Parte 28

Sono andata a scuola, e appena sono tornata, sono uscita di casa dopo avere scritto un bigliettino a Ian dicendogli che andavo a fare una passeggiata.

Ma in realtà sono tornata a casa mia, devo parlare con mio "padre" è ironico vero?

L'uomo che dovrebbe essere quello più importante della tua vita, è quello al quale hai distrutto l'esistenza.

Uccidendo mamma non solo mi sono distrutta io, ma anche la sua vita e quella della mia famiglia.

Sono un mostro e lo sarò tutta la mia vita.

Mio fratello mi ripeteva sempre che non era colpa mia, ma si, sono io che ho insistito perché mamma andasse a prendere la mia bambola che avevo dimenticato sulla panchina del parco.
E poi l'incidente me l'ha portata via.

Il mio pilastro! La mia ancora di salvezza.

Ma dopotutto sono nata per fare del male.
Cosa posso farci.

Mio padre entra in casa, la bottiglia di qualche alcolico tra le mani.

«Moona!» appoggia la bottiglia al suolo e viene verso di me, ma mi agito e faccio un sacco di passi indietro.

«Moona non avere paura di me, lo so che sono stato cattivo mi dispiace-» non lo lascio nemmeno finire che butto fuori tutta la mia rabbia.

Quella che per anni ho tenuto nascosta in una scatolina minuscola infondo al mio cuore.

«Mi hai spaccato il corpo un sacco di volte, per cinque anni! Cinque anni mi hai massacrato per sfogarti! Cinque anni nei quali avrei dovuto approfittare della mia adolescenza che ormai è quasi finita, cinque maledetti anni che avevo bisogno di un padre! Mi hai detto che sono una stronza, una puttana, che sono inutile, un'ingrata, una stupida, mi hai trattato di tutti i nomi! Ma quello che mi ha fatto più male è quando mi hai detto di essere un'errore, uno sbaglio, piangevo tutte le sere, pregavo che un giorno saresti tornato quello di prima, quello che mi portava al parco con mamma, quello che giocava con me, quello che sorrideva tutta la giornata, quello che accarezzava la mia guancia prima di andare a dormire, quello che scherzava e mi faceva sorridere ma no, sei restato quel mostro che mi mandava in ospedale, quello che tornava a casa sempre ubriaco, quello che mi faceva sanguinare, quello che mi usava come sacco da box per sfogare la sua rabbia, quello che mi incolpava per tutti i suoi malori!» gli sputo queste parole in faccia, allora che le lacrime continuano a colare sul mio viso come pioggia.

«Ti sei mai chiesto come stavo io? Ti sei mai chiesto: "chissà come sta mia figlia?" Ero sola, nemmeno Connor era con me, ero così sola, uscivo di casa solo per dimenticare un'attimo la vita odiosa che stavo vivendo, e invidiavo le mie compagne di classe che avevano la famiglia perfetta, ed io ero sola, e sola sarò perché è quello che merito, è quello che merito papà!» scappo fuori da quella casa salendo sul primo taxi che ho visto.

Mi dispiace papà per averti detto quelle cose brutte, ma era troppo tempo che le tenevo per me.

Mi manca la mamma!
Mi manca la mia vecchia vita!

Mi manca da fare schifo!




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Ciaooooo a tutti ❤️ ecco il nuovo capitolo ❤️

Spero vi piaccia 😄❤️🍃

Al prossimo capitolo ragazzi🤗🤗

🍃Buona lettura 🍃

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