Happy hour

La musica rimbombava sulla spiaggia e Giusy con un drink in mano si guardava attorno scettica. «Ma dove ci hai portate? Avranno sì e no l'età di mio fratello!» protestò con le sue colleghe. Rosa rise.

«È presto, Giusy!» le ricordò Giulia.

«Io sono di turno questa notte. Non posso rimanere fino a tardi!»

«Mancano ancora tre ore, rilassati. Che ti è preso in questi giorni? È un crodino, non stai facendo niente di male» Rosa mimò una mossa di ballo tirandola verso la folla, ma Giusy alzò le mani scuotendo la testa.

Giusy rimase a guardarle gettarsi nella pista in mezzo a quei ventenni mentre si dimenavano al ritmo della musica incalzante; era inconsueto vederle coi capelli sciolti, in borghese. Un giovane si avvicinò a Giulia e la cinse da dietro: gli occhi chiari, le labbra carnose e il viso incorniciato da sottili ciocche nere con riflessi rossastri ne facevano un esemplare molto ambito dalla popolazione maschile di un luogo come quello. Giusy assisteva alla scena divertita sorseggiando il suo drink: le sembrava di vedere un copione già provato mille volte. Rosa si avvicinò al ragazzo e gli fece segno di allontanarsi; lui si mise a ridere, allora lei lo bloccò per il braccio, lo strinse e glielo torse, poi gli sussurrò nell'orecchio. La collega intanto estrasse il cartellino e lo sventolò in faccia allo sventurato, che alzò le mani e sparì in mezzo alla folla. Le due colleghe soddisfatte ripresero a ballare. Quel cartellino non giocava certo a tuo favore se volevi conoscere qualcuno, ma per mandarli via era utilissimo.

Giusy non ne aveva mai avuto bisogno, sapeva come difendersi da prima di essere un carabiniere. In effetti, era più abbassare la guardia il suo problema. Quel cartellino da portare sempre in borsa era quasi un peso, a volte. Non appena lo vedevano, avevano tutti paura che fosse lì in borghese e, al primo bicchiere di troppo, ritirasse loro la patente per farci un piccolo bignami. Si perse a guardare Rosa. Con quei pantaloni di pelle e la frangia bionda sbarazzina, sembrava davvero un'altra, rispetto a quando portava l'uniforme d'ordinanza con rigida solennità. In fondo erano ragazze come tante altre, quando non erano in servizio. La implorarono di venire a ballare, ma declinò nuovamente: non ne aveva voglia.

Si sentiva così strana. Non c'era più nulla di normale nella sua vita dopo la cena del mercoledì precedente. Seguirono diversi minuti di proteste, prima che il suo cellulare suonasse: la scusa perfetta per allontanarsi dalla confusione. Rimase un attimo di sasso, fissando il numero, incerta su come comportarsi. Brigadiere Lanciani: poteva essere per lavoro o forse no, al momento era tutto molto complicato. Accettò la chiamata mentre la folla saltava a pochi passi da lei. A fatica sentì la propria voce rispondere, ma quella del brigadiere era chiara e forte: omicidio.

«Dove?» chiese Giusy perplessa.

Promise di passarla a prendere in una ventina di minuti. Il respiro profondo con cui aveva commentato il luogo in cui si trovava le faceva presumere che sarebbe stata una serata complicata. Si avvicinò alle colleghe e parlò loro nell'orecchio; la guardarono stupite, poi l'abbracciarono come incoraggiamento e la spinsero ad andare.

«Non fare aspettare il brigadiere!» le urlò dietro Rosa mettendosi a ridere. Giusy dovette ricorre al suo più profondo autocontrollo, ma riuscì a non cedere alla provocazione: conoscevano avvenimenti che non dovevano giungere ad altri orecchi, almeno non in caserma. Non era il momento per rivangare quella storia.

Accese una sigaretta, procedendo a passo svelto nel vialetto fuori dallo stabilimento balneare. La musica arrivava ancora a lei, come ovattata, persa nel vento. Le tremavano le mani mentre si sistemava agitata la gonna di jeans e tirava la canotta corta verso il basso per essere sicura che non rimanessero scoperti troppi centimetri di pelle. Ravvivò i suoi ricci castani nervosamente, liberando la coda alta al vento che sapeva di salsedine. Avrebbe tanto voluto avere un cambio con sé o un paio di mollette per fermare quella selvaggia criniera che si trovava in testa grazie all'umidità della sera.

"Omicidio": la voce del brigadiere rimbombava più forte di tutto il resto. Era tanto che aspettava quell'occasione e non intendeva perderla. Lasciò lo stabilimento balneare dietro di lei, si avvicinò alla strada e si mise seduta su un muretto roteando le caviglie strette nei lacci dei sandali.

Passarono dieci minuti buoni prima che un veicolo d'ordinanza dei carabinieri irrompesse a sirene spiegate, sorpassando altre vetture. Giusy non si scompose: si avvicinò alla strada e salì velocemente sull'auto, che partì sgommando. Cercava di guardare dritto davanti a sè e concentrarsi. Si costrinse a fingere che il brigadiere non avesse una faccia, un sorriso elegante, due occhi verdi magnetici e quel ciuffo leggermente brizzolato che usciva dal cappello. Era un uomo con la divisa, il suo superiore, che avrebbe potuto decidere del suo destino in base a come si fosse comportata nel caso.

«Stai bene vestita così, Parisi. Sono quasi offeso, l'altra sera quando abbiamo fatto la cena per il mio compleanno non eri così in tiro.»

Giusy finse indifferenza e si sistemò il rossetto. Non poté che voltarsi, infine, verso quegli occhi verdi, profondi come spire. Pensare quanto era stata vicina a commettere quel fatale errore! «Non sono ancora di turno. Se vuole posso cambiarmi.» Cercò di rimanere professionale.

«Non c'è tempo.» Lanciani tornò serio. Quella parola aleggiava al pari di una terza presenza nell'auto. «Tu avevi fatto richiesta per il nucleo operativo, giusto?»

Giusy confermò e non poté che chiedersi se il brigadiere avesse letto il suo fascicolo o se gliene avesse parlato lei mercoledì mentre l'aveva riaccompagnato a casa sua? Non rammentava esattamente: nonostante la sua memoria eidetica il ricordo di quella sera aleggiava sospeso nella sua testa, avvolto da una nebbia inconsistente ed etera. Non era da lei. Era stato inconsueto quel tragitto insieme nel buio: si era innescata un'inspiegabile tensione tra loro ed era certa che anche lui se ne fosse accorto.

«Dimmi che non è il tuo primo cadavere. Mi sono esposto molto a chiamare te.»

«Non lo è.»

«Ottimo» rispose lui soltanto accelerando.

Lanciani era il tipo d'uomo che può cambiarti la vita in due direzioni opposte, paradiso o tragedia, e, purtroppo, non c'era alcuna garanzia. Sapeva fin troppo di lui: divorziato, con un bambino ancora in età prescolare, aveva appena festeggiato trent'otto anni. Molte lo ritenevano lo scapolo d'oro della caserma. Mente brillante, aveva fatto una carriera lampo, sicuramente sacrificando gli affetti, e probabilmente non si sarebbe fermato al grado di brigadiere. Anche lui aveva i suoi motivi per essere su quella volante. Comacchio non era esattamente il centro pulsante del mondo e un omicidio non era così comune. Forse il suo lavoro avrebbe sempre vinto su qualsiasi donna o a lui piaceva divertirsi. In entrambi i casi, c'era quasi caduta una volta e non intendeva affatto ripetere l'errore, anche se da quella sera non riusciva più a guardarlo allo stesso modo. Si schiarì la gola e si concentrò sui cartelli stradali per cercare di capire dove si stessero dirigendo. L'auto svoltò sulla statale Romea puntando in direzione Ravenna. «Siamo lontani?»

«No, l'hanno trovato in una delle barcacce sul canale Logonovo.»

Giusy si perse a guardare il sole che sprofondava tra le saline. Erano tre anni che lavorava lì; aveva accettato nonostante non fosse la sua prima scelta, ma le avevano detto che doveva farsi ancora un po' di esperienza, per poter entrare in un vero nucleo investigativo, come quello di Ferrara. Doveva comportarsi bene e concentrarsi.

«Sul posto c'è già Catalano.» Lanciani svoltò nel viottolo che costeggiava il fiume. La macchina sussultò sulla ghiaia.

«Affogamento?»

«Questo lo dirà il coroner, ma non credo sia saltato da solo su un bilanciere.»

Non era propriamente un modo comune per farla finita; l'ufficiale arrestò l'auto e scesero. Il posto stava sprofondando nell'oscurità. C'erano già diversi uomini della scientifica al lavoro nell'area recintata che i colleghi stavano transennando. Lanciani passò sotto il nastro bianco e rosso e si diresse deciso verso la barcaccia. Giusy doveva quasi correre per seguirlo, con quei tacchi e i sovrascarpe si sentiva parecchio ridicola: non era la strada più agevole. Catalano li invitò ad avvicinarsi: stava parlando con due ciclisti che indicavano la barca. L'ambulanza era ferma pochi metri più indietro e le luci lampeggiavano illuminando l'area di strani colori.

Lanciani si fermò a parlare coi paramedici. Le ordinò di proseguire.

«Però! Dove ti ha pescato il brigadiere?» Il collega la squdrò da capo a piedi.

Giusy gli diede un buffetto sulla spalla e gli prese gli appunti dalle mani, fingendosi adirata. Catalano era uno di quei ragazzi che tutte le madri avrebbero tanto voluto tu gli portassi a casa. Un gigante buono: dal suo metro e ottanta cinque era capace di diventare paonazzo per un sorriso. Una persona sincera e pulita, fin troppo dolce. Aveva sempre faticato ad immaginarselo con la pistola in mano, stretto in un giubbotto antiproiettile.

«Ero a Nazioni, sulla spiaggia, a ballare con Rosa e Giulia.»

«Vi date alla bella vita mentre gli altri sono di turno, eh!»

Giusy era abbastanza in confidenza con lui. Vivevano entrambi in caserma e spesso uscivano in gruppo tutti insieme: dopo una birra di solito si scioglieva. Il suo grado di vicebrigadiere non era mai stato un problema; gli piaceva essere uno del gruppo. Lanciani invece rimaneva il brigadiere, l'ufficiale in capo, tutti in fondo ne avevano un timore misto a rispetto. Giusy scorse il blocco.

«Cosa hanno detto i ciclisti?» li interruppe Lanciani avvicinandosi.

«Uno dei due ha rotto la catena, si è fermato per cercare di sistemarla, poi è andato a lavarsi nel canale, si è sporto e ha visto l'uomo sospeso sul bilanciere» riassunse Catalano.

«I paramedici sono saliti, ma non hanno potuto far altro che constatare il decesso. Ha un foro d'entrata in testa quell'uomo!» Lo guardarono allibiti. Questo cambiava molto il quadro: poteva forse trattarsi di un'esecuzione? «Questa barcaccia di chi è?»

«Lo Cascio, Vitaliano. Stiamo aspettando il mandato del giudice per aprirla» lesse Catalano negli appunti.

«Vai a prendere un paio di tenaglie nell'auto e togliamoci il pensiero.»

Catalano lo guardò perplesso.

«Ho parlato col giudice mentre venivo qui, le scartoffie arriveranno. Noi cerchiamo di capire cos'è successo» rispose pressato. Catalano si mise sull'attenti e tornò verso l'auto del brigadiere.

«Ha davvero chiamato il giudice?» Giusy faticava a nascondere una punta di scetticismo.

«Vai a parlare con quei due.»

«Credo l'abbia già fatto Catalano.»

«Sì, prima di sapere che quel poveraccio aveva un proiettile in testa» disse infine lasciandola sola. Si fece coraggio e si avvicinò ai due ciclisti ancora sconvolti. Lesse nelle note che erano bancari.

«Salve, sono l'appuntato Parisi, so che avete già parlato col mio collega, ma volevo porvi qualche altra domanda.» Mostrò loro il cartellino. I due uomini la guadarono stupiti, ma erano troppo esausti per porsi domande ulteriori sul suo abbigliamento. Erano entrambi stati avvolti in coperte d'argento nonostante la temperatura fosse molto mite. È un freddo che ti entra nell'anima, quello della morte. Un brivido a cui non ci si abitua mai.

«Avete sentito spari o visto qualcuno allontanarsi dalla barcaccia?»

Loro la guardarono stupiti. Scossero la testa all'unisono.

«Era tutto deserto quando siamo passati» confermò il più tarchiato dei due.

«Dalla ciclabile era visibile il corpo?»

«No, se non mi fossi sporto non l'avrei visto» confessò l'altro.

Probabilmente il bancario stava rimpiangendo di essersi pulito le mani proprio in quel punto del canale. Tuttavia, almeno aveva fatto sì che quel corpo venisse rinvenuto: un paio di giorni e non avrebbero trovato più nulla di utilizzabile per le indagini sulla scena. Guardò perplessa il sentiero su cui si trovavano. Non era molto amante della bicicletta. Rosa e Giulia spesso si organizzavano per fare lunghi percorsi nelle vicinanze in mountain bike, ma lei preferiva stendersi su una spiaggia al sole a poltrire. Cercò di pensare come loro. «Era la prima volta che facevate questo percorso?»

Entrambi confermarono che periodicamente ci tornavano. Appassionati quindi, come tanti altri. ciclabile abbastanza frequentata. Un colpo di pistola in quel silenzio non sarebbe mai passato inosservato.

«Di notte è frequentata questa strada?»

«No, non è illuminata, a meno che uno non abbia delle belle torce, il rischio di finire in un canale è grosso» descrisse quello basso. Di fatti stavano sprofondando nel buio più totale, se non fosse stato per le luci dell'ambulanza. Era possibile che quel cadavere fosse lì dalla sera precedente, forse anche da prima: in quel caso le loro indagini sarebbero state molto complicate.

«Quanto dista la strada asfaltata... un chilometro?» tentò Giusy.

«Forse due» la corresse il più alto. Uno sparo difficilmente si sarebbe sentito dalla strada. Vedeva il cavalcavia della Romea che sorpassava il canale qualche chilometro più avanti.

«Solo un'ultima domanda, poi vi facciamo riaccompagnare a casa. Quella barcaccia è sempre stata così?» chiese lei curiosa. Loro la guardarono perplessi. «Sembra pitturata di recente. Mio padre era muratore.»

«È la stessa impressione che ho avuto anche io. Si sentiva odore di vernice da dove mi trovavo quando sono caduto, laggiù.» Il ciclista le mostrò il punto. Giusy li ringraziò, controllò di avere i loro recapiti e li guardò sparire nell'oscurità seguendo un paramedico. Vide che Lanciani le faceva segno di raggiungerli sulla barcaccia e non perse altro tempo.

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