12- Giorni Maledetti
C'era qualcuno che urlava
Non ero io, ne sono certo
Sollevo la testa da cuscini scomodi
Poggio i piedi per terra
faccio un cattivo pensiero
e mi precipito alla porta.*
*A-ha - Scoundrel Days
Esco dalla serra che è quasi buio, le nuvole all'orizzonte annunciano pioggia, l'ennesima in quel mese di ottobre. La luce del faro illumina a tratti il cielo in cui si accendono le prime timide stelle. Sono esausto. Ricordare fa così male, eppure come un masochista in cerca di dolore per placare i suoi sensi, anch'io non riesco a fare a meno di infliggermi questa pena. Sarebbe stato così bello se avessi perso la memoria in quell'incidente...
§§§§
Raggiungo i confini della città
ho del sangue tra i capelli
Le loro mani toccano il mio corpo
ovunque*
Mi avevano sedato e legato, per impedirmi di staccare tutti i tubi e i drenaggi che monitoravano il mio corpo e lo aiutavano a guarire. Ero in preda allo shock, completamente devastato. Avevo perso tutto ed era soltanto colpa mia. Il dottore entrò nella stanza, prese la cartellina ai miei piedi e controllò i miei parametri vitali poi si avvicinò parlandomi con tono neutro e calmo, come si fa quando si ha di fronte una persona armata o con un disperato sull'orlo di un cornicione.
"Signor Landon..." si avvicinò prendendomi il polso come per liberarlo dalla cinghia che lo stringeva. "La libero, se promette di restare calmo." Annuii e lui allentò la cinghia senza però aprirla del tutto.
"Resterò calmo!" confermai con una voce stentata. Anche volendo, avevo esaurito tutte le mie energie residue, non me ne restava nessuna per ribellarmi.
"Bene!" disse il dottore aprendo velocemente il bracciale e procedendo rapidamente a liberarmi gli altri arti e il petto dalla costrizione delle fibbie. "Ora possiamo parlare un po', credo che lei voglia sapere..." annuii. Sì, volevo sapere, ma nello stesso tempo ero terrorizzato da ciò che avrei scoperto. "Signor Landon, lei è stato vittima di un grave incidente automobilistico..." annuii, l'avevo capito ormai, piccoli lampi di memoria avevano già iniziato a riempire il buio della mia mente. "...ha subito un grave trauma cranico, oltre ad aver riportato innumerevoli fratture sia al tronco che alle gambe, è rimasto in coma farmacologico per tre settimane; è stato necessario, per mettere il suo cervello a riposo nell'attesa che l'ematoma cranico si riducesse. Solo quando è accaduto, abbiamo potuto ridurre i farmaci e svegliarla." Lo guardai senza capire fino in fondo... tre settimane ero in quest'ospedale da tre settimane? Com'era possibile, l'incidente... l'avevo auto l'incidente solo ieri, solo ieri.
"E' il 10 novembre signor Landon, il suo incidente è avvenuto..."
"Il 20 di ottobre", conclusi, con voce rassegnata.
"Si ricorda com'è accaduto?" Mi ricordavo? Feci un grande sforzo, tentai di visualizzare ciò che era accaduto, ma la mia mente restava desolatamente vuota in molti punti.
"Ricordo che stavo accompagnando Sarah e Lily dai miei suoceri e che pioveva..." Chiusi gli occhi, ma alla mente tornava solo l'immagine di quel viale alberato e di occhi che piangevano: i suoi, i miei.
"Ricordo che all'improvviso la vista si è appannata, in quel momento credo di aver perso il controllo dell'auto." Mi fermai, respirando affannosamente per lo sforzo di ricordare. Mancava qualcosa, un pezzo importante di un puzzle che non voleva proprio saperne di ricomporsi. "Sarah, voglio vedere mia moglie e mia figlia. Dove sono? Stanno bene?" Guardai speranzoso il dottore, pregai in fondo al mio cuore che i miei peggiori timori non fossero reali, ma solo frutto della mia immaginazione. Ricordavo di averle chiamate a un certo punto, ma non avevo sentito nessuna risposta. "Dottore..." L'uomo di fronte a me restava in silenzio "...la prego, me le faccia incontrare!" Poi dopo un tempo che mi sembrò interminabile, lui alzò lo sguardo su di me.
"Signor Landon..." iniziò titubante "non credo di poterla accontentare" mi guardò di nuovo sperando che comprendessi qualcosa, un messaggio che proprio non riuscivo ad afferrare.
"Perché?" una sola parola, che racchiudeva in sé tutto il mio futuro.
"Sua moglie e sua figlia non ce l'hanno fatta, sono morte nell'incidente nel quale siete rimasti coinvolti!" disse infine, con una voce densa di dolore. "Il funerale è stato celebrato il 25 di ottobre."
Ora tutto aveva senso: il silenzio dell'infermiera mi aveva preannunciato che qualcosa di grave doveva essere accaduto, ma la conferma da parte del dottore mi aveva tolto ogni speranza.
Loro non c'erano più ed era colpa mia.
Rimasi immobile per cercare di metabolizzare l'entità della notizia.
Sarah e Lily non c'erano più, erano morte ed era soltanto a causa mia. Iniziai a tremare, mentre il cuore pompava veloce il sangue nelle vene.
Loro non c'erano più ed era colpa mia.
Veloce, sempre più veloce...
Loro non c'erano più ed era colpa mia.
"Si calmi signor Landon..." sentii la mano del dottore cercare di tenermi giù, di calmarmi.
"E' solo colpa mia!" sussurrai con voce roca di dolore. Ero devastato, continuavo a tremare senza riuscire a smettere, sentivo il cuore esplodermi nel petto senza tuttavia riuscire a sfogare il mio dolore in alcun modo.
"Daniel, la prego..." l'uomo di fronte a me cercava di confortarmi, ma non sembrava convinto fino in fondo; lui, come me, sapeva che meritavo quel dolore, quella sofferenza.
Loro non c'erano più ed era colpa mia.
Non riuscivo a piangere, non riuscivo a urlare, mi sentivo soltanto esplodere dentro, mentre lo strazio si riversava a ondate sempre crescenti nel mio cuore lacerato.
Sentii a malapena il liquido freddo che mi entrò nelle vene quando mi somministrarono il calmante, accolsi con gioia il sonno indotto dai farmaci. Ero stanco di sentire. Volevo soltanto sparire.
Fuori sui marciapiedi*
l'oscurità non fa rumore
sento il sudore colare sulle labbra
scivolare nella bocca...
§§§§§
Rientro in casa, mentre il tramonto lascia spazio a un'altra notte solitaria
*Scoundrel Days - A-ha
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Giorni maledetti sono quelli che Daniel ha vissuto pericolosamente, giorni maledetti sono quelli in cui ha scoperto la tragica conseguenza delle sue azioni. giorni maledetti sono quelli che vive nel presente, in cui non riesce a fare i conti con il peso della colpa che lo opprime e che forse lo accompagnerà per sempre.
Rieccomi dopo una piccola pausa che mi sono dovuta concedere per dare spazio alla vita al di la della scrittura. Eccola qui, la prima reazione di Daniel dopo la conferma definitiva della morte delle donne che più amava al mondo. Anche se non era in grado di dimostrarlo fino in fondo, lui amava davvero la sua famiglia.
Nei prossimi capitoli ancora qualche flashback del suo passato, prima di procedere con la sua vita e arrivare verso una svolta.
Per il momento questo è tutto. Buon fine settimana a tutti
B.
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*Scoundrel Days è un brano degli A-ha tratto dall'omonimo album del 1986.
Il tastierista Magne Furuholmen sintetizza così "Scoundrel Days": «... è l'album che più di ogni altro riflette tutti gli aspetti degli a-ha e la nostra provenienza musicale, dal pop puro all'epica malinconica [...] Avevamo tracciato la strada che volevamo percorrere musicalmente senza guardare indietro e incuranti di quello che avrebbero pensato i discografici che sicuramente si aspettavano un altro "Take on me", reputando questo album meno commerciale di "Hunting high and low"
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