Capitolo 20



Libertà! Sempre!
(V.)


Il regime Nazista ci sta privando di ogni libertà, ci sta ingannando tutti senza alcuna esitazione e nasconde ogni orrore dietro i suoi fasti.
La dittatura fa leva sulle nostre difficoltà per spingerci ad accettarla, ma noi dobbiamo boicottarla, perché il Terzo Reich non è libertà e non ci offre nessuna scelta.
Quelli che si occupano della nostra Patria non sono governatori, ma assassini senza scrupoli, che vogliono giustificare l'omicidio con la storia della "Razza".
Non esistono razze, ma esseri umani: un ebreo è uguale all'uomo che possiede un diverso colore di pelle, come un omosessuale è uguale a un cristiano e così un cristiano è uguale a un comunista.
Non si cerca di combattere un nemico. Loro sono i veri nemici della Germania. Hitler è il vero deturpatore della nostra Patria.
Dobbiamo amare la nostra terra così come quella altrui e rispettarla, non disseminarla di cadaveri.
Se il Terzo Reich propone come unica soluzione la guerra, noi proponiamo una rivoluzione pacifica.
Noi non verremo nelle vostre case a minacciarvi, se non ci accetterete, ma comprenderemo il vostro pensiero e la vostra opposizione, lasciandovi sempre la porta aperta.
Vi prego e vi supplico, ma non vi obbligo: aprite gli occhi!
Apriteli e sorridete a coloro che Hitler e il suo putrido regime spaccia come diversi. Accoglieteli, o quantomeno non discriminateli, perché loro non sono colpevoli dei propri natali o della loro natura.
Non consegnatevi spontaneamente, non diventate schiavi di coloro che vi considerano pedine e che vi usano solo per accedere a un potere a loro non concesso.
Ascoltate e resistete!
Resistete sempre. Possono minacciare di uccidervi, ma nessuno potrà mai toccare i vostri pensieri. Perciò rendeteli fortezze!
Siate liberi, siate pensatori benevoli, non fatevi ingannare dai calunniatori.
Auspicatevi cose buone e combattete sempre per il vostro paese.
Per la libertà!
Per il bene di tutti!

I vostri amici combattenti.


Erano arrivati a destinazione e Silas si stiracchiò, cercando di riattivare la sua circolazione, ormai impigrita dal viaggio. «Odio questo formicolio...» bofonchiò tra sé e sé, prima di voltarsi verso Lothar. Cercò il suo sguardo poi aggiunse: «Aspettiamo qui, oppure andiamo loro incontro?» Più naturali sarebbero stati e meno sospetti avrebbero destato.

«Mettiamoci qui.» Lothar indicò una delle colonne portanti della stazione, certo che da lì sarebbero stati in grado di vedere Agnes e Hans provenire dai vagoni più in fondo.
E quando Silas le scorse, diede un colpetto al braccio di Lothar per attirare la sua attenzione. Mosse di poco la testa e rimase in attesa, precedendole assieme a lui; non dovevano dare l'impressione di essere un gruppo, almeno fin quando sarebbero rimasti nel perimetro della stazione. Poi, una volta lontani, raggiunto il cuore della città, avrebbero potuto muoversi meglio.

Solo la sera, avrebbero potuto attuare il loro piano: lo sapevano tutti, soprattutto Silas, che tirò subito un sospiro di sollievo quando si sentì libero da ogni sguardo indiscreto.

«Dove andiamo di bello per occupare il tempo?» domandò, finalmente sciolto da tutta q

uella tensione, nonostante Hans continuasse a morire di paura alle sue spalle.
«Non dove credi tu» rispose prontamente Lothar, pensando che volesse andare in qualche casa di piacere.

«Partiamo con il presupposto che non sono una macchina e poi...» prese una pausa e assunse un tono quasi cantilenante. Disse: «Non intendevo nulla di malizioso.» Incrociò le braccia, facendo il finto offeso; probabilmente voleva solo allentare la tensione, e sembrava essersi riuscito, poiché Hans, guardandoli, ridacchiava.

«Stento a crederlo» ribatté Lothar: gli piaceva stuzzicarlo così bonariamente.

«E se andassimo...» Silas si portò un dito vicino alle labbra, assumendo una posa pensierosa; Lothar, invece, lo guardò incuriosito.

«Lampo di genio!» Silas si batté un pugno sul palmo della propria mano.

«Sentiamo» rispose Lothar.

«Voglio andare a Schwabing! È il quartiere degli artisti di Monaco, l'unico posto di cui avevo sentito parlare.»

«Ti pare il momento di pensare a una cosa del genere?»

«Perché no? Pensaci: lì potremmo passare quasi inosservati, visto che nessuno farebbe caso a tante stranezze tutte insieme.»

Agnes ascoltò e si disse che, effettivamente, Silas aveva ragione. Allora intervenne con un: «Lothar, dobbiamo aspettare ancora un po'. Lasciamo che Silas faccia un giro dove più gli aggrada.» Annuì alle sue stesse parole.

«Sicuramente saremmo bombardati d'avanguardisti senza scrupoli che io non oserei definire proprio il mio genere d'arte» si lamentò Lothar a mezza bocca. Il suo cinismo era implacabile, tanto che Silas rise guardandolo e vedendogli storcere il naso alla sola idea.

«Che tipo di pittura o forma artistica ti piace?» gli domandò Hans, sorridendo; e quella era la prima volta che gli rivolgeva effettivamente la parola.

«L'arte che ci viene proposta in quest'ultimo periodo non è proprio di mio gusto» rispose asciutto, sincero, senza giri di parole. Fece spallucce: a suo avviso non aveva nulla da giustificare.

A rimarcare la situazione fu Silas, il quale lo fissò di sguincio e lo contrariò con un: «Lothar, l'arte è arte e devi trarre emozioni da questa, indipendentemente da come viene espressa.»

«Non farmi la lezione, ti prego.»

«Hans, devi sapere che Lothar preferisce qualcosa di più raffinato!» rivelò Silas.

«Del tipo?» chiese con fare curioso.

«Preraffaelliti, magari.» Silas sogghignò, e Lothar dovette trattenersi dall'afferrarlo per i capelli per strattonarlo; lo aveva messo in imbarazzo.

«Meglio le loro forme pittoriche, piuttosto che queste avanguardie da quattro soldi!»

Silas si avvicinò a Lothar, gettandosi quasi contro di lui. Lo prese sottobraccio, si avvicinò al suo orecchio e sussurrò: «Lascia che io sia la tua Lady Godiva.» Poi sorrise malizioso, certo che avesse compreso il riferimento al quadro di John Collier, facendo un chiaro rimando a se stesso e ai suoi lunghi capelli biondi.

Lothar se lo scrollò di dosso, facendosi uscire di bocca un sonoro: «Silas, smettila!» Detestava quando il suo stesso corpo reagiva senza il suo consenso. Non poteva lasciarsi andare a certi piaceri, specie se questi non erano consentiti.

Silas alzò le braccia, arrendendosi, mentre cercava di trattenere una risatina divertita. Hans, invece, parve incupirsi, perché guardando il rapporto che Silas aveva con Lothar, scoprendolo tanto affiatato e legato a lui, cominciava a capire di non avere molte possibilità.

«Ti rendi conto che non vedremo nessun artista e nessun tipo di quadro vero?» Lothar cercò di portare la conversazione a suo vantaggio, ignorando quanto gli stesse succedendo.

E Silas quasi sbuffò. «Lo so, lo so, non rovinare tutto! Userò il potere della mia immaginazione, cercando di cogliere l'atmosfera di una volta, va bene?»


Proseguendo in silenzio, s'incamminarono verso il quartiere tanto desiderato da Silas. Lo attraversarono e non mancarono di osservare il paesaggio, la macchia dell'effigie Nazista che l'aveva deturpato. Silas sorrise nostalgico, lasciando che la sua mente vagasse alla ricerca dell'arte di cui tanto avevano parlato.

Una ragazza li vide passare per la via principale e, incuriosita, decise di seguirli; tuttavia rimase in disparte, lontano, perché non voleva destare sospetti. Fortunatamente non era una persona che dovevano temere, anzi: era solo attratta da qualcosa.

Si misero seduti su una bella panchina di legno, al centro di una piazzetta, aspettando che la sera si avvicinasse.

A Silas sarebbe piaciuto fare qualche incontro artistico, conoscere qualche pittore stravagante che gli potesse parlare della sua arte, ma non c'era tempo per fantasticare: sapeva che dovevano rimanere concentrati per la loro missione. Era sicuro che, prima o poi, sarebbero arrivati tempi migliori, senza dover rischiare la propria vita.

Allo scattare del momento giusto, Agnes si alzò, invitando gli altri a seguirla. Li avrebbe condotti presso le viette della città, augurandosi di ricordare le varie zone e di non andare alla cieca; dopotutto erano parecchi anni che non tornava a Monaco e sperava che la memoria non l'abbandonasse proprio quella sera. «Suggerisco una distribuzione omogenea, in modo tale che ogni tipologia di persona possa leggere quanto c'è scritto» disse, facendo segno a Hans di tirare fuori i volantini dalla borsa.

«Va bene, ci dividiamo?» domandò Silas, serio.

«Cammineremo uniti fino a un certo punto. Raggiunta una zona dove poterci separare, senza che voi vi perdiate, vi dirò dove andare.»

«Va bene, allora ti seguiamo.»

E lo fecero, pedinati a loro volta da quella strana sconosciuta.

Lei li aveva visti confabulare ma, tenutasi a giusta distanza, non era riuscita a udire i loro discorsi. Questo, non fece altro che aumentare il suo desiderio di seguirli.
Proseguirono fino a raggiungere il centro di una piccola piazzetta. Hans aveva i volantini stretti tra le mani, che tremavano per il freddo e la paura.

«Nessuno ti ha costretto Hans» gli disse Agnes, svegliandolo dai suoi timori. «Ormai sei qui. Fatti forza» continuò poi, sperando d'incoraggiarlo.

Silas gli accarezzò la testa per confortarlo, sorridendogli. E Hans sorrise di rimando, trovandosi ad arrossire per l'imbarazzo e la timidezza.

«Allora, ragazzi, ascoltatemi.» Agnes li guardò e prese un bel respiro. L'aria fredda la riscosse. Era pronta per le ultime indicazioni. «Silas, tu e Lothar applicherete e distribuirete i volantini su ogni superficie. Fateli passare anche sotto le fessure della porta, se è necessario.»

Silas annuì e basta. Dal canto suo, Lothar sembrava agitato; eppure, il motivo che li aveva spinti fino a lì lo rendeva forte.

«Io e Hans andremmo a portarli in chiesa: tutti devono leggere» aggiunse Agnes con decisione.
Dopo le ultime indicazioni, Silas e Lothar si allontanarono verso la strada indicata da Agnes: una strada a senso unico, senza via d'uscita.

Lothar avrebbe voluto scambiare due chiacchiere con Silas, perché l'atteggiamento che aveva avuto nei confronti di Hans lo avevano insospettito. Conoscendo Silas non si aspettava che non fosse attratto da Hans, ma nonostante la gelosia che lo stava animando, pensò che quello non fosse il momento adatto per simili discorsi e rimase in silenzio.
Scosse la testa per scacciare via i pensieri: doveva concentrarsi e lasciare un volantino porta per porta.

Aiutato da Silas, fece passare un manifestino sotto ogni fessura. Li lasciò ovunque.
Lothar ammirava Silas in quei momenti, perché il ragazzo davanti a lui riusciva a diventare estremamente serio in quelle circostanze. Dapprima era frivolo e scherzoso, poi temerario e coraggioso; forse era proprio questa sua ambiguità che lo stava affascinando.

Agnes e Hans lasciarono un volantino in ogni chiesa, cattedrale e luogo religioso che incontrarono lungo il cammino. Quando le trovarono chiuse, si preoccuparono di lasciare i fogli sulle scale o farli passare attraverso le fessure delle porte, proseguendo nottetempo e dividendosi, rincontrandosi, senza sentire né il sonno, né la fatica. Non un minuto di pausa, non una lamentela, solo il cuore che batteva all'unisono, attimo dopo attimo, seguendo l'incoraggiamento del loro scopo ultimo: liberare il popolo.
Finiti compiti che si erano assegnati, ritornarono in stazione ad aspettare il treno che li avrebbe portati a casa.

Ancora una volta si separarono: Hans con Agnes in un vagone e Silas con Lothar in un altro

Fortunatamente, il viaggio di ritorno proseguì senza intoppi.

Prima di tornare ognuno alla propria casa, però, fecero tappa al Dorian Gray e si decisero ad aggiornare tutti gli altri componenti della missione compiuta.
Fu allora che, sulla soglia della porta, Silas venne afferrato per il braccio.

Si voltò e inarcò un sopracciglio tant'era perplesso. Non conosceva la donna che lo aveva fermato, perlomeno così si disse dopo averle lanciato una rapida occhiata. «Posso aiutarvi?» domandò quasi spaesato. Cercò di mantenersi tranquillo e sul vago per non farle intendere nulla.

Lei lo guardo, poi schiuse le labbra e disse: «Questa notte vi ho seguiti.» Per un attimo pensò di fermarsi, ma non lo fece e continuò in un flusso continuo: «Non mi sembravate animati da cattive intenzioni, ma vorrei comunque sapere cosa stavate facendo.»
Li lasciò tutti spiazzati: a Silas gelò il sangue nelle vene, a Hans quasi non prese un colpo, mentre Agnes e Lothar non poterono fare altro che mettersi sulla difensiva; dopotutto una simile improvvisata non sembrava preannunciare niente di buono.

Salve fanciullini quanto tempo è passato? Tanto, lo so, chiedo venia. Spero che il capitolo vi piaccia, cosa pensate di questi baldi giovani? Coraggiosi o incoscienti?

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