9. Nel cerchio. La domanda

Immagini in movimento

Il focus torna sulla sala. La luce che si propaga dalla vetrata ha cambiato angolazione, è meno invadente. Il titano di mezza età sbadiglia; una donna vereconda asciuga le palpebre con una pezzuola di cellulosa; un'altra, più avanti nei risvegli, deglutisce. Da quel che appare, Silenzio regna sovrano.

Le poltroncine rivanno nella posizione iniziale. Gli uomini e le donne sgranchiscono le mani ondeggiano a destra e a sinistra, aprono gli occhi.

L'uomo chiamato Felìpen ha le guance rigate di stille di Melanconia.

«Per ciò eccomi qua, devastato», spiega. «Di notte non ho polsi ma tizzoni: ho incendiato un plaid e una federa. Di giorno sono un albero senza foglie; il letto di un fiume che ha perso acqua; un marinaio che ha smarrito la bussola. Le ombre sono sosia di Jurig; le nuvole disegnano il suo volto; il vento porta agli orecchi la sua voce. Non ho fronte cocente, ma deliro. Cane da tartufo, mi muovo nelle stanze della mia casa sniffando il suo aroma: in lenzuola, salviette e tovaglioli, che non ho lavato; negli arredi e corredi; su posate e terraglie. Sono asfissiato dalla sua mancanza, che si fa presenza ingombrante di un'assenza a cui io stesso mi sono condannato. Chiedo aiuto a te, a voi tutti; non riesco a uscirne.»

La donna chiamata Marianne lo guarda con intensità che sembra volergli bucare gli occhi.

«Come uscire da un gorgo di sentimenti? Come tirarsi fuori dalle tagliole delle rimembranze? Disattivare i pensieri, deviarli, inventarne di ulteriori: queste le medicine che posso prescrivere. Sarà più ostico delle altre volte: in te è diminuita Rassegnazione. Posso insegnarti a farcire i respiri di progetti, le giornate di legna da spaccare, i sonni di sogni artificiosi; a svuotarti di Jurig. Un'opera certosina sulla psiche; attività fisica e mentale; purghe ed erbe officinali; defecazione purulenta e vomizione. Dolore contro il Dolore. In alcuni rari casi, ha indotto a invocare la morte.»

L'uomo chiamato Felìpen serra l'addome con le braccia e si piega in avanti.

«Tutto ciò che si può, per guarire da questa malattia. Ne morrei comunque.»

«Dovrai superare lo Step Zero, il più arduo.»

«Sono pronto.»

«Rispondi con Sincerità a questa domanda: Jurig non sa quel che è. Perché?»

«Ho Fifa che reagisca come gli altri.»

«Non gli hai dato opzioni.»

«Ho Fifa, ho detto.»

«Fifa è il primo sintomo da sconfiggere.»

«Come?»

«Rampala per le corna. Dubbiosità deteriora più di Certitudine, e rende inefficaci le terapie.»

«Marianne, non posso.»

«Devi.»


Fermo immagine

L'uomo chiamato Felìpen è congelato da Incredulità. Ingobbito e con il collo proteso in avanti, è una tartaruga che non riesce a camminare sulla sabbia e tornare al mare.

La donna chiamata Marianne sta in piedi in mezzo al cerchio, con le braccia levate in alto. Gli altri uomini e le altre donne la guardano con deferenza, Faro nella notte senza stelle, nel giorno ammantato dalla bruma, come in talune Antiche Religioni.


Immagini in movimento.

La donna chiamata Marianne si rivolge alle altre persone presenti:

«C'è un po' di luce, prima che il sole completi il suo viaggio. In ordine, uno alla volta, vi chiedo di donare a me e a Felìpen i vostri ultimi sogni».

«Sempre lo stesso muro bianco», rispondono cinque uomini e tre donne, in coro.

«Sono un fortunello», borbotta l'uomo chiamato Felìpen. «Non so se sia bene o sia male.»

Stramazza esanime. Due uomini con l'uniforme da Curatore entrano nel cerchio con una barella.


♥♥♥

Spazio autrice&lettori

Qui termina la prima parte, il Primo Documento. Nel prossimo capitolo tornerà Yo, che ci dirà qualcosa in più riguardo alla sua ricerca. Spero avrete voglia di ascoltarla :-)

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