15 - Fratello

Abbiamo intrapreso percorsi differenti
E viaggiato su strade diverse
So che resteremo sempre gli stessi anche quando saremo vecchi.
E quando sarai in trincea
E sotto tiro io ti coprirò.*

*Kodaline - Brother –

Le giornate umide e piovose di ottobre hanno lasciato il campo a uno dei novembre più freddi che io ricordi. Le mie orchidee sono al caldo e protette, grazie al sistema di riscaldamento e umidificazione che ho creato e costruito per la mia serra ed io mi sento più tranquillo sapendole pronte per affrontare un inverno che si preannuncia molto rigido. Ho impiegato davvero tanto tempo per mettere a punto quell'impianto, non sono mai stato un uomo abituato ai lavori manuali, ma dopo l'incidente, anche la mia percezione della vita e di ciò che posso o non posso fare è cambiata radicalmente. Ho imparato conoscere quali sono i limiti che non devono mai essere superati e quali, invece, possono spostarsi sempre un po' più avanti. È stata la vita ad impartirmi questa dura lezione.

Termino le ultime operazioni d'innaffiatura e cura delle mie piante, metto il maglione e la giacca e spengo le luci, pronto a tornarmene a casa. L'indomani mi aspettava una trasferta a Milford Heaven per consegnare alcune piante al mio fioraio di fiducia e la cosa mi riempie di ansia, come sempre quando mi allontano dal faro e dalla pace della penisola di Saint'Ann. La solitudine si confà meglio alla mia attuale condizione, ma gli affari sono affari ed io ho un disperato bisogno di lavorare.

§§§§

Dopo il processo per omicidio colposo, con l'aggravante di guida sotto gli effetti della droga, non mi era rimasto quasi nulla in banca; avevo perso i clienti più importanti e molti dipendenti erano passati alla concorrenza.

Mi restava pochissimo da dare, ero totalmente svuotato. Avevo perso la spinta ideale e la carica che mi avevano portato all'apice del successo. Ora innanzi a me, solo una ripida discesa nell'abisso dell'autocommiserazione e dell'annientamento personale.

Chiusi gli uffici, saldai gli arretrati ai pochi dipendenti rimasti e poi tornai nella stanza di albergo, dove dormivo da quando mi avevano dimesso. Non avevo il coraggio di tornare a casa mia, non senza di loro ad attendermi.

"Daniel, dovresti vendere la casa e con i soldi che ne ricavi tirarti su, magari aprire un'altra attività!" Mio fratello Sean era l'unico che ancora mi parlava, l'unico della famiglia che ancora voleva avere a che fare con me. Lui mi capiva, l'aveva sempre fatto, anche quando sapeva che mi stavo rovinando la vita con le mie stesse mani.

"Sean, non posso farlo." No, non potevo, quella era la casa che avevo scelto insieme a Sarah appena gli affari erano andati meglio. In quella casa avevamo concepito la nostra Lily.

"Ragiona Dan, non puoi più vivere per sempre in questo albergo ed io non posso più aiutarti, hai bisogno di soldi e subito." Mio fratello aveva ragione, lo sapevo, il fallimento della mia ditta, le cure per la riabilitazione e il processo avevano prosciugato le mie finanze ed io non potevo permettermi di temporeggiare, ma...

"Come posso!" sbottai sull'orlo del pianto, "come posso tradirle ancora, come posso vendere una cosa che è stata così intimamente nostra... come posso farlo, solo per denaro".

"Daniel, la casa è solo un oggetto, un bene materiale. L'amore che c'è stato lì dentro conservalo nel tuo cuore, salva i ricordi belli e metti da parte quelli brutti o tristi." Gli occhi chiari di Sean erano fissi nei miei, molto più scuri, e i suoi occhi brillavano di determinazione e risolutezza.

Lui mi voleva bene ed era il solo a preoccuparsi ancora di me.

Gli Honeyfort mi odiavano per aver ucciso la loro unica figlia e la loro sola stupenda nipotina; i miei genitori, ancora scioccati per aver scoperto tutti i lati oscuri della mia vita, non riuscivano ad accettare che io avessi potuto commettere un omicidio, seppure involontario; non potevano sopportare l'idea che la loro nipotina tanto amata, non ci fosse più. Sean no, lui mi comprendeva, eravamo gemelli, anche se non ci somigliavamo né fisicamente né tantomeno caratterialmente. Avevamo quel legame speciale che soltanto i gemelli hanno.

Era stato lui a venirmi a prendere il giorno delle dimissioni dall'ospedale, lui che mi aveva affiancato al processo e ora... ora era lui a sostenermi in una scelta difficilissima.
Lui. Soltanto lui.

"Sean, verresti con me, non riesco ad entrare a casa da solo; se devo metterla in vendita, sarà meglio presentarla al meglio. Era la casa di Sarah, non voglio svenderla come ho fatto con il nostro amore". Mio fratello sorrise poi mi abbracciò.

"Hai fatto la scelta giusta." Mi sussurrò tra i capelli prima di stringermi un po' più forte.

§§§§

Non chiamo Sean da un po' di tempo. Da quando sono qui a Sant'Ann l'ho sentito solo poche volte, giusto per avvertirlo che sono ancora vivo e che non ho fatto qualche cazzata, come tentare il suicidio, ad esempio. Lui è il mio opposto, lo è sempre stato, siamo come uno il riflesso dell'altro: Sean, solare, fiducioso e con nessuna brama di successo o potere ad agitare le sue notti; io ambizioso, oscuro e solitario. Si è sposato qualche anno prima di me e a differenza nostra non hanno avuto figli subito, non li cercavano, volevano godersi i primi anni di matrimonio viaggiando senza meta e a differenza di Sarah, che desiderava disperatamente una famiglia, Alex non se ne preoccupava; se era destino i figli sarebbero arrivati: questo ripetevano con un largo sorriso. Ecco, la filosofia di Sean è sempre stata questa, lasciare che le cose accadessero senza però forzare gli eventi e laddove io perdevo di lucidità, facendomi prendere da panico o bramosia, mio fratello era estremamente concreto; per questa ragione alla fine avevo ceduto ai suoi consigli, vendendo la casa che era stata la mia culla e la mia prigione.

*Se morissi in ginocchio
Saresti stato tu a salvarmi
E se tu stessi annegando in mare
Ti darei i miei polmoni per farti respirare.

§§§§

Lo scattare della serratura di casa mia fu un rumore lacerante nel silenzio assordante del mio cuore. Mi tremavano le mani tanto da non riuscire a far girare la chiave una seconda volta. Per fortuna mio fratello era con me, altrimenti sarei scappato via. Troppo dolore da sopportare per la mia anima squarciata dai sensi di colpa: l'ultima volta che ero stato in questa casa ero in preda ai fumi dell'alcol. L'ultima volta che ero stato qui, avevo violentato Sarah; l'ultima volta che ero stato qui era stata anche l'ultima volta che avevo visto mia moglie e mia figlia ancora in vita.

"Forza Daniel." La voce di Sean mi diede il coraggio di varcare la porta d'ingresso.
La casa era in ordine, ma diversa da come la ricordavo: qualcuno aveva messo le mani sulle nostre cose, coprendo i mobili con pesanti teli bianchi; qualcuno aveva rimosso i soprammobili e le bellissime orchidee di Sarah...

"Sono stati gli Honeyfort." Sean rispose alla mia muta domanda, "cercavano dei vestiti. Sai... per..."

"Per il funerale," conclusi al suo posto, vedendolo in difficoltà.

"Si," rispose secco.

"E le orchidee? Dove sono le orchidee di Sarah?"
Sean distolse lo sguardo.

Ecco, Daniel... sai, quando gli Honeyfort sono venuti qua a Londra, beh ecco... hanno preso un po' di cose che appartenevano a Sarah e a Lily," disse sconsolato guardando la mia espressione accigliata.

"Dovevano chiedermelo!"

"Cosa?"

"Sì, Sean, dovevano chiedermi il permesso di prendere le cose di mia moglie e soprattutto di Lily."

"Tu eri nell'impossibilità di relazionarti con loro, ricordi? Eri in coma!" Sean alzò il sopracciglio castano-rossiccio. "E se anche fossi stato in grado di parlare, non credo che loro avrebbero mai chiesto il tuo permesso. Sapevano che c'era qualche problema tra voi e ti ritengono il solo e unico responsabile della morte di loro figlia e di Lily." Abbassai lo sguardo, colpevole.

"Hanno ragione. La colpa è soltanto mia." Sean mi guardò lungamente prima di esprimere la sua idea. Voleva essere certo che io capissi il suo punto di vista.

"Daniel, non posso dirti che non sei responsabile di ciò che è accaduto a te e alla tua famiglia; cazzo, fratello, guidavi ubriaco e fatto, come hai potuto non pensare a ciò che sarebbe potuto accadere?" Le sue parole riaprirono una ferita che ancora sanguinava copiosamente.

"Ero ubriaco e fatto, l'hai detto tu," risposi duro, "stavo per separarmi da Sarah, volevo soltanto passare con loro più tempo possibile, prima di lasciarle andare." Il mio cuore cominciò a galoppare forte, tanto da destabilizzarmi. Mi sedetti su una poltrona, devastato. "Non volevo, capisci Sean, io non volevo che succedesse loro qualcosa, non avrei mai voluto far loro del male. Eppure l'ho fatto, l'ho fatto, l'ho fatto..." Sentivo la gola e gli occhi bruciare, ma non riuscivo a dare sfogo alla mia disperazione. Mi piegai su me stesso chiudendomi a riccio, mentre con la schiena mi dondolavo avanti e indietro. "Non volevo, non volevo, non volevo..." le mani iniziarono a tremare incontrollate, non riuscivo a smettere di dondolarmi abbracciando le mie spalle magre. Non volevo, ma alla fine le avevo distrutte. Riuscii a malapena a distinguere lo sconcerto sul volto di mio fratello prima che mi chiudessi a tutto.
Mi svegliai sul mio letto, nella camera che una volta dividevo con mia moglie, lo stesso letto dove... Battei gli occhi un paio di volte fino a riuscire a mettere a fuoco il volto di Sean, pallido e tirato, una maschera di preoccupazione.

"Mi hai fatto prendere un colpo! Pensavo stesse per venirti un infarto, ma ripensandoci, l'infarto l'hai fratto quasi prendere a me."

"Non mi ha ucciso l'incidente, vuol dire che la mia scorza è dura, purtroppo." Il mio commento sarcastico era totalmente fuori luogo e lo sapevo.

"Si può sapere che cazzo ti è successo? Non ho mai visto nulla di simile." Il volto di mio fratello era ancora teso, segno che si era davvero preoccupato.

"Scusa Sean, non volevo farti agitare. Il mio psicoterapeuta dice che sono blocchi emotivi dovuti allo shock di rivivere situazioni ed eventi e che dovrebbero attenuarsi col tempo." Le braccia di Sean furono intorno alle mie spalle in una stretta ansiosa e preoccupata.

"Passerà Dan, vedrai, ce la farai a risollevarti, ne sono sicuro." In quel momento, stretto tra le braccia del mio gemello, pensai che davvero fosse tutto possibile.

*E se dovessimo imbatterci in acque turbolente
Sarò quello che ti terrà al caldo e al sicuro
E ci aiuteremo a vicenda
Finché non diremo addio alla nostra vita

*Brother – Kodaline

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Rieccomi dopo questo lungo tempo di  gestazione.

In questo capitolo conosciamo Sean, fratello di Daniel,  e scopriamo un po' del loro legame speciale e delle loro differenze. Questo capitolo è un po' più lungo degli altri , spero così di essermi fatta perdonare l'attesa. A presto, spero.

Barbara

Brothers di  Kodaline è tratto dall'album Politics of Living del 2018

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