Capitolo 37

Vivere è la cosa più rara al mondo.La maggior parte della gente
esiste e nulla più.
(O. Wilde)


Le situazioni sembravano concatenarsi senza dargli tregua. Sapeva che Salazar, prima o poi, avrebbe combinato qualcosa: ma come poteva biasimarlo? Di certo non poteva aspettarsi il figlio modello, non dopo essere stato cresciuto a quel modo.
Non sapeva che cosa fosse successo, era solo stato chiamato da Reinar Wolf che, in vesti ufficiali, aveva fatto le veci della scuola. Pareva che il preside avesse fretta di parlargli, e il mistero aleggiava attorno al perché lo aveva fatto precipitare lì d'urgenza. Era agitato: aveva l'impressione che Salazar potesse aver commesso qualcosa di veramente pericoloso; per gli altri più che per se stesso.


Fu il preside ad accoglierlo non appena lo vide arrivare; doveva salutare Ludwig come si conveniva, visto la sua alta carica e chi rappresentava. «Standartenführer, mi scusi se l'ho fatta chiamare così improvvisamente. So che ha dei doveri da svolgere, ma la gravità della situazione lo richiedeva.»


«Mi dica cosa è successo, per favore. Mio figlio sta bene?» domandò preoccupato, mentre si guardava intorno, per intravedere Salazar da qualche parte.


«Sì, suo figlio sta bene, Signore. Ma è lui che vede colpevole la vicenda...»


«Si spighi meglio...»


«Vede, forse è il caso che la porti dove si trovano i ragazzi.» Il preside mosse qualche passo e avanzò verso le aule della scuola; Ludwig lo seguì silenziosamente, ansioso. «Ecco, prego...» Lasciò che Ludwig entrasse nell'aula dove Salazar era seduto su una sedia. In terra c'era Bruno, con un penna conficcata nel palmo della mano.


«Mein Gott! Salazar, ma che è successo?» Si avvicinò a lui, accarezzandogli appena il volto.
Salazar lo guardò e, grazie a quel gesto, sembrò riprendersi. Iniziò a parlare: «Me ne stavo qui a leggere, come sempre durante la ricreazione, un libro che mi ha detto Herr Reinar Wolf, quando si è avvicinato Bruno e ha iniziato a punzecchiarmi. In un primo tempo l'ho ignorato, anche in un secondo momento, ma poi ha cominciato a insultarmi, a insultare Silas, e non ho capito più nulla, papà: ho reagito d'istinto.»


Ludwig aveva ragione a temere il peggio: Salazar sembrava agire in maniera più sconsiderata del previsto, ma in quella circostanza avrebbe potuto affermare che si trattasse di legittima difesa. Dai suoi pensieri lo richiamarono i lamenti di Bruno che ancora non era stato liberato da quella penna, la quale gli attraversava il palmo da parte a parte. Era riuscito a mettersi seduto, ma non aveva ancora avuto il coraggio di estrarsi da solo l'oggetto estraneo.


Ludwig si avvicinò a lui, afferrò la penna e la tirò via velocemente e con forza: Bruno gridò per il dolore, portandosi poi la mano al petto e stringendola; ancora perdeva sangue. Ludwig gli porse un fazzoletto.


«Dannazione! Volevate uccidermi Herr Dubois? »


«Herr Standartenführer Dubois, per lei, Bruno.»


«Mi scusi» digrignò i denti, per via del forte dolore. 


«Morire per una ferita del genere mi sembra eccessivo, da un ragazzo come te non mi aspetto un'affermazione così poco valorosa, Bruno. Spera, piuttosto, che mio figlio non ti abbia colpito un tendine. Mi auguro che ti sia servita da lezione, e vorrei che tu la smettessi di infastidire la mia prole, se non è chiederti troppo, Bruno; o dovrei farti arrestare?»


«No, Standartenführer non sarà necessario.»


Ludwig stava per rispondere a Bruno, ma venne distratto dall'arrivo di Silas, seguito da Reinar Wolf. Guardò Silas come per chiedergli se ci fosse stato qualche problema, qualche intoppo, ma Silas ricambiò lo sguardo e scosse appena la testa. Tutto sembrava andare bene.


«Caro Ludwig, ero venuto per Friderich, ma poi ho incontrato Silas. È sempre un piacere per me parlare con lui, lo hai educato così bene, sembra davvero un giovane ariano, nonostante il suo aspetto non appropriato.»


«Mi fa piacere.» Ludwig non sapeva di che cosa Reinar stesse parlando, Silas aveva conversato con lui? Dopo ne avrebbero discusso, doveva vederci chiaro.


Silas, prima che qualche occhiataccia di suo padre potesse raggiungerlo, si precipitò da suo fratello per abbracciarlo. Lo strinse a sé. «Stai bene, vero?»


Salazar si beò di quell'abbraccio fugace: suo fratello non era avvezzo a simili manifestazioni di affetto, almeno non con lui. Poi annuì e disse: «Sì, sto bene.»


«Ludwig!» Reinar richiamò a sé ancora la sua attenzione. «Stavo pensando che, vista la sua età, Salazar potrebbe entrare a far parte della Hitler Jugend.»


Ludwig si prese del tempo per rispondere. Stava riflettendo, ma poi pensò che sarebbe stato giusto far rispondere Salazar e agire di conseguenza. «Tu, Salazar, che ne pensi?»


«Per me va bene.» Fu in quel momento che Salazar rivolse un sorriso sinistro a Bruno: sembrava che stesse architettando una qualche vendetta.

A Silas quasi non venne un colpo, ma poi pensò che Salazar stesse elaborando un piano, o semplicemente che avesse un motivo tutto suo per voler partecipare.


«Ottimo: visto che siamo tutti d'accordo e tutti felici, direi che la questione è risolta! E tu, Bruno, vai in infermeria per favore... Fatti medicare quella mano, non importunare più i figli del colonnello: sarebbe come far del male a dei tuoi compagni.»


Se non fosse stato pericoloso, Silas avrebbe voluto ridere in faccia a Bruno: se lo meritava.
«Ah, Silas, ci vediamo a casa più tardi. Friderich ti ha invitato.» Reinar salutò Ludwig come si conveniva e si congedò.


Bruno si alzò in fretta e furia, con la coda tra le gambe, raccontando in infermeria che era caduto su di una penna, cosa a cui sarebbe risultato difficile credere.
«Io e te dopo parliamo» Ludwig si rivolse a Silas con tono perentorio e Silas già si aspettava un'enorme lavata di capo.

«Vuoi spiegarmi Silas? Vuoi dirmi da quando tu e Reinar Wolf siete così amici?»


«Amici mi sembra un parolone, papà...»


«Non ho alcuna voglia di scherzare, Silas. Non so, se ti rendi conto della gravità della cosa.»


«Che cosa pensi che faccia? Un pomeriggio Herr Wolf mi ha invitato a casa sua, perché voleva sapere riguardo Friderich; in un certo senso sospetta di lui, o vuole delle conferme, non lo so. Tu raccogli le lettere di Franz, Friderich mi chiede se ho novità, cosa dovrei fare? Non penso che sia un gioco, so benissimo che devo stare attento: quindi, per favore fidati di me.»


«D'accordo, anche se non è la prima volta che me lo chiedi.»


«Su quest'argomento? Ho la mia vita a cuore, come quella degli altri, papà. Quindi non parlerei neanche sotto tortura. Piuttosto, Salazar?»


«Facciamocelo spiegare... » Ludwig chiamò, con un cenno della mano, Salazar, il quale si avvicinò, obbediente, verso i due.


«Sì?» fece.


«Puoi spiegarci perché hai acconsentito a quella richiesta?»


«Ho pensato che, una volta all'interno, non possono sospettare né di me, né della mia famiglia. So che molti ragazzi sospettano di Silas, per via del suo essere così diverso. Potrei essere un buon tramite, potrei riferirgli quello che so.» Omise di parlare del conto in sospeso che lo legava a Bruno.


«Voi mi farete morire prima del tempo.» Ludwig scosse la testa e cercò nella tasca interna del capotto il porta sigarette. Non aveva mai fumato così tanto in vita sua, ma l'ansia si faceva sempre più presente e sempre più viva.


Nail lo raggiunse: aveva ascoltato tutto silenziosamente e da lontano. Era un abile osservatore e, a volte, con quel suo fare scanzonato, riusciva a carpire i segreti di tutti. Era sempre attento in casa Dubois, doveva aiutare Ludwig e, sopratutto, voleva essere pronto per ogni evenienza qualora i due ragazzi avessero avuto bisogno d'aiuto. «Un accendino per te amico mio» disse a Ludwig, porgendoglielo, con la fiamma pronta a dar vita alla sigaretta.


«Perché, ne ero sprovvisto?»


«Ma no, volevo solo esserti utile, sennò dici che sto solo qui a bere...»


«Non cominciare anche tu. Già loro due mi danno da pensare. Piuttosto che ne pensi della situazione?»


«Penso che Silas si sia letteralmente gettato nella tana del lupo, seppur abbia intuito la sua strategia» fece l'occhiolino a Silas.


«Mi hai scoperto!» scherzò Silas.


«Potete spiegarmi? Non riesco anche a leggere nelle loro menti. Silas, Nail potete spiegarmi di che state parlando?»


«Perdi colpi, amico mio...»


«Oh, avanti... Smettila e dimmi che cosa avresti capito.»


«Da quello che ho intuito, ho come avuto la sensazione che Silas si sia volontariamente cacciato nella tana del lupo affinché Friderich non possa denunciarlo. Tu, mio caro amico, prendi e consegni le lettere che Franz gli scrive. Friderich, con te, è in debito. Quindi, a prescindere, non potrebbe aprire bocca su Silas; ma la prudenza non è mai troppa, no? E glielo hai insegnato tu. Per cui, Silas ha parlato con il padre di Frederich assicurandogli che il figlio è come lui si aspetta. Praticamente, Silas lo ha ricattato silenziosamente. Tra l'altro, quelle che potrebbe avere Friderich sono solo supposizioni, mentre quelle di Silas sono prove, perché le lettere le prendi tu.»


«Perfetto, zio Nail, non avrei saputo dirlo meglio!»


«Una mente criminale... veramente.»


«Papà, tu mi hai detto di salvaguardare i miei cari e così io ho fatto.»


«Dovresti stare comunque attento perché il gioco che fai tu è un gioco molto rischioso.»
«Lo so benissimo, davvero.»


Salazar, nel sentire i loro discorsi, si agitò visibilmente. Detestava Nail, ma per sapere qualcosa al riguardo di Silas avrebbe fatto di tutto, anche seguire un serpente a sonagli. Dopotutto in quell'anno aveva sviluppato una sorta di affetto morboso verso di lui, un attaccamento tale da innervosirsi solo sapendolo lontano.


Lothar era inquieto. Non riusciva a comprendere quello che aveva lasciato intendere Silas, oppure ignorava semplicemente il fatto. E poi a, preoccuparlo, sarebbe stato il suo comportamento. Lo avrebbe ignorato, probabilmente, limitandosi a parlare solo all'interno del gruppo. Per tutto il resto era finito, forse, con quello strano saluto: Silas e Lothar non esistevano più. Strinse i pugni al sol pensiero. Era confuso, agitato, sentiva un dolore dentro mai provato prima. Aveva realizzato di provare dei sentimenti per Silas, ma ancora non riusciva a comprendere come avrebbe potuto viverli. E così facendo stava rischiando di perderlo definitivamente.


«Buongiorno Lothar!» una voce dolce e femminile lo riscosse dai suoi pensieri più negativi.
«Helen, buongiorno!» Lothar dovette ammettere a se stesso che la ragazza aveva un pessimo tempismo. Degnandola di qualche sguardo in più si accorse che, tra le braccia, teneva qualcosa avvolto da un panno. Non disse niente, attese che lei gli spiegasse.


«Ti ho portato qualcosa da mangiare. Sai, l'ho cucinato io stessa. Tu e la tua famiglia siete sempre così gentili, mi sembrava doveroso ricambiare.» Helen gli infondeva una strana calma, forse perché era pacata, non tumultuosa o irriverente. Sopratutto, stava sempre al suo posto. Questo lo tranquillizzava, sì.


Così le sorrise e disse: «Prego, poggialo pure sul tavolo, ti ringrazio.»


«Non mi devi ringraziare, Lothar, l'ho fatto con piacere; e poi, se noi un giorno dovessimo mai condividere la stessa casa, è bene che mi eserciti in qualche modo.» Rise, e per la prima volta più spontaneamente del solito.


Helen prese un lembo del panno e lo tirò via, mostrando il dolce che aveva preparato. Uno Strudel. A Lothar quasi non sembrò che una maledizione. Cominciava a rilassarsi a distendere i nervi e il destino cosa faceva? Gli riproponeva qualcosa che, ancora una volta, gli faceva ricordare Silas.


Sempre con questo Strudel! In fondo siamo in Germania che cosa pretendo? Che poi a me neanche piace particolarmente lo Strudel, lo mangiai solo perché lui me lo portò per farsi perdonare... Ma ora cosa posso fare? Non posso offendere Helen che si è tanto prodigata per prepararlo, mi toccherà mangiare anche questo! Spero che almeno sia particolarmente buono.
«Va bene, ora assaggio!» 


«Sono emozionata!» 


Lothar ne afferrò una fetta e la portò alla bocca, ne assaporò il gusto e annuì con la testa. «Non è male, sai? È la prima volta che lo cucini?»


«Sì e sono contenta che sia venuto buono!»


«Sai, lo zio di un mio amico prepara dolci fantastici, lui ne va pazzo, secondo me finirà per sentirsi male nell'ingerire tutto quello zucchero!»


Helen rise ancora una volta. «È la prima volta che sento di un uomo che cucina; però, se è bravo, è giusto che lo faccia: specie per suo nipote! Magari mi può passare qualche ricetta?»
«Sì, perché no? Più tardi glielo chiederò dato che devo vederlo!» Quasi non si strozzò con il boccone successivo dopo aver realizzato quello che aveva detto.

Sei un vero idiota Lothar! Già non ti parla e pretendi di andare da lui per chiedergli ricette per la tua futura moglie? Se si arrabbia non posso neanche controbattere questa volta! Scuoteva la testa mentre si dirigeva al Dorian Gray. Cosa ti è venuto in mente, dico io! Vuoi cercare di allontanarlo dalla tua mente e poi che fai? Ne parli con lei? Ottima strategia Lothar, un vero stratega! Già lo vedo a ridermi in faccia dopo che gli avrò detto "Scusami, Silas, Helen è molto incuriosita dal fatto che tuo zio sforni torte e ne vorrebbe delle ricette." Geniale, davvero.
Entrando nel locale vide che tutti i ragazzi e le ragazze erano lì. Evidentemente lo stavano aspettando. Vide Silas voltarsi verso di lui. Non gli rivolse che uno sguardo, né un saluto né altro. Tutto sembrò più difficile del previsto.


Assicuratosi che finalmente c'erano tutti, Silas iniziò a parlare: «Sono riuscito a trovare la carta e una matrice. La carta è un po' poca, ma come inizio ce la faremo bastare, d'altronde si trova difficilmente e costa un occhio della testa!»


«Sei riuscito a trovare una matrice?» gli domandò Bastien incredulo.


«Sì, sono riuscito a trovarla anche se una soltanto e questo potrebbe destare sospetti.»


«E quindi come facciamo? Cosa risolviamo questo problema!»


«Bastien, tu sei un po' troppo agitato. Se cominci a farti prendere dal panico non risolverai niente. Sangue freddo, per favore. Vi spiego tutto io adesso, sennò che ci sono a fare?»
Lothar quasi voleva dire che il discorso non faceva una piega.


«Dunque, come dicevo precedentemente... dovremmo disperderci un po' in tutta la Germania, sennò risaliranno subito a noi. Perché, se pensate a una sola matrice e una sola città, è facile cercare il colpevole. Invece dovremmo stampare questi volantini e poi procedere come da piano. Inizierò io non vi preoccupate e lo farò da Monaco.»


«E come passerai i controlli?»

 
«Ci risiamo, sei ancora una volta agitato!» Silas sospirò e scosse la testa, poi proseguì a parlare: «Con me verrà Hans: useremo la stessa tattica che abbiamo usato quando siamo andati la prima volta a Monaco. Lo faremo vestire da donna e a lui lascerò i volantini. Io andrò nel solito vagone, poi ci incontreremo alla stazione.»


«Sei sicuro che funzioni?»


Silas stava per perdere la pazienza, ma si limitò a sorridere e a rispondere: «A Monaco ho anche un appoggio. Pernotterò lì o meglio, è quello che farò credere; così, appena cala la notte, mi dirigerò incontro ad Hans e ci divideremo per spargere i volantini. Poi io tornerò dal mio appoggio e con me Hans. Basterà che io lo faccia sgattaiolare fuori di casa all'alba e che lo faccia attendere fuori. Io lo seguirò poco dopo.»


Secondo Lothar, dire che aveva studiato il piano nel minimo dettaglio era dir poco e il fatto che conoscesse bene quale fosse il suo appoggio lo faceva infuriare.


«Va bene, mi sembra fattibile.»


«Grazie, Bastien, finalmente abbiamo la tua benedizione.»


«Sono insistente solo perché mi preoccupo per le vostre sorti. Non voglio che vi succeda niente di male.»


Silas lo abbracciò lasciandolo incredulo a causa di un gesto così affettuoso.
«Stai tranquillo, non ci succederà nulla di male.»


«Quindi proseguiremo così in giorni separati anche per le altre città della Germania?»
«Sì, esatto, Stella. Ma dovremmo pianificare il piano a seconda della città in cui andremo.»
«E chi sarà il prossimo?»


«Siete liberi di scegliere. Dovete andarci in due soltanto, c'è solo questo limite. Quanto a te, Stella, puoi andare con tua cugina Becky » 


Becky era da poco arrivata, ma subito si trovò a suo agio con i restanti membri del gruppo, specie con gli altri ragazzi che la trattavano da loro pari e non come un essere inferiore. Scattò scherzosamente sull'attenti, quando sentì le parole di Silas.


«Praticamente un battesimo di fuoco: sei appena arrivata!»


«Sono nata per questo, non conoscerei altro modo per vivere!» gli rispose, e Silas le sorrise.


Non appena lo vide allontanarsi, Lothar lo fermò per il braccio, per catturare la sua attenzione. Silas lo guardo, gli sorrise anche: quasi non sembrava provare astio per lui, ma Lothar aveva come l'impressione che quella fosse soltanto una facciata.


«Sei sicuro che non sia pericoloso? Non vuoi che venga anche io?»


«Come avrai sentito, Lothar, l'unico limite è quello di andare in due. Puoi scegliere Berlino se vuoi e distribuire i volantini con me, o con un altro compagno o compagna se preferisci» lo liquidò freddo, lasciandolo in preda alle preoccupazioni di Bastien.


«Lothar...» bisbigliò Batien «tu sai chi è la persona che stamperà questi fogli? O si stampano da soli?»


«Credo sia un amico fidato di Silas, li stamperà lui.»

«E tu lo conosci?»


«Non l'ho mai visto, lo conosco solo di nomina.»


«Non credi che sia ingiusto da parte di Silas non rivelarci la sua identità?» 


«Ingiusto? Lo fa solo per salvaguardarci e salvaguardarsi. Pensaci: qualora arrestassero lui, solo lui conosce il nome, e sono certo che si farebbe ammazzare piuttosto che metterci tutti in mezzo. Quanto a noi, non comunicandoci il suo nome, ci sta mettendo nella condizione di non diventare dei traditori. Ci ammazzerebbero comunque, ma almeno non ci fa morire da infami.»
«Sarebbe comunque una nostra scelta, e poi io non tradirei mai il mio gruppo. Io ho deciso di appartenerci e quindi gli sarei fedele in ogni caso, come alla causa.»


«Se pensi che la sua sia stata una scelta autoritaria, prova a chiedergli il nome del suo amico, potrebbe dirtelo.  Oppure no, magari gli stanno a cuore più le sorti del gruppo che soddisfare la tua insicurezza.»


«Lo ripeto, non tradirei mai né il mio gruppo, né Silas, che mi ha accolto. Siete come una famiglia per me.»


«Sono felice di sentirtelo dire» congedò Bastien e si mise a correre per raggiungere Silas: doveva chiedergli le ricette, per Helen; e anche se lo avesse mandato al diavolo non gli importava: ogni scusa era buona per parlargli. «Silas, aspetta, fermati!»


Si voltò e aspettò che Lothar lo raggiungesse.


Aveva il fiato corto. «So che è assurdo quanto sto per dirti, ma ormai devo farlo.  Prima che io venissi al Dorian Gray, Helen mi ha portato uno Strudel. Mi sono ricordato di quello di tuo zio, che era davvero buono, e le ho detto che lui cucina e che gli avrebbe potuto dare qualche ricetta... sono stato uno sciocco, lo so.»


Silas lo aveva lasciato parlare, sapendo perfettamente che quello che Lothar aveva da dire non riguardava loro due. «Vi aspetto per le cinque di questo pomeriggio a casa: sono certo che zio Natthasol avrà piacere di condividere la sua cucina con voi.»


Lothar rimase sconvolto, la sua clemenza era pari alla peggior delle vendette.
«Però venite per le cinque o anche più tardi, perché prima ho un appuntamento.»


Non specificò da chi dovesse andare, lasciò soltanto che Lothar credesse che aveva una qualche sorta di appuntamento romantico, quando invece doveva andare da Reinar Wolf.

Bene, aggiornamento giunto prestissimo! Adesso ditemi pure le vostre considerazioni haha!

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