piaggi.
Che in quel momento era parecchio incazzato con Santocastro.
《Rocco, io...》esordì il giovane.
《Sei un coglione! Ma come ti salta in mente di nasconderti dopo che quel ragazzino è morto per la roba che abbiamo messo in circolazione noi, al rave nell'ex fabbrica?》sbottò Piaggi, come al solito spalleggiato dalle sue guardie del corpo, Luca Esposito e Andrea Licata.
《E che altro avrei dovuto fare? Farmi beccare?》ribattè Angelo.
《Saresti dovuto rimanere buono accanto alla tua fidanzata ricca, a fare finta di niente...》sbraitò Rocco.
《Mirko Tanzi va a scuola con Claudia, sarebbero risaliti a noi per forza!》insistette Angelo.
《Sei un coglione comunque, adesso gli sbirri arriveranno a noi...》continuò alterato l'uno.
《Gli sbirri si butteranno a cercare il colpevole nel Quartiere dei casermoni, non verranno mai dalle nostre parti...》cercò di rassicurarlo l'altro.
《Questo è vero, ma basta che non ci becchiamo una rappresaglia dagli uomini del Conte Bianco, che lì ne è pieno...》commentò il primo.
《Cosa posso fare per avere il tuo perdono?》lo pregò il secondo.
《Una cosa c'è. Si tratta di un ordine del Grande Capo, e bisognerà andare proprio nel Quartiere...》rispose Rocco Piaggi, prima di rivelargli tutti i dettagli.
***
Ovviamente Fortis e i suoi, alla ricerca di Santocastro, lo vennero a cercare nel Quartiere, che in quei giorni diventò una polveriera: gli abitanti accumulavano ansia, rabbia e omertà come se fossero polvere da sparo; si curavano bene di nasconderlo, però, gli sbirri non dovevano sapere del loro stato d'animo, mentre li interrogavano: chiesero alla mia famiglia, a quella di mia sorella e a tutti gli altri se avessero mai visto Angelo Santocastro ma loro dissero che no, non sapevano chi fosse, ma che sicuramente proveniva dal Villaggio perché era troppo spiantato per essere un pezzo grosso.
Il Villaggio era la zona appresso alla nostra, più precisamente lo sbrilluccichio di luci che si vedeva la sera oltre il parco della discarica, più giù delle baraccopoli e dei palazzi occupati; lo chiamavano così perché quando lo inondarono di cemento - contemporaneamente al Quartiere - sembrava proprio un paesino di campagna, con le casette basse e i fazzoletti di terra coltivata.
Attualmente faceva ancora più schifo del Quartiere; lì la città era lontana davvero, non solo in senso geografico: i suoi abitanti erano un manipolo di disgraziati che di generazione in generazione non avevano avuto le palle per evolversi, per migliorare la loro condizione, per produrre qualcuno che contasse nel bene o nel male. Almeno noi avevamo carattere, e avevamo preso tutti la terza media, mentre nel Villaggio non finivano nemmeno la seconda; li disprezzavamo più di quanto il resto della città disprezzasse noi, perché quando in vita tua ricevi solo calci e pugni diventi cattivo, e finisci per sfogarti su chi ha meno di te e non può difendersi.
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