Esercito di Silente
Ginny perse la cognizione del tempo.
Cercò di rifugiarsi nel nulla, o sarebbe annegata nei propri pensieri, sommersa insieme dall'ansia che le attanagliava lo stomaco, dalla paura che le sue speranze si rivelassero mere illusioni, e dai suoi sogni, forse non ancora infranti.
Se si fosse lasciata trasportare nell'abisso dei suoi pensieri, avrebbe perso ogni briciolo di determinazione che ancora sopravviveva in lei.
Percepiva le presenze di Ron, Hermione e Neville al suo fianco, e la memoria del loro tacito accordo era tenuta viva dalla loro reciproca vicinanza.
E poi, la sua bolla di certezze scoppiò con prepotenza.
Svanì rapidamente, quando quella voce spaventosa e foriera di morte rimbombò in ogni angolo della Sala.
"Harry Potter è morto."
La voce di Lord Voldemort esprimeva lapidaria convinzione.
La mente di Ginny si svuotò, incapace di elaborare la notizia.
"È stato ucciso."
Ginny sentì una certezza rabbiosa farsi strada in lei.
No, non è stato ucciso. TU, l'hai ucciso.
"Stava fuggendo, per mettersi in salvo mentre voi davate la vita per lui."
Ginny riusciva a vedere con la mente il ghigno crudele del Signore Oscuro.
Ma finalmente poté nuovamente far rifiorire le sue speranze: Voldemort stava mentendo.
Questa certezza si radicò in lei con tale veemenza che un sorriso le apparve sulle labbra.
Stava mentendo.
Harry non fuggiva.
E quindi Harry non era morto.
Sentì il bisogno di ripeterselo un'altra volta.
"Harry non è morto."
I quattro si strinsero la mano quasi con violenza, mentre insieme si avviarono verso l'ingresso, seguendo la figura anziana di Minerva McGranitt, ignorando le parole di pace di Voldemort, le sue offerte di perdono e salvezza.
Il fetore della menzogna si sentiva anche a quella distanza, e la sua ignoranza del perdono si toccava con mano.
Le porte di Hogwarts si spalancarono, e loro si riversarono nel parco.
I loro occhi vagarono sulle terrificanti fila dell'esercito del Signore Oscuro, sui suoi giganti colossali.
Poi, tutto accadde in un istante.
Un no straziante dilaniò l'aria della notte, e i loro occhi si posarono sul cadavere riverso dolcemente tra le braccia del Mezzogigante singhiozzante.
La bocca di Ginny emise un grido che non avrebbe mai pensato di poter liberare.
Gli urli disperati di Ron ed Hermione, così come il disarmante silenzio di Neville, fecero tornare a galla tutti i pensieri peggiori, quelli che aveva recluso insieme alle sue speranze più sincere, ormai corrose per sempre.
Sentì la folla attorno a loro scalpitare rabbiosa, irata, incredula.
"SILENZIO!"
I singhiozzi le si arrestarono in gola.
La mano di Ron strinse la sua con violenza, quella di Neville sfuggì dalla debole stretta delle proprie dita.
Le sembrava di essere diventata spettatrice della vita altrui.
Stava respirando?
Non era in grado di capirlo. Non aveva più il controllo dei suoi muscoli. Non aveva più la percezione del proprio corpo, se non della sua mano saldamente stretta in quella del fratello, e di quei singhiozzi trattenuti forzatamente e controvoglia nella sua gola.
Se le avessero detto che era morta, ci avrebbe creduto senza indugio: la padronanza di sé era il ricordo di un'altra vita.
"... Lo capite adesso, illusi? Non è mai stato altro che un ragazzo che contava sul sacrificio degli altri!"
Lei si sarebbe sacrificata eternamente, per lui.
Poi bastò una frase, per rompere il suo incantesimo.
"Ti ha sconfitto!"
Ron distrusse quel falso silenzio con il suo grido deciso.
La folla ritrovò la sua voce e urlò con tutta l'aria che riusciva a carpire, gridò con tutta se stessa la rabbia e il dolore per quella vita spezzata.
Ginny poté singhiozzare libera e le tornò immediata la percezione del proprio corpo. Fu come un'immersione in acqua gelida.
Sentì qualcosa scalpitarle dentro, con prepotenza.
Le parole di Voldemort non avevano più presa su di lei.
Non avevano più presa su nessuno di loro.
Erano lasciate scivolare senza indugio nell'oblio, senza che venisse data loro la possibilità di attecchire, germogliare.
Nessuno avrebbe mai creduto che Harry Potter fosse scappato di nascosto per mettersi in salvo.
Questa era la sua nuova certezza, e la fece crescere dentro di lei fino quasi ad esplodere.
Nessuno l'avrebbe tradito.
Nessuno si sarebbe arreso, non più.
E Neville, piegato contro la propria volontà davanti al più grande mago oscuro di tutti i tempi, lo stava testimoniando senza indugi.
"Mi unirò a te quando l'inferno gelerà."
Calde lacrime solcarono il volto di Ginny. Le prime lacrime di commozione, tra le tante che aveva pianto quella notte.
"Esercito di Silente!"
Gridarono il loro ardore con anima e corpo, e il boato che scaturì dalla loro comunione di voci e spiriti si innalzò sopra ogni cosa, sovrastando le loro figure, i loro pianti, le loro paure; scardinando gli inutili incantesimi tacitanti con cui si erano proposti di tenerli a bada, senza in realtà riuscirvi.
Pochi minuti dopo, le urla di Neville lacerarono l'aria, colme di fisico dolore.
E regnò il caos sopra ogni cosa.
*****
Grazie mille a tutti i temerari che hanno scelto di passare al secondo capitolo! :) Come sempre, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensiate ^^ (consapevoli che è una storia che avrà circa dieci anni!)
Isidar
Nb: tutte le frasi in corsivo pronunciate dai personaggi sono citazioni di "Harry Potter e i Doni della Morte", per tanto non mi appartengono
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