Voci dal Passato

Nonostante fosse lui quello morto, Loki dovette ammettere che, rispetto alle proprie condizioni, Thor era messo molto peggio. Non appena quello strano guerriero lucente era sparito nel nulla, il Dio della Folgore era crollato a terra per lo sforzo, nemmeno l'alito di Fenrir lo aveva fatto riprendere, era chiaramente stremato. Il Lupo della Brughiera gli aveva fatto un rapido riepilogo delle disavventure che avevano vissuto in quell'ultimo periodo, non solo la fuga da Njordr, ma l'intero piano per riportarlo tra i vivi. Era proprio tipico degli asgardiani non preoccuparsi della propria salute o sicurezza quando si trattava di compiere un'impresa, ma l'altro aveva davvero esagerato, non scappava da Hel, lo avrebbe atteso lì in eterno. Accarezzandogli i lunghi capelli biondi, Loki si sentì piuttosto a disagio, già normalmente non era molto affettuoso, ma avere addosso gli occhi dei propri figli non lo aiutò ad aprirsi ulteriormente per dare al principe il saluto che avrebbe voluto. "Mammina, sta bene, non devi preoccuparti! Ha solo bisogno di dormire!" "Ha ragione. Madre, ancora non abbiamo parlato della visione che hai avuto dopo che ti ho dato il mio marchio. Cos'hai visto?" Al solo ricordo, Loki sentì il corpo scaldarsi e, di colpo, prese fuoco, cosa che lo obbligò a distanziarsi dal giaciglio in cui era stato posto il Dio della Folgore per evitare di bruciare l'intero palazzo della gigantessa. Circondandolo, i figli riuscirono a contenere le fiamme liberate dal suo spirito facendo in modo che mantenesse una forma quanto più umana possibile. Non avere alcun tipo di controllo lo spaventò parecchio.
"S-Scusate!" "No, non ce n'è bisogno! Parlaci della visione!" Cercando di concentrarsi su ciò che aveva visto, Loki rivide l'albero divelto ed entrambe le figure e si sentì ancora meno calmo, ricordarne i volti così malinconici e vedersi nuovamente riflesso nei loro occhi, lo riempì di tristezza per un secondo e, quello dopo, di una rabbia lancinante che cominciò a consumarlo.
"Sempre quei due. La donna foglia e il guerriero ardente! Loro mi hanno chiamato in modo strano... Con un nome che non mi piace. Mi conoscono, ma io non so chi siano" La regina dei morti dovette farsi più distante mentre il Lupo della Brughiera gli si strinse intorno assorbendo il suo calore attraverso la pelliccia la quale divenne più lucida e morbida mentre le dimensioni di Fenrir si facevano sempre più grandi. "Quelli sono i tuoi genitori, madre. Il gigante Farbauti, il fulmine incendiario, e la dea Laufey, detta anche Nál, l'isola di foglie"
"C-Cosa? No, non è possibile! Io sono stato trovato su Jotunheimr da Odino, sono figlio del re dei giganti di ghiaccio... I-Il mio aspetto è un'illusione. In realtà la mia pelle è azzurra" Osservando le proprie mani, il corvino tentò di abbassare l'illusione, ma se già da vivo non riusciva a controllare la propria magia, ancor peggio fu da anima. Ne rimase piuttosto confuso, avendo perso la forma fisica sarebbe dovuto diventare un tutt'uno con i propri incantesimi, invece essi erano ancora più sfuggenti lasciandolo inerte mentre si trasformava in viva brace dalla testa ai piedi. "Non devi avere paura, mammina. Tu sei sempre stato questo! Gli dei avranno anche cercato di rinchiuderti in un guscio per dominarti, ma la verità è che nessuno può farlo" Scodinzolando, Fenrir cominciò a produrre calore a propria volta, l'aria intorno a loro si fece irrespirabile, tanto che Hela dovette far aprire alle serpi tutte e quattro le pareti della stanza in modo che sia lei che Thor potessero respirare. "Un'antica leggenda, racconta del primo fulmine che brillò nell'oscurità dei nove regni. Questi, innamorato, scese dal cielo per rubare un bacio ad una foglia solitaria che aveva visto danzare nel vento. Dal loro amore, scaturisti tu. Consumasti il mondo su cui nascesti originando così la luce, il calore e la fiamma che brucia in ogni essere vivente. Musspellsheimr è la tua casa e tu sei il fuoco che la consuma, sei l'Incendio" Più ascoltava, più Loki sentì familiarità con quelle parole, eppure, per quanto lontano lo avesse spinto quel viaggio, dopo tutte le cose assurde di cui era venuto a conoscenza, non riuscì a convincersi che potesse essere vero. Non seppe se a causa della stanchezza o della propria incredulità, ma finalmente le fiamme si abbassarono tornando nei ranghi "No! Mamma, perché ti spegni?!" Uggiolando, il Lupo della Brughiera gli si strinse di più accanto, ma Hela, facendosi avanti, gli lanciò un semplice sguardo che lo convinse a staccarsi e lasciarlo. "Non c'è fretta, madre. Non sei obbligato a crederci. Per quanto ci renderebbe felici riaverti indietro, è logico che tu ti senta confuso senza avere delle prove"
"Non è così! I-io so che non mentite... Lo capisco, ma tutta questa storia sta raggiungendo livelli troppo alti! Volete farmi credere che sarei parte delle divinità primordiali? Impossibile! Non posso essere messo allo stesso livello di Odino e Hoenir! Guardatemi! Io non sono mai stato abbastanza forte, né per i giganti di ghiaccio, né per gli asgardiani. Mi dispiace deludervi, ma... avete preso l'Asi sbagliato!" Tirando indietro le orecchie, il lupo portò il muso vicino al suo viso, ma Loki lo scostò tornando vicino a Thor a testa bassa. "Non potremmo mai sbagliarci su di te, mammina! Siamo i tuo figli!" La verità era che l'Ingannatore era stanco di tutte quelle storie, voleva solo poter riposare un po' e riflettere senza sentirsi strattonato da altri "Fenrir, calmati. Non è semplice, ancora non ricorda" "M-Ma, Hela..." "Ti lasciamo un po' da solo, se hai bisogno di qualsiasi cosa rivolgiti alle pareti e le serpi me lo riferiranno" Annuendo, Loki sentì uscire entrambi alle proprie spalle e, non appena fu certo che se ne fossero andati, afferrò subito la mano del Dio della Folgore e, appoggiando il viso sul dorso, scoppiò a piangere. Tremando, salì al suo fianco e gli si strinse accanto nascondendo nel suo petto le lacrime. Avrebbe voluto un abbraccio in quel momento e, quasi l'altro gli avesse letto nella mente, lo strinse a sé.

"Non piangere Loki, sono qui" Nonostante l'avesse detto, Thor capì che l'altro non poteva sentirlo. Era come se stesse assistendo alla scena dall'esterno, ma fu felice di vedere che, quantomeno, il proprio corpo avesse risposto alla supplica del corvino donandogli l'affetto di cui aveva bisogno. "Hai preso la decisione giusta" Voltandosi, Il Dio della Folgore rivide le tre figure che su Vanaheimr gli erano apparse in sogno e si frappose fra loro e Loki facendosi serio.
"Se siete qui per riportarlo su quella roccia e torturarlo per l'eternità, ve lo impedirò! Sarà stato anche crudele in passato, ma non merita una simile punizione!" Facendosi avanti, la splendida fanciulla prese le sue mani nelle proprie e lo guardò intensamente, aveva gli occhi lucidi ed un sorriso dolce. Poco dopo anche la gigantessa gli si avvicinò ed appoggiò una mano alla sua spalla, il buco a livello del suo cuore gli sembrò più stretto della volta passata. Infine fu il turno del cavallo il quale si avvicinò agitando la criniera e muovendo la grande testa su e giù per poi sfiorarlo con il muso umido. Il principe venne avvolto da una luce intensa e, davanti ai propri occhi, vide apparire le storie di tutti e tre, una dopo l'altra e, finalmente, le visioni avute in passato, perfino quelle dell'Ingannatore, ebbero un senso. Il cavallo Svaðilfœri fu il primo, non parlò, la sua voce lo raggiunse direttamente nella mente. "Con me non avvenne per amore, ma per costrizione degli dei. Divenne mio allo scopo di rimediare ad un errore, ma, alla fine, fu una vera propria violenza nei suoi confronti. Avvenne durante la costruzione delle alte mura che, anche dopo tutti questi anni, ancora proteggono i confini di Asgard. Fu opera del mio padrone e, se fosse riuscito a concludere il lavoro entro un solo inverno, senza alcun tipo di aiuto, avrebbe ottenuto in cambio qualsiasi cosa desiderasse. Fu Loki l'unico a concedergli di servirsi di me per il proprio dovere e, proprio grazie alla mia stazza e alla mia forza senza eguali, la roccaforte fu quasi conclusa a tre giorni dalla scadenza prevista, mancava solo la porta. Ma, come si sa, difficilmente agli dei piace perdere o cedere. Gli asi trovarono nell'Ingannatore il capro espiatorio perfetto. Aggredirono l'Ingannatore e, sotto minaccia, lo obbligarono a rallentarci. I suoi nitriti mi richiamarono a sé come la più dolce delle melodie, non avevo mai desiderato così ardentemente nessuno prima di allora. Lo inseguii nella foresta di Asgard per un'intera notte, ma, all'alba, Loki finì in una trappola posta da qualcuno nel mezzo della vegetazione, fu così che lo raggiunsi ed, insieme, donammo la vita a Sleipnir" La seconda fu Angrboða, si fece avanti al retrocedere dell'altro. "Il mio nome significa "presagio di male" e, perciò, fui condannata sin dal principio ad un'amara fine. Un oracolo aveva profetizzato che da me sarebbe originata una stirpe di mostri che avrebbe decretato la fine di molti dei al Ragnarok, così fui braccata sin dalla nascita. Nel tentativo di nascondermi, mi sono spinta nei luoghi più impervi, ma mai troppo a lungo si può sfuggire all'ira degli Asi. Pur di evitare che la mia morte diventasse un simbolo d'onore per i miei nemici, mi tolsi la vita. Poco prima di spirare, vidi Loki davanti a me, mi cullò verso la morte e mi giurò che, dalla mia fine, sarebbe sorta nuova vita. Dopo essersi nutrito del mio cuore in tre morsi esatti, diede alla luce Fenrir, Jormungandr ed Hela, tra pianto e sangue. Qualcuno rivelò agli dei della loro nascita e, proprio come me, i nostri figli, sono condannati ad una fuga eterna ed alla prigionia" Infine, giunse il turno della fanciulla, la quale, stringendo più saldamente le sue mani, cominciò amaramente il proprio racconto tra le lacrime. "Sono Sigyn, dea degli Asi. La mia è la storia di un amore così forte che mi permise di divenire il simbolo della fedeltà coniugale, eppure, allo stesso tempo, condannò il mio amato ad un destino amaro, di catene, dolore e sofferenza sino al Ragnarok. Io e Loki ci siamo incontrati per la prima volta ad Asgard e me ne innamorai a prima vista. Ho tentato in più occasioni di attirare la sua attenzione, ma lui mi teneva sempre a distanza sino a quando non scomparve del tutto. Avrei dovuto rispettare i suoi sentimenti e lasciarlo libero, ma ero così giovane e folle d'amore, che chiesi ad Odino e Hoenir di riportarlo da me ed unire i nostri destini per sempre. Dopo la sua cattura, gli dei convinsero Loki a sposarmi e così, generai due maschietti, Narfi e Vali" Thor avrebbe voluto chiedere più su di loro, non avendoli mai sentiti nominare da nessun altro dei figli dell'Ingannatore, ma le lacrime dell'altra gli fecero comprendere che, per nessuno di loro, vi era un lieto fine "Per qualche ragione, negli dei si riaccese l'odio per la morte di Baldr che Loki aveva causato e dunque scagliarono sulla loro famiglia una terribile punizione. Vali venne trasformato in lupo e costretto a sbranare il fratello con le cui interiora venne forgiata la catena che avrebbe dovuto intrappolare Loki sino al Ragnarok"
"Perché raccontarmi tutto solo ora?! Se l'aveste fatto prima avrei potuto spiegare a Loki le sue visioni! Inoltre... Chi è Baldr?" Il terzetto divenne sempre meno tangibile. "Avevi promesso che, se l'Ingannatore fosse stato liberato, il tuo cuore gli sarebbe appartenuto per sempre" "Invece hai dimenticato, sei diventato come Lui..."
"Lui?" Per riuscire a sentirne le voci sempre più flebili, e vedendoli indietreggiare e farsi sempre più distanti, Thor si ritrovò a correre pur di star loro dietro. "Il colpevole delle nostre disgrazie..." Svaðilfœri svanì "Chi piazzò la trappola" poi Angrboða "Chi rivelò agli dei l'esistenza dei bambini" infine Sigyn "Chi incrementò l'odio". Prima che potesse raggiungerli, Thor venne colpito da una luce intensa e, riaprendo le palpebre di scatto, vide accanto a sé la figura addormentata dell'Ingannatore e lo strinse più forte baciandolo. Era freddo, ma tangibile, questo gli bastò.
"Per sempre"

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