La Punizione di Loki

Dopo aver ripreso conoscenza, Loki si rese conto che le pareti della prigione erano sparite. Rimanendo immobile, ebbe il dubbio di trovarsi ancora in un sogno. Era troppo debole per aver distrutto le barriere e, per di più, era circondato da un alto muro di fuoco. Alzandosi in piedi ed avvicinandosi, capì subito che si trattava di un incantesimo impossibile da varcare. Si prese del tempo per analizzare la situazione e fu allora che la circonferenza prese a restringersi pericolosamente.
"Chi e perchè?" si chiese prima di venir interrotto da uno sferragliare proveniente dall'ingresso. Diversi guerrieri asgardiani si fecero avanti chiudendo ogni via di fuga dal sotterraneo, nonostante già non ne avesse. "Fermo,Loki!" urlò il soldato di grado maggiore "Non ci ingannerai con le tue illusioni questa volta!" Alzando le mani a livello delle spalle, in segno di resa, il corvino sospirò mantenendo la calma.
" Non è opera mia" Le guardie, non credendogli, lo puntarono con le lance, le quali però, a contatto con la trappola infuocata, si sciolsero all'istante. Se non fossero arretrati sarebbero stati consumati a loro volta.
"L'avevo detto" pensò divertito il Dio dell'Inganno. Peccato che lo schieramento, resosi conto che la fiamma non si stava espandendo, ma anzi, tendeva a tornare verso il centro, prese la decisione peggiore. Certo, non tentarono più di assalirlo, ma nemmeno di intervenire per aiutarlo, condannandolo a morte certa. Loki strinse i denti e lasciò scivolare le mani lungo i fianchi. "Per Asgard" annunciò uno di loro, affermazione che venne ripetuta anche degli altri. Fu allora che il corvino capì quale sarebbe stato il suo destino.
"S-salvatemi! Troviamo un accordo!" Non gli era rimasto che contrattare, ma fu inutile. Alcuni se ne andarono, altri restarono a guardare la sua esecuzione. Arrabbiato e non intenzionato a cedere, Loki guardò dritto nelle fiamme. Gettarvisi quanto più velocemente possibile era la sua unica possibilità, anche se, una volta fuori, forse non sarebbe più riuscito a spegnersi, si trattava di magia dopotutto. Stava per compiere il primo passo quando, il rombo di un tuono, provocò un terremoto in tutta la segreta facendolo finire a terra. Un attimo dopo, un fulmine, calato dal cielo, distrusse il soffitto sopra l'Ingannatore facendo scendere una fitta pioggia direttamente sulla sua testa. Pochi secondi e l'acqua estinse l'incendio, infradiciando totalmente Loki. I suoi esecutori iniziarono a gridare ad alta voce il nome del suo salvatore, qualcuno che avrebbe fatto volentieri a meno di vedere. Rimettendosi in piedi per recuperare l'autocontrollo, il corvino si strizzò i lunghi capelli sospirando.
"Thor... A questo punto era meglio morire bruciato" sibilò a denti stretti "Loki! Fratello mio, che cosa è successo? Stai bene?" gli domandò il "grande eroe" appoggiandogli pesantemente una mano sulla spalla.
"Sto bene" rispose stizzito, scostandosi dal contatto. Anche se libero, tentare una fuga con l'altro tra i piedi era impossibile. Non voleva affrontare un combattimento, non dopo essersi avvicinato tanto alla morte a causa della feccia asgardiana. Qualcosa di strano era appena successo, ed aveva bisogno di risposte. Se fosse ricapitato, senza mister pompiere dai riccioli d'oro nei dintorni, sarebbe diventato cenere fumante. Fortunatamente qualcuno che potesse sapere cos'era successo in quella segreta, si trovava proprio lì ad Asgard, per quanto lo riempisse d'ira l'idea di parlargli. "Pensavamo tutti che avessi causato qualche disastro per impedirmi ancora di salire al trono, ma è bello sapere che non centri nulla. Comunque... nostro padre vuole vederti"
"Perfetto, non vedo l'ora" sorrise falsamente il corvino allungando i polsi verso la guardia più vicina per essere ammanettato. Il Dio della Folgore rimase al suo fianco per tutto il tragitto, gli raccontò delle ultime imprese compiute in battaglia e delle serate passate a trincare birra insieme ai suoi compagni d'armi nella sala dei festeggiamenti. Non sembrava rendersi conto della condizione in cui versava lui, della rabbia e della sete di vendetta che lo corrodevano giorno dopo giorno. Thor non era cambiato, così irradiato da sé stesso non riusciva a concepirlo, e pensare che, anche una visita ogni tanto, avrebbe potuto dimostrare a Loki che quel "fratello", come ancora si ostinava a definirlo, avesse un vero significato. Arrivati all'ingresso della sala, il nuovo re passò subito avanti glorificato dal proprio popolo mentre, alle spalle del corvino, una delle guardie continuava a spingerlo per farlo proseguire. "Non credere di essere scampato alla tua fine, traditore"
"Dovete sperare che Odino mi uccida perché, se sopravviverò a questa udienza, morirete" sussurrò camminando fin sotto al trono. Il Padre degli Dei lo fissò colpendo il suolo con lo scettro per far ricadere il silenzio. Loki non si scompose, mantenne il viso rilassato spostando di quando in quando gli occhi su Frigga, non intendeva dare soddisfazioni a quel despota. "Non smetterai mai di portarmi dolore e dispiaceri..."Fu questo il saluto che ricevette da colui che lo aveva cresciuto e che ancora affermava di amarlo come figlio. Lasciandosi sfuggire una breve risata, l'Ingannatore si spostò una ciocca di capelli dal viso, stava ancora gocciolando dopo la lavata piovana di poco prima. "Loki non è la causa di quello che è accaduto!" S'intromise il biondo inginocchiandosi e dando vita ad un fastidioso brusio generale. "Delle fiamme sono comparse dal nulla cercando di consumarlo!" Nell'unico occhio sano del Padre degli Dei, Loki scorse la paura. Abbassandosi all'orecchio del marito, Frigga vi pronunciò qualcosa che ne accentuò la rabbia sul volto.
"È la verità! Non ho idea di cosa sia successo, ma credo che voi sì, e voglio saperlo!" Alla sua richiesta, il Sovrano dei Nove Regni si alzò e superò quei pochi passi che li dividevano tuonando alla gremita folla un unico ordine. "Che tutti escano! Restino solo i miei figli!"

Quando la sala si fu svuotata, ed ebbe dato il giusto saluto a tutti, dagli ospiti più eminenti, agli amici più cari, Thor tornò verso il trono. Non era così che si era immaginato quella giornata, ma gli imprevisti facevano parte del divertimento. Non fece nemmeno un paio di passi che si ritrovò a dover bloccare Loki, apparentemente intenzionato ad andarsene. "Ha detto i suoi figli" gli sussurrò il corvino a testa bassa "Io non sono incluso in questa categoria!"
"Dai fratello, non dire queste sciocchezze! Credevo volessi rivedere nostro padre! Lo hai detto tu stesso quando ti ho portato fuori dalla segreta!" detto ciò gli diede un paio di pacche amichevoli sulla schiena e lo riportò al cospetto del Padre degli Dei. Provava una grande gioia nell'essere di nuovo tutti insieme, come la famiglia che erano un tempo, peccato che, in seguito all'uscita di sua madre, l'idillio si concluse e l'atmosfera divenne pesante. L'unico occhio buono di suo padre era tutto per il fratello il quale però lo sosteneva con fermezza, in silenzio. Thor fu tentato di dire qualcosa per rompere quella tensione glaciale, ma Odino parlò per primo "Loki, sei quantomeno pentito per aver rovinato di nuovo l'incoronazione di tuo fratello?" "Se vi rispondo di sì poi voi mi darete delle spiegazioni?" "E di aver provocato la fuga del mio destriero Sleipnir? Almeno di ciò sei pentito?" Il Dio del Tuono sapeva che l'Ingannatore stava tirando troppo la corda in quel momento. Avrebbe dovuto cedere, inginocchiarsi, capire il suo errore e chiedere scusa al genitore prima che la sua ira si facesse troppo grande per essere placata. Peccato che lo conoscesse bene, erano cresciuti insieme, e quindi non si sorprese nel sentire in risposta una semplice risata.
"Loki, scusati! Non è un disonore per un guerriero riconoscere i propri sbagli e tentare di porvi rimedio!" Posando le sue iridi color smeraldo nelle sue, il corvino sospirò e scosse la testa. "Detto da te suona molto ironico, fratello" pronunciò con freddezza tale da trafiggergli il cuore e colmarlo di amarezza. Odino, appoggiandogli una mano sulla spalla, lo rassicurò "Hai ragione, Thor" Furono parole semplici, ma che non facevano presagire nulla di buono "E visto che tu, Loki, figlio di Odino" e mentre il Padre degli Dei diceva il suo nome, l'Ingannatore distolse lo sguardo, la sua gamba destra prese a tremare. "Non sono tuo figlio! Non lo sono mai stato!" Stretto lo scettro nella mano destra, loro padre tuonò perentorio "Sei mio figlio! E come colpevole di tutto questo, adesso toccherà a te porre rimedio all'onta che hai gettato sul nuovo re di Asgard!" Spostata la mano dal biondo, all'altro, il Padre degli Dei raccolse le proprie forze. Un forte vento cominciò a soffiare nella stanza, l'acqua del fiume, che scorreva lungo il pavimento, formò grandi gorghi ed il fuoco delle torce, appese in vari punti nel salone, si sollevò in torri alte fino al soffitto. Sotto le grida di Loki, Odino lasciò che la propria arma cadesse al suolo, appoggiò entrambe le mani su di lui e cominciò a pronunciare delle parole rapide, a labbra quasi serrate. A causa dello sfogarsi degli elementi, Thor non fu in grado di reagire alla situazione e ne rimase spettatore, spaventato all'idea della sorte che sarebbe toccata al fratello. A causa del tocco del Padre degli Dei, il corpo del corvino perse la barriera magica che ne nascondeva il vero aspetto, rivelando quello di gigante di ghiaccio agli occhi increduli del Dio della Folgore.
"È così raro vederlo in questa forma..." Pensò il biondo ammirandone le venature turchesi lungo la pelle liscia e la sottile striscia degli occhi rosso sangue attraverso le palpebre semichiuse. Non potè goderne a lungo, ben presto l'aspetto di Loki tornò normale. Vedendolo sul punto di cadere al suolo, Thor lo sostenne a sé e guardò il proprio padre.
"Cosa gli avete fatto?" Raccolto lo scettro, Odino tornò al trono e vi si sedette, l'attimo dopo, il Dio dell'inganno riprese i sensi, ancora stordito. "Ed ora ascolta bene, Loki" Incrociando le iridi del corvino prima che le spostasse sul Padre degli Dei, Thor sentì un brivido. Non aveva mai visti quegli occhi, di solito pieni di malizia, farsi così insicuri, sinceri. Il loro contatto non durò molto, l'Ingannatore lo scacciò debolmente e si rimise in piedi, anche se ancora un po' traballante "C-cosa mi hai fatto?" "Riporterai qui Sleipnir" " Cosa mi hai fatto?!?" urlò in riposta verso il genitore "Come fece Thor, dovrai portare a termine la missione privato dei poteri, sia magici, che quelli di nascita come gigante di ghiaccio" Alla notizia, Loki cadde in ginocchio, rassegnato. Thor capì quanto difficile dovesse essere per lui rendersi conto di essere appena diventato la creatura che, fra i nove regni, disprezzava più di ogni altra, un uomo. "La tua natura malvagia e bugiarda mi ha obbligato a prendere un ulteriore provvedimento. Giorno dopo giorno, il gelo dei giganti crescerà dentro di te. Se sarai ancora umano per quando avrà raggiunto il tuo cuore, allora esso ti ucciderà"
"No! Padre non potete fare questo!" ma Thor non ebbe tempo di ribattere. Dal portone principale giunsero delle guardie, le quali, liberato l'inerte corpo del corvino dalle manette, lo trascinarono fuori. Loki non oppose resistenza. Il Dio della Folgore fece per seguire il fratello, ma la voce del padre lo fermò. "Non ti è permesso facilitargli in alcun modo la punizione. Fallo ed Asgard perderà entrambi i suoi principi" Continuando a dargli la schiena, il biondo giunse fuori dal castello giusto in tempo per scorgere il fratello dirigersi verso le montagne. Superandolo, Thor ne fermò l'avanzare, voleva parlargli e, allo stesso tempo, desiderava segretamente rivedere lo sguardo che l'altro gli aveva donato prima, in quell'attimo di vulnerabilità. "Cosa vuoi?" Vedere l'altro in volto non gli diede la gioia sperata. Le sue iridi erano della solita, particolare tonalità di verde, misto a celeste, ma non brillavano della stessa luce che aveva visto poco prima. "Sei venuto a deridermi? A schernire la mia situazione? In fondo il destino mi ha portato al medesimo fato a cui io avevo destinato te... "
"No" gli sorrise in risposta.
"Vengo con te!" L'espressione di Loki era chiara, non gli credeva "Il grande Padre degli Dei mi ha concesso il tuo aiuto per pietà nei miei confronti?"
"In verità io non posso aiutarti, ma posso accompagnarti! Viaggeremo insieme!"

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