Fremiti di Paura
Hel, la dimora dei morti, il regno sul ramo più basso di Yggdrasil, una landa oscura e gelata, sferzata dal vento e battuta dalle piogge. Fin da piccoli, gli asgardiani tremavano di terrore nel sentirlo pronunciare. Per una popolazione che nasceva con l'unico obiettivo di una fine gloriosa in combattimento e raggiungere il Valhalla, il solo pensiero di una morte naturale, per malattia o per gravi colpe, era un incubo. Loki si era interessato a quell'argomento quando, crescendo, le sue abilità in battaglia si erano rivelate terribilmente scadenti. Aveva sentito più volte Odino e Frigga parlare riguardo al suo destino con preoccupazione, chiunque lo circondasse, fossero coetanei o adulti, sembravano già sapere che Hel era sicuramente il luogo al quale era destinato. Lui, lo zimbello di Asaheimr, fragile come un fuscello, non sarebbe mai potuto cadere in guerra dimostrando il proprio valore, era visto come un codardo incapace di sopravvivere senza trucchetti. Grazie ai libri aveva scoperto tutto, curioso di sapere quale sorte toccasse ai defunti senza gloria, ma la risposta non gli era piaciuta per niente. I racconti narravano di una caverna buia e profonda, sorvegliata da un feroce mastino dal petto imbrattato di sangue, di un fiume sotterraneo nelle cui acque scorrevano spade taglienti ed, infine, una spiaggia di cadaveri. Non aveva dormito per giorni temendo di chiudere gli occhi, morire nel sonno e ritrovarsi lì, ma poi aveva deciso di non arrendersi e, nonostante i continui fallimenti, diventare un guerriero ad ogni costo. Solo dopo anni di tentativi fallimentari aveva capito che si trattava di una lotta contro sé stesso che non avrebbe mai potuto vincere e così aveva deciso che, fino all'ultimo giorno, sarebbe rimasto fedele ai propri principi senza cambiare per paura di un destino che non avrebbe potuto controllare comunque. "Mamma, andiamo a trovare Hela?" Il tono euforico e lo scodinzolare emozionato di Fenrir lo riportarono alla realtà, il lupo sembrava al settimo cielo. L'Ingannatore non era stupido, aveva capito fin dai tempi di Jormungand che, la sorella di cui parlava, era la regina del regno dei morti, Hela. Aveva visto numerose illustrazioni su di lei ed ascoltato ancor più ballate spaventose sul suo aspetto raccapricciante. Una donna, a volte una bambina ed altre ancora una gigantessa per metà viva e per l'altra morta, unica abitante di una reggia privo di qualunque agio. Il palazzo di Hel, dalle pareti di serpi intrecciate, colmo del loro veleno, nel quale perfino le porte puntano ad una direzione infausta, insomma, non la prima scelta per una visita di cortesia, eppure il Lupo della Brughiera non smetteva di gioire al pensiero "Che bello! Non vedo l'ora di rivederla! Non appena saprà che ti stai ricordando di noi, piangerà!" Ripresosi dallo shock, Thor li guardò entrambi agitato "Noi non ci andremo!" portandoglisi davanti, il biondo lo afferrò saldamente per le spalle, gesto che lo fece subito irrigidire "E poi tu volevi andare a Muspellsheimr, giusto? Avevi detto che avremmo seguito la scia lasciata dai blocchi di ghiaccio dei giganti!" Era comprensibilmente contrario, non sarebbero bastate delle rassicurazioni quella volta. Stava pensando ad un buon modo per tranquillizzare l'altro quando Fenrir scoppiò a ridere "Se l'onnipotente Thor ha troppa paura può anche tornare ad Asgard! Tanto ora ci sono io, ti proteggerò da qualunque pericolo, mamma!" Strusciando il muso sul suo viso, il lupo lo liberò dalla presa ferrea del Dio della Folgore e, senza più quella pressione, Loki si sentì più leggero. "Ehi! Chi dice che ho paura?! Io non ho paura di niente!" Tornando al suo fianco, il biondo gli avvolse la mano lungo la vita portandolo più vicino al suo petto. Non venir strattonato forzatamente, ma piuttosto accompagnato, lo aiutò a sentirsi meno a disagio, percepì il marchio sul proprio petto farsi più caldo. "E poi non parlare come se ti avessimo invitato a seguirci!" "Non mi serve l'invito! Ho aspettato qui da bravo che la mamma tornasse, ma ora che siamo insieme non ci separeremo più!" Qualcosa in quello scambio fece intuire a Loki che, dopo quel giorno, difficilmente avrebbe avuto a disposizione un po' di silenzio per riflettere, ma, in compenso, il freddo della solitudine sarebbe scemato. Dando un bacio veloce a Thor sul mento e una carezza veloce a Fenrir, ottenne l'attenzione di entrambi.
"Scusate se vi interrompo, ma dopo la camminata nella neve, aver affrontato una tormenta e sopportato ferite sia fisiche che emotive, sono piuttosto stanco. Vi dispiace se discutiamo del viaggio domani ed ora riposiamo un po?" Improvvisamente, i due contendenti si fissarono e, un secondo dopo, l'Ingannatore venne issato dalle forti braccia del Dio della Folgore in stile principessa.
"T-Thor! Ho detto che sono stanco, non che sto per morire! Non serve che mi tieni sollevato in questo modo imbarazzante!" Nel frattempo, il Lupo della Brughiera, correndo frenetico da un punto all'altro della caverna, si premunì di preparare un giaciglio con tutte le coperte disponibili. Il corvino venne scortato dal principe asgardiano fino a quel punto e, non appena Fenrir si fu acciambellato intorno ad esso cominciando a produrre calore, venne adagiato al suo fianco accuratamente ed affiancato dal biondo, entrambi lo guardavano impensieriti.
"Ehi, sto bene! Non serviva... tutto questo" Accarezzandogli i capelli, Thor si stese invitandolo a fare altrettanto "Invece sì, devi stare al caldo, ricordati la punizione del Padre degli Dei..." Mettendosi comodo, Loki provò un'emozione insolita nel ricevere tutte quelle attenzioni. Dopo aver ripensato ai tristi momenti della propria infanzia, gli era tornato in mente quanto fosse sempre stato diverso, inutile. Aveva ormai accettato che, anche dopo la morte, nessuno si sarebbe curato del suo futuro. Non pensava di meritare tante premure, se l'era sempre cavata da solo, non immaginava nemmeno di poterle desiderare, ma, guardando gli occhi cristallini del Dio della Folgore, e sentendo il respiro del Lupo della Brughiera, entrambi lì per lui, fu felice. Si sentì orgoglioso di ciò che era e si addormentò con il sorriso.
"È così sereno..." accarezzando il viso dell'Ingannatore, Thor vi si avvicinò e, spinto dall'istinto, fu sul punto di rubargli un bacio fugace, ma ricevette una codata da dietro che lo fermò. "Non ti azzardare, maniaco" Sospirando seccato, il biondo spostò lo sguardo sul Lupo della Brughiera e si scambiarono reciprocamente un'occhiataccia.
"Io e Loki stiamo insieme, quindi se voglio baciarlo è come se avessi il suo implicito consenso! Anche se dorme!" Bisbigliò il più possibile, tenne i denti stretti, ma gli fu difficile contenere il temperamento davanti all'insolenza di quella bestiaccia sfrontata. Nessuno si poteva permettere di mettersi in mezzo fra lui e l'Ingannatore e, anche se Fenrir affermava di esserne il figlio, questo non gli dava comunque il diritto di impicciarsi. "Non mi sembra di aver sentito una risposta dalla mamma. Sì, ti ha baciato, ma non significa niente! In più tu sei troppo stupido e violento, mamma deve trovare un compagno al suo stesso livello e tu non lo sei"
"Razza di pulcioso..." Girandosi fra le coperte, il Dio della Menzogna si avvolse in esse nel sonno tanto che, alla fine, vi rimase imballato come in un bozzolo. Thor non riuscì ad evitare di arrossire, non solo per quanto fosse carino, ma anche al pensiero che, il primo tessuto a contatto con l'altro, fosse il proprio mantello. Mettendosi comodo, il biondo lasciò perdere la scaramuccia e cercò di rilassarsi, fece qualche respiro profondo, chiuse gli occhi e si lasciò scivolare nel sonno. Ormai anche il suo corpo si era fatto leggero, era pronto a cominciare a sognare quando, vivida nella sua testa, comparve l'ultima immagine del blocco dei disegni di Loki. Si girò, provò a scacciarla sostituendola con altri pensieri, ma fu tutto vano, essa continuava a tornare e, ben presto, da una semplice figura statica, si mise in movimento. Ne percepí suoni, colori, le linee divennero più definite, la scena prese vita con lui come spettatore. Guardandosi, si rese conto che qualcosa non andava, non sembrava il solito lui, tra i suoi capelli e la barba erano spuntate striature più ramate, rendendo il biondo più rossiccio del normale, era anche più vecchio, non di molto, ma le cicatrici provavano lo scorrere del tempo. Concentrandosi anche su Loki, il Dio della Folgore notò differenze ben maggiori di un istante prima, a cominciare dalla pelle, né azzurra e nemmeno rosa pallido, ma di una tonalità di grigio tendente al blu e, in più punti, essa era solcata da simboli azzurri chiari, quasi luminescenti. Le ciocche scure dell'Ingannatore erano molto più lunghe del normale ed erano fissate da vari elastici in una coda ormai scompigliata, grazie ad essa il viso era ben visibile, le iridi rosse come il fuoco ardevano rivolte all'amante mentre, poco sopra di esse, ecco qualcosa di strano. Loki aveva le corna, piccole rispetto a quelle del suo elmo, ma comunque difficili da non notare, Thor si sentì stupido per non averle viste prima, fece un passo avanti per guardare meglio, ma la visuale cambiò di nuovo, divenne in prima persona. La propria carne era dentro il corpo del Dio della Menzogna, caldo ed accogliente, ne venne come risucchiato all'interno mentre la mente diventava mano a mano sempre più leggera. Muovendosi in autonomia, spinto solo dal desiderio, aumentò la velocità. Il corvino gli donò un bacio liberandosi fra i loro corpi, poco dopo fu il suo turno, non si era mai sentito così appagato e felice prima di allora, stava per scoppiare a piangere quando l'altro porto le mani sulle sue guance. "Thor..." Loki perse il sorriso e, ai suoi polsi, comparvero delle catene che lo trascinarono lontano da lui, avrebbe voluto intervenire, ma si ritrovò incapace di muoversi e di reagire in qualunque modo "T-Thor! Thor ti prego! Aiutami!" Dal nulla ecco giungere la fanciulla dello scorso sogno, teneva fra le mani un piatto metallico, fondo, e, ai suoi piedi, apparve un gigantesco albero al quale venne incatenato Loki. Nonostante le lacrime e la combattività dell'Ingannatore, il serpente posto sul suo capo cominciò a rilasciare veleno sul suo viso bruciandolo con l'acido che finì per cadere anche fra le sue labbra. "T-Thor! Fallo smettere, ti prego! Thor!" Lo chiamò ancora ed ancora, sempre più forte, ma a lui fu solo concesso di piangere e tremare, il terrore di quella visione lo scosse in terribili sussulti. Pensava che quel dolore non sarebbe mai finito quando, di colpo, ricevette uno schiaffo ed aprì gli occhi. "Thor!" Ed eccolo lì, il suo Loki, proprio come lo ricordava. Alzandosi di scatto, lo strinse in un abbraccio e lo baciò su tutto il viso, rasserenato nel vederlo in salute, al sicuro, accanto a sé. "E-ehi! Piano! Mi fai il solletico" Dal volto dell'altro, il Dio della Folgore passò al collo, fino all'incavo e poi scese sulle scapole aprendogli maggiormente lo squarcio nella giubba per poter procedere ancora. Portandosi una mano alle labbra, l'Ingannatore lo lasciò fare senza opporre resistenza, Thor sentiva la sua pelle fremere sotto i propri baci e qualche gemito sfuggirgli dalle labbra. Concentrandosi sulla fibbia della cintura del Dio della Menzogna, la aprì senza fatica e fece per abbassargli i pantaloni, da dietro gli era già possibile sentirne la pelle morbida delle natiche, ma venne fermato sul più bello dal corvino. Tenendo ben salda la vita delle braghe, Loki ne incrociò lo sguardo, aveva gli occhi lucidi. "F-fermo, Thor... S-so che ora stiamo insieme, ma..." Si voltò verso Fenrir, russava molto profondamente, non si era reso conto di nulla, questo fece capire al principe asgardiano come mai fosse ancora tutto intero. Portandosi sopra Loki, lo baciò, odiava fare quegli incubi eppure, una volta libero da essi, il suo amore per l'altro diventava incontenibile. Separate le loro labbra, sorrise ed affondò il viso nel petto nudo dell'Ingannatore sorridendo più che poté. "Non pensavo fossi così... deciso. Oppure è colpa mia? Ho trasformato il principe perfetto in un cattivo ragazzo?" Ridendo della domanda, Thor percepì il terrore di poco prima sparire totalmente e, le immagini ad averlo provocato, annebbiarsi sprofondando nel nulla.
"Hai detto che stiamo insieme! Noi stiamo insieme!"
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