Capitolo 18

A scuola mi spiegarono che un terremoto è generato dalla tettonica delle placche, pezzi di crosta terrestre, continentale e oceanica, che si scontrano tra loro dando vita alle onde sismiche superficiali, trasversali e longitudinali, le quali partono da un punto sotterraneo detto ipocentro fino a un altro, esterno, chiamato epicentro, e fanno tremare la terra.
Quello che mia sorella stava per scatenare a partire da quel giugno del 1995 fu un vero e proprio terremoto, i cui effetti sarebbero riecheggiati per diverso tempo avvenire.

                                 ***

Fino ai tredici anni Laura non era mai stata niente di che: carina sì, ma non così tanto da far perdere la testa a qualcuno - a parte Antonio, ma lui era un pezzo di lei e a prescindere non faceva testo.
Fu durante la prima estate della loro adolescenza che mia sorella esplose all'improvviso in una bellezza tutta sua; i ragazzi del Quartiere cominciarono a correrle dietro, e lei li lasciava fare, guardandoli dall'alto in basso: in fondo lei frequentava il liceo classico, mentre loro erano fermi alla terza media; erano buoni per un paio d'avventure, ma non li avrebbe mai sposati.
Nostro padre era di tutt'altro avviso.
《Volesse il cielo che il figlio del portiere Bianchi se la piglia!》commentava da dietro il bancone, parlando con i clienti del bar.
Infatti Italo, che alla portineria come i genitori non ci voleva stare, aveva cominciato a fumare erba all'età di undici anni e subito dopo a spacciare per conto di Chicano insieme agli amici di sempre Manuel e Francesco, ma dopo la licenza media aveva deciso di puntare più in alto, mirando a diventare il capo della piazza di spaccio del Quartiere, per poi prendersi tutta Roma.
Nostro padre sosteneva che quel ragazzo aveva la stoffa per farsi strada nella vita e diventare qualcuno: secondo lui Laura, fidanzandosi e poi sposandosi con Italo, si sarebbe sistemata a vita, e non avrebbe potuto chiedere di meglio.
Non lo sfiorava nemmeno per sbaglio l'ipotesi che mia sorella sperasse di realizzarsi in un altro modo, con l'istruzione; non gli importava che fosse brava a scuola, che avesse la media del dieci, come gli faceva notare timidamente nostra madre.
《Sta' zitta tu, che non sai un cazzo!》l'ammutoliva lui e lei taceva, come al solito.
Laura era la maggiore, e doveva fare ciò che diceva nostro padre, ossia sposare un uomo ricco e portare avanti la discendenza.

                                  ***

Troppa bellezza, si sa, è come una bomba a orologeria: quando esplode spazza via tutto ciò che ha intorno, fregandosene delle conseguenze.
Mia sorella lo sapeva, per questo all'inizio di quell'estate prese una decisione che avrei dovuto mettere in conto, ma a cui invece non pensavo.
Stava tornando a casa, quando sulle scale incontrò Manuel, in uno dei suoi rari momenti di lucidità: le sue pupille all'interno delle iridi verdi avevano dimensione regolare. Non era fatto.
《Ciao!》esclamò lei.
《Ehi, finalmente ti si vede in giro! Da quando vai alle superiori stai sempre sui libri...》commentò lui.
《Sai che novità, c'è stata una volta in cui non mi hai vista sui libri?》rise l'una.
《Eh, ma adesso è estate, bisogna rilassarsi... Ci verreste tu e Valeria al mare con me ed Enrico?》propose l'altro.
《Al mare dove?》chiese la prima.
《A Ostia, andiamo alla spiaggia libera. Non sarà come allo stabilimento, ma ci organizziamo》rispose il secondo.
《Si vedrà... Devo prima parlarne con mio padre》fece mia sorella.
《Ti conosco, la spunterai tu, come sempre》ammiccò il ragazzo.
Laura lo salutò ed entrò. Non era la fine del mondo, doveva solo convincere nostro padre che avrebbe passato diverse ore fuori con un ragazzo che non era né l'eterno migliore amico Antonio, né il "buon partito" Italo.
   
                                  ***

《Io e te al mare coi fratelli Baschetti?》feci quando me lo disse.
《Esattamente. Andiamo a Ostia, alla spiaggia libera, dalla mattina fino al tramonto》rispose.
《E lo hai detto a papà?》domandai.
《Ancora no》replicò.
《E pensi che ci lascerà andare?》insistetti.
《Non ne sono sicura, ma vuole che maturiamo, no? E allora quale migliore dimostrazione che andare al mare da sole con gli amici?》ribattè.
《Ti ha già fatto la guerra perché sei voluta andare al liceo, non metterti nei guai di nuovo》la pregai.
《Ehhh, quanto la fai lunga! Stasera gliene parlerò, ok?》mi fece scocciata.
Sperai che andasse tutto bene, come pensava lei.

                                  ***

《Voi due da sole? Al mare con Enrico e Manuel Baschetti?》saltò su nostro padre quando mia sorella glielo disse, durante la cena.
《Sì, e allora?》fece quest'ultima.
《E allora? Avete tra i dodici e i quindici anni, praticamente puzzate di latte, e ve ne volete andare in giro da soli?》si alterò lui.
《Appunto per questo, non dici sempre che dobbiamo crescere, maturare? E questa non è l'occasione perfetta?》replicò lei.
《Tanto è solo un giorno, papà, mica una vacanza》mi aggiunsi io.
《Lasciale provare, Rinaldo...》intervenne nostra madre. Lui le lanciò un'occhiata terribile.
《Tanto il resto dell'estate lo passeremo in Puglia come tutti gli anni, no?》argomentò poi, sperando che nostro padre non le tirasse un ceffone come tutte le volte che lei osava rispondergli.
Quest'ultimo guardò prima mia sorella, poi me, e accettò.
《Però dovete stare a casa prima che faccia buio》sottolineò.
《Glielo diremo, ai ragazzi》promise Laura.

                                  ***

L'indomani mattina alle otto ci incontrammo con Enrico e Manuel davanti al portone.
《Finalmente, non uscivate più di casa...》si lamentò il più giovane dei Baschetti.
《Portali un po' tu sdraio, ombrelloni e contenitori del pranzo con la corporatura di una ragazza...》ribattè Laura.
《Dai, ragazzi, calmiamoci tutti. Magari sul treno ci riposiamo...》intervenne il più grande dei due fratelli.
《Enrico ha ragione, in treno ci potremmo rilassare》feci io.
Saremmo dovuti infatti arrivare con l'autobus alla metropolitana, dalla quale avremmo preso il treno che portava ad Ostia.
Per quanto fosse solo la metà di giugno, faceva un caldo tremendo; avremmo dovuto sbrigarci, altrimenti ci saremmo squagliati.
《Perché non hai chiesto ad Antonio se voleva venire con noi?》domandai sottovoce a mia sorella.
《Mica è stato invitato, lui. E poi sarebbe stato come la quinta ruota di una macchina》rispose lei.

                                  ***

Quando arrivammo, Laura sorrise entusiasta.
《Questo qui è dunque il Tirreno?》fece tutta contenta.
《Non è il mare di giù, ma comunque ci si sta bene...》commentò Enrico.
《È bellissimo!》esclamò lei, correndo sulla spiaggia nonostante fosse carica di roba. La seguimmo sorridendo, più lentamente.
Passammo delle ore liete, spensierate: facemmo il bagno, assaggiammo i rispettivi pranzi, prendemmo il sole e guardammo con un po' d'invidia la gente che andava allo stabilimento, pensando che un giorno saremmo stati ricchi abbastanza da potercelo permettere anche noi.
Eravamo ben lontani dall'immaginare ciò che stava avvenendo nel Quartiere.
Eravamo andati via già da qualche ora, quando Antonio, che aveva cominciato a studiare, sentì suonare diverse volte il citofono.
《Chi è?》chiese.
《Sono Italo》rispose quest'ultimo da dietro la porta.
Antonio gli aprì. 《Come mai qui?》gli domandò.
《Cercavo Laura, ma a casa sua mi hanno detto che non c'era, perché è andata al mare. Sai per caso quando torna?》chiese il primo.
《Non lo so. Forse verso sera》rispose il secondo facendo spallucce.
《Non ti preoccupare, l'aspetterò qui sulle scale》fece Bianchi, sedendosi sui gradini.
Antonio chiuse la porta e sperò che al ritorno Laura avesse una spiegazione per tutto quel casino.

                                  ***

Tornammo a casa abbronzati e sorridenti, ma la contentezza sparì subito quando vedemmo Italo piazzato davanti casa nostra.
《Che ci fai tu qui?》chiese mia sorella senza mezzi termini.
《Ti aspettavo》sorrise lui. A me quel sorriso non piaceva affatto.
《E allora hai aspettato invano perché sono stanca e ho solo voglia di riposarmi》fece seccata lei, intenzionata ad entrare, ma lui le prese per un braccio.
《Magari la prossima volta al mare ci vieni con me!》le disse Italo con una voce che sembrava impartire un ordine.
《Contaci!》rispose mia sorella liberandosi da quella presa e sparendo dietro la porta. Io la seguii.
Appena nostro padre seppe che aveva preso Italo a male parole, si aprì un fronte.
《Perché lo stai rifiutando?》la rimproverò.
《Non mi pare di avere alcun impegno con lui》ribattè mia sorella.
《Non lo capisci che quel ragazzo diventerà qualcuno di importante? E che invece Manuel Baschetti sarà sempre e solo l'eterno secondo?》replicò lui.
《Può anche diventare più potente del presidente degli Stati Uniti, a me non me ne frega un cazzo di Italo Bianchi!》concluse lei, sparendo in bagno a farsi la doccia.

                                   ***

Poco dopo suonò alla porta di Antonio.
《Sono io!》esclamò e lui la fece entrare.
《Hai visto Italo, immagino》esordì il ragazzo.
《Sì e mi ha appena rovinato una giornata meravigliosa!》protestò mia sorella.
《Glielo avevo detto che non c'eri ma lui è voluto rimanere lì》replicò lui.
《Come? Tu gli hai detto che Valeria e io eravamo al mare coi Baschetti?》ribattè lei cominciando ad alterarsi.
《Non me lo sarei scollato più di dosso!》rimbeccò il primo.
《Come hai potuto farmi questo?》si arrabbiò la seconda.
《Come ho potuto io? Tu e tua sorella sparite per tutto il giorno con Enrico e Manuel e sarebbe colpa mia?》fece l'uno arrabbiandosi a sua volta.
《E ti sembra un valido motivo per spingere Italo a farmi le poste davanti casa?》gridò l'altra.
《Io non ti capisco. Abbiamo passato tutta la vita a cercare di essere diversi da loro e adesso tu che fai? Ti ci mescoli?》alzò i toni anche il giovane Leonardi.
《Io non mi sto combinando proprio con nessuno, mi pare》negò Laura.
《Beh, sappi che allora in futuro non ti coprirò più con Italo》la avvertì Antonio.
《Non ci sarà un bel niente da coprire, vedrai》rispose mia sorella.
Nel profondo del suo cuore si augurava che con i due mesi in Puglia, e con la riapertura delle scuole, quel fattone psicopatico si dimenticasse di lei.

                                  ***

Quando il terremoto si verifica, lascia dietro di sé una scia terribile: morti, feriti, aiuti che arrivano a rilento, soluzioni provvisorie.
E l'opinione pubblica comincia a dire che il sisma è subdolo, che la natura è cattiva, ma il vero problema sono gli esseri umani, che costruiscono dove non dovrebbero, minimizzano catastrofi e condannano a morte altra gente per il loro tornaconto personale.
Laura fu la causa scatenante di qualcosa che non voleva, ma che ormai aveva messo in moto: aveva scelto Manuel a Italo, il braccio destro al numero uno.

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