L'Alleanza

Casa. Quando Loki rivide con i propri occhi Muspellsheimr, non riuscì a controllarsi e scese dalla groppa di Fenrir. Erano all'esterno, nel mezzo esatto di una pianura circolare, priva di vegetazione, contornata da un sottile cerchio di alberi dalle fronde imbiancate a causa della costante pioggia di cenere, protetti da pareti frastagliate, scure, contro un cielo in fiamme. Quello era l'unico posto in cui era stato in grado di far crescere delle piante, principalmente per merito della vicinanza con la magia di Asgard, ma, superato il confine, li attendevano impetuosi fiumi di lava, vulcani attivi e città scavate nella solida pietra. Sostenendosi al figlio, Loki cominciò ad avviarsi, la nostalgia si fece sempre più forte ad ogni passo. Superato quel luogo pacifico e silenzioso, i punti scoperti del suo bozzolo cominciarono ad assorbire il calore intenso, rafforzandolo. Il suo reale corpo stava percependo il suo arrivo e scalpitava per ricongiungersi. Mano a mano che le mura si facevano vicine, ombre sconosciute si rivelarono dietro esse, erano corpulente, eppure silenziose, dagli occhi fiammeggianti e la pelle scura come il carbone. L'Ingannatore non prestò loro attenzione, a differenza del Lupo della Brughiera, il quale tenne alta la guardia, pronto a difenderlo in caso di necessità. Più la barricata si faceva vicina, più diventava teso. 
"Non preoccuparti" Lo rassicurò accarezzandolo e togliendogli di dosso un po' di frammenti di cenere bianca.
"Sono vedette, avviseranno re Surtr del nostro arrivo, ma non ci attaccheranno" "Muspellsheimr ha un re? Ma io pensavo fossi tu, dopotutto sei il fuoco che alimenta questo regno" Era così, in effetti dopo la propria nascita era rimasto lì assumendo un ruolo molto simile a quello di Odino ad Asgard, ma ben presto quella vita gli era diventata stretta. Non amava essere confinato, secolo dopo secolo aveva iniziato a bramare la libertà, a voler visitare tutti i nove regni, dunque, con l'arrivo del resto della triade divina, aveva colto l'occasione cedendo il trono al più forte e saggio tra i giganti nati dal proprio fuoco. Per aiutare re Surtr gli aveva lasciato una spada, nella quale era rinchiusa parte della potenza dell'Incendio, in modo che potesse proteggere il proprio regno, ed era partito. Nessuno era stato felice dalla sua decisione, i suoi genitori men che meno e questo aveva assottigliato i loro rapporti sino a spezzarli del tutto ed a spingerlo a non recarsi più lì. Appoggiando la punta dell'indice alla parete posta a protezione del portale, Loki vi disegnò sopra delle rune e questa si aprì permettendo loro di andare oltre ed ammirare il vero volto del mondo infuocato. Bastò che l'Ingannatore vi appoggiasse la pianta del piede e, dalla cima delle montagne, si alzarono delle fiammate altissime, delle colonne poste per mostrare loro la via. 
"Fenrir, ricordati la strada che stanno indicando..." Il corpo ormai al limite, Loki risalì in groppa al Lupo della Brughiera e, non appena ebbe reciso il contatto con il terreno, i segnali si spensero riportando la calma. Partendo di corsa, Fenrir cercò di prendere velocità, ma tenne sempre i sensi all'erta. Anche dopo diversi minuti però non accadde nulla, nemmeno un'anima si presentò sul loro percorso. Loki non si stupì, sapeva che li stavano aspettando alla capitale, infatti, quando furono in vista dell'impressionante costruzione, il suono di festeggiamenti giunse fino a loro. "I-Incredibile! Perfino io mi sento piccolo rispetto a... questo" Per dare una casa ai giganteschi abitanti di Muspellsheimr era stato necessario scavare i versanti di ogni montagna del regno, usufruendo dell'Incendio per il Dio della Menzogna era stato facile ai tempi, ma dall'ultima volta che era stato lì era evidente quanto si fossero dati da fare. L'ingresso del castello era grande almeno dieci volte più di quelli di Asgard, sui lati erano state disposte due file di guerrieri armati e, al centro di esse, c'era il re in persona. Nonostante gli anni trascorsi, la barba ed i lunghissimi capelli di Surtr erano ancora corvini come la pece, sembravano fiammeggiare grazie alla luce della spada nella sua mano destra, i suoi occhi, come quelli di ogni altro gigante di fuoco, ardevano, erano il simbolo delle loro origini, dopotutto erano figli dell'Incendio. Loki scese nuovamente da Fenrir, ormai non restavano che pochi frammenti del bozzolo, doveva rientrare nel proprio corpo. Le montagne si risvegliarono immediatamente, la lava ricominciò a scorrere dalle cime scendendo lenta lungo il palazzo e piovendo contro i corpi dei giganti i quali non provarono alcun dolore, anzi, gioirono di questo. "Bentornato, mio re. Vi stavamo aspettando" Inginocchiandosi al suo cospetto, Surtr gli porse la propria spada, ma Loki la allontanò con la mano invitando l'altro a rialzarsi. L'espressione del gigante divenne triste mentre si sollevava facendo loro strada attraverso la sala del trono gremita di persone. Al centro di essa, tale e quale a quando lo aveva abbandonato, il suo corpo stava immobile, posto su un altare in roccia e circondato da fiamme nere. 
"Fenrir, aspetta qui, non ci vorrà molto" Diede un'ultima carezza al figlio, il quale si guardava intorno, incapace di nascondere l'emozione nel trovarsi finalmente in un posto proporzionato alla propria misura, dove poteva guardare gli altri dal basso in alto. Il Lupo della Brughiera si adattava davvero bene a Muspellsheimr, con la sua resistenza al calore non avrebbe avuto problemi a viverci, Loki si fece un appunto mentale di farglielo visitare con più calma una volta risolta la situazione. Procedendo sino alle lingue di fuoco, l'Ingannatore allungò una mano attraverso esse e, superandole, perse il resto del bozzolo contenitivo di Hela e così, anima e corpo si ricongiunsero tornando una cosa sola. Di nuovo padrone di sé e dell'Incendio, Lóðurr si alzò a sedere e poi si sollevò in piedi sopra all'altare. Era calato il silenzio, l'intero popolo dei giganti d fuoco si era inchinato al suo cospetto. Surtr lo raggiunse sollevando la spada vittorioso "Oggi, l'Incendio risorge! Che il Ragnarok abbia inizio!"

Osservando il corpo addormentato del padre, inerme ed inconsapevole dell'attacco che i nove regni stavano subendo, Thor si portò di riflesso la mano alla cintura, dove un tempo teneva Mjollnir. Dall'altro lato del letto, Frigga sorreggeva la mano del marito, al suo fianco stava Höðr, il loro terzogenito, inabile alla battaglia a causa della propria cecità. Alla fine le azioni della donna non erano state a favore di Baldr, ma per Höðr, colpevole ingiusto della morte del fratello, e Hermóðr, il suo primogenito, ai quali andava il suo amore incondizionato. Uscendo dalla stanza, il Dio della Folgore ne richiuse le porte alle proprie spalle, erano l'ultima difesa alla vita di Odino. Uscito da palazzo, raggiunse le mure difensive con l'aiuto di Sleipnir e, dalla cima di esse, osservò l'orda di Njordr disporsi in lontananza. Mostrare il proprio numero in modo così plateale era uno sciocco tentativo di incutere paura nei loro cuori, ma un asgardiano degno di questo nome non fugge alla battaglia, la brama. Scendendo dal dorso del destriero, Thor lo accarezzò e spostò il proprio sguardo oltre l'orizzonte, dove l'alba era ormai prossima a sorgere. 
"Sleipnir, questa non è la tua battaglia. Puoi raggiungere Lóðurr ed informarlo su quello che sta accadendo" Scuotendo il muso, il cavallo gli diede una pacca contro la spalla "La mamma si arrabbierebbe molto se ti lasciassi solo, soprattutto ora che sei senza Mjollnir ed hai perso la capacità di volare" A quelle parole Thor strinse i pugni. 
"Come fai a saperlo?!" "Sono sempre stato accanto a Odino durante la tua seconda vita. Sin da bambino hai faticato a tenere sotto controllo il tuo potere, per questo venne forgiato il Frantumatore. Senza quello hai paura di ricorrervi, quindi non tenti né di sollevarti in volo e nemmeno di richiamare la tempesta" Era la verità, se si fosse trattato di uno scontro uno contro uno, in cui non avesse rischiato di ferire alcun alleato, forse avrebbe fatto un tentativo, ma in quelle condizioni poteva appoggiarsi solo alla propria esperienza in battaglia ed alla forza bruta. Ad un tratto, dal fronte nemico, si alzò un suono profondo e, nello spazio d'acqua libero tra i due schieramenti, si creò un vortice che prese a ribollire minaccioso. Il grido vittorioso degli avversari spinse gli asgardiani ad impugnare più saldamente le armi mentre, dal gorgo, emerse una gigantesca figura fatta d'acqua con le fattezze di Njordr, così alta da oscurare i primi raggi dell'aurora. "Oggi..." la voce del Dio dei Mari fece tremare tutto Asaheimr "... nessuno della barbarica razza asgardiana avrà salva la vita! Cominciate a pregare, poiché, prima che il tramonto cali, avrò riempito le schiere di Hel con i vostri cadaveri!" Afferrata la lancia del soldato più vicino, Thor caricò con tutta la rabbia che aveva in corpo e la vibrò nell'aria, questa seguì una traiettoria perfetta e si conficcò nel petto del Dio dei Mari per poi venirne assorbita senza sortire alcun effetto.
"Non serve che avvenga alcun spargimento di sangue! Combattiamo noi due! Faccia a faccia, Njordr! Io, Thor, figlio di Odino, ti sfido!" L'acqua si fece ancor più mossa, le alte onde cominciarono ad infrangersi contro le mura di Asgard "Parole grosse da parte di un meticcio ormai privato dell'unica arma in grado di rappresentare un qualche tipo di minaccia" Tutti gli occhi dei guerrieri  furono per lui, ma il Dio della Folgore non perse la propria sicurezza "Fino all'ultima goccia di sangue asgardiano macchierà le mie acque, purificherò i nove regni dal vostro veleno e creerò un nuovo equilibrio. Sarò il diluvio che darà inizio ad una nuova era dorata, di pace ed equità!" Dall'orizzonte giunse un boato e, a bordo di gigantesche navi, sulle cui vele era disegnato il vessillo di Alfheimr, fece il suo ingresso Freyr con il proprio esercito. Armi alla mano, gli alleati di Asgard erano pronti alla battaglia. Sulle spalle del Dio della Fecondità stavano appollaiati due corvi, i messaggeri che Hela aveva donato ad Odino, a quanto pare avevano convocato l'altro al momento giusto. Gli asgardiani cominciarono i festeggiamenti per l'arrivo dei compagni del Regno della Luce, la guerra si era finalmente equilibrata. 
"Freyr!" Salutando l'altro con la mano, Thor non ottenne alcuna risposta "Finalmente, figlio mio" Il nuovo arrivato tolse dalle proprie spalle il mantello rivelando che i due volatili sopra di esso erano in realtà dei fantocci e, sotto gli sguardi sconvolti degli asgardiani, i vessilli di Alfheimr vennero coperti da quelli di Vanaheimr. Freyr non era lì da alleato, ma da nemico. "Lascio il resto a te" Tuonò Njordr "Mi raccomando, non deludermi" Il Dio della Folgore non riuscì a crede a quanto stava accadendo, perfino il suo amico d'infanzia, colui che, in quella seconda vita, aveva considerato come un fratello, lo aveva pugnalato alle spalle. Con Loki quella era diventata un'abitudine, ma Freyr era una storia diversa. Immergendosi nuovamente nel vortice, Njordr fece alzare ulteriormente il livello dell'acqua che così cominciò ad invadere anche l'interno della piazza frontale del palazzo "E tu ricorda la tua parte di accordo, padre!" Sparito il Dio dei Mari, Thor saltò subito in groppa a Sleipnir e cercò di avvicinarsi il più possibile alla nave del Dio della Fecondità, attirandone l'attenzione, voleva delle risposte, subito. 
"Freyr! Che stai facendo!? Perché questo attacco!?" L'altro si sporse dalla prua del proprio dreki e, sospirando, puntò una spada verso di lui, al suo gesto gli arcieri cercarono immediatamente di colpirlo, fortunatamente la velocità di Sleipnir era tale che nessuna freccia andò a segno.
"Asaheimr ed Alfheimr sono sempre stati alleati!" Tenendo gli occhi in quelli altrettanto azzurri del biondo, il Dio della Folgore per poco venne trafitto al collo e, quando accadde, Freyr sollevò la mano fermando la pioggia di dardi, era chiaramente arrabbiato "Thor, conosco già la tua risposta, ma... Unisciti a noi" La voce gli si spezzò per un momento "Mio padre ha Vanaheimr, Jotunheimr, Alfheimr, Niflheimr e Muspellsheimr, nessuno può fermarlo ormai! Ho ottenuto per te la grazia! Metti via l'orgoglio e salvati, ti prego" Il Dio della Folgore non lo ascoltò, se anche i giganti di fuoco erano parte di quell'accordo, Loki era nei guai almeno quanto lui. 

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