11. Fiume Indaco
Voce narrante
Mirabolante assist-man, Braul! Chi avrebbe mai pensato che proprio lui sarebbe stato la chiave di svolta nella mia relazione con Jurig? Gli devo molto: il corpo caldo, galvanizzato e accogliente, la risata argentina, i saltelli e le paturnie dell'uomo che: con un tocco stempera i miei ribollimenti, con la favella rallegra le mie giornate, e con la fava le mie notti; sa indispettirmi come pochi e farsi perdonare come nessuno mai. Il mio golden gol, un terno al lotto, la mia tombola, il montepremi del Totip Mondiale; sfuggente come il vento, vitale come l'aria. Imprescindibile, come il carbonio.
La cerimonia nuziale fu rimandata per dargli il tempo di rimettersi in sesto. Intanto dovetti sorbirmi la presenza del fratello, co-artefice dei suoi progressi. Di giorno stava spesso con lui, quindi con noi. La sera, però, tornava a casa sua o si ritirava al piano di sopra, lasciandoci soli nella nostra bolla di sapone emolliente a base di venerazione e stucchevolezze.
Immagini in movimento
L'uomo chiamato Jurig e l'uomo chiamato Felìpen sono a letto, per metà coperti da un lenzuolo avorio, per metà l'uno nelle braccia dell'altro. Ognuno accarezza il compagno movendogli una mano sulla guancia, sulla fronte, giù per l'altra guancia, attorno all'orecchio e nei capelli, verso il mento e il collo.
Il più giovane accosta il viso al viso del meno giovane; ne picchietta la gola con piccoli baci, poi la mordicchia.
«Ti mangerei dalla Felicità! Mi sei mancato così tanto! Anche se non ricordavo chi e come fossi.»
In sincronia, i due uomini spostano le braccia verso il lenzuolo e lo tirano sopra la testa.
Sotto al drappo, movimenti aggraziati li agevolano nella via per la Beatitudine.
Voce narrante
Ripristinata che fu la sintonia dei battiti cardiaci e degli alveoli polmonari, aprimmo l'uno all'altro l'Accesso Incondizionato a quel magazzino conscio e inconscio in cui era incassettato tutto il nostro sentire e il nostro sapere.
Sognammo. Anche Jurig aveva avuto un muro bianco da abbattere e una siepe da oltrepassare. Ricordammo. Anche Jurig aveva avuto un buco nero nella memoria e nostalgia di un amore in essa disperso.
«So dove sono andato dopo la morte di mia madre. Tu c'eri già.»
«C'ero da molte stagioni, avevo perso il conteggio. Arrivasti come un raggio di sole nel grigiore di Monotonia. "Stai in disparte", intimavano. Ma non potevo restare a guardare mentre ti corrompevi.»
«Eri lì da molto tempo e per molto altro ci sei rimasto, eppure il tuo sangue non è impuro in toto.»
«Non ho bevuto acqua del Fiume Indaco e non ho accettato caramelle dai trafficanti.»
Elevato il letto ad arena deputata alla ricostruzione di quella parte del nostro passato di cui eravamo stati defraudati, ognun per sé, poi confrontandoci tra noi, ce ne riappropriammo.
Per ciò che concerne Jurig, fu confermato quanto accennato da Amixandro.
Non ebbe discenti abbinati, né amici, se non i familiari e i formatori. Il giorno del suo ottavo risveglio, fuori dalle mura che lo preservavano e opprimevano, si librò in alto. Non si era ancora esercitato nell'assecondare le correnti d'aria o a incanalarsi in quelle che potevano essergli favorevoli.
La burrasca lo scaraventò lontano, su al nord, in braccio a un manipolo di Eruditi che lo crebbero come figlio della tribù. Nel fazzoletto di terra su cui avevano piantato le tende, essi guardavano circospetti ai loro coabitanti, gli altri, infidi e infigardi: ladri, assassini, lestofanti, non tutti di razza inferiore; gli insegnarono a starne alla larga e a non bere acqua dal fiume.
Jurig ha il cuore tenero, l'ha sempre avuto, ed è mio Salvamento che sia così. Gli altri erano infelici, molte volte astiosi, spesso sofferenti. A ogni plenilunio, che fosse della Vera Luna o delle Lune Artificiali, qualcuno di essi agonizzava tra le sterpaglie. Gli portava acqua sterilizzata da bere, una pizzaccia da mangiare, un tabarro per coperta. Aiutarne anche solo uno, essere utile, avere uno scopo, quello che gli era stato assegnato alla nascita, gli rendeva meno lunghe le giornate, e le notti meno rigide o meno afose a seconda della Stagione.
Non appena mi scorse, con lo sguardo non ancora perduto e la pelle integra, volle fare lo stesso con me, che fui un osso duro; lui lo era di più.
Stavo per contare ventidue risvegli, quando fu uccisa mia madre. Udii i colpi, ma non vidi l'assassino. Le cadde una mappa, prima che rotolasse giù per le scale; era disegnata con la grafite; sul retro c'era attaccato un post-it, vi era scritto: "Stai porgendo troppi interrogativi".
Mia madre era una scienziata. I suoi studi disturbavano ceti altolocati, i medesimi che indussero Nicol a troncare sul nascere una brillante carriera, minacciarono me e, forse, chissà, fecero sì che Jurig fosse investito.
Mappa in mano, partii alla volta di quello che vi era indicato come il Campo di Ricerca Numero Uno. Finché fu possibile, usai veicoli in affitto, poi andai avanti a piedi. A ogni passo, mi sembrava di sprofondare sempre di più, o di essere in bilico su un filo sottile, sospeso in alto, con i due estremi tendenti all'infinito. Giunsi alla muraglia arborea stanco, con lo stomaco vuoto, e gli occhi persi nelle orbite. Incappai in un ceffo mellifluo e ben vestito.
«Sei un collega di mia madre, la dottoressa Liliana Lhai Jayxis?» gli chiesi.
Rispose che era il suo capo-reparto e la stava aspettando.
«L'hanno uccisa.»
«Non facciamoci sentire. Ti vedo affranto, ho qualcosa che ti farà stare meglio.»
Mi offrì due pastiglie e se ne andò, lasciandomi da solo, insensato, con la notte che calava il suo manto scuro su di me. Non sapeva neanche chi fosse mia madre: era un venditore di morte. Jurig mi intercettò il mattino seguente; cercò di impedirmi di divenirne schiavo; non ci riuscì. Fanciullo imberbe, lo snobbai.
I giorni seguirono i giorni, le Lune mostrarono le gobbe e le facce, le stagioni diedero il posto alle stagioni. Io, sempre più assoggettato dai narcotici, dimenticai perché ero lì. Jurig, prode nella sua missione, capì perché c'era capitato. Divenni la pecorella da riportare all'ovile delle Antiche Parabole.
Non saprei dire quando ci innamorammo. Forse quando un accenno di barba, l'odore acre del sudore e un malloppo nella Zona Proibita mi dissero che si stava facendo uomo. O forse quando trascorse la notte a scaldarmi, sotto la neve. O la prima volta che i nostri occhi si incontrarono e i miei non erano limacciosi di dolore, intontimento, o astinenza; baciarlo fu come rinascere.
Il richiamo delle pasticche era più forte; avevo molte banconote e potevo pagare.
Morii tante volte, e tante volte nacqui dentro Jurig. Per lui; per la sua ingenua testardaggine; per le vibrazioni che mi attraversavano la spina dorsale quando ci ravvicinavamo; per i suoi sogni a occhi aperti; per le favole che si e mi raccontava, sul nostro avvenire oltre la siepe, il fiume e le montagne; per tutto ciò affrontai la mia prima Astensione.
Mi alzai, e caddi; mi sorresse. Ci provai ancora; anche quando lo scacciavo, lo insultavo, gli urlavo:"Ti detesto!", lui restava con me. Con l'aiuto della sua tribù, mi aiutò a uscire dalla dipendenza.
Ricordai perché avevo lasciato la casa di mio padre e scoprii perché non potevo tornarci: i venditori non me lo avrebbero permesso. Nessuno poteva lasciare il villaggio. La sporcizia serve per ripulirla e per mostrare i risultati del lavoro ben fatto.
I ribelli, gli scapestrati, i diseredati di ogni razza vivono nelle periferie delle città, nei boschi, dove i sentieri non sono battuti. Si nascondono tra i cespugli e i mucchi di immondizia.
Poveri di affetti, senza lavoro o prospettive, oltrepassano i confini alla ricerca di sogni nuovi; trovano vecchi incubi.
I contrabbandieri arrivano vestiti come Amministratori di Grandi Aziende, su veicoli cromati, con valigette che gli Antichi chiamavano Ventiquattrore. Offrono viaggi astrali in capsule e compresse, che costano sempre di più e il cui effetto dura sempre meno; a volte scarseggiano e si ricorre alle iniezioni, dividendole in due, tre, quattro: una sola siringa, un solo ago, per due, tre, quattro vene delle braccia o del collo o delle ascelle o dei piedi. Smettere vuol dire ingigantire i propri mostri; per farli tacere, gli spettri vendono il poco che hanno con sé o quel che rubano, anche su commissione; rischiano la prigione per un buco in più.
Molti entrano nel giro poco più che adolescenti, parecchi non diventeranno adulti. Sono i vitelli da sacrificare sull'Altare della Sicurezza Nazionale, rei creati per essere condannati e ingrassare il consenso popolare. Nessuno può staccarsi dal giogo; nessuno deve tornare nella mandria a muggire ciò che al buttero non conviene far sapere. Il ricambio dei buoi è costante; periodiche sono le incursioni per zittirli in via definitiva.
La prima volta che sentii una vedetta gridare: "Scappa!" non compresi. Poi udii gli spari, e vidi il sangue di chi restava a terra o cadeva nel fiume. I corrotti delle Truppe Unite per l'Ordine Sociale creano disordine, poi fingono di rimettere le cose a posto. Non guardano in faccia a nessuno, anche perché colpiscono alle spalle. Se io, Jurig, e voi, siamo qui, è perché non siamo figli di chicchessia.
Ora so come il mio sangue è stato contaminato. Ora so chi siete, ricordo ognuno di voi e i nostri compagni che sono ancora là. Io e Jurig ci torneremo, bruceremo i varchi, solleveremo la polvere, li porteremo a casa. Io e Amixandro faremo annullare i Verdetti, tuteleremo quanti sono finiti nei Bunker senza Contestazione, abbatteremo le barriere sociali.
Non ci saranno più pastiglie o fialette per i ribelli, gli scapestrati, i diseredati, ma un posto in cui esprimere e far fruttare le loro doti, conoscenze e competenze.
Attorno a un tavolo rotondo, io, Jurig e Amixandro ne abbiamo fatto Solenne Voto.
Ma non è tutto.
Il fiume Indaco trascina con sé un segreto, il mio, il vostro, e presto lo sveleremo.
♥♥♥
Spazio autrice&lettori
Siamo alla fine di questa storia. Quale sarà il segreto nascosto nel Fiume Indaco? Perché berne l'acqua può essere pericoloso? Che attinenza ha con il colore del sangue di Fel e delle persone di Razza Infima? Ma, soprattutto, esiste davvero una Razza Infima?
Vi manca poco per scoprirlo :-) Intanto, se volete, aspetto le vostre supposizioni nei commenti.
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