Sangue Versato

Nella grotta secondaria del nascondiglio, immerso nel piacevole tepore del laghetto sotterraneo, finalmente Loki riuscì a rilassare i nervi. La presenza di Thor si era rivelata innocua e priva d'importanza, non era lì per trovarli, dunque, non c'era più niente in lui che gli creasse interesse. Osservando il proprio braccio rotto, l'Ingannatore sciolse il bendaggio e, dopo essersi assicurato che nessuno dei bambini fosse nei paraggi, si lasciò andare. Smise di mantenere il controllo e l'intera pozza prese a ribollire solleticandolo, i capelli rosso fuoco gli abbandonarono le spalle sollevandosi nell'aria e rendendola torrida, infine, la pelle chiara come il latte, si scurì diventando una nera brace, solcata da cavità, consumata da una fiamma ormai prossima ad avvolgerlo. Nonostante l'arto si fosse ormai risanato, rimase ad osservarlo mentre ardeva incendiato, ormai libero dalle catene imposte dalla sua volontà. Lo specchio d'acqua, riflettendo la sua figura, sembrava insanguinato, un tramonto che stava calando in quel mondo senza cielo. Loki fu tentato di spingersi ancora oltre, ma, in quel momento, un lieve vociare giunse dal corridoio, basto poco perché si facesse sempre più forte e concitato, era il segnale a sancire la fine dei giochi. Un profondo respiro e, all'arrivo dei suoi bambini, era già tornato il solito sé soffocando la parte più indomabile del proprio spirito. Sorridendo ai piccoli, li salutò con la mano, era stato un rischio rigenerarsi lì, ma ne era valsa la pena per poter ammirare i loro visini felici per il suo repentino ritorno, piuttosto che allontanarsi, curarsi e poi rincasare. 
"Mammina!" Fenrir nuotò fino a raggiungerlo, tranquillo nonostante la temperatura altissima del lago, gli altri, vista la nube di vapore, preferirono fare il giro, ma il loro bentornato non fu meno affettuoso. Sedendosi sulla riva, li strinse a sé, li accarezzò e baciò, intenzionato a scacciare via tutto lo spavento a cui li aveva obbligati, nonostante fosse stato per il loro bene. 
"Ho risolto tutto. Siamo al sicuro adesso e lo saremo per sempre" Jormungandr scivolò sulle sue spalle strusciando la testolina contro la sua guancia.
"Sapevo che ce l'avresti fatta, padre! Nessuno è più forte di te!" Timidamente, Hela gli si sedette vicino sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, giochicchiando con un lembo del proprio vestitino. 
"L-Lo hai ucciso?" Accarezzandola, Loki scosse la testa.
"Non ne ho avuto bisogno. Non era una minaccia. So che vi ha spaventati, ed obbligati a restare rinchiusi molto a lungo, ma, uccidendolo, altri sarebbero venuti per vendicarlo. Molti, molti altri..." Un flash gli attraversò la mente, l'odore di un fiore dorato nelle narici, un tocco familiare lungo il corpo e dei lunghi e lucenti capelli candidi a contornare un viso perfetto, trasformato in una maschera di terrore. Richiamato alla realtà da un colpetto del muso di Sleipnir, Loki si rese conto di essersi incantato attirando su di sé le espressioni perplesse di tutto il gruppetto, così tornò in acqua stando attento a non far scottare Jormungandr che ancora stava aggrappato al suo collo. Un gesto della mano dell'Ingannatore e dall'esterno giunse una folata fredda la quale stemperò il bollore rendendo più tiepido il lago.
"Dimentichiamoci di questa storia. Ora siamo insieme, è questo l'importante" Seguendolo in acqua, Sleipnir scosse la criniera e, insieme a Fenrir, sguazzò verso il centro della pozza per giocare, la sola a restare sulla riva fu la piccola Hela. Loki le tornò accanto, era già da qualche tempo che la figlia si rifiutava di farsi vedere senza vestiti dai fratelli, essendo l'unica femmina era comprensibile, in più, a differenza degli altri, non aveva un aspetto animalesco, era una gigantessa in tutto e per tutto, se si ignorava il lato in decomposizione. A volte, per farla sentire meno a disagio, il genitore prendeva aspetto femminile, ma lei stessa gli aveva chiesto di non farlo, dopotutto restava sua madre, che fosse esteriormente uomo o donna. Invitando Jormungandr a spostarsi sul proprio braccio, Loki lo calò piano nel lago in modo da restare solo con la bambina. Toccata l'acqua, il serpentello sgusciò via rapidissimo, amava immergersi, era proprio nel suo elemento. 
"Tesoro, vuoi che dica loro di nuotare più lontani? Così non ti vedrebbero" Voltandosi verso di lui, la piccola scosse la testa.
"No, madre. Non voglio... P-Però puoi stare con me?" Dandole un dolce bacio sulla fronte, l'Ingannatore annuì. Hela gli donò un ampio sorriso e lo abbracciò. 
"Sai cosa potremmo fare?" Toccandosi una ciocca di capelli ed osservandola perplesso, il dio finse un sospiro seccato. 
"Non so come mai, ma oggi i miei capelli sono un disastro, ti va di aiutarmi a sistemarli?" Non servì che lo ripetesse due volte, subito la piccola si alzò euforica e corse nella caverna adiacente tornando poco dopo con una vecchia spazzola e alcuni lacci che avevano intrecciato insieme. La figlia amava i suoi lunghi capelli dalle sfumature rosse e arancioni, le piaceva pettinarli ed acconciarli, soprattutto quando era triste o di cattivo umore, Loki, sapendolo bene, li aveva lasciati crescere a dismisura, solo per lei, solo per poterla rendere felice, nonostante li odiasse profondamente. Erano un'eredità di famiglia e, ogni volta che si specchiava, scorgeva in sé i propri genitori. Stringendo i denti, l'Ingannatore scacciò anche quel brutto pensiero dalla testa, era davvero una pessima giornata, troppi viaggi nei ricordi. Si sentì meglio non appena Hela cominciò a pettinarlo delicatamente, i suoi figli avevano sempre avuto quel magico potere.  
"Madre, ti voglio tanto bene"
"Anch'io ti voglio bene, tesoro. Ne voglio a tutti voi" Intrecciando una parte delle ciocche in una lunga treccia, la bambina cominciò ad intonare dolcemente una filastrocca e, la sua voce melodiosa, rimbombando sulle pareti, giunse alle orecchie dei fratelli fermando i loro giochi e portandoli a tornare a riva.

"Su una barca, verso il mare
Loptr rema, va a pescare
La platessa ad abboccare
Il gigante potrà capitolare

Su una barca, verso il mare 
Col nemico va a pescare. 
Conta i pesci, uno due tre 
Non lo troverai, grazie a me

Loki trattenne a stento una risata, era una delle canzoni che la piccola aveva scritto ispirandosi ad una delle avventure che aveva l'abitudine di raccontare loro prima di dormire. Si trattava sempre di storie vere, che aveva vissuto in passato prima che nascessero. Rapito dal racconto, l'Ingannatore chiuse gli occhi e rivisse quei momenti come se stessero capitando davanti ai suoi occhi. Un giorno, un contadino, gli aveva chiesto aiuto per proteggere il figlio dall'ira di un gigante furibondo e lui, per nascondere il giovane, lo aveva trasformato nell'uovo di una platessa che poi aveva liberato nell'oceano. Il gigante le aveva pescate tutte, una ad una, contandone le uova alla ricerca del ragazzo e, quando fu sul punto di trovarlo, lui lo richiamò a sé nascondendolo dietro il proprio mantello per poi remare fino alla riva.

"Su una barca verso terra
Ecco, il suo inganno sferra
Corre corre, il vento afferra
sulla sabbia, nell'entroterra"

La parte seguente si era sempre pentito di averla raccontata, prima dei piccoli, prima dell'assassinio che lo aveva reso un fuggitivo, non si faceva problemi ad essere sanguinario. Agli dei era andato bene fin quando doveva uccidere o mutilare altre creature, ma a quanto pare, se si trattava di loro simili, il perdono non era contemplato. Non andava fiero di aver dissanguato a morte un gigante per salvare quel ragazzo, come narrato nell'ultima strofa della canzone di Hela, ma, al contrario, provava un senso di orgoglio nel ricordare la vittima che aveva distrutto la sua esistenza. 

"Niente gambe, niente guerra
Il mostro ora atterra
Il nemico alla tua mercé
Loptr, dell'Inganno, l'unico re"

Conclusa l'acconciatura, la piccola smise di cantare e, imbarazzata, andò a nascondersi tra le sue braccia. Coccolandola, Loki si fermò solo per farle un caloroso applauso. Stava per congratularsi quando, improvvisamente, la terra sotto di loro cominciò a tremare e, dal soffitto della grotta, iniziarono a cadere delle rocce. Alzandosi subito in piedi, l'Ingannatore sentì un boato all'uscita, ma non perse la calma, prese i piccoli e li riportò alla caverna centrale, resa più solida e massiccia grazie agli incantesimi che vi aveva posto. 
"Mammina, che succede?"
"H-ho paura" Li portò nel punto più sicuro, una fenditura che aveva creato appositamente in caso qualche nemico potente li avesse trovati ed attaccati dall'esterno. Nemmeno Odino in persona sarebbe riuscito a sfiorarli lì, vi aveva concentrato ogni tipo d'incantesimo che le sue conoscenze magiche gli avevano concesso. 
"Adesso ci penso io, voi restate qui! Sarà qualche gigante arrabbiato che prende a pugni la parete. Ora lo caccio via" Diventando invisibile, Loki corse subito fuori furibondo, per uno come lui avere anche solo un secondo di pace nella propria vita era impossibile, dopo ciò che aveva fatto meritava di essere perseguitato, ma i suoi piccoli no. Qualche passo all'esterno e per poco non si ritrovò travolto dal cadavere maciullato di un abitante di Niflheimr, sparato a tutta forza contro la montagna da un colpo letale. Dal cielo cadde una saetta direttamente sul malcapitato incendiandolo all'istante, la vista del fuoco percorse il corpo di Loki di brividi che ricacciò subito indietro. Voltandosi, vide altri resti e, al centro di essi, con il martello fra le mani, Thor, circondato da saette, sormontare minaccioso un giovane gigante di ghiaccio tremante, a terra ai suoi piedi, ma ancora vivo.
"Te lo ripeto, feccia..." La voce del Dio della Folgore era ferrea e profonda, era chiaro che, se il malcapitato non avesse risposto rapidamente, si sarebbe presto ritrovato ad Hel con il resto del suo gruppo.
"Alto circa come te, capelli neri, lunghissimi, occhi rossi. Non ha i genitori, è molto intelligente e vive in questa zona. Lo hai visto?"
"I-io non... N-non conosco nessun gigante così, asgardiano! N-non sembra nemmeno uno di noi!" Sollevando il braccio, Thor fece cenno all'avversario di andarsene, ma questi non si mosse, ancora preda del terrore. 
"Dì ai tuoi capi chi sono e chi sto cercando. Dì loro che, se non lo troverò, vi sterminerò tutti. Mandate i vostri migliori cercatori se necessario, ma lo voglio" Loki si raggelò, un massiccio movimento di giganti in quella zona, così vicini ai portali per Alfheimr e Musspellsheimr, avrebbe smosso i re dei nove regni, lui e la sua famiglia si sarebbero ritrovati nell'occhio del ciclone. Non aveva altra scelta. Si spostò leggero nell'aria fin dietro un cumulo di neve e, quando fu certo che nessun altro stesse arrivando, si rese visibile e recuperò l'aspetto con cui si era presentato al Dio della Folgore.
"Si dice, giustamente, tale padre tale figlio, ma il principino è la copia sputata del suo dannato fratello. Vengono solo problemi dalla stirpe reale di Asgard" Nessun altro lo sapeva meglio di lui. Chiudendo per un secondo gli occhi, prese un bel respiro ed uscì allo scoperto, molti pensieri gli rimbombavano nella mente, più della tempesta che ancora imperversava.
"Sei fortunato, Thor, figlio di Odino. Se solo non avessi i miei figli da proteggere, imbratterei le mani del tuo sangue, come feci con Baldr" Sibilò a denti stretti per poi alzare la testa, giusto in tempo per fermare il gigante di ghiaccio prima che fuggisse per obbedire agli ordini impartiti.
"E-Eccolo!" Al grido, Thor si voltò nella loro direzione e, lanciato il martello, sfondò il cranio del messaggero. L'arma passò poco sopra la spalla di Loki, il quale però non si mosse e sostenne lo sguardo dell'altro mentre Mjollnir tornava nella sua mano. Riagganciato il Frantumatore alla cintura, il principe cambiò espressione aprendo le labbra in un sorriso. 
"Sono ore che ti cerco! Coraggio, andiamo su Asgard!"
"Non verrò. Andatevene!"
"Non essere timido, ci sposeremo oggi stesso! Sei stato scelto da me, Thor, figlio di Odino, Pad..."
"Morirei piuttosto che passare il resto della mia vita con un montato come voi! Uccidetemi qui ed ora!" Tenne i sensi all'erta, aveva bisogno di un'illusione per chiudere la questione definitivamente, ma per poterla usare, doveva prima deviare l'arma più potente dei nove regni nell'istante perfetto. Aperte le braccia in segno di resa, Loki pensò ai propri figli. Era pronto a morire.

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