Il Re dei Mari
Osservare Thor, il grande e potente Dio del Tuono, eroe fra gli uomini, e re di Asgard, piegato in due dai crampi allo stomaco causati da una semplice erbetta, fece addormentare Loki con il sorriso sulle labbra. Avvolta nel mantello rosso, la sua pelle chiara iniziò a intiepidirsi lentamente, il freddo della sera scivolò via. Grazie al suo improbabile compagno di viaggio, era al sicuro, poteva lasciarsi sprofondare nel sonno senza alcuna paura.
Aperte le palpebre e data una rapida occhiata ai dintorni, non fu difficile per il giovane gigante capire di trovarsi in un sogno. Non solo il suo corpo era incredibilmente leggero, ma nel cielo, al posto della volta stellata, c'era una pozza d'acqua cristallina, la quale rifletteva la sua stessa immagine. Osservando le fiamme del falò, Loki vi girò intorno e stette ad osservare il corpo del fratellastro addormentato. Faceva sempre delle facce stupide nel sonno, quella lo fu abbastanza da strappargli un sorriso. Lo scacciò in fretta.
"Cosa dovrei fare adesso?" Guardandosi intorno, il corvino si mise alla ricerca di un segno di qualche tipo. Dopo l'ultima volta non poteva prevedere cosa gli sarebbe accaduto al risveglio, ma, se la sua mente lo aveva portato lì, significava che c'era qualcosa che avrebbe dovuto vedere. Rapito dalla fiamma del bivacco, il Dio dell'Inganno vi si portò più vicino e, allungando una mano, provò a toccarla. Nel silenzio, una folata di vento lo investì attraversando il bosco. Il fuoco non si spense, ma il suo corpo venne trascinato in alto dalla forza dello zefiro. Superando le cime degli alberi più alti, Loki si ritrovò sospinto verso la capitale di Vanaheimr attraverso il cielo. Fu una sensazione incredibile, farlo trasmutato non dava quel brivido. Sentirsi senza limiti, a contatto con l'aria, era facile, naturale.
"Vorrei poterci riuscire anche nella realtà... Ora capisco perché Thor ama farlo" Rendendosi conto di star sorvolando il fiume Tanais, il corvino si abbassò sfiornadone la superficie fredda con la punta delle dita. Poteva vedersi riflesso, nello stesso momento, sia nell'acqua che nel cielo. Era certamente il sogno più strano e meraviglioso che avesse mai fatto, o forse no. Al pensiero della foglia autunnale vista nella prigione di Asgard, l'Ingannatore sentì un brivido e si guardò alle spalle, nel punto da cui era partito. Il Sole, come comparso dal nulla, stava tramontando e, con i suoi raggi rossi, illuminava la foresta. Sembrava un maestoso incendio, una folata a far muovere i rami degli alberi aumentava quell'effetto rendendo Loki inquieto. Improvvisamente voleva tornare da Thor, assicurarsi che quelle non fossero davvero lingue di fuoco, ma una semplice illusione. Stava per tornare all'accampamento, ma il vento gli soffiò contro tenendolo forzatamente a distanza.
"Ehi, che succede ora?" Cocciuto, Loki non desistette e tentò con tutte le proprie forze. Provò ad andare più in alto, ma non servì a nulla così, abbassando lo sguardo verso il fiume, prese l'unica via disponibile e si gettò tra le onde del Tanais. La sua decisione annullò quella misteriosa forza contraria permettendogli di avanzare. Qualche bracciata e la riva sarebbe stata a portata di mano, se solo qualcosa non l'avesse afferrato dalle profondità fermando definitivamente il suo viaggio.
Svegliatosi di soprassalto, il corvino si ritrovò tremante e gemente al petto marmoreo di Thor. Era solido, ma caldo e piacevole al tatto. Messa a fuoco la situazione, l'Ingannatore si staccò immediatamente. Avevano passato tutta la notte abbracciati. Arrossendo, si alzò in piedi e, carico di rabbia, tirò una pedata al dio ronfante svegliandolo di colpo. "Loki! Finalmente ti sei svegliato! Non hai idea di che nottataccia sia stata questa!"
"Oh, quindi sai spiegarmi come mai, tra tutti i posti in cui potevi dormire, hai scelto proprio questo!?!" Stizzito, il corvino strinse i denti e si avviò verso la foresta, ma la presa del biondo sul proprio polso lo obbligò a fermarsi quasi subito. "Non potevo fare altrimenti! Hai iniziato a congelare molto più in fretta mentre dormivi!" Il suo sguardo era sinceramente preoccupato, non stava mentendo, inoltre sembrava molto stanco, doveva averlo vegliato tutta la notte "Pensavo saresti morto, ma poi mi sono accorto che, con il mio corpo, tornavi normale e quindi ti ho... stretto. Sapevo che ti saresti arrabbiato, ma..."
"Grazie Thor" Non fu uno sforzo semplice, ma almeno fu sufficiente a fermare quel mare di parole che stava lasciando le labbra del dio. Dormire era un vero pericolo per la sua condizione, prima le fiamme ed ora il gelo. Per un po' avrebbe dovuto evitarlo, anche se ciò gli avrebbe impedito di avere altre visioni, Loki sperò solo che il suo corpo umano resistesse abbastanza a lungo. Doveva sbrigarsi a togliere la maledizione di Odino. Tornando a prestare la propria attenzione al biondo, l'Ingannatore notò che era ancora mezzo stranito a causa del suo ringraziamento e quindi gli diede un paio di colpetti sulla guancia per farlo riprendere.
"Ripartiamo adesso, prima arriviamo prima risolviamo questo problema del ghiaccio. Giusto?" "Sì, giusto!" Sistemata l'area e ripreso il cammino, il corvino si accorse che l'altro non accennava ad abbandonare quello stupido sorriso di poco prima e, soprattutto, tendeva a stargli più appiccicato del necessario. "Questo viaggio mi ricorda quando eravamo più piccoli! Immaginavamo sempre come sarebbe stato una volta cresciuti! Le avventure ed i combattimenti fianco a fianco, i nostri nomi incisi nell'eternità..."
"Eh? Di cosa stai parlando? Non ricordo nulla del genere" Una pacca eccessiva sulla spalla fece sussultare il corpo di Loki per il dolore e, la risata seguente, ne aumentò ancora il fastidio. "Ma sì! Dai, come fai a non ricordarlo?"
"L'unica cosa che riesco a ricordare della mia infanzia è il tempo passato con nostra madr... cioè, con Frigga, il resto è meglio per te se continuo a rimuoverlo" "E tutte le volte che giocavamo con gli altri ? Fandral, Hogun, Volstagg... Sif"
"Oh giusto, i tuoi amici" "Nostri amici"
"Senti, se vuoi guadagnarti un'altra serata accucciato dietro ad un cespuglio sei sulla buona strada!" E così, finalmente, il Dio dell'Inganno ottenne un po' di tranquillità.
Dopo un viaggio non troppo lungo, ma terribilmente silenzioso, finalmente la magnifica capitale del regno di Vanaheimr fu al cospetto del nuovo re di Asgard. Non era certamente imponente quanto i dodici palazzi del castello in cui era cresciuto, ma faceva comunque il suo effetto. Le sue alte torri sottili fendevano il cielo azzurro del mattino mischiandosi alle nuvole grazie al proprio candore. Per le strade rialzate la gente passeggiava pacifica, i loro abiti erano più lunghi e leggeri di quelli asgardiani, si vedeva che non erano un popolo guerriero. Venivano chiamati Vani ed erano definiti la stirpe divina, gli unici a poter reggere il confronto con la loro bellezza e florida cultura erano gli elfi chiari di Alfheimr, merito dei sovrani leggendari alla loro guida. Alle porte della città nessuno li aveva fermati, niente guardie, ma, non appena avevano messo il primo piede all'interno delle mura, e gli sguardi degli abitanti si furono posarono su di loro, si alzò un gran fermento. Dalla torre più alta giunse un gruppo di soldati e così si ritrovarono circondati.
"Io, Thor, re di Asgard, figlio del Padre degli Dei Odino, Dio della Forlgore, eroe tra..." "Evita il preambolo, ricordati quello che ci siamo detti ieri. Zitto e lascia parlare me" lo ammonì Loki per poi voltarsi verso il gruppetto "Possiamo andare adesso" Mettendosi in formazione, gli uomini li scortarono attraverso le strade sino alla torre principale. Nonostante le parole dell'altro, Thor era ancora titubante, ma decise di lasciarlo fare, pronto ad intervenire per dare il proprio indispensabile supporto. Nell'aria aleggiava un lieve odore d'acqua stagnante. La sala del trono era vuota, con pareti di legno e roccia levigata, l'unico oggetto a catalizzare tutta l'attenzione, era il trono. Davanti alla figura di Njordr era impossibile non restare intimoriti, era anziano, ma gigantesco. La seduta alle sue spalle era metà di una nave da guerra e, i braccioli, avevano la forma di due teste di drago. Il Dio dei Mari aveva lunghi capelli e barba canuti e portava una tunica bianca avvolta da un mantello color turchese. La sua pelle appariva quasi trasparente ed i suoi occhi erano glaciali e vuoti, come quelli di un pesce di fondale. Inginocchiandosi al suo cospetto, Loki ne ottenne l'attenzione, Thor gli rimase vicino senza muoversi. "Non pensavo ti saresti fatto rivedere... Ingannatore. Quale tranello ha guidato fin qui la tua lingua sciolta?" Liberando una roca risata, l'aspetto del dio cambiò e così, dove prima si ergeva maestosa un antica leggenda dallo sguardo illeggibile, rimase un giovane, più o meno della loro età. "Un favore, nessun imbroglio questa volta" Mentre si rialzava, il corvino pareva abbastanza tranquillo, nonostante l'accaduto. Loki sorrideva a qul giovanotto armato di remo, ma non nel solito modo beffardo o crudele. Era tenue, quasi dolce. "Mi occorre la biblioteca" "Come mai?" Si stavano parlando con affetto. Il tutto era assurdo. Da quello che Thor sapeva fra loro c'erano degli screzi, quella gentilezza, quella naturalezza era insostenibile. La situazione peggiorò grandemente quando il Dio dei Mari abbandonò il proprio trono per avvicinarsi al corvino e continuare la chiacchierata l'uno davanti all'altro. La mano di Njordr passò dalla spalla al braccio dell'Ingannatore il quale non parve affatto infastidito, ma anzi proseguì con la sua trattativa quasi lui non ci fosse. Ben presto Thor non riuscì più a sopportarlo.
"Non gli serve un motivo per averne bisogno!" Aveva parlato d'impulso, spinto da qualcosa che non era riuscito a comprendere ed ora la sua bocca sembrava incapace di fermarsi "Siamo qui per volere di Odino! Dateci tutte le informazioni che avete su Sleipnir, è il nuovo re dei nove regni a ordinartelo!" "Thor!" lo ammonì Loki tornando a puntare i suoi occhi verdi, carichi di risentimento, nei suoi. A dire il vero, tutti gli sguardi furono per lui, ma, nonostante il suo ordine, il re di Vanaheimr non parve per nulla intimorito dalle sue parole o dal suo titolo. "Molto bene" Tornando al proprio trono, il Dio dei Mari riprese la sua consueta forma "Se è ciò che il mio re impone non posso far altro che acconsentire..." Allungando una mano verso uno dei propri uomini, lo fece uscire dalla sala "Presto avrete quanto chiesto"
"Bene Njordr, Asgard ti è debitrice" soddisfatto dal risultato raggiunto, il Dio del Fulmine guardò il proprio compagno di viaggio in attesa delle sue scuse. Era riuscito ad ottenere quello di cui avevano bisogno senza troppi giri di parole e infinite chiacchiere inutili, ma, nonostante ciò, Loki non pareva altrettanto felice. "Aspetta Njordr..." aggiunse improvvisamente avvicinandosi al trono "C'è anche dell'altro che volevo domandarti..."
"Loki, di cosa stai parlando? Abbiamo avuto quello che volevamo, giusto?" "Ho fatto un sogno, anzi, dei sogni di recente... " Il corvino lo stava ignorando di proposito, dandogli la schiena ed aumentando la distanza fra loro "Sogni? Che genere di sogni?" "Io... credo che tu sappia di cosa sto parlando! Odino lo sapeva ed è impossibile che non ti abbia informato!" Ad ogni passo avanti dell'Ingannatore, l'odore fetido nella stanza si faceva più forte "Una foglia, colpita da un fulmine. Un fuoco inestinguibile... Cosa vogliono dire queste visioni? Dimmelo e ce ne andremo" A quelle parole Thor comprese come stavano davvero le cose. Non erano lì per informazioni su Sleipnir, a Loki non importava riportare il cavallo e guarire dalla punzione letale. Stava sottovalutando il problema perdendo tempo prezioso e mettendo a repentaglio la propria vita solo per degli stupidi sogni insignificanti.
"Si può sapere che cosa hai in mente? Non ti rendi conto in che pericolo ti trovi?" Portandosi subito davanti al fratello, Thor lo guardò seriamente dritto negli occhi "Certo che lo so! E non è grave come pensi!" sibilò Loki distogliendo gli occhi, gesto che lo fece solo innervosire di più.
"Sì che lo è!" Afferrandolo per il braccio, il biondo lo obbligò ad incrociare il proprio sguardo.
"Questa notte sei quasi morto congelato tra le mie braccia! Che cosa avrei fatto se ti fosse successo qualcosa di brutto?" "Quello che fai di solito! Farti una bevuta e ignorarmi!"
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