Animo Ardente

Pagine cadevano lente dalle sue mani. Su una di esse, prese vita un'illustrazione dentro la quale si tuffò come in acqua tiepida. Un albero sulla cui cima se ne stava placida una foglia, ma, un attimo dopo, eccola sparire e, al suo posto, la figura di una donna. I suoi fulvi capelli rossi vibravano sospinti dalla brezza come fiamme, nascondendogli ancora una volta il suo viso. Lei, come la volta precedente, se ne restò seduta su quel ramo sino all'alzarsi del vento sul quale si appoggiò senza peso cominciando a danzare. Intonando il suo triste canto, lo attirò a sé riempiendolo di malinconia e lacrime ed infine giunse il fulmine dando vita ad un prorompente incendio. Loki non ebbe paura, anzi, rimase ammaliato dal modo in cui le lingue di fuoco si insinuavano nello squarcio sul proprio petto bruciandolo dall'interno. Pieno di curiosità, cercò di avvicinarsi per vedere cosa ne fosse stato della dama e così, attraverso il cerchio di fiamme, la vide stretta tra le braccia del guerriero delle pagine del libro, i due erano uniti in un lungo bacio. I volti di entrambi non erano chiari, ma i loro occhi sì, erano solo per lui, scavavano nel suo corpo riducendolo a brandelli in modo lento ed inesorabile. "Loki!" Sentendo il proprio nome, abbassò lo sguardo e si rese conto che non era solo una sensazione, la sua pelle azzurra aveva cominciato a cadere in pezzi come un vaso, i cocci finivano nell'incendio circostante sciogliendosi. Chi fosse stato a chiamarlo era un mistero, non aveva la forza di girarsi per controllare, era troppo debole, preda di ciò stava capitando, non poteva né voleva reagire. Si vide riflesso nel fuoco rendendosi conto che, sotto i frammenti perduti del suo essere, era rimasto solo il nulla. Quando ormai restava poco o niente di lui, il guerriero e la dama aprirono le braccia invitandolo a gettarsi nelle fiamme, dove probabilmente sarebbe divenuto cenere. Loki camminò in avanti, il vento in cui prima danzava la donna lo spinse dandogli coraggio e così avvenne quanto si era aspettato. Il suo corpo si disgregò fino all'ultimo frammento e, chiudendo gli occhi, ne divenne un tutt'uno, fu allora che la sentì di nuovo. "Loki ti prego, torna da me!" Quella voce familiare lo riportò indietro, nonostante non riuscisse a capire con esattezza di chi si trattasse, si sentì trascinato da essa e così, senza avere il tempo di interrogare le due figure, riaprì gli occhi svegliandosi. 

Ritrovata faticosamente la lucidità, l'Ingannatore si sentì uno stupido per non aver riconosciuto subito Thor mentre lo chiamava in sogno, eppure, dopo essere stati a contatto così a lungo, avrebbe dovuto capirlo subito. Cercò di mettersi in piedi, ma, come era accaduto su Midgard, gli fu impossibile, il suo corpo non rispondeva. Per un po' restò in ascolto delle parole pronunciate dal Dio della Folgore, incapace perfino di aprire le palpebre, ma rilassato nonostante la paralisi. "Loki, svegliati! Non dovevo dire quelle cose orribili, l'ho fatto solo perché... perché io..." la mano del principe asgardiano strinse la sua ancora più forte. Non avrebbe voluto farlo preoccupare in quel modo, ma non c'era modo di evitarlo, dunque lasciò che quelle titubanti scuse scivolassero nelle proprie orecchie colmandolo delle emozioni dell'altro. "Io sono geloso! Ti voglio solo per me... Io ti amo, Loki e, se ti svegli, prometto che te lo ripeterò di nuovo!" E così, come con Jormungand, all'insensibilità fisica, seguì il prorompente fischio alle orecchie e, con esso, le visioni. 

Una foresta sterminata, lucente sotto i raggi del Sole e della Luna come fosse di metallo, voci concitate ed una radura fredda, solitaria e spaventosa che portava un odore salato nelle sue narici, forse di lacrime; un nitrito nel vento, la figura di un possente cavallo in impennata e poi una corsa forsennata attraverso gli alberi, il suono degli zoccoli a fendere il terreno come unica lancetta a scandire il passare delle ore, una fuga eterna tra albe e tramonti ed infine la cattura; attraversò l'ingresso di una grotta alla cui guardia stava un mastino dal pelo intriso di sangue, superandolo, i suoi piedi si poggiarono su una lastra d'oro al di sopra di un fiume impetuoso, unica fonte di luce nelle tenebre spesse ed invalicabili; varcò le porte di un palazzo e, nella sala principale, trovò una bambina, anzi, una piccola gigantessa, intenta a giocare con gli oggetti più disparati; un simbolo gli apparve chiaramente nella mente, creato con l'utilizzo delle lettere del proprio nome, la "L" posta verticalmente, la "O" al di sotto e la "K" raddoppiata ai limiti della "I" in orizzontale.

Finalmente riuscì a muoversi, aprì prima le palpebre, aveva il viso coperto delle lacrime di Thor il quale ancora non aveva lasciato il suo fianco e, troppo preso dalla preoccupazione, nemmeno si era accorto del suo risveglio. Sembrava così indifeso, gli spezzò il cuore. Portò la mano libera ad asciugargli il viso e, solo in quel momento, il principe asgardiano ne incrociò lo sguardo. "Loki!" lo strinse con forza, fin troppa a dire il vero, lo lasciò senza fiato, ma la situazione si complicò quando anche Fenrir si unì al buongiorno schiacciandolo sotto il proprio muso. "Mamma!" Loki annaspò tra l'affetto dei due per un po' fino a quando, seccato, cercò di scacciarli e, nel farlo, finì per ricoprire il proprio corpo di fiamme. Sorpreso quanto lui, Thor indietreggiò, invece il Lupo della Brughiera, ancora più a suo agio, gli si strusciò maggiormente addosso scodinzolando. "Mi era mancato il tuo fuoco, mamma..." Imbarazzato, Loki respirò profondamente e così riuscì a spegnersi, controllò subito i palmi ed i dorsi delle mani, ma non vide bruciature. Se Jormungand aveva permesso ai suoi poteri di ritornare, Fenrir gliene aveva restituiti altri che nemmeno conosceva. "Ora posso raccontarti tutto!" saltellò il bestione facendo tremare la caverna, ma Loki aveva altro per la testa in quel momento. Si voltò verso il Dio della Folgore e sorrise.
"Prima di questo... c'è qualcosa che vorresti dirmi, Thor?"

Dal modo in cui l'Ingannatore lo stava fissando, Thor capì subito a cosa si stava riferendo, ma sperò di sbagliarsi. Avrebbe voluto tirare fuori una buona scusa, ma uscire da situazioni così difficili grazie al dialogo non era il suo forte, preferiva la sincerità anche perché, quando si teneva le cose dentro, finiva sempre per innervosirsi. Cercò di spostare lo sguardo sulle pareti della grotta, ma non ci riuscì, il ricordo dell'enorme squarcio sul petto del corvino era troppo vivido, la sensazione del suo corpo freddo, ormai prossimo al dissanguamento, sembrava non volersene andare e quindi la paura lo spingeva a non togliergli gli occhi di dosso. Ora, al posto della ferita, era comparso un simbolo sconosciuto, ma ciò non lo rassicurava, aveva rischiato di perdere l'altro, di nuovo. "Thor?" l'altro si alzò e fece un passo nella sua direzione, ma ciò lo spinse a ritrarsi. Per un secondo il biondo valutò le parole che Njordr gli aveva detto nella biblioteca, forse Loki stava davvero scoperchiando questioni che erano state nascoste per il suo bene, forse avrebbero fatto meglio a ripercorrere i loro passi, trovare Sleipnir e fare ritorno a casa.
"P-perché l'hai fatto? Perché ogni volta che ti perdo di vista per un secondo tu... Stavi rischiando di morire!" senza volerlo cominciò ad alzare la voce e gli occhi gli tornarono lucidi. 
"Congeli, vieni colpito a morte, condannato alla prigione e maltrattato quando non sono con te!" "Non è colpa mia, Thor. Nessuna di queste cose lo è!" inginocchiandosi al suolo, il Dio della Folgore si strinse nelle spalle, intorno a sé vide formarsi delle scintille e, dal tunnel che portava all'esterno, giunse il rombare di un tuono. Probabilmente all'aperto si stava scatenando la peggiore tempesta di fulmini che Niflheimr avesse mai visto. 
"Lo so... ma non posso farci niente. Ogni volta che vieni ferito, mi sento morire anch'io" Thor strinse forte le palpebre e, per un attimo, rivide le tre figure apparse nel suo sogno, subito spalancò gli occhi e si ritrovò stretto fra le braccia di Loki. Rilassò i muscoli e, lasciando scivolare via le lacrime, si godette la mano dell'altro lungo la schiena appoggiandosi alla sua spalla. "Ma ora va tutto bene. Siamo qui insieme, però... hai ragione" Il Dio della Folgore sentì la fatica, prima pesante come un macigno, sparire del tutto. "Sono stato insensibile, mi dispiace. Ho pensato solo alla mia ricerca e ti ho ferito. Per questo attacchi briga con chiunque incontriamo, hai bevuto l'etere ed hai finito per dire quelle cose" 
"No! Non e così!" Appoggiò le mani sulle spalle del corvino allontanandolo quel poco che bastava perché si potessero guardare a vicenda e poi, spinto solo dall'istinto, lo baciò. Loki rispose immediatamente con trasporto, riuscì a sentirne le dita attraverso i capelli mentre, con l'altra, si appoggiava al suo petto stringendosi sulla sua giubba di cuoio. Al contrario, per l'asgardiano fu difficile lasciarsi andare, era nervoso ed incerto su cosa fare e come muoversi, l'ultima volta si era trattato di un contatto rapido, non aveva avuto tempo di pensare a come funzionasse il tutto, ma in quel momento era diverso. Cercò di ricordare come aveva fatto da ubriaco e provò ad imitarlo, ma con esiti poco soddisfacenti, infatti, poco dopo, Loki si staccò facendo una risata divertita. 
"S-scusa! Non sono molto bravo..." "No, non è per il bacio. Stavo solo pensando che l'ultima volta avevi detto di non voler complicare le cose fra noi, ma a quanto pare hai cambiato idea" Quelle parole lo fecero arrossire di colpo, in effetti il suo piano di tornare su Asgard e stare l'uno al fianco dell'altro solo come compagni d'armi, non sembrava più così logico a quel punto. Non avrebbero mai potuto avere una relazione amorosa a casa, ma, allo stesso tempo, permettere a qualcun altro di averne una con Loki era fuori discussione. 
"Forse mi vanno bene complicate, se posso stare con te" Il viso dell'Ingannatore cominciò letteralmente a fumare e la sua pelle parve passare dall'azzurro ad un tono più scuro di blu "Sei proprio smielato..."
"Dico solo quello che sento. E, se tu corrispondessi i miei sentimenti, non importa in quanti verranno per averti, io non ti lascerò mai a nessun altro" Thor vide Loki alzare il viso di colpo facendosi serio e, convinto di aver detto qualcosa di sbagliato, deglutì "Giusto, l'hai detto anche prima! Perché dovresti essere geloso? Parliamoci sinceramente, le persone che mi apprezzano nei nove regni si possono contare sulle dita di una mano, eppure ti senti minacciato, ma da chi?" Il corvino prese un bel respiro e si sedette comodamente invitandolo a fare lo stesso. Osservandoli, Fenrir li imitò accucciandosi dietro il Dio della Menzogna e cominciò a produrre calore "Adesso, prima che succeda qualche altro disastro, Thor, ti supplico... Dimmi chiaramente cos'è che ti ha fatto preoccupato durante il nostro viaggio!" E così arrivò il momento delle spiegazioni. Ad ogni parola gettata fuori, Thor si sentì sempre meglio, disse tutto al Dio della Menzogna, cominciò dall'incoronazione, poi raccontò di quando erano stati su Vanaheimr e del suo atteggiamento amichevole con il Dio dei Mari, parlò di Midgard, di Alfheimr, non tralasciò nulla e continuò a lungo fino a concludere con l'incubo avuto la notte prima. Loki ascoltò in silenzio tutto il tempo, non fece espressioni particolari e non diede alcun tipo di commento eppure, in qualche modo, il biondo era certo che non stesse perdendo nemmeno una sillaba. Solo quando finì, Thor si accorse di avere la gola in fiamme e sorrise alleggerito all'altro. 
"Ecco, questo è tutto! Ora mi sento molto meglio! Non mi ero nemmeno reso conto di aver trattenuto così tante cose..." Sporgendosi in avanti, Loki gli diede un bacio veloce "Non farlo più! Rischi di implodere quando ti tieni tutto dentro! Però mi hai sorpreso... Ero convinto che ti fossi innamorato di me durante questo viaggio e invece scopro che lo eri anche da prima. Certo, non potevi ammetterlo, l'onnipotente Thor e l'infido Loki insieme, sarebbe stato folle..."
"Lo è, per questo ti amo" 

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