Il Tuo Marchio
Nonostante fosse il Dio della Benevolenza, solo la morte di Baldr risuona ancora nella leggenda come l'assassinio che rese Loki, l'Ingannatore, un fuggiasco costringendolo alla prigionia sino al Ragnarok. I secoli si erano susseguiti, eppure il principe non era riuscito a cancellare l'angoscia di non poter avere colui che amava. La delusione aveva finito per raggiungerlo fin nei sogni e, in uno di essi, gli accadde di assistere alla propria morte, in solitudine, privo d'amore, e ciò lo trascinò nella completa depressione. In ginocchio, prostrato al cospetto dei propri genitori, l'Asi aveva infine confidato loro il bisogno di porre fine alla propria esistenza e così neppure il Padre degli Dei ebbe più la forza di negargli ciò che desiderava. Frigga, Signora del Cielo, la cui saggezza superava quella di ogni altra dea, impose così un magico giuramento ad ogni essere esistente nei nove regni.
"Niente dovrà mai arrecare danno a Baldr" Loki riuscì a sentire nell'orecchio la voce dello spettro, ma non ebbe la forza di reagire, percepiva chiaramente la mano dell'altro contro il polso ed il dolore scaturito da quel contatto violento. Oltre le palpebre chiuse, scorse delle ombre in movimento, ma poi la mente si spense di nuovo e la memoria ricominciò a lavorare riportandolo indietro nel tempo.
Da quando l'ordine di Frigga era stato imposto, ogni incontro delle divinità ad Asgard si concludeva allo stesso barbarico e grottesco modo. Nella sala più grande del palazzo, gli Asi si posizionavano in un ampio cerchio mentre, al centro di essi, il Dio della Benevolenza sorrideva spavaldo incitandoli ad attaccarlo con ogni tipo di oggetto o arma. Aveva finalmente ottenuto quanto desiderava, niente ormai poteva poteva più nuocergli, né terreno né divino e questo aveva messo Lóðurr in una posizione davvero difficile. Conclusa la cerimonia, come sempre, Baldr lo trascinava via con sé, anche Odino si voltava dall'altra parte quando capitava, ormai neppure lui aveva il potere di fermare il figlio o opporglisi.
"Quante prove ti ci vogliono ancora, Lóðurr?" Bloccandolo alla parete, tentò di incontrare il suo sguardo, ma il fulvo non aveva intenzione di dargli corda, anche perché, per quanto ripetesse le stesse cose ancora ed ancora, l'altro non lo stava mai a sentire.
"Sono invincibile adesso! Eppure ti ostini a fare il difficile! Che cos'altro devo fare per convincerti ad amarmi!?"
"Baldr, lasciami! Solo perché resisti all'Incendio questo non cambia ciò che sento per te! Se mi ami come dici, accetta i miei sentimenti e smetti di infastidirmi!" Inutile, come al solito, al suo rifiuto, l'Asi si fece ancora più deciso e, a causa dell'invulnerabilità donatagli dalla madre, nemmeno con tutta la propria forza e con il calore era in grado di respingerlo. In certi momenti, Lóðurr era seriamente tentato di smettere di recarsi ad Asgard disobbedendo ai richiami del Padre degli Dei, ma non c'era luogo nei nove regni in cui l'occhio onniveggente dell'altro non potesse raggiungerlo. Era ormai chiaro che lo invitasse a palazzo solo per far sì che il figlio potesse averlo senza però dare alcun esplicito consenso. In quel modo, Odino aveva reso tutti felici, Baldr aveva il proprio amato a disposizione e, allo stesso tempo, la stirpe reale non veniva macchiata da delle nozze scomode, chi ci rimetteva era solo Lóðurr, ma, di base, a nessuno importava davvero di cosa provasse, era solo, senza legami. Forse però, qualcuno contrario a ciò che stava capitando all'Incendio c'era, qualcuno che, dopo tanti tentativi di parlare con il Dio della Benevolenza, per convincerlo a rinsavire e lasciare in pace il rosso, era ormai pronto a tutto pur di vedere il proprio amato libero e felice come un tempo. Ad accompagnare Frigga durante il viaggio per compiere il giuramento di protezione per Baldr, era andato il più amato e stimato tra i guerrieri asgardiani e infine, quest'ultimo era venuto a conoscenza dell'unico punto debole del piano della dea, la sola cosa in grado di ferire l'essere invulnerabile. E così, all'ennesimo tentativo del Dio della Benevolenza di ottenere con la forza le attenzioni e il corpo di Lóðurr, decise di mettere fine una volta per tutte al suo comportamento e, allo stesso tempo, liberare tutti dall'impotenza che la sua invincibilità aveva portato. Quello stesso giorno, nel mezzo del cerchio degli Asi, l'Incendio vide il proprio aguzzino cadere a terra privo di vita, trafitto da un freccia intrecciata con un ramo di vischio. Nell'agitazione generale, seguì a ritroso il percorso dell'arma, l'unico a tendere un arco era Hǫðr, fratello di sangue di Baldr, cieco dalla nascita, ma fu il dio al suo fianco ad attirare la sua attenzione.
"Thor..." Superando la folla e raggiunto il Dio della Folgore lo trovò inerte e, prima che qualcuno potesse incolparlo, lo portò fuori dalla stanza, lontano, fin nel giardino. Il ragazzo tremava, non era in sé, doveva essere stato semplice architettare tutto nella sua mente, essendo abituato ad uccidere in battaglia non aveva immaginato quanto potesse essere diverso da un assassinio.
"L-Lóðurr... C-cosa faccio adesso?" E, scrutando in quegli occhi azzurro ghiaccio, umidi come quand'era bambino, l'Incendio seppe cosa fare. Aveva promesso di restare accanto ai figli del Padre degli Dei, a qualsiasi costo, quell'errore era una condanna a morte certa per Thor, ma non avrebbe mai sopportato di vedere un giovane così talentuoso perire solo per aver voluto difenderlo.
"Non preoccuparti, non ti accadrà nulla di male" Appoggiandogli una mano sulla fronte, fece fondo alla propria magia e scavò negli ultimi ricordi dell'Asi.
"Cambierò la tua memoria, sarò io ad aver spinto Hǫðr a scoccare la freccia... Grazie, Thor, per avermi restituito la libertà, anche se nel modo sbagliato" Separatosi, fu sul punto di sparire, ma il principe lo afferrò per il polso e lo guardò confuso. Il corpo dell'asgardiano venne percorso di saette e così, sul punto in cui erano a contatto, Lóðurr vide formarsi sulla pelle un'intricata cicatrice.
"P-Perché... l'hai ucciso?" Non gli rispose, non ce n'era bisogno, semplicemente sorrise e, poco dopo, all'arrivo delle guardie, sparì in uno sciame di farfalle. Era in fuga, ma libero.
Un tuono rombò nel cielo, così forte da scuotere tutta la terra e causare un terremoto tale da aprire una profonda spaccatura nel mezzo della vallata e dissipare tutte le farfalle incendiarie con la propria onda d'urto. Cadendo a terra, Fenrir si voltò immediatamente verso Thor e lo trovò avvolto dal proprio elemento, nonostante Mjollnir fosse a terra, accanto ai suoi piedi e non lo stesso brandendo. Un passo in avanti e il Dio della Folgore impattò contro la barriera magica che separava da loro Loki e Baldr, quest'ultimo aveva lasciato la presa sul corvino il quale era caduto a peso morto tra l'erba ormai secca. Al primo colpo, l'Asi riuscì a crepare l'intera cupola, della quale all'inizio non aveva nemmeno notata la presenza, ma non fu ancora abbastanza e, caricando il pugno, infranse l'incantesimo del tutto facendolo sparire nel nulla. Lanciando un grido di battaglia, caricò lo spettro a mani nude, ma, nonostante gli attacchi fisici non avessero effetti sull'altro, era troppo arrabbiato per smettere, quindi, pieno d'ira, diede un pestone al terreno e provocando una nuova frattura. "Thor! Smettila!" Alzandosi, il Lupo della Brughiera si scosse via dal pelo i detriti della precedente scossa e, portandosi vicino a Sleipnir, svenuto a poca distanza, se lo caricò sulla groppa meglio che poté. Fatto ciò, partì di corsa per recuperare anche la madre prima che cadesse in una delle fratture provocate dal Dio della Folgore "Accidenti! Devo sbrigarmi!" Con un balzo, Fenrir si affiancò all'Ingannatore e, leccandone il viso addormentato, fece di tutto per cercare di farlo riprendere, mentre, a poca distanza, Thor ancora sfogava la rabbia contro il proprio avversario senza alcun risultato. La cosa che più faceva innervosire l'asgardiano, era l'espressione dell'altro, Baldr sorrideva, ma non in modo spavaldo o sicuro di sé, come un qualunque nemico in una posizione di vantaggio, il suo sorriso era molto dolce, quasi fraterno.
"Adesso basta!" Ansimò senza fiato. Non gli restava che un'ultima cosa da tentare, concentrando la propria energia, riuscì a produrre un gigantesco nuvolone sopra le loro teste e, da esso, fece piovere una serie di fulmini letali. Puntò ogni scarica con precisione in modo che venisse indirizzata in pieno su Baldr, sarebbe stato impossibile per chiunque evitare un colpo del genere. Non appena calò il silenzio e la nuvola temporalesca si dissipò, però, lo spettro ne uscì illeso e, fattosi più vicino, gli appoggiò una mano sulla spalla. Riuscendo a percepirne la pesantezza, Thor provò di nuovo ad afferrarlo ed attaccare, ma vi passò ancora attraverso, era tutto inutile. "Sei diventato molto più forte di me, sono così invidioso e, allo stesso tempo, orgoglioso di te, fratellino..." Inginocchiandosi a terra, senza più un briciolo di energia, il Dio della Folgore si voltò verso il Dio della Menzogna e, vedendolo al sicuro, protetto dal Lupo della Brughiera, si sentì più calmo ed incrociò lo sguardo con quello del proprio avversario.
"Cos'hai fatto a Loki?" "Niente di grave, si riprenderà presto. Semplicemente gli ho restituito anche la mia parte di ricordi" Le sue parole non avevano senso, lui non era uno dei figli dell'Ingannatore, non c'era motivo per il quale avrebbe dovuto possederne dei frammenti di memoria e, fosse stata anche la verità, non spiegava comunque perché causare tutto quel trambusto.
"Sigyn, Angrboða e Svaðilfœri mi hanno messo in guardia! So che sei stato tu a distruggere la vita di Loki in passato! Ed ora stai tentando ancora di ferirlo! Ma non riuscirai a portarmelo via!" Mettendosi in ginocchio per stare alla sua altezza, Baldr gli sorrise "Povero, infimo, meticcio... Spero che mai ti capiti di ricevere un tradimento altrettanto grande quanto quello che ho subito io... Venir ucciso da Lóðurr, colui che amavo, fu un dolore indescrivibile. Dopo la morte ho usato qualunque mezzo pur di farlo sprofondare nell'infelicità. L'ho reso un fuggiasco privo di patria, ho fatto sì che Odino lo separasse dai suoi figli, crogiolandomi nel mio stesso odio per molto tempo... Ma ora che il suo potere si sta risvegliando e, con esso, i vostri ricordi, il rischio che possa venir perdonato è troppo grande. Non posso permetterlo!"
"Lascialo stare! Loki... Loki non è lo stesso Asi ad averti ucciso! È innocente! Non merita alcuna punizione!" Tentando di alzarsi, Thor si sentì in frantumi, aveva esagerato, senza utilizzare Mjollnir non dominava bene i poteri e così finiva per sfinire il proprio fisico. Era la prima volta che si arrabbiava fino al punto di abbandonare il Frantumatore. "Cerca di riposare, fratellino. Non capisci che lo sto facendo per Asgard? Lóðurr è troppo pericoloso, sarà incontrollabile una volta tornato in sé. Dovevo mostrarti la verità, ma per farlo non potevo restare un'anima, per questo ho chiesto aiuto alla mamma" Il pensiero di Frigga non lo aiutò a far passare l'arrabbiatura.
"Loki non è pericoloso! Non ho bisogno di sapere niente da te!" "Sciocco meticcio... Ci ha portato via tutto! Il suo incantesimo su di te è ancora così vivido da renderti sordo alle mie parole? Lóðurr ti ha plagiato, ha ingannato un ragazzino per fargli uccidere il sangue del suo sangue! Lui ora ricorda le sue colpe e dovrà pagare per esse, sino al Ragnarok!" Stringendo saldamente i denti, il Dio della Folgore posò gli occhi carichi di rabbia in quelli glaciali del fratello.
"Amo sinceramente Loki, da sempre! Se in passato sono stato la causa della tua morte, per lui, mi macchierò volentieri della stessa colpa! " Nonostante le braccia intorpidite, Thor si rimise faticosamente in piedi e richiamò Mjollnir, pronto a riprendere lo scontro "Non puoi cambiare il destino, fratello, non sei abbastanza forte" Spostandosi accanto alle tre rocce affilate, Baldr vi appoggiò sopra una mano ed esse presero a brillare. Osservandole da vicino, al Dio della Folgore parvero familiari. "Create dalla triade divina in persona per sopprimere l'Incendio in caso di emergenza. Ora vi incatenerò Lóðurr, imprigionandolo sino al Ragnarok, come punizione per aver causato la mia morte. Restituirò alla leggenda il mio nome e non c'è niente che tu possa fare per impedirlo"
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