Addio
Superato l'ennesimo portale, finalmente Loki giunse ad Asgard e, davanti a sé, trovò solo una distesa di acqua e gelo sotto un cielo coperto di nuvole nere in tempesta. Il cattivo presentimento che lo aveva accompagnato fino a quel punto, si tramutò rapidamente in rabbia quando vide il Dio dei Mari scontrarsi contro Sleipnir, ma nessuna traccia di Thor. Sollevandosi in aria senza peso, superò i rinforzi e li anticipò. Fenrir, poco dietro di lui, correva come il vento lungo la grande lastra ghiacciata, sciogliendola ad ogni zampata e permettendo così al fiume di spade di scorrere oltre il portale e congiungersi con l'oceano sottostante. Jormungandr, scivolando al di sotto della superficie, sostenne sulle proprie scaglie il veliero infernale Naglfar aumentandone la velocità in modo che i guerrieri a bordo potessero intervenire prontamente. Non c'era più tempo, presto Njordr sarebbe entrato nella stanza di Odino, era giunto il momento di giocare pesante, bisognava liberare l'Incendio.
"L'Incendio odia l'acqua, ma arde e dunque la fa evaporare prima che possa ferirlo" Il corpo di Loki si spezzò permettendo alla sua reale natura di uscire allo scoperto, ed assunse le stesse dimensioni del mostro acquatico. Nei punti in contatto con la superficie ghiacciata, andò formandosi una nube di vapore caldissimo, l'acqua gli ribollì intorno mentre procedeva, frantumando qualsiasi cosa al proprio passaggio. I suoi nemici vennero avvolti di fiamme inestinguibili, l'Incendio si nutrì dei loro cadaveri sino alle ceneri. Mentre lui puntava verso il Dio dei Mari, i guerrieri di Hel, comandati dalla loro regina, si concentrarono sui soldati di Freyr e sull'esercito di giganti di ghiaccio, una lotta piuttosto impari a dire il vero, dopotutto loro erano già deceduti e dunque impossibili da contrastare. Tenendosi vicino a Jormungandr, il Lupo della Brughiera raggiunse le maggiori dimensioni possibili e così si lanciarono insieme nella mischia, l'uno accanto all'altro. "Questo è davvero il Ragnarok..." "Sì, ma non come era stato scritto. Concludiamolo in modo diverso!" Sole, Luna e stelle erano stati inghiottiti dalle tenebre, tutti e nove i regni di Yggdrasil si trovavano lì ad Asaheimr, non più vincolati da alcun confine mentre l'intero equilibrio naturale, ormai spezzato, si rivoltava verso gli stessi popoli a cui prima aveva dato vita ed abbondanza. Le creature del caos, i figli della distruzione, ora sciolte le proprie catene, risorgevano, liberi dalle profondità in cui erano stati confinati ed imprigionati. La nave Naglfar aveva levato le ancore e le potenze degli inferi su di essa si lanciavano in battaglia sotto il comando di Hela. A capo di tutto, nel posto che il destino gli aveva da sempre affidato, c'era Loki, la fiamma che consuma ogni cosa, trionfante a differenza di ciò che narravano le leggende. Il suono di un corno fendette l'aria quando lui e Njordr si ritrovarono faccia a faccia, l'uno a contrastare l'altro. Più il calore aumentava più il livello delle acque andava riducendosi e così la forma assunta dal Dio dei Mari, quel fuoco era inestinguibile. Attraverso il ponte dell'arcobaleno, l'Incendio scorse l'arrivo dei giganti di Muspellsheimr, sotto i pesanti zoccoli delle loro cavalcature il passaggio si disgregò finendo in minuscoli frammenti. Aprivano loro la strada re Surtr, Hoenir, ovvero l'ultimo componente della triade divina, e una terza figura la quale impugnava una spada fatta di luce. Heimdallr, Loki lo riconobbe subito, avrebbe voluto lasciar perdere lo scontro per non obbligarlo ad intervenire, ma il suo vero sé aveva un'idea diversa e non c'era modo per lui di dominarlo a quel punto. Le acqua erano state prosciugate e così anche il colpevole di quel tradimento, ormai ridotto all'ombra di sé stesso. Era stato facile, quasi noioso fronteggiarlo, ma consumarlo con le proprie fiamme gli avrebbe dato una bella soddisfazione. "Osservare la tua reale natura è come guardare dritto nella bocca del più oscuro abisso infernale..." Sussurrò Njordr tremando al suo cospetto "Non c'è anima in te o un qualsivoglia barlume di coscienza"
"L'Incendio non ha padroni, nemmeno la propria mente, è istinto ed è corroso da una fame impossibile da saziare" Detto ciò avvolse il nemico divorandolo pezzo a pezzo. L'incendio stava per rivoltarsi contro Asgard, ma qualcosa attirò il suo sguardo dissipando il fuoco e facendo riottenere il controllo all'Ingannatore. Superando il cadavere del nemico, Loki vide i propri figli, tutti quanti insieme, erano vivi ed avevano riportato ferite minime, eppure le loro espressioni erano cupe, fra le braccia di Hela c'era il corpo di Thor. Il principe era immobile, la sua pelle aveva un colorito bluastro innaturale e, non appena Loki provò a sfiorarne la guancia, percepì su di essa il respiro gelido della morte. "Madre... mi dispiace tanto..." Sleipnir batté lo zoccolo a terra "Mi avevi chiesto di proteggerlo ed io invece..." L'Ingannatore indietreggiò rapidamente, doveva andarsene, la coscienza lo stava abbandonando di nuovo e perderla lì, a scontro concluso, senza quel quantitativo immenso d'acqua per mantenere l'Incendio entro i confini di Asgard, sarebbe stata la fine. La pelle gli si scurì e spaccò seguendo i percorsi tracciati precedentemente dalle lacrime, non riuscì a mantenere le normali dimensioni e, sotto i suoi piedi, ogni centimetro di terreno con cui entrava in contatto, divenne soffice cenere facendolo sprofondare. Era arrivato tardi, non era stato in grado di proteggere Thor ed ora niente avrebbe potuto riportarlo da lui, tutto ciò a cui avevano rinunciato e per cui avevano combattuto si era dissolto nel nulla. "Lóðurr" Una voce imponente attirò l'attenzione di tutti e così, sorgendo insieme ad una nuova aurora, Odino giunse tra loro insieme ad Hoenir ed Heimdallr. Nel vederli, l'Ingannatore si sentì più leggero, soprattutto riguardo ad Heimdall, il quale, grazie alla sua spada, avrebbe potuto sopprimere l'Incendio una volta per tutte, anche se, visto come le leggende potevano variare dalla realtà, anche la sua morte per mano di quella lama poteva rivelarsi inesatta.
"O-Odino... Hoenir..." Inginocchiandosi a terra e tentando di mantenere quanto più possibile la propria forma di Asi, Loki abbassò la testa e scoprì il collo, era più che felice di accettare la morte se questo avesse significato potersi ricongiungere al Dio della Folgore. Dopotutto erano quelli gli accordi, se perdeva il controllo e lasciava libero l'Incendio diventava un pericolo e perciò andava fermato.
"Grazie di tutto, io sono... sono pronto..." "Mammina di cosa stai parlando?" Provando a farsi avanti, Fenrir venne bloccato dalla sorella, la quale fu obbligata a fare lo stesso con Jormungandr quando cominciò a sibilare innervosito. Loki era fiero dei propri bambini, avevano combattuto senza sosta e sostenuto da soli il Ragnarok, lottando contro tre degli eserciti più forti dei nove regni, e guadagnandosi così la libertà e la possibilità di vivere in pace. Non riuscendo a fermare il pianto, si coprì il volto con le mani, entrambe le sue esistenze si potevano considerare colme di dolore e felicità, aveva molti rimpianti ed avrebbe preferito un finale diverso, ma almeno era riuscito a dimostrare quanto tutti si sbagliassero nei suoi confronti. Non era mai stato né buono né cattivo, aveva ferito alcuni ed aiutato altri, ma la sua natura era così, mutevole come il vento. Ad un tratto, percepì una pesantezza sulle spalle e, alzando gli occhi, incontrò i volti dei propri fratelli di sangue, i quali, invece di ucciderlo come avevano pattuito, lo aiutarono a rimettersi in piedi. Loki rimase confuso dal loro comportamento e questo rallentò automaticamente l'Incendio "Ti dispiacerebbe sollevarti dal suolo? Così eviti di sprofondare ad ogni passo" Obbedendo subito alle parole del Padre degli Dei, l'Ingannatore richiamò a sé il potere dell'aria ereditato dalla madre affiancandosi al resto del trio. Vedere tutti così tranquilli, nonostante l'accaduto, lo aiutò a calmarsi a propria volta, anche se, per riuscire a non impazzire del tutto, dovette evitare in ogni modo possibile di posare ancora gli occhi sul corpo del Dio della Folgore. "Grazie per aver salvato la mia gente, Lóðurr. Se non fosse stato per te ed i tuoi figli ora nemmeno io sarei qui. Heimdallr e Hoenir sarebbero intervenuti troppo tardi"
"Non abbiamo alcun merito... saremmo dovuti arrivare prima" Voltandosi verso il campo di battaglia, Loki vide i cadaveri disseminati e sentì una stretta al petto. Anche se erano riusciti ad evitare la totale distruzione del popolo degli Asi non era possibile considerarla una vittoria. Nessuno era uscito illeso dallo scontro, si trattava di una cicatrice che difficilmente si sarebbe rimarginata. Amici e nemici avrebbero avuto un'equa sepoltura, per questa ragione Surtr e il suo popolo si erano recati lì, era ciò che avevano guadagnato dall'accordo di alleanza intrecciato con Njordr. Indipendentemente da chi fosse uscito vittorioso, i corpi dei defunti sarebbero diventati nutrimento per l'Incendio al fine di accrescere le fiamme eterne di Muspellsheimr. Fondamentalmente i giganti di fuoco non erano un popolo sanguinario, ma la guerra significa morte, e, di conseguenza, pire e fiamme. I feriti cominciarono a venir trasportati alla fortezza, anche coloro che facevano parte dell'altra fazione, il loro destino sarebbe stato deciso in seguito da Odino. Fra questi ultimi Loki riconobbe Freyr, nonostante questi avesse subito numerose ferite e metà del suo volto fosse stato mutilato. Ad un tratto, l'Ingannatore vide avvicinarsi due giganti, i quali puntarono verso i suoi figli, ma era ovvio a cosa mirassero, stavano raccogliendo tutti i cadaveri in attesa di iniziare con le cerimonie funebri e ciò comprendeva anche Thor. Li fermò immediatamente, i capelli di nuovo sollevati ed ardenti, bastò un suo sguardo perché questi retrocedessero terrorizzati. "Lóðurr, lascia che lo prendano" Voltandosi verso Odino, fu incapace di contenere le lacrime. "Non desideri che Thor raggiunga il Valhalla?" Stringendo i denti saldamente, l'Ingannatore si sentì andare in pezzi, raccolse tutto il proprio coraggio e posò lo sguardo sul Dio della Folgore. In vita, non c'era nulla che Thor avesse desiderato più del Valhalla, strappargli quella possibilità solo per egoismo sarebbe stato ingiusto. Avvicinandosi ad Hela, Loki recuperò dalle braccia della figlia il corpo dell'amato ed appoggiò la fronte contro la sua bagnandone tristemente il viso di lacrime.
"Odino, se non vuoi prendere la mia vita permettendoci di stare insieme, almeno lascia che sia io preparare la sua barca..." "Lóðurr, un compito ben più importante ti attende. Ora che il giudizio delle potenze è giunto alla sua conclusione, dobbiamo infondere nuova vita ad Yggdrasill" Il Padre degli Dei sapeva ogni cosa, sin dall'alba dei tempi era a conoscenza del fatto che, durante il Ragnarok, avrebbe perso quasi tutti i propri figli, oltre che la vita stessa, dunque, il fatto che solo uno dei principi fosse perito, poteva considerarsi un lato positivo. L'Ingannatore però trovò terribile la sua freddezza, anche lui, rispetto a quanto era stato scritto, aveva ottenuto infinitamente più del previsto, ed era grato di questo, eppure, se avesse saputo che, il prezzo per la propria salvezza, sarebbe stata la vita di Thor, avrebbe fatto volentieri a cambio. "Andiamo" Abbandonando la consueta forma fisica, Odino e Hoenir espansero il proprio essere e così scomparvero alla vista, ma Loki poteva percepirli, si erano riuniti ad Yggrasill ed ora lo attendevano lungo i suoi rami. Cedendo faticosamente il Dio della Folgore ad Hela, l'Ingannatore gli diede un ultimo, straziante bacio e si riunì agli altri. La fonte di vita dei nove regni, del sapere e del destino a legare tutti loro indissolubilmente, non era mai stato più fragile. Le sue fronde verdeggianti, i rami intricati e le radici possenti, erano sul punto di seccarsi e morire. Il Ragnarok non era solo il giorno del crepuscolo degli dei, ma anche il suo. Odino si portò alla chioma, Hoenir al tronco ed infine lui alle radici e, proprio come quando per la prima volta si trovarono a dare la vita agli esseri umani, fecero il proprio dovere. Ognuno di loro, su punti precisi dell'albero cosmico, incise delle rune e vi trasmise il proprio potere divenendo così la linfa vitale che diede inizio ad un nuovo ciclo. Trascorsero nove giorni e nove intere notti scrivendo lungo la corteccia e, ogni istante, Loki continuò a pensare a Thor e pianse. Consapevole che non avrebbe mai più avuto la possibilità di rivedere l'altro, desiderò solo la morte.
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