Le Anse del Destino

Da quando aveva pronunciato quella frase il tempo si era fermato. Lo sguardo di Thor, lucido, rifletteva la sua immagine trafiggendolo, le sue parole dovevano averlo ferito, ma non intendeva rimangiarle, era la verità. Liberandosi dalla presa, Loki si concentrò sul motivo che lo aveva spinto lì. Un altro passo ed il suo sguardo si incupì ulteriormente davanti all'indifferenza di Njordr.
"Rispondi, come hai promesso" "Prima si parlava di Sleipnir. Lascia perdere Loki. Lo dico per il tuo bene" Seccato, l'Ingannatore cominciò a sentire nelle narici l'odore di acqua stagnante farsi più forte. La situazione stava degenerando. Indietreggiando e portandosi al fianco del Dio della Folgore, il corvino prese la sua mano nella propria e sorrise. Mantenendo il volto quanto più tranquillo possibile e, nonostante la confusione del biondo, riuscì a farsi seguire.
"Bene, se le cose stanno così... Vi ringrazio per la vostra disponibilità" Il puzzo si era fatto insopportabile, ormai anche Thor sembrava averlo notato, era evidente da come si guardava intorno alla ricerca della sua provenienza, non sapendo in quale pasticcio li aveva infilati.
"Ora noi andiamo... Porteremo i vostri omaggi al Padre degli dei" Dalla porta d'ingresso, più rapidamente del previsto, giunse un'onda sottile che scivolò contro i suoi piedi, passando oltre per poi tornare indietro, presto seguita da un'altra. "Sarà il tuo accompagnatore a farlo per te, Dio della Menzogna" All'ennesimo aumento del livello dell'acqua, il corvino la sentì fino alle caviglie, era così fredda da farlo rabbrividire "Non lascerai Vanaheimr prima che ti abbia tolto dalla mente queste futili preoccupazioni" Spaventato da quella minaccia, Loki stava per rispondere quando si sentì trascinare dal Dio della Folgore fuori dalla torre, lungo le strade ormai allagate della capitale. Dalle vie principali, gruppi di guardie sbarravano loro il passaggio in direzione delle uscite dalla città costringendoli a seguire percorsi alternativi lungo i vicoli. L'Ingannatore sapeva che li stavano spingendo in trappola. Non c'era modo di andarsene di lì senza ricorrere ai poteri di Thor, ma era fuori discussione chiedergli quel favore dopo quanto era successo poco prima. Riflettendo sul da farsi, Loki cominciò ad analizzare le alternative che avevano a disposizione, una folle idea gli balenò in mente.
"Thor, aspetta" sussurrò al biondo facendolo fermare dalla corsa "Perché? Sono certo che possiamo seminarli!"
"No, non possiamo. L'acqua continua a salire e Njordr può sentire i nostri passi attraverso essa. Sa dove siamo, ci sta portando in un punto dal quale non potremo scappare" Lasciando la mano del Dio della Folgore, il corvino lo guardò seriamente.
"Ci dividiamo qui. Torna ad Asgard" "Cosa?! No! Vengo con te! Userò il martello, voleremo oltre le mura!" Ma in risposta ottenne solo un leggero scuotimento di testa. Non era solo per il fatto che, in questo modo, all'altro sarebbero stati tolti i poteri, per Loki era una questione di orgoglio. Non avrebbe più accettato l'aiuto del fratellastro, così come quello di Odino. Stava per partire di corsa, ma si sentì afferrare per le spalle e tener fermo. "Sei... arrabbiato perché non ti ho ascoltato? Avrei dovuto, lo so, ma eri così allegro quando parlavi con Njordr che mi sono sentito... strano" Non era il momento migliore per ascoltare i piagnistei di un bambinone che aveva fatto i capricci per essersi sentito ignorato. Sospirando, l'Ingannatore cercò di sorridergli.
"Ne parliamo dopo, adesso non è il momento giusto" Non sarebbe riuscito a far desistere Thor dal venirgli dietro tanto facilmente, era tanto testardo quanto borioso.
"C'è un modo per lasciare Vanaheimr senza usare i tuoi poteri, ma è rischioso..." "Facciamolo!" Ripresa la strada, il livello dell'acqua ormai alla vita, i due si avviarono verso il limitare della città. La popolazione si era già spostata sulle torri, osservavano la situazione dall'alto, abituati ormai alla natura mutevole del proprio sovrano. Purtroppo, Njordr, come l'elemento su cui dominava, possedeva in sè due nature e passava dall'una all'altra a seconda del momento. Pacifico e letale, portatore di abbondanza o dispensatore di morte. Non era piacevole avere a che fare con la seconda, Loki lo sapeva e, negli anni, aveva imparato come evitare di scatenarla, Thor era riuscito a farlo con poche semplici frasi. Sfinito dal nuotare, il corvino si fece aiutare dall'altro ed insieme salirono sulle strade sopraelevate, un'alternativa meno faticosa che avrebbe reso più difficile la loro individuazione. Ormai da tempo immerse nel proprio elemento, le guardie avevano iniziato a riveare la loro vera natura, i loro corpi erano mutati. Da figure splendide ed eleganti, erano divenuti tritoni ibridi, a immagine e somiglianza del proprio re e, grazie a ciò, nuotavano ancora più rapidamente. A differenza loro, lui stava diventando più lento di secondo in secondo, la sua pelle perdeva sensibilità diventando azzurra e rendendogli i movimenti più difficili, impacciati.
"Eccoci" Sorreggendosi al Dio della Folgore, Loki cercò di riprendere fiato. Al suo viso giungevano gli spruzzi dell'immensa cascata del fiume Tanais, in caduta libera dai confini di Vanaheimr. "Aspetta! Non vorrai mica che ci buttiamo!"
"Dobbiamo... il Tanais è troppo forte perfino per Njordr, non può dominarne il flusso" "Ci deve essere un altro modo! Userò Mjöllnir!" Staccandosi dalla stretta e cadendo in ginocchio, il corvino si trascinò fino al bordo della palaffitta, le gambe ormai gelate "Allora potremmo avvicinarci alle mura ed uscire da lì! Torneremo al tuo passaggio segreto per Asgard!"
"Le mura sono controllate, inoltre... non tornerò ad Asgard. Il Padre degli Dei userà il mio ritorno come scusa per accusarmi di aver fallito. Mi imprigionerà e toglierà i ricordi! Lo farà fare a Frigga, non lo sopporterei" "Gli parlerò io!" Limitandosi ad uno sguardo, l'Ingannatore si sporse ancora di più. Era strano vedere Thor così agitato, probabilmente nel suo piccolo regno pensava di poter affrontare qualsiasi cosa, dura trovarsi davanti a divinità molto più antiche e forti di lui senza poter usare i propri poteri.
"Torna a casa, c'è una birra che ti aspetta lì" La frase colpì nel segno. Con uno slancio rapido, il Dio della Folgore lo prese saldamente tra le braccia e spinse entrambi nelle profondità. 

In seguito alla caduta dalla cascata, perfino un dio potente come Thor finì per perdere i sensi. Non appena si riprese, ancor prima di mettere a fuoco il luogo nel quale era finito, il biondo notò la mancanza di Loki. Non era più tra le sue braccia. Mettendosi in piedi e dando uno sguardo ai dintorni si rese conto di non essere all'aperto, tutt'altro, era in un'ampia cupola d'aria immersa nell'acqua. Le uniche luci circostanti provenivano da alcuni pesci, molluschi ed alghe fluorescenti i quali davano all'ambiente un'aria magica. Muovendosi nello spazio a disposizione, il biondo richiamò a sè il proprio martello, finito a qualche metro dalla sua posizione.
"E se Loki fosse finito al di fuori? Potrebbe essere..." scuotendo la testa per scacciare quella possibilità, riprese fiato ed iniziò a chiamare l'altro più forte che poté. La sua voce non fece alcuna eco, a quelle profondità nessun suono si propagava. Facendo il giro e attendendo che le varie creature all'esterno illuminassero ogni centimetro prima di passare a quello successivo, Thor dovette dolorosamente accettare che l'altro non fosse lì.
"Loki... È stata tutta colpa mia... Solo mia" Lasciandosi scivolare sul terreno soffice, il Dio della Folgore sollevò il braccio e diede un colpo al suolo producendo un profondo cratere nella sabbia circostante. Era distrutto, non poteva credere che, gli ultimi momenti con il fratello, fossero stati un sorriso beffardo ed frase orribile. Pronto a dare un'altro colpo per soffocare un pianto che già gli solcava le guance, Thor sentì la terra tremare ed alzò lo sguardo. La barriera a dividerlo dall'acqua aveva iniziato a muoversi, era una specie di tornado, una spirale trasparente. Ad un tratto, giungendo dal punto più alto, si abbassò sinuosa ed elegante l'enorme testa di un serpente. Arrossendo alla vista della meravigliosa creatura, il biondo non ebbe occhi che per lei sino a quando questa non aprì le fauci mostrandogli i lunghissimi denti arcuati. Con la mano ben stretta all'impugnatura del martello, Thor fu pronto a reagire quando, dalla profonda gola del rettile, scivolò all'esterno il corpo addormentato di Loki, finendo tra le sue braccia. Incredulo, il Dio della Folgore lo strinse e sentì il proprio cuore tornare a battere.
"Pensavo non ti avrei più rivisto ..." "Ti chiedo perdono per avertelo nascosto, Thor, figlio di Odino" Non solo era immenso, ma quell'animale era in grado di parlare. La sua voce era bassa, tanto che, spesso, il fruscio provocato dal suo corpo squamoso, riusciva a sormontarla. 
"Perché l'hai fatto?" "Non sapevo se potevo fidarmi di te... Temevo fossi giunto qui per ordine di tuo padre... In quel caso avrei consumato più che volentieri i tuoi giorni lentamente, nel dolore"
"Ovunque vada mi sento molto meno rispettato di quello che immaginavo" Accarezzando lentamente il viso dell'Ingannatore, il dio sorrise, era piacevole guardarlo dormire, pareva così pacifico, una bambola delicata dalla pelle diafana. A quanto pare il suo piano aveva funzionato, non erano sicuramente a Vanaheimr, la puzza di acqua marcia era sparita del tutto. Adesso non restava che scoprire dove si trovavano, magari chiedendo al serpente e poi proseguire alla ricerca di Sleipnir.
"Oh giusto... Non stiamo cercando Sleipnir" pensò un po' innervosito, era meglio aspettare le indicazioni dell'altro.
"Loki" provò a scuoterlo ricevendo in cambio un brontolio frustrato ed il corrucciarsi del suo sguardo, almeno stava bene. Dandogli un'occhiata alle gambe, Thor fu rassicurato dal vederle in salute, chissà per quanto sarebbero riusciti a fermare il congelamento in tempo e riportarlo alla normalità.
"Loki, svegliati" "Thor..." aperte le palpebre, il corvino lo guardò e rilassò il broncio in un sorriso "Il grande re di Asgard sta piangendo per me?" Asciugandosi le guance in fretta, per Thor fu difficile trovare una scusa pronta, aveva la faccia in fiamme.
"S-sabbia, negli occhi" "Già, sabbia" mettendosi a sedere, Loki si voltò verso il serpente "Te l'avevo detto che non c'erano pericoli con lui. Forte guerriero sanguinario, ma con il cuore di burro" L'Ingannatore non gli aveva mai detto cose del genere prima, erano quasi complimenti rispetto al resto. Ripensando alle accuse ricevute prima e alla fine della fuga, il Dio della Folgore si portò davanti all'altro. Era nervoso al pensiero di ritirare il discorso a galla, ma era necessario.
"Loki, quello che mi hai detto..." "Sì, è quello che penso. Adesso passiamo oltre, direi che non è il momento giusto per questo"
"Lo è invece! Non possiamo continuare questo viaggio così. Davvero hai... paura che possa abbandonarti per "farmi una birra"?" "L'ho messo in conto. Lo faccio sempre" Il suo tono era gelido e tagliente. Era fermo nella sua convinzione, non lo stava ingannando solo per suscitargli dei sensi di colpa.
"Non lo farei mai" "Tu lo hai sempre fatto ed essere andato su Midgard restando umano per un po' non ti rende diverso" "Altrimenti tra poco cambieresti anche tu, figlio di Farbauti" Si intromise il rettile attirando la loro attenzione, soprattutto per il modo bizzarro con cui aveva nominato l'Ingannatore.
"Quindi siamo su Midgard... ma chi è questo Farbauti? Loki è figlio di Odino o, al massimo, del re dei giganti di ghiaccio, Laufey" Appoggiando la testa sul terreno sotterrandola leggermente, l'animale chiuse gli occhi "Per questo il fato vi ha portati da me... io possiedo il primo tassello necessario a liberare il Dio delle Malefatte. Per questo motivo il Padre degli Dei ordinò che venissi scagliato nel mare di Midgard. Mi ha obbligato al silenzio, ma non può sconfiggere il destino" Guardando ammirato la creatura, il biondo si ricordò di una leggenda lettagli da sua madre durante l'infanzia, vi aveva prestato attenzione solo durante i momenti in cui veniva narrato lo scontro di suo padre con colui che gli stava dinnanzi. Quello era il serpente dell'infinito, il "demone cosmicamente potente" bandito da Odino per la sua pericolosità. La storia narrava che egli, inizialmente di modeste dimensioni, con il tempo fosse divenuto talmente lungo che, nel caso in cui si fosse steso diritto, avrebbe potuto abbracciare il mondo e infine mordersi la coda.
"Tu... Sei colui che, al Ragnarok, mi ucciderà"

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