A me, YO, ciò a cosa serve?
Un raspio su pannelli di compensato mi ridestò dal trasognamento in cui ero rimasta a fissare il frammento di memorie divenuto inerte tra le mie mani. Scrutai tra i pertugi senza scovare alcunché.
Le ombre dei pilastri si andavano distendendo sempre più comode nel loro letto di detriti e l'aria si era fatta fredda. Schioccai le dita; un fuoco fatuo mi scaldò e diede luce senza incendiare.
Lasciai le riflessioni libere di coricarsi sotto le stelle e di seguire le divagazioni generate dal sopraggiungere del sonno. Acchiocciolata come un feto, con un pollice in bocca, mi addormentai.
A risvegliarmi furono gli scricchiolii di pergamene e poster: due occhietti vispi mi guardavano spauriti. Abituata a creature ben più grottesche, presi dalla bisaccia il tozzo di pane e ne posi a terra un pezzetto. Il roditore accettò il dono, mi tenne compagnia mentre facevo colazione e rimase con me anche quando le mie riflessioni tornarono vivaci a far brillare la mente.
I reportage farraginosi avevano soggiogato curiosità e pensiero e ancora mi si affardellavano nella testa. Per districarle e incasellarli in righe e colonne, segnai nella polvere nozioni e nessi e, per raccapezzarmi nell'andirivieni di prima, dopo e durante, una rudimentale linea del tempo. Il quadro senza sfondo restava pieno di buchi, i quali sormontavano oltremisura le chiarificazioni.
Primo documento.
Gruppo di Auto Mutuo Aiuto condotto dalla donna chiamata Marianne.
Nel cerchio: Ricordi dell'uomo chiamato Felìpen. Sogni nei ricordi
Spezza Cuori. Cuore spezzato: l'uomo chiamato Jurig.
Secondo documento
Nel cerchio: altri, tra i presenti, raccontano.
Fuori dal cerchio: Ricordi della donna chiamata Marianne. Visioni di riprese clandestine.
Linea del tempo
-4 La donna chiamata Marianne spia oltre le Siepi di Confine
0 La donna chiamata Marianne riceve l'incarico dal marito. Altri emergono dall'oblio
4 L'uomo chiamato Felìpen incontra l'uomo chiamato Jurig
5 L'uomo chiamato Felìpen inizia il suo racconto. La donna chiamata Marianne ricorda
L'uomo chiamato Felìpen aveva superato un'Epoca del Lutto nell'oblio, da cui era emerso segnato dalla Vergogna. Sincero con i suoi fidanzati, aveva riscosso blasonati due di picche. Coerente con la nomea di Spezza Cuori, aveva votato alla sofferenza se stesso e il giovane chiamato Jurig; bandito dalla sua routine, questi riempiva ancora il suo cuore. L'amore, tramutato in malattia, non gli dava requie. La via per la guarigione passava per il montarozzo della Confessione; al di là di esso vi era la rinascita, o la fine: l'uomo avrebbe cessato di deperire, o di esistere.
Anche altri partecipanti alle Riunioni presiedute dalla donna chiamata Marianne avevano superato un'Epoca del Lutto, in un luogo ignoto, da cui erano tornati impuri, e con un inspiegabile senso di Nostalgia; ne avevo riconosciuto volti, espressioni, bijoux nelle scene proiettate sul soffitto dalla donna.
La porzione di passato incisa nei suoi ricordi apparteneva anche alla donna chiamata Kora, con i capelli raccolti in una crocchia e il pendente blu; al titano chiamato Krostan, con occhi di carbone e labbra screpolate; all'uomo chiamato Vardis, con i capelli zebrati.
Tutti erano nel cerchio ed erano tra le capanne, oltre le Siepi di Confine con le Lande Oscure, alle porte della Città Abbandonata.
Marianne li aveva radunati e spronati a esprimere sentimenti, a descrivere i sogni.
Come volesse aiutarli a recuperare emozioni, relazioni, azioni seppellite sotto strati di melma, ma che riaffioravano in ansia e affanni.
Come volesse restituire ciò che era stato tolto.
Come se fosse loro amica e conscritta.
Frattanto, prestava i suoi servigi per la Comunità, in combutta con l'uomo che aveva sposato, lo stesso che l'aveva privata di un figlio nato dall'adulterio, che la sottometteva e mortificava, e le negava visite alle piccole Gooccia e Brinna.
Avrebbe quindi imbrogliato uomini e donne che facevano assegnamento sulle sue competenze terapeutiche? Aveva il potere di condannarli alla soppressione, eppure stimolava l'attività cerebrale di recupero, anziché ostacolarla.
Si assicurava che non sapessero, mentre fingeva di supportarli nel superare il dolore di non sapere? Ma cosa spaventava così tanto le Autorità?
A che gioco stava giocando Marianne?
Perché il giovinetto non era nel cerchio?
Dov'era il piccolo Leone?
Le domande si sovrapponevano alle domande. Pronunciate ad alta voce rispondevano in un'eco attutita dalla volta aperta. L'interrogativo che più mi angustiava lo lasciai non detto né scritto: "Perché codesti documenti si sono attivati, e non altri? Come possono tali conoscenze tornare utili al fine che mi prefiggo?"
La risposta non attese ad arrivare e il terzo documento si materializzò senza darmi il tempo di riposare. Non che ne avessi voglia: il sole era a metà del suo cammino diurno, ma l'aria pungeva sotto il mio abito leggero e io non desideravo che liquidare in fretta la faccenda. Ma la fretta, hanno tramandato gli Antichi, è cattiva consigliera.
Mi predisposi alla calma e mi accinsi a osservare ciò che ora, con calma, vi mostrerò.
Lo schema ricalcherà quello del Primo Documento, con l'aggiunta di un discorso corale, di accuse e difese.
Attenzione, non tutto è come sembra! Non subito sarà chiara la Verità, che è quanto io, Yo, sempre pronuncerò.
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