Death.
Non sentivo. Non volevo sentire più nulla. Rimasi lì, paralizzata non riuscendo più a pensare, con la mia cena che nel frattempo si stava raffreddando.
Restai immobile, con le lancette dell'orologio che giravano, portando via con loro frammenti di tempo che non avrei mai più riavuto indietro.
E mentre io ero impassibile alla vita, mia madre l'avrebbe potuta perdere.
***
-"Più in alto papà, più in alto! Fammi toccare il cielo!"- urlai forte, mentre mio padre mi spingeva sull'altalena. Avevo 6 anni. Ero la loro gioia.
Mia madre era seduta su una panchina, a leggere.
Avevo preso da lei quella passione.
Era tutto così perfetto.
Era uno di quei momenti in cui avresti voluto prendere il ricordo e poterlo rivivere cento altre volte.
Mi dondolai a lungo e il papà ci metteva un sacco di impegno per farmi volare. Ridevamo tanto, e lui non si stancava mai.
Erano quegli anni in cui ci amava ancora. In cui eravamo la cosa più importante.
Giocavamo sempre a nascondino, ma quando mi scopriva, mi rincorreva, ed io scappavo veloce, urlando. Correvo dalla mamma e lei mi proteggeva.
Con lei mi sentivo sempre al sicuro.
Le sue braccia erano la mia unica casa.
Non avevamo tante cose in comune. I nostri gusti e le nostre idee ci mettevano sempre l'una contro l'altra.
Abbiamo sempre avuto uno strano rapporto, e solo noi sapevamo come sistemare il tutto.
Era il nostro modo di comunicare.
Ci sdraiavamo sull'erba appena tagliata a guardare le nuvole correre in cielo.
Correvano senza meta, come se tutto non dipendesse dalla loro volontà.
Ed era così.
Il loro instancabile moto era alimentato da quel vento, che senza pausa, le seguiva ovunque.
Insieme.
Come me e mia madre.
Senza di lei, non sarei mai andata avanti.
Mi mancava.
***
Mi ripresi dopo quei minuti di coma, quando il campanello di casa mia suonò.
Non volli aprire, e così venne premuto ripetutamente.
Andai alla porta, e mi ritrovai davanti Olivier.
Mi saltò addosso per abbracciarmi.
Sapeva tutto.
Una calda e triste lacrima mi solcò il viso, schiantandosi al suolo.
Non parlò, e nemmeno io.
Mi teneva sospesa in aria, essendo più alto di me, senza mai mollarmi.
Chiusi gli occhi e mi appoggiai alla sua spalla.
Dopo poco mi portò sul divano e ci sedemmo.
-"Ho guardato il telegiornale.."- mi disse, con uno sguardo dispiaciuto e addolorato.
-"Devo saperla viva, Olivier. Devo andare ad Arles."-
-"Come pensi di fare? Hai il gesso e non hai nessuno che ti possa accompagnare."-
-"Tu hai il motorino, giusto?"-
-"Non ci pensare nemmeno!"-
-"Olivier ti prego! Sei la mia unica chance."-
-"Non rischierò di mettere in pericolo la tua vita."- stava facendo resistenza, ma dovevo oppormi.
-"Guideremo piano, in fondo sono solo una ventina di chilometri. Ti supplico, ho bisogno del tuo aiuto."-
Mi guardò poco convinto, ma alla fine cedette.
Gli dissi dove tenevo il mio casco, e mi aiutò a salire sulla moto.
Era una bellissima Vespa rossa fuoco, appena messa a lucido, che suo padre gli aveva regalato per il compleanno.
Gli indicai la strada e partimmo verso la mia ragione di vita.
Arrivammo alle 20.23 davanti all'ospedale di Arles. Dopo aver parcheggiato, Olivier mi prese in spalle per fare più veloce.
C'era la pattuglia della guardia di finanza in sala d'aspetto.
Appena Jonas, il collega di mia madre, mi vide, mi abbracciò, singhiozzando.
-"Anja..."- mi disse, per poi rimanere senza parole.
-"È morta? Jonas, è morta?"-
Mi guardò, affranto, ma poi mi disse: -"Non ci hanno ancora detto nulla. È stata ricoverata d'urgenza."- si fermò, per poi aggiungere: -"Non voglio illuderti, Anja. La situazione è grave, ma non so di più. Possiamo solo sperare.."-
Mi si bloccò il cuore.
-"Sperare?! Sperare, hai detto?! Dio santo Jonas! La vita di mia madre è appesa ad un filo, ed io dovrei restarmene qui, a sperare? Non aspetterò che i medici vengano da me a dirmi che non ce l'ha fatta!"- iniziai a crollare.
Le mie fondamenta si stavano sgretolando.
Avrei voluto demolire tutto.
Avrei voluto correre da quei fottuti medici e urlagli contro.
Avrei voluto avere tra le mani quegli stronzi che l'avevano ridotta così.
Non potendo fare nulla mi accasciai al suolo.
Ero un fiume in piena.
Il mio amico si mise accanto a me, e mi prese fra le braccia.
-"Che cos'ha fatto per meritarsi questo?"-
Mi addormentai sul suo petto.
Non ricordai nulla di quella notte, perché caddi in un sonno profondo.
Ricordai solo che alle 4.49 del mattino, arrivò il chirurgo che operò mia madre in quelle otto laceranti ore.
Provai ad alzarmi per raggiungerlo, dimenticando di avere il gesso, e rischiai di cadere.
Da dietro mi tirò Olivier, evitandomi un'altra caviglia rotta.
Lui c'era sempre per me.
Il medico che venne verso di noi, era alto, capello grigio scuro, sulla quarantina abbondante.
Indossava un camice e teneva una mano in tasca, mentre con l'altra sorreggeva una cartellina.
Lì c'era la mia risposta.
Mi strinse la mano e si presentò.
-"Tu devi essere Anja, la figlia di Clarisse. Io sono il dottor Gaston Roux."- gli feci un mezzo cenno, per fargli capire che di lui e della sua presentazione mi importava bene poco.
-"Sarò onesto con te, Anja. Ti dirò tutto ciò che devi sapere, senza farti promesse. Tua madre ora è in coma. Trauma cranico, lesioni sulle braccia, frattura del polso sinistro, e qualche contusione qua e là. La situazione è abbastanza grave."- mi sentii mancare.
-"Ora puoi andare a trovarla e parlarle. Non cambierà le cose, ma fidati: lei sente più di quanto tu possa credere.
Il tempo guarirà ogni ferita, restituendole la vita, o spegnendola per sempre.
Mi dispiace tanto, speriamo che tutto si risolva al più presto."-
E se ne andò, dopo avermi detto il numero della stanza dove c'era lei.
Stanza 127, terapia intensiva.
Mi avevano dato un 'coprigesso', per camminare con meno difficoltà.
Olivier mi teneva la mano, e insieme andammo in quella maledetta stanza, dove era prigioniera di un destino troppo buio per chiunque.
La luce dove giaceva, era soffusa, e c'era molto silenzio.
I medici e le infermiere parlavano a bassa voce. Non so per quale assurdo motivo.
Mi avvicinai al suo letto bianco, con le lenzuola bianche, affiancato da un comodino bianco.
Lei amava i colori, e tutto quel chiarore non faceva per lei.
C'era una sedia lì accanto, e così mi sedetti, mentre il mio accompagnatore si appoggiò ai piede del letto.
-"Ehi mamma... So che forse non mi sentirai, però sono qui per chiederti scusa. Scusa per tutte quelle volte che ti ho urlato contro, prendendomela con te, invece che con me stessa.
È difficile essere la figlia perfetta, sai?
Ti ho deluso troppe volte mamma.. Perdonami.
So di non meritarti. So di non essere abbastanza.
Però io ti voglio bene. Scusa se te lo dimostro raramente.
Se me ne darai la possibilità, ti farò vedere quanto tengo a te.
Non te ne andare, mamma. Sei tutto ciò che ho.
Sei il mio amore più grande.
Come farò a crescere, senza di te, mamma?
Chi mi sgriderà quando sbaglierò?
Con chi berrò la cioccolata calda, d'inverno, accanto al camino?
Con chi piangerò davanti a un film romantico?
Chi mi farà le coccole?
Mi manchi già, mamma.
Mi manca il tuo sorriso.
Mi mancano i tuoi soprannomi che amavi darmi.
Mi mancano le tue carezze, i tuoi baci sulla guancia.
Mi manchi tu."- iniziai a piangere a dirotto, tenendo stretta la sua mano, non volendola più lasciare.
In quell'istante capii cosa avrei potuto perdere.
Stavo perdendo una parte di me, senza la quale tutto sarebbe cambiato.
Smisi di piangere.
Olivier era ancora lì, che guardava per terra.
Mi sentii stanca, in bilico sull'orlo di un precipizio.
Era immobile, col cuore che batteva piano.
Avevo il trucco sbavato, i capelli spettinati, legati in un'alta coda di cavallo.
Non pensavo più a niente, solo al vuoto che avrebbe lasciato, quando sentii biiiiiiiiiiiiiiiiip.
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Okay, okay, okay.
Non uccidetemi.
In questo capitolo è successo un bel casino.
Cosa pensate sia successo alla madre di Anja?
Sarà morta davvero, o ci sarà un altro colpo di scena?
Ah, chi lo sa.
Nemmeno io lo so ancora ahahah.
Coooomunque, volevo ringraziarvi per tutte le visualizzazioni, i commenti e i voti.
Grazie grazie grazie.
Spero che il numero cresca ancora, e molto.
Se anche questo capitolo vi è piaciuto, lasciate una stellina e un commento per farmi sapere se mi volete mandare un 'crucio' o direttamente un 'avada kedavra'.
Ahahah.
Ciao ciao, alla prossima!
Matilde✨✨✨
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