Capitolo 60
E invece Laura accettò, e anche di buon grado: occuparsi del catering per la festa dei diciotto anni di Ilaria Fortis, nipote di Ruggero Di Maggio, significava un incasso da capogiro, e per questo nostro padre la aiutò ben volentieri.
Il 15 marzo del 2016 villa Di Maggio era pronta per quello che sarebbe stato l'evento dell'anno: quando la casa si riempì di invitati, ci schierammo tutti per accoglierli.
Ruggero era in giacca e cravatta, gli occhi verdi brillanti dietro gli occhiali, e un'aria da perfetto padrone di casa; alla sua destra c'erano Adele, bellissima nel suo vestito verde in tinta con i suoi occhi, e Antonio, che le dava il braccio; alla sua sinistra c'era la festeggiata, sorridente in abito rosso, e Alberto accompagnato da me, che vestivo di blu; completava il gruppo Lucia, in tailleur nero.
I primi ad arrivare furono mia sorella, che col suo abito viola catalizzò tutta l'attenzione su di sé, e Giovanni; seguirono le amiche di Ilaria, le benestanti Claudia Ciarelli, Daniela Bernardi e Ginevra Rosarno, insieme a tutto il loro gruppo; infine vennero anche il commissario Fortis, l'ispettrice Pellegrino e l'agente Fontana, attirando su di loro sguardi di sospetto e diffidenza.
***
《Mi fa piacere che tu sia venuto!》fece Adele avvicinandosi all'ex marito, sfoggiando un sorriso tirato e circostanziale.
《Non c'è bisogno che ti sforzi, Adele. Sono venuto solo per nostra figlia》rispose lui.
《Proprio non puoi fare a meno della polemica, Emanuele?》replicò la Di Maggio.
《Con tuo padre che mi squadra a distanza di anni, proprio no》ribattè il commissario.
Più in là, Laura e Antonio osservavano la scena.
《Come ti senti ad essere il nuovo arrivato nella vita di una donna divorziata e con una figlia?》domandò lei, con la solita schiettezza.
《A differenza di quanto pensi mi sono perfettamente integrato, così come è successo a tua sorella》rispose indicando me e Alberto, che parlavamo con Lucia e Giovanni del singolare menu.
《Se non sapessi che è una poliziotta, non indovinerei mai la sua professione》fece Ruggero rivolto alla Pellegrino.
《Tendo a fare questo effetto, ma forse è anche un vantaggio. Sa, per passare inosservata...》replicò Alba.
《Così come non passa inosservato il suo collega agli occhi di mia nipote... È il figlio della buonanima del commissario Fontana?》commentò Di Maggio.
《Sì, si chiama Gabriele e ha deciso di seguire le orme di suo padre》spiegò l'ispettrice.
Infatti la festeggiata si era staccata dal gruppo delle amiche per andare incontro al giovane poliziotto che stava sorseggiando un cocktail.
《Immagino che troverai questa festa maledettamente pacchiana...》esordì.
《Cosa te lo fa pensare?》domandò lui.
《Perché la trovo pacchiana anch'io》confessò lei sorridendo.
《Eppure reciti benissimo la tua parte...》fece il giovane, sorridendo a sua volta.
《Tutti qui recitano un ruolo. I miei genitori, che fanno finta di avere dei rapporti civili pensando che me ne importi qualcosa; mio nonno, che pensa di avere sotto il suo controllo anche l'aria che si respira qui dentro; Antonio, il compagno di mia madre, che si finge tranquillo ma in realtà si sente sotto esame; mio zio e la fidanzata Valeria, che si credono ancora ragazzini mentre dovrebbero sposarsi; quei due provinciali dei signori Santini che hanno organizzato la festa e si sentono terribilmente fuori posto ma non lo possono dire. E quell'Alba Pellegrino... Fa il filo a mio padre da una vita, non ti pare?》rispose la ragazza.
《Sono i miei superiori, non saprei spettegolare su di loro...》replicò Gabriele imbarazzato.
《Sei proprio uno sbirro!》commentò Ilaria divertita.
《Lo prendo come un complimento》replicò l'uno.
《Somigli a mio padre, oltre che al tuo. Comunque mi dispiace per come è morto. Si sono scelti un mestiere ingrato, i nostri padri...》ribattè l'altra.
《Se il senso di questo lavoro è far trionfare la giustizia, mi prendo anche il rischio dell'ingratitudine》rispose il primo.
《Mi piace il tuo modo di fare. Dici quello che pensi. Vieni al mio tavolo con le mie amiche, magari smettono di guardarci e ridacchiare》sorrise la seconda, facendogli strada.
***
Avendo tirato tardi, tutti sperammo di dormire di più l'indomani mattina, ma non ci riuscimmo perché fu la cronaca nera a svegliarci, e a far fare la levataccia a Fortis e alla sua squadra, ma anche a Ruggero e Adele: quel mattino verso le quattro era stata trovata morta all'interno dell'azienda Viviana Ferri, una donna che lavorava per un'impresa di pulizie di cui usufruiva la Di Maggio Buildings S.p.A., era stata ritrovata morta nei bagni del primo piano, riversa sulle scope e sugli spazzoloni, la testa affondata nel secchio pieno d'acqua.
《Non è morta annegata, anche se può sembrare》constatò la Pellegrino.
《No, infatti. È morta di overdose》capì subito Fortis.
《E che motivo aveva di drogarsi?》chiese lei.
《Infatti... Mi sono informato ora dal signor Di Maggio. La vittima era una donna perbene, con un marito operaio qui in azienda e tre figli. Non proprio il profilo di una tossicodipendente》intervenne il giovane Fontana, ascoltando le congetture del suo capo.
《Non un profilo di una tossicodipendente classica. Questa è gente che fa una vita massacrante, lavora la notte e stacca di mattina presto per tornare a occuparsi della casa senza avere il tempo di riposarsi. Sniffano per sopravvivere, e so anche chi potrebbe essere il loro fornitore》rispose quest'ultimo.
《Chi?》domandò la Pellegrino.
《Paolo Rizzo, un mio informatore》decretò il commissario.
***
Paolo Rizzo era un amico d'infanzia di Fortis: erano nati e cresciuti alle case popolari nella zona di Ostiense, avevano condiviso gioie e dolori di una vita modesta, ma poi avevano preso strade opposte; infatti mentre Fortis era entrato in polizia, Rizzo era rimasto in zona e insieme alla compagna Arianna Di Meo e alle loro "guardie del corpo" Gigi e Simon, aveva formato una banda di spacciatori indipendenti da chiunque, che si rivolgeva ad una clientela formata da sfigati senza prospettive, gente che conduceva una vita grama, forse anche più di quella degli abitanti del Quartiere.
Fortis si era dato appuntamento con l'informatore al bar dove erano soliti passare intere giornate quando erano ragazzi: appena lo videro, Arianna, Gigi e Simon si misero sul chi va là, ma Rizzo li tranquillizzò.
《Ema, vecchio mio, quale onore vederti quaggiù!》lo canzonò.
《Piacere un par di palle, Paolo. È morta una donna, Viviana Ferri, una donna delle pulizie della Di Maggio Buildings S.p.A.》esordì bruscamente il commissario.
《Ammazza, non riesci proprio ad allontanarti dai parenti della tua ex moglie!》scherzò Rizzo.
《Non divagare e ascoltami bene. Quella poveraccia è morta di overdose, e dato il soggetto, il suo pusher puoi essere solo tu!》replicò Fortis. A quelle parole, Gigi e Simon misero mano alle pistole, ma Rizzo fece loro segno di starsene buoni.
《Si può sapere che vuoi da noi?》domandò spaventato lo spacciatore.
《Sai bene che dietro la morte di quella disgraziata c'è molto di più. Fate tanto quelli che non stanno ai piedi di nessuno, ma date fastidio a criminali più potenti di voi che vi vorrebbero far sparire, quindi cercate di dirmi tutto quello che sapete o in carcere vi mando in pasto a certe mie conoscenze non proprio tenere... Non so se ci siamo intesi》ribattè deciso il poliziotto. I membri della banda si guardarono tra loro in silenzio.
《Una volta finita questa recita ci lascerete in pace, vero?》chiese Arianna.
《Vi procureremo dei passaporti per gli Stati Uniti, lì nessuno potrà rompervi più i coglioni》promise Fortis.
《Io mi fido》fece Paolo.
Dopo essersi congedato, il commissario Fortis, mentre tornava in macchina verso la centrale, si augurò in cuor suo che quei quattro stessero ai patti e non facessero cazzate.
***
Ma le preghiere di Fortis evidentemente non furono esaudite, visto che l'indomani mattina venne rinvenuto in un vicolo il cadavere di Guido Arcangeli.
Il commissario, accompagnato dalla Pellegrino e dall'agente Fontana, andò a malincuore alle case popolari ad arrestare l'amico di sempre Rizzo, tra gli insulti di Arianna, Gigi e Vale, e l'inerzia dell'arrestato, quasi come se fosse veramente stato lui senza bisogno di ulteriori indagini: d'altra parte Rizzo era un indipendente, un ribelle che dava fastidio ai pezzi grossi come Arcangeli, dovevano aver litigato e lui l'aveva ucciso.
Lo spacciatore non disse niente nemmeno all'interrogatorio, e il suo silenzio valse come assenso: in realtà si trattava semplicemente di disprezzo verso una persona che conosceva da una vita e che adesso lo trattava come un assassino.
La notizia del suo arresto fu in breve tempo su tutti i giornali e telegiornali, e si commentò nella Roma bene così come nel Quartiere, dove tirava un'aria strana, come constatai una volta in cui ero andata a trovare i miei, Laura e Giovanni: per le strade, nei casermoni e all'interno dei negozi tutti erano zitti, nervosi, allertati.
In particolare all'interno del ferramenta la tensione si tagliava col coltello, come dimostravano in particolare gli atteggiamenti di Anna e Francesco; senza bisogno che nessuno mi spiegasse il motivo, arrivai da sola al perché di tanta tensione: non era stato Paolo Rizzo ad uccidere Guido Arcangeli e noi del Quartiere lo sapevamo benissimo; eravamo omertosi, ma non ciechi.
Guido Arcangeli era il compagno di cella di Italo e Manuel, erano evasi insieme e si erano dati tutti alla macchia; l'assassino di padre Vittorio si aspettava qualcosa dal Conte Bianco, qualcosa che lui gli aveva promesso ma che poi non aveva mantenuto.
Non avevamo dubbi, era stato Italo ad ucciderlo.
***
Nel frattempo la Pellegrino si era mossa alla volta di Ostiense per rintracciare Arianna Di Meo, la compagna di Rizzo: Fortis voleva convincerla a collaborare perché convinto che l'amico d'infanzia non c'entrasse nulla con l'omicidio di Arcangeli, ma siccome non voleva dargli ascolto, aveva pensato che un'altra donna sarebbe riuscita a farle cambiare idea.
La trovò al bar, più provata e nervosa del solito.
《Arianna!》la chiamò.
《Che vuoi?》domandò la Di Meo, che aveva fatto cenno a Gigi e Simon di starsene buoni.
《Voglio parlarti》esordì la poliziotta.
《Ti manda quello stronzo di Fortis?》fece la compagna di Rizzo.
《Siamo convinti della sua innocenza, non aveva alcun interesse a uccidere Arcangeli》spiegò la Pellegrino.
《E allora perché lo avete arrestato?》ribattè la spacciatrice.
《Perché dobbiamo trovare le prove, è per questo che sono venuta a parlarti da donna a donna. Solo tu puoi aiutarci a scagionare Rizzo》rispose l'ispettrice.
《Dovrei fare l'infame?》si mise sulla difensiva l'una.
《No, semplicemente devi fare un favore al tuo amato. Dimmi perché rifornivate proprio i lavoratori della Di Maggio Buildings S.p.A.》disse l'altra.
《Se parlo mi giura che non succederà niente a me e a Paolo?》si volle sincerare la prima.
《Hai la mia parola》la tranquillizzò la seconda.
***
Le dichiarazioni della Di Meo diedero il via a una serie di visite di Fortis e dei suoi a Villa Di Maggio, visite che non erano viste di buon occhio specialmente da Ruggero e da Adele.
Io cercavo di spezzare un po' la tensione, per quanto possibile.
《Ma lei ha un debole per i ricchi, per i poveracci del Quartiere o per entrambi?》sdrammatizzavo.
《Per nessuno dei due, signora Martini. Ma ormai sarà abituata. Anzi, almeno lei non mi viene incontro con il fucile puntato》replicò lui.
《Cosa sta cercando di scoprire?》domandai.
《Dimostrare che i delinquenti veri sono la gente in alto》mi rispose. Quell'affermazione mi fece riflettere sulla natura della gente che ormai frequentavo da anni.
E conoscendone bene vizi e impicci vari, non potei far altro che constatare che Fortis avesse ragione ad affermare che le vere menti criminali si trovavano ai piani alti: erano tutti stimati professionisti - avvocati, notai, primari - con famiglie modello, primi posti in chiesa e fedine penali immacolate.
I delinquenti come Manuel Baschetti, come Rizzo e la Di Meo, erano solo manovalanza raccattata per strada con la promessa di una vita migliore e costretti a fare il lavoro sporco morendo in prima linea come la fanteria negli antichi eserciti, perché è quello che tutti si aspettano da loro, perché quando si nasce nel posto sbagliato è più facile ritrovarsi incollato addosso il pedigree del delinquente.
Così ai delinquenti veri, quelli apparentemente insospettabili, non ci pensa nessuno, e sono liberi di fare il cazzo che vogliono loro.
L'unica veramente contenta delle visite della polizia era Ilaria, ma non tanto per il padre, quanto perché si portava appresso Gabriele Fontana: tra i due stava nascendo un'intesa costantemente monitorata dal nonno e dalla madre.
***
Quando se ne andarono, Ruggero bussò alla porta di Lucia: la trovò come sempre al computer.
Capelli biondi corti, occhi azzurri e conoscenza perfetta di ogni tipo di tecnologia, l'ultimogenita dei fratelli Di Maggio coniugava bellezza e intelligenza in un mix che poteva diventare pericoloso.
《A che punto sei?》domandò Ruggero.
《Sto analizzando i dati del computer di Andres Gijon, il figlio della governante del Conte Bianco》rispose la ragazza.
《Perfetto. Non appena lo agganci sfodera tutte le armi di seduzione possibili e immaginabili, fagli perdere la testa》ordinò suo padre.
《Non sarà difficile. E invece che facciamo con Rizzo? Adele ha detto qualcosa a riguardo?》chiese la figlia.
《Farò un paio di telefonate in carcere e sarà tutto risolto》affermò Di Maggio.
Un lampo di follia balenò nei suoi occhi azzurri, qualcosa che non prometteva nulla di buono.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top