Da Te
L'aria fredda sulle guance gli fece aprire le palpebre. Era sdraiato a terra, nelle orecchie solo un crepitio, lingue di fuoco lo stavano avvolgendo come una seconda pelle. Sotto di esse non vi era nulla, non ne veniva consumato e neppure provava dolore di alcun tipo, era più come se lui stesso fosse quelle fiamme. Davanti a sé il nulla, solo bianco, si doveva essere addormentato di nuovo, ma fu l'unica cosa che riuscì a ricordare, il resto era tabula rasa, valeva anche per il proprio nome. "Lóðurr..." Una voce sconosciuta. Girando la testa, si rese conto di essere sotto un enorme albero dal tronco nero, secco e divelto perfettamente a metà a partire dal suo ramo più alto. Era attraverso il suo movimento che arrivava quella parola, ripetuta ancora ed ancora nel tentativo di attirare la sua attenzione. Mettendosi a sedere e poi in piedi, percepì un pizzicotto sulla schiena e, subito dopo, a livello del petto. Doveva andare. Fece un primo passo titubante e poi un secondo più sicuro, divenne sempre più semplice sino a quando, infine, non poté toccare la corteccia la quale però si scompose al suo tocco e dell'arbusto rimasero solo le ceneri."Lóðurr..." Un tocco, no, due, su entrambe le spalle, si voltò con calma e fu allora che se li ritrovò davanti, comparsi dal nulla, sconosciuti e, allo stesso tempo, familiari. Una donna dai capelli fulvi e un gigantesco guerriero, mano nella mano, le iridi smeraldo di una e quelle rubino dell'altro nelle proprie. Provò ad aprire le labbra per fare delle domande, ma le parole non uscirono, restarono solo nella sua mente. "Lóðurr!" La voce era la stessa di poco prima, ma invece di attirarlo a sé, lo spinse a fare un passo indietro sciogliendo il loro contatto. Non li ricordava, non sapeva chi fossero, non sapeva nemmeno chi era lui stesso, ed aveva paura, molta, molta paura. Il gigante si inginocchiò ed avvolse una mano intorno alla vita della donna "Non ancora. Non ci riconosce, qualcosa deve essere andato storto" Lo prese un'improvvisa tachicardia, le fiamme intorno al suo corpo si fecero più alte e un forte fischio gli trapanò i timpani lasciandolo in ginocchio a contemplare il proprio sangue sgorgare fino a terra per poi creare una pozza sempre più ampia. Le due figure, osservandolo mestamente, si dissiparono per poi trasformarsi in foglie variopinte e volare via sospinte dal vento, lontane da lui. Incrementato dalle correnti, il fuoco intorno al suo corpo si innalzò senza freni diventando ancora più grande ed incontrastabile. Dissolto in esso, perse la ragione ed infine rimase solo l'Incendio.
Fu di gran lunga il risveglio peggiore che Loki avesse mai sperimentato in vita propria. Tutto il corpo gli lanciava fitte dolorose al minimo movimento che tentava di fare, persino le palpebre, quindi cercò di restare immobile e riprendersi poco a poco. Poteva ancora percepire un lieve fischio nelle orecchie, ma sparì rapidamente permettendogli così di concentrarsi sull'ambiente circostante e capire dove si trovava. Era su un letto, un grande letto, troppo per essere quello di un Asi, a meno che non si calcolasse in base a quello di Thor ad Asgard, in quel caso erano circa equivalenti. Girando lievemente la testa, si ritrovò a chiudere gli occhi, ebbe un capogiro da fermo e per poco non vomitò, ma si trattenne cercando di rilassarsi. Con la calma, gli tornò in mente cos'era accaduto prima che perdesse i sensi, la trappola di Njordr, la grotta in cui si era ricongiunto con Fenrir e il Dio della Folgore, la fuga e poi la morte. Fu allora che si rese conto di essere osservato, infatti, da ogni lato della stanza, fuoriuscendo dalle pareti arabescate, delle gigantesche serpi cominciarono ad aggrovigliarsi davanti al suo sguardo paralizzandolo. Non erano impressionanti quanto Jormungandr né altrettanto letali, in condizioni normali avrebbe potuto uscirne illeso, ma il dolore, la nausea e il mal di testa lo mettevano in una posizione di forte svantaggio. Il corvino non poté fare a meno di chiedersi se si potesse morire una seconda volta e, tentando di mettersi almeno semi seduto sui grandi cuscini, attese il proprio fato. Fu allora che, separandosi, i corpi dei rettili andarono a creare un'apertura nella parete attraverso la quale fece il suo ingresso una gigantessa davvero incantevole. I suoi lunghi capelli bianchi le incorniciavano il viso ai lati, ma per Loki fu difficile osservarla per bene, avrebbe significato muovere di nuovo la testa e, per il momento, era fuori discussione. Avvicinandoglisi con un vassoio tra le mani, non appena si rese conto che era sveglio, la donna si lasciò scappare i manici facendo cadere a terra l'intero contenuto per poi correre ad abbracciarlo. Per essere molto più grande di lui fisicamente, fu piuttosto delicata, infatti, nonostante le continue fitte a percorrerlo da capo a piedi, l'Ingannatore capì subito che la colpa non era della fanciulla. "Madre! Finalmente ti sei svegliato! Non sai quanto sono felice di riabbracciarti!" Non un fischio, nemmeno un fastidio, poteva significare solo una cosa. Gettando uno sguardo al proprio corpo, il corvino si mise alla ricerca di un nuovo marchio, ma la stuoia che portava gli rese la ricerca impossibile, soprattutto in quelle condizioni. "Oh, no! Scusa scusa! Devi ancora rimetterti! Scusami!" Adagiandolo di nuovo sul materasso, la gigantessa si spostò dietro l'orecchio metà delle ciocche candide rivelando così un'orbita cava e una pelle ingiallita e marcia, sarebbe stato uno spettacolo raccapricciante per chiunque, ma, per una ragione che non comprendeva, Loki non ne fu disturbato.
"Hela... immagino" Annuendo, l'altra gli accarezzò i capelli ed un sorriso triste si dipinse sul suo volto "Esatto. Non temere, so che Sleipnir ancora non ti ha dato la sua parte di memoria. Starò attenta a non peggiorare le tue condizioni"
"Io sono... morto, giusto?" "Il tuo corpo, sì. A causa dei marchi di Jormungandr e Fenrir. Il fatto che Sleipnir non sia stato il primo è stata una fortuna,altrimenti, anche con l'aiuto di Odino, non avrebbe resistito così a lungo"
"Aspetta! Che intendi con "aiuto"?"
Fenrir, il Lupo della Brughiera e Thor, il Dio della Folgore, dopo aver superato insieme la grande piana di Niflheimr, sfuggendo per un soffio ai propri inseguitori grazie all'intricato sistema di cunicoli al di sotto delle montagne, erano riusciti ad abbandonare quel mondo di neve e gelo diretti ad Hel. Era stato un periodaccio per il principe asgardiano, senza Loki, si sentì insignificante come mai gli era capitato prima, perdere l'altro così, fra le proprie braccia, era stato straziante. Non poteva addormentarsi senza rivedere il viso dell'Ingannatore incenerirsi davanti agli occhi, quindi aveva rinunciato al sonno, poi era venuta la carenza di appetito, ed infine anche il suo spirito guerriero si era affievolito lasciando dietro di sé solo un guscio vuoto. Se non ci fosse stato Fenrir, probabilmente, si sarebbe lasciato morire pur di ricongiungersi a Loki, ma il bestione glielo aveva impedito con ogni mezzo e, alla fine, alle porte del regno dei morti, ci era arrivato tutto sommato in salute. "Ehi, biondo, sei sveglio?" Strofinandosi il viso e scendendo dalla groppa del lupo, il principe afferrò Mjollnir ed emise un sonoro sbadiglio.
"Sempre..." Era pronto a tutto, conosceva bene le difficoltà che avrebbero dovuto affrontare prima di poter varcare i cancelli della dimora della regina Hela, ma qualsiasi creatura si fosse messa sulla sua strada, sarebbe finita in poltiglia.
"Andiamo, Loki è lì. L'ho già fatto aspettare troppo" Avvolgendo il martello di saette, lo utilizzò per farsi luce e mise il primo piede oltre la soglia. Da subito, la prima cosa che Thor riuscì a percepire, fu un olezzo insopportabile di sangue marcio che gli impregnò le narici, ma tenne duro e proseguì lungo il buio corridoio, il quale, mano a mano che scendevano, continuò ad allargarsi come un imbuto. Il primo avversario ad attenderli non era semplice da contrastare, si trattava del terribile mastino Garmr, infatti, nonostante esso fosse imprigionato saldamente all'ingresso da una catena, quest'ultima era abbastanza lunga da permettergli di bagnarsi del sangue di ogni anima sventurata che varcava la soglia. Chiunque volesse entrare nel Regno dei Morti doveva pagare un alto prezzo, inoltre, per chi era in vita, l'obolo si alzava ancora di più. Ad un tratto, nell'oscurità, furono udibili dei ringhi sinistri e, in più punti del passaggio, si accesero delle fiamme azzurre rivelando così la loro presenza e, soprattutto, la figura del mastino. Era poco più piccolo di Fenrir, ma altrettanto temibile, le lunghe zanne grondavano saliva e sangue, il pelo rilasciava un odore di marcio insopportabile, gli occhi erano ciechi a causa dell'oscurità, ma, a differenza del suo primo incontro con il Lupo della Brughiera, Thor si sentì meno in pericolo. Non solo il bestione era legato, ma il suo sguardo ed il suo comportamento gli parvero più mansueti di quanto si fosse aspettato. "Un giorno... Grazie al nastro che ora tieni con te, io potrei finire così. Fino al momento del Ragnarok, legato nelle tenebre..." Abbassando le orecchie, il lupo fece un passo in avanti e fu allora che, percependo il suo movimento, il mastino drizzò le orecchie e la coda annusando profondamente l'aria intorno a sé. "Fenrir, figlio di Loki. Thor, figlio di Odino. La mia signora vi sta aspettando, pagate con il sangue il vostro ingresso tra i morti e proseguite" Thor si preparò all'attacco dell'animale roteando il martello nella mano, ma, prima che potesse sferrare un colpo preventivo e rapido, dalle spalle di Garmr, giunse una luce splendente, così intensa da obbligare l'avversario a rifugiarsi da un lato uggiolando. "Per voi faremo volentieri un'eccezione" Thor riconobbe subito quel bagliore, era lo stesso ad averli guidati in salvo più volte durante il viaggio e, finalmente, poté associarvi un volto anche se, nel farlo, non riuscì ad evitare di restare sorpreso. "Coraggio, seguitemi" Varcata la soglia di Hel, continuarono in discesa mentre le lamentele del guardiano alle loro spalle si facevano sempre meno udibili. Il trio costeggiò un fiume sotterraneo nelle cui acque torbide, il Dio della Folgore poté riconoscere lo scorrere di innumerevoli lame di spade. "Thor" Avvicinando il muso al suo orecchio, il Lupo della Brughiera tenne gli occhi fissi sulla loro misteriosa guida. "Ti sei accorto che, questo tizio è la tua copia sputata?" Difficile non rendersi conto dell'incredibile somiglianza, non solo nella fisionomia dei tratti e nel fisico, ma anche il colore degli occhi era uguale al suo, solo i capelli variavano, infatti, più che biondi, quelli dell'altro erano bianchi, candidi come la neve. Quello sconosciuto era su tutto un altro livello di bellezza rispetto a lui, irradiava luce propria, aveva un portamento deciso ed elegante, a volte Thor ebbe quasi l'impressione di trovarsi davanti a sua madre.
"Ecco, grazie per l'aiuto. Intendo, tutto l'aiuto. Eri tu anche in passato, giusto ?" "Esatto, è da Asgard che vi tengo d'occhio..." Non se ne era mai accorto, nemmeno per un secondo, non poteva essere la verità.
"Chi sei?" "Diciamo che io e Lo... Loki ci conosciamo da molto tempo. Ho aspettato a lungo che l'Incendio cominciasse a risvegliarsi in lui, ma sono felice di essere stato paziente. Ora voglio solo rivederlo un'ultima volta prima di riposare finalmente in pace qui su Hel" Attraversando il letale corso d'acqua lungo il ponte dorato, Thor riuscì solo a pensare a quanti amici avesse il corvino, prima il Dio dei Mari, ora questo tizio. Di certo non poteva competere in forza con uno e nemmeno in bellezza con l'altro, sentì riemergere la gelosia, ma poi la ricacciò indietro, non era il momento per pensieri simili. Voleva solo ritrovare il Dio della Menzogna e stringerlo di nuovo tra le braccia. "Oltre la spiaggia dei cadaveri si aprono i cancelli della reggia di serpenti intrecciati, ma, prima di potervi giungere, c'è un ostacolo che ti chiederei di affrontare per me, Dio del Tuono" Il ponte cominciò improvvisamente a tremare e, poco dopo, davanti a loro, si frappose una guerriera. "Sono Móðguðr, guardiana del ponte Gjallarbrú. Dichiarate le vostre intenzioni. Soppesate bene le parole, viventi, altrimenti, presto, non lo sarete più"
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