20 - Come un ponte su acque agitate

Quando sei triste e assente
Quando ti trovi per strada
Quando la sera arriva così duramente
Io ti consolerò
Io prenderò le tue parti
Quando viene l'oscurità
E il dolore è tutto attorno
Come un ponte sopra acque agitate
Io mi stenderò*

*Bridge over troubled water - Simon & Garfunkel


Il sentiero che porta al faro della penisola di Sant'Ann non mi è mai sembrato tanto solitario quanto oggi. Percorro quel breve tratto di strada, che dal piccolo complesso di case di proprietà dei McLaud porta verso il mare, con un grave peso sul cuore. Trovare quella donna sulla spiaggia, mi ha sconvolto più di quanto ho voluto mostrare a tutti e ora sento forte dentro di me, il bisogno di isolarmi, di creare uno stacco che mi consenta di riprendere fiato.

Non dovrei allontanarmi da casa di Eileen, lo so, potrebbero avere bisogno del mio aiuto, ma semplicemente non riesco più a stare in quella stanza, dove una donna incosciente versa in chissà quali condizioni. Forza e coraggio, se mai ne ho davvero avuti, li ho esauriti contribuendo a portarla in casa e ora mi sento completamente svuotato e privo di energie.

Penso a quel volto lacero e contuso e immagino il dolore che debba provare, percepibile anche nell'incoscienza di un'apparente perdita di sensibilità. Non posso fare a meno di lasciare che i miei pensieri scivolino sibilanti verso il ricordo della sera che mi ha irrimediabilmente cambiato la vita...

Ricordo ancora il rumore delle lamiere e dei vetri infranti e a quel pensiero sento il mio corpo contrarsi e le cicatrici bruciare come fuoco vivo, poi chiudo gli occhi e immagino loro, le persone più care che io abbia mai amato e il mio cuore perde un battito.

In che condizioni erano, quando ci hanno trovati in quella scarpata?

Anche i loro volti erano quasi irriconoscibili, anche la loro pelle era coperta di lividi e sangue?

M'inginocchio a terra, incapace di arginare il flusso di pensieri che ormai ha preso possesso della mia mente. Un brivido mi pervade le membra, mentre la neve torna a scendere sempre più copiosa; non temo il freddo, il mio cuore è già ghiacciato; sono il peso del dolore che mi porto dentro e senso di colpa che a volte, m'impediscono perfino di respirare, che mi fanno piegare per lo sforzo di continuare a vivere, nonostante tutto.

Ho cercato per mesi di arginare il flusso insano di questi pensieri, di concentrarmi sul lavoro e sulla cura di creature fragili e bellissime come le mie orchidee, ma oggi... oggi la realtà mi ha ferito con la sua lancia di ghiaccio purissimo, oggi la mia mente è nuovamente volata da loro.

Scene della nostra vita passata mi scorrono davanti agli occhi, come sequenze di un film in bianco e nero: scene liete; scene drammatiche; ma io ero lì con loro, le sentivo respirare, avvertivo il loro calore sulla mia pelle. Mi stringo la testa tra le mani, vorrei tanto poter entrare in una di quelle scene, tornare indietro nel tempo, aggiustare ciò che ho sbagliato. Vorrei non aver mai accettato di accompagnarle dai miei suoceri, nello stato alterato in cui mi trovavo; vorrei non aver mai abusato di Sarah, costringendola a un rapporto contro la sua volontà; vorrei non averla mai tradita. Ho perso la dignità a causa mia della smania di potere e non avrei mai voluto, mai dovuto...

Guardo giù dalla scogliera il mare in burrasca e il cielo reso bianco dalla neve. Vorrei raggiungerle, ma il mio corpo resta fermo qui, sulla banchina di questa stazione chiamata Terra, con la neve che mi copre le spalle come una coperta fredda. Se avessi più coraggio, lo farei, mi butterei di sotto e troverei la pace e forse la mia anima le raggiungerebbe, ma la paura di non essere più benvoluto da loro, mi spinge a desistere. Ho paura, che nemmeno dopo la morte potrò raggiungerle, perché non sono certo che loro la vogliano più quest'anima macchiata, questo cuore che le ha amate immensamente, ma non abbastanza da riuscire a salvarle.

Mi avvicino alla stretta scaletta di pietra, che costeggia la base che dal faro e che da esso conduce alla scogliera sottostante e mi appresto a scenderla. So che è pericoloso e che se ci fosse Jonathan, me lo impedirebbe, ma ora lui non è qui, è in una delle case dei McLaud, a occuparsi di una sconosciuta trovata semiviva su una spiaggia.

Penso al guardiano del faro, Eileen ha detto che era un dottore un tempo, e che anche lui, come me, scappa da qualcosa. È un uomo silenzioso, Jonathan, ma credo capisca il mio tormento; lo credo perché mi concede ciò che a molti è precluso: scendere quelle strette scale e arrivare alla piccola spiaggia solitaria alla base delle alte coste rocciose sulle quali il faro è fondato. Credo che anche lui, qualche volta, scenda laggiù, per pensare e isolarsi dal mondo e dal dolore, ma se mi vedesse ora, sconvolto e coperto di neve, credo seriamente che opporrebbe resistenza persino con il suo corpo, al mio tentativo di raggiungere la spiaggetta.

Non importa. Lui non è qui ora. Mi appresto a scendere, quando la voce concitata di Tommy mi richiama a sé. Mi volto e lo vedo sbracciarsi. Sbianco. Spero che non porti cattive notizie.

Si sta facendo buio ed io sono infreddolito. Dopo l'incidente, il mio ginocchio non risponde più come dovrebbe e faccio fatica a percorrere la strada verso il figlio dei McLaud. Ice saltella felice, è il primo a raggiungermi, strusciando il suo muso sulle mie gambe a mo' di saluto e assaltandomi con il suo entusiasmo; Tommy arriva subito dopo, scendendo verso il faro e tendendo una mano per aiutarmi.

Il suo sguardo è colmo di preoccupazione quando si pianta nel mio. Lui non immagina quali pensieri alberghino nella mia mente, ma i miei occhi velati di grigio devono comunicare meglio delle parole che non dico.

Prendo la mano che mi tende e supero le dune di neve che il vento ha spostato verso il mare.

È buio ormai, in lontananza vedo le luci di casa McLaud accese, mentre Tommy mi fa strada con la sua torcia. Oggi lui è stato il mio angelo custode. Lo ringrazio mentalmente e con passo stanco percorro il sentiero che mi porterà verso casa.

"Che cosa sta succedendo? La ragazza..." Chiedo, mentre ci avviciniamo alla porta di casa.

Thomas rimane un attimo in silenzio, sembra indeciso se parlare o no. "Allora?" lo sprono.

"Beh, ecco... la donna..." un'altra pausa estenuante. La mia pazienza, già al limite, mi fa fremere. Ho paura che mi dica che quella misteriosa creatura è morta. Non voglio vedere nessun altro morire.

Metto la mano sulla maniglia e l'abbasso, ma Tommy mi ferma.

"Daniel, tu conosci quella donna?" La domanda mi spiazza. Non la conosco, ma ho come l'impressione di averla già vista da qualche parte, anche se non so bene dove, né quando.

"No, non la conosco. Perché me lo chiedi?" ora la mia curiosità è accesa d'interesse vivo.

"Perché nel delirio della febbre, chiede di te!"

Naviga ragazza d'argento
Naviga
Il tuo tempo sta iniziando a brillare
Tutti i tuoi sogni sono in viaggio Guarda come brillano
Se hai bisogno di un amico
Io sto navigando dietro di te
Come un ponte sopra acque agitate
Cullerò la tua mente*

*Bridge over troubled water  - Simon & Garfunkel

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Rieccomi, dopo la lunga assenza, necessaria per partecipare al writober, pubblico un nuovo capitolo. Spero vi piaccia.

*Bridge over troubled water è una canzone di Simon & Garfunkel tratta da Il quinto e ultimo album di Simon & Garfunkel nel 1970. A livello musicale, pur proseguendo le stesse atmosfere dell'album precedente, Bridge Over Troubled Water segna una sorta di distacco dalle sonorità tradizionali del duo, arrivando ad essere definito il loro lavoro più articolato e ambizioso: tantissime sono le influenze e gli stili che vi confluiscono, tra Gospel, R'n'B, Jazz, ed echi di quella World Music che sarà in seguito magnificamente studiata e sviluppata da Paul Simon nel corso della sua carriera solista.

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