Questione di Fiducia
Accadde tutto troppo velocemente perché Loki potesse chiedere spiegazioni. Thor lo aveva afferrato saldamente e, recuperato Mjollnir dalla cintura, si era sollevato in volo fuori dall'enorme finestra della stanza trascinandolo con sé, senza dargli la possibilità di parlare con Odino sul passato con Baldr. Puntando dritto verso la foresta, il Dio della Folgore non smetteva di piangere, il corvino riusciva a percepire i singhiozzi sollevare il suo petto solido ad intervalli irregolari. Nessuno meglio di lui poteva capire cosa significasse essere ingannato dal Padre degli Dei sulla propria natura, dopotutto, per molti anni, era stato convinto di essere realmente suo figlio, un asgardiano come tutti gli altri. Erano cresciuti circondati da imbrogli e bugie, ma, quando le certezze su chi sei crollano, quando anche di te stesso non resta più nulla, rimane solo la rabbia ed il desiderio di trovare una nuova identità, nella quale riconoscerti davvero, che nessuno possa più strapparti via. Era il momento peggiore nel quale avere Thor così fragile, dunque Loki prese una decisione, avrebbe fatto per l'altro qualcosa che nessuno, in passato, gli aveva concesso, sarebbe rimasto al suo fianco. Quando furono a terra, il Dio della Folgore lo lasciò andare e fu sul punto di avviarsi attraverso la boscaglia a testa bassa, ma lo bloccò prima appoggiandogli una mano sull'avambraccio. La pioggia cadeva pesante, bruciava negli occhi in gocce grandi e salate, l'Ingannatore scacciò via il fastidio con un gesto della mano e tenne ben salda la presa. In preda alla furia, il principino avrebbe raso al suolo l'intera Asaheimr, un desiderio che condivideva, ma non poteva lasciarglielo fare, c'erano ancora troppe risposte che quel mondo ingrato doveva dare ad entrambi.
"Thor..." Poteva sentirlo tremare anche attraverso il cuoio della giubba "A-Andiamo... S-Sleipnir, dobbiamo trovarlo..." Girandogli intorno, Loki lo avvolse in un lungo abbraccio, tenendo saldamente il corpo dell'asgardiano contro il proprio sino a quando questi non si appoggiò alla sua spalla e si rilassò. Quel tenero momento diede il tempo al Lupo della Brughiera di raggiungerli arrivando di corsa dal castello, non gli ci volle molto visto che, una volta uscito dalle mura, ebbe la possibilità di riottenere le normali dimensioni. "E-Ehi! Mammina, va tutto bene? Perché siete andati via così?" Accarezzando i capelli di Thor, Loki gli sorrise sfiorando le sue labbra con un bacio veloce e poi, spostando lo sguardo sul figlio, gli fece un cenno rivolto all'altro. Compresa la situazione, Fenrir si sedette accanto a loro in silenzio e cominciò a produrre calore.
"Thor, sei disgustato, vero? Trovi orribile il pensiero di non essere perfetto come ti hanno sempre detto. Hai paura, non sai chi sei e vorresti solo... Capire cosa fare, giusto?" Sollevando le braccia, il guerriero si aggrappò al suo mantello e, lentamente, annuì. L'Ingannatore sospirò, nonostante fosse una situazione difficile, non riuscì a trattenersi e sorrise. Era quasi offeso, in fondo erano entrambi metà Asi e metà giganti, quindi, anche se indirettamente, non solo il Dio della Folgore considerava sé stesso un errore, ma, di conseguenza, provava la stessa repulsione anche verso di lui. Sospirando, non smise di accarezzarlo, Thor non era abbastanza intelligente da fare quel collegamento in modo consapevole, nonostante ciò, lo ferì comunque. Avrebbe voluto farglielo notare, ma non era il momento giusto, aveva ricevuto una bella botta di verità quel giorno, l'ennesima conferma del cuore marcio che batteva oltre le mura lucenti della grande Asgard.
"Tu resti Thor. Non era il sangue puro dei tuoi genitori a renderti il guerriero più forte di Asaheimr o uno zuccone senza speranze. Sei semplicemente fatto così. È ciò che sei che mi ha fatto innamorare. Asi, gigante, umano o nano che tu possa essere, ti amo" Separandosi leggermente, l'altro lo guardò incredulo, aveva gli occhi lucidi pieni di lacrime ed il naso rosso per il pianto, ricordò a Loki la loro infanzia, da bambini era più frequente che Thor gli mostrasse quel lato di sé, prima che crescesse e la tristezza diventasse una cosa da "deboli". Appoggiando le mani sulle sue guance, il corvino si sporse e gli diede un altro bacio al quale, questa volta, il suo amato rispose con trasporto. Già più tranquillo, il Dio della Folgore si asciugò il viso ed abbassò la testa arrossendo per poi spostare lo sguardo verso la foresta. Sopra le loro teste, le nuvole si schiarirono e, nonostante il temporale continuasse, la pioggia si fece più gentile. La visuale della boscaglia davanti a loro divenne più estesa, l'odore salmastro e l'acqua avevano ormai coperto ogni traccia del passaggio di Sleipnir e del cavaliere non morto, trovarli a quel punto era impossibile. "O-Oh no... C-Cos'ho fatto? M-Mi dispiace così tanto, Loki!" Presa la mano di Thor nella propria, l'Ingannatore non perse il sorriso e cominciò a fare strada tranquillamente, nel frattempo Fenrir si affiancò al guerriero e gli diede un colpetto amichevole con il muso. Per Loki fu bello vederli così affiatati, il sostegno di un amico, forse il solo che Thor avesse con una mentalità meno tossica di quella di Asgard, lo avrebbe aiutato a capire ancora meglio che niente era cambiato nel suo cuore. Mezzo gigante o meno, restava lo stesso di sempre, così come Loki era rimasto tale e quale una volta scoperta la verità, sarebbe stato altrettanto anche nel suo caso.
"Nessuno meglio di noi conosce questi boschi. Chiaramente Sleipnir non può lasciare Asgard, altrimenti ci avrebbe seguiti durante il viaggio" Scodinzolando, Fenrir tentò di annusare l'aria circostante in cerca di qualche traccia "Hai ragione, mammina. Noi dovevamo restare in dei punti definiti, in modo che tu potessi trovarci tramite le visioni. Sleipnir è l'unico a potersi spostare fisicamente, ma solo con Odino, dunque non può essere lontano" Loki scostò indietro i capelli con la mano libera e li strizzò come possibile.
"Controlleremo ogni singolo cespuglio, non possono nascondersi in..." Thor si bloccò all'improvviso obbligandolo a fare lo stesso. "Ho un'idea"
La mano di Loki era fredda nella sua, Thor riusciva a percepire che in essa non scorreva più la vita del suo amato, sì, la sua anima vi dimorava, ma non in armonia come in passato. Ormai era chiaro che, alla fine di quel viaggio, niente sarebbe stato più come prima, nemmeno loro erano più gli stessi della partenza, e non solo nell'aspetto. L'Ingannatore aveva ragione, ora sapevano la verità, l'essersi liberati di quelle menzogne era la chiave di tutto, ed ora non c'erano più gli ordini di Odino a bloccarlo, o Asgard come motore delle sue azioni, solo il corvino. Avrebbe fatto di tutto per aiutarlo, per proteggerlo e stargli accanto, visto che concentrarsi sulla verità era troppo doloroso, spostò la propria attenzione sulla missione, come si era abituato a fare da quando era diventato un guerriero. Nel regno di Asaheimr, grazie alla presenza del castello di Asgard, dimostrazione della forza e della grandezza del popolo degli Asi, era possibile dissimulare altre zone importanti nell'ampia foresta. Una di queste ultime, in particolare, era celata dallo sguardo del popolo ed era possibile visitarla solo in due casi, se si era uno dei guerrieri scelti del regno, come lui, oppure durante la cerimonia di passaggio all'età adulta. Tutti i giovani asgardiani visitavano quel luogo almeno una volta nella vita, ma in pochi vi potevano poi tornare. Lui non aveva mai sentito il bisogno di recarvisi una seconda volta, a malapena ricordava cosa fosse accaduto durante la cerimonia, ma, se davvero quel fantasma era davvero un principe di Asgard, non c'era posto migliore in cui nascondersi per lui. Lì avrebbe potuto ricevere la protezione di generazioni di valorosi condottieri asgardiani del passato senza venir disturbato da nessuno, era di sicuro il posto migliore in cui cominciare la ricerca. La loro meta si trovava oltre un passaggio segreto, in una zona dalla fitta boscaglia, circondata dalle cime degli alberi più alti e dunque di difficile individuazione dall'alto. Arrivarci a cavallo del Lupo della Brughiera avrebbe creato troppo trambusto, avvisando il nemico del loro arrivo, quindi al Dio della Folgore non restò che fare strada a piedi tentando di recuperare i frastagliati ricordi sul percorso dalla memoria. A causa del suo comportamento avevano di nuovo perso tempo, sapeva solo combinare un disastro dietro l'altro, per quanto cercasse di imparare, di non commettere gli stessi errori ancora ed ancora, gli era impossibile smettere di creare problemi a Loki. Fu proprio quest'ultimo, con un colpo deciso al suo braccio, a svegliarlo dal torpore in cui era finito spingendolo a voltarsi "Riesco a vedere il fumo uscirti dalle orecchie. Va tutto bene? Ancora non mi hai nemmeno detto dove stiamo andando..." In effetti sarebbe stata la prima volta per l'Ingannatore, gli era stato proibito svolgere la cerimonia quando erano giovani, ma, a differenza di quanto Thor aveva in seguito immaginato, non era stato a causa del suo sangue misto, altrimenti anche a lui sarebbe stato proibito, doveva esserci dell'altro sotto. A quanto pare, tra tutti i segreti che il Padre degli Dei aveva tenuto loro nascosti, c'era anche quello e, ben presto, l'avrebbero svelato.
"Sul versante della terza montagna più alta di Asaheimr c'è una caverna. Varcata la soglia si entra in una radura nascosta, credo che Sleipnir potrebbe trovarsi lì. In caso io abbia sbagliato, di nuovo... proveremo da qualche altra parte" Un bacio di Loki sulla guancia gli lanciò una vampata di calore e, per un secondo, ebbe l'impressione di vederne gli occhi verdi tornare rossi. L'emozione gli riempì il corpo di brividi e lo alleggerì. "Solo per curiosità... Non sarà mica il posto in cui porti le tue conquiste amorose, vero?"
"N-No! Ma che stai dicendo!? D-Dobbiamo trovare Sleipnir! I-In più, se esistesse un posto del genere... saresti il primo a vederlo..." La risata del corvino gli scaldò il cuore, i segni sul viso dell'altro si illuminarono, ma poi recuperò l'autocontrollo e gli si appoggiò al petto. Sembrava così tranquillo, ma dopotutto era un maestro nel nascondere i propri sentimenti, probabilmente era in pensiero per il figlio, arrabbiato con la famiglia reale asgardiana e stanco di tutta quell'assurda ricerca, eppure lo sosteneva. "Non ho mai sentito prima di questo luogo segreto, come mai?"
"Beh, lì si fa la cerimonia di maturità. Solo chi ha ottenuto il permesso dal Padre degli Dei, o possiede il grado di guerriero scelto, può accedervi" Sospirando, il corvino si coprì il volto con la mano libera e scosse la testa "Thor... io come faccio ad entrarci?"
"Semplice, tu non ci entri. Vado io" Non era così stupido da non averci pensato, non avrebbe mai permesso che Loki corresse altri pericoli, quindi sarebbe andato da solo. Una volta fronteggiato Baldr, Sleipnir sarebbe stato libero dal suo influsso tornando dall'Ingannatore per concludere quella faccenda una volta per tutte, mentre lui teneva a bada il non morto. Lasciando la sua mano, il corvino gli si piazzò davanti arrabbiato nero "Ancora con questa storia?! Credevo avessimo deciso di stare uniti ed affrontare questa cosa insieme! Non sono una fanciulla da proteggere, Thor!"
"Lo so che non è così, ma..." L'aria intorno all'Ingannatore si fece torrida e Fenrir circondò subito la madre con il proprio pelo sino a riportare la situazione sotto controllo. "Sai che ti dico? Se arrivati fin qui ancora non ti fidi di me puoi anche non venire!"
"Io mi fido di te! Ma non posso perderti di nuovo! Sei tutto ciò che ho, Loki!" Ed ecco tornare le lacrime, ma questa volta, non le scacciò, non le nascose. Rilassandosi, il corvino saltò in groppa al Lupo della Brughiera e lo osservò per un momento "Thor, per me è la stessa cosa. Ogni volta che inizi uno scontro o apri bocca una volta di troppo, rischi di morire. Sin dall'inizio è capitato innumerevoli volte, ma per quanto ti chiedessi di tornare a casa, di abbandonarmi, tu non obbedivi. Secondo quale logica, io invece dovrei farlo?" E, detto ciò, fece voltare il gigantesco animale e si allontanò a cavallo di esso attraverso la boscaglia, noncurante di venir scoperto, dritto verso la terza cima più alta di Asaheimr.
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