Senza Fiato

"Possiamo sposarci!" Allontanando il principe asgardiano con delicatezza, Lóðurr scosse la testa ed indietreggiò di un paio di passi, l'unico occhio buono di Odino era su di loro.
"Baldr..." Prendendo le sue mani nelle proprie, l'altro cominciò ad agitarsi e si voltò, dal padre, a lui, varie volte sorridendo.
"So cosa vuoi dire! C'è il problema dell'Incendio, ma se diventassi invulnerabile alle tue fiamme andrebbe tutto bene! Poi non ci sarebbe più alcun motivo per non sposarci! Giusto?" Ed ecco incominciare l'ennesima discussione familiare su quell'argomento. Odino si fece avanti infuriato lasciando alle proprie spalle il piccolo Thor il quale rimase a testa bassa, spaventato. Lasciando al Padre degli Dei il resto, Lóðurr portò con sé il ragazzino all'esterno in modo che non assistesse alla scena e così si sedettero sull'erba ad osservare i cespugli in fiore ed il cielo azzurro di una giornata limpida. Il principino non disse nulla, continuava a tenere gli occhi puntati al suolo, doveva essere di cattivo umore a causa della ferita riportata contro il fratello. Un vero peccato vedere un giovinetto normalmente solare ridotto in quel modo. Portando una mano davanti al suo volto, il maggiore schioccò le dita e, fra di esse, comparve una farfalla dorata la quale, librandosi nell'aria, convinse Thor a sollevare il viso meravigliato. Era simile a Baldr in fisionomia, ma i loro caratteri erano molto diversi, in effetti Lóðurr si sentiva piuttosto affine al futuro Dio della Folgore. Quest'ultimo, nonostante la giovane età, fremeva per l'avventura ed il richiamo della libertà, Asgard gli stava evidentemente troppo stretta, forse anche i nove regni diventavano soffocanti per spiriti curiosi come i loro. Scompigliandone i capelli biondo-ramati ne vide le guance prendere colore mentre un tiepido sorriso si apriva sul suo viso finalmente rasserenato. Senza dubbio sarebbe diventato un gran bell'Asi una volta fattosi uomo e, se l'impressione che gli avevano lasciato durante i loro molteplici incontri si fosse rivelata esatta, anche una persona di valore destinata ad un grande futuro. Afferrando un lembo del suo mantello rosso, il minore si voltò per un momento verso la porta da cui erano usciti nel giardino, come per controllare che non arrivasse nessuno, e poi tornò a guardarlo più sicuro. 
"L-Lóðurr... N-Non sposerai mio fratello, vero?" Più che una domanda in sé, ebbe l'aspetto di una supplica accorata, era spiacevole sentire che neppure il Dio della Folgore approvava una possibile relazione tra lui e qualcuno della propria famiglia. Per il fulvo fu strano venirne a conoscenza, aveva sempre pensato di stare simpatico ai figli di Odino, ma a quanto pare il solo pensiero di averlo intorno infastidiva anche loro in qualche modo. Non poteva esserci altra spiegazione per una richiesta del genere. 
"No, Thor. Non lo sposerò" Il ragazzo liberò un lieve sospiro e le gote gli si tinsero ancora di più mentre torturava un lembo della sua cappa, era davvero carino, soprattutto per l'imbarazzo che sembrava provocargli parlare di relazioni. Era ancora giovane, normale che non si preoccupasse ancora di cose simili, la sua innocenza gli scaldava il cuore. 
"P-Perché? A-Ami qualcun altro?" Divertito, l'Incendio aprì il fermaglio a livello della spalla e si sfilò il mantello mettendolo sulle spalle di Thor. Ovviamente la misura era eccessiva per il minore, ma con la velocità con cui gli Asi di quella generazione crescevano, tra qualche secolo si sarebbero ritrovati ad incrociare gli sguardi direttamente ed allora quella cappa gli sarebbe stata in modo perfetto. 
"Quanto sei curioso, comunque no, non amo nessuno. Nemmeno Baldr"
"M-Ma è un guerriero fortissimo, il più bello di tutti, è molto intelligente! Nei nove regni chiunque lo ama! A-Anche nostro padre lo dice sempre... A... A volte mi chiedo perché ha fatto altri figli se Baldr è già perfetto..." Il tono del principino si fece triste e ciò lo spinse a dargli un'altra spettinata. Il fatto che si sentisse in quel modo non andava per niente bene. In un gesto istintivo, lo tenne a sé. 
"Thor, non pensare queste cose. Tu non sei tuo fratello, tu sei tu. Devi rimanere fedele a te stesso e crescere in una persona di valore, essere fiero ed orgoglioso di chi sei diventato grazie alle tue azioni, senza basarti su pareri altrui. Questo è un grande difetto di tuo fratello, lui vive dell'immagine assegnatagli dai vostri genitori e dal popolo di Asgard e questo non lo rende effettivamente migliore, solo... in apparenza" Gli occhi azzurri del piccolo si fecero improvvisamente lucidi. Non doveva essere bello sentir dire certe cose di qualcuno del quale aveva una così alta opinione, ma Lóðurr non voleva mentirgli, Thor aveva bisogno di quella verità, altrimenti sarebbe rimasto all'ombra di suo fratello per il resto della vita.
"Inoltre, Baldr non è perfetto, nessuno lo è" Accarezzando la schiena del ragazzino, lo sentì singhiozzare di sfuggita e cominciò a produrre del calore in modo da avvolgerlo e farlo sentire un po' meglio. Il principe si strofinò distrattamente gli occhi e, appoggiandosi contro il suo fianco, affondò il viso nella sua giubba di pelliccia.  
"Tu sì però..." Bisbigliò, ma non abbastanza piano da non farsi sentire. Scuotendo la testa per il complimento, Lóðurr non smise di coccolare l'altro per un po' sino a quando non si fu calmato, fu un momento tenero che lo spinse a fantasticare su un ipotetico futuro in cui, con i suoi figli, si sarebbe ritrovato a fare lo stesso. Voleva dei bambini, davvero, ma con la persona giusta, proprio per questo, anche in futuro, non avrebbe ceduto al volere di chiunque altro. Da quella chiacchierata, Thor cambiò, non più concentrato ad eguagliare gli altri, migliorò sé stesso diventando un forte guerriero, amato nei nove regni per il suo carattere solare e caparbio ed il suo grande cuore, finendo per superare la fama del fratello non appena raggiunta la maggiore età e, in automatico, crebbe anche la sua superbia. La testardaggine e l'orgoglio sono ereditari nella stirpe di Odino, ma se nel Dio della Folgore esse portarono a cose buone, per Baldr furono la tragedia.       

"Thor, non è possibile! Ci deve essere qualcosa che non va!" Ansimando pesantemente, Fenrir si sedette nel corridoio riprendendo fiato e fissò il Dio della Folgore pieno di preoccupazione "Stiamo continuando a spostarci eppure non arriviamo da nessuna parte!" Accucciandosi al suolo, abbassò le orecchie ed uggiolò "In più la mamma è sparita chissà dove! Cosa possiamo fare!?" Lanciando una saetta davanti a sé nel buio, Thor riuscì a scorgerla solo per un tratto prima che venisse inghiottita dal nulla. Nessuna parete, il tunnel era apparentemente infinito sia da un lato che dall'altro, erano in trappola e, quel che era peggio, Loki era sparito nelle tenebre. Sedendosi accanto al Lupo della Brughiera, l'asgardiano cercò di ricordare come era riuscito a varcare la soglia in passato, ma il tutto restava confuso nella sua memoria, non c'era alcun indizio su come uscire da quella situazione.
"Dannazione! Lo sapevo che dovevo insistere di più e rimandarlo indietro ad Asgard!" Posando il muso sulle sue gambe, il lupo sospirò e provò a dare una nuova annusata nei dintorni, ma niente da fare, nemmeno uno sbuffo d'aria ad indicare loro il cammino. Non erano nemmeno più sicuri da che direzione fossero arrivati e questo li metteva entrambi in forte agitazione. "Se l'Incendio si risvegliasse sarebbe la fine..." Mugolando, Fenrir spostò i grandi occhi gialli nei suoi e Thor, per rincuorarlo, gli accarezzò il pelo "La mamma contava su di me e l'ho deluso"
"Non è stata colpa tua" Appoggiandosi alla parete, l'asgardiano chiuse gli occhi e rimasero avvolti dal silenzio, fu allora che, come una leggera vibrazione, gli picchiettò contro la nuca portandolo ad aprire le palpebre di scatto. Allertato dal suo comportamento, il Lupo della Brughiera tirò su la testa e lo osservò confuso. Passando lentamente una mano contro la roccia, l'Asi vi portò anche l'orecchio e serrò le palpebre cercando di concentrarsi sul leggero ritmare e, alzandosi in piedi, lo seguì mentre si spostava attraverso la dura pietra. Era come se, dalla parte opposta, qualcuno stesse battendo seguendo un percorso preciso lungo la galleria e così, un passetto alla volta, tenendo gli occhi serrati, ecco che Thor sentì giungere il proprio nome pronunciato tra le crepe. La parete svoltò di colpo in un tratto secondario che prima nessuno dei due aveva notato affatto e, proseguendo ancora per qualche metro, finalmente, vennero investiti da una luce intensissima. Erano davanti ad un prato sterminato che il Dio della Folgore riconobbe subito, era il luogo in cui aveva svolto la cerimonia di maturità, anche se, in una cosa, effettivamente si differenziava dai suoi ricordi, infatti, nell'aria intorno a loro, si libravano centinaia di farfalle dorate, ognuna delle quali, con i propri battiti d'ali, portava delle ventate di calore insopportabili. "Oh no! Questa è la mamma!" Cercando di annusare l'aria, Fenrir cominciò ad agitarsi innervosito "Dov'è? Dov'è!?" Schivando uno degli insetti per evitare di venire bruciato, Thor si girò verso la caverna, ancora confuso su cosa esattamente lo avesse guidato attraverso il buio, e fu allora che, davanti all'uscita, notò un gruppetto di sassolini sistemati in modo da formare una freccia. Non perse nemmeno tempo a dare spiegazioni, saltò in groppa al Lupo della Brughiera e gli indicò la direzione da prendere. 
"Di là! Corri, Fenrir!" Avvolgendosi nel mantello ed abbassandosi il più possibile contro il pelo dell'animale per proteggersi dal calore delle farfalle, il Dio della Folgore si rese presto conto che, mano a mano che si facevano vicini al punto in cui si trovava Loki, respirare si faceva più arduo a causa della mancanza di ossigeno. L'unica cosa ad evitare che morisse asfissiato era il pelo del Lupo della Brughiera che assorbiva ogni fiamma con cui entrava in contatto lasciandogli un po' di respiro. "Thor, vedo qualcosa!" Anche se fu piuttosto complicato, l'Asi riuscì a sollevarsi oltre la grande testa dell'animale e a sporgersi. Inizialmente, tutto gli parve sgranato, colpa dell'aria torrida e dell'intensità della luce, ma piano piano mise a fuoco e così individuò subito due figure distinte, una davanti all'altra. Sembrava si stessero tenendo per mano, o qualcosa di simile, ma prima che potesse controllare se si trattasse di Loki, e, in caso, se questi fosse in pericolo, Sleipnir piombò loro davanti bloccandoli. Non sembrava messo bene, era chiaro che faticasse a respirare anche peggio di lui, in più il suo manto presentava numerose bruciature, alcune delle quali piuttosto gravi, ma, nonostante ciò, li fissava immobile, ignorando perfino l'appoggiarsi di alcune farfalle incendiarie sul suo dorso. "Sleipnir! Fratello, sono io! Sono Fenrir!" Il lupo fece un passo avanti, ma venne ricacciato indietro dall'altro con una scalpitata di zoccoli. Il cavallo era ancora privo di volontà e non aveva alcuna intenzione di lasciarli passare. "P-Perché fai così?"
"Non ti sente nemmeno, dobbiamo risvegliarlo e fermare Loki prima che la situazione degeneri ancora!" Recuperato Mjollnir dalla cintura, il Dio della Folgore lo sollevò verso il cielo tentando di richiamare a sé la tempesta, ma non sortì effetto ed anzi, finì per bruciarsi il braccio. Ritraendosi dolorante, Thor scese dal Lupo della Brughiera cercando riparo fra le sue zampe e tentò ancora. I suoi sforzi sembravano inutili, tanto da farlo sospettare che, quel luogo, annullasse i suoi poteri. Era sul punto di rinunciare quando, tutt'intorno a loro, si creò una fitta coltre di vapore e, con essa, scesero le prime gocce di pioggia. Era la presenza delle farfalle ad impedire all'acqua di superare la cappa di calore e raggiungerli. Raccogliendo all'istante tutte le forze, il Dio della Folgore uscì allo scoperto e, prima che Sleipnir potesse reagire, lanciò una saetta verso il cielo grazie alla quale si aprì uno spiraglio sopra le loro teste. Dall'esterno arrivò una ventata d'aria fresca che liberò l'intera pianura dalle fiamme. Con la strada sgombra e l'aria respirabile, Thor scattò in avanti, l'Ingannatore era poco distante, paralizzato dalla paura, il polso stretto nella mano di Baldr. 
"Loki!" Al suo richiamo, solo il fratello si voltò e, sorridendogli, portò il corvino a sé e lo baciò.

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