Are you my forever?
Alla fine andrà tutto bene, state tranquilli. E se non dovesse andar bene, vuol dire che ancora non è la fine.
Le sue parole bloccarono ogni mio pensiero.
Sentii il tepore del rossore pervadermi le guance, ed una strana sensazione che si stava divulgando in me.
Le parole erano strozzate nella mia gola, come se non avessero la forza di uscire per paura di stare solo sognando.
La realtà era un mondo ormai lontano, e l'irrazionalità di quel momento era così vicina da poterla percepire con un semplice respiro. Annusavo il profumo di quelle cinque parole, così confuse e in disordine, da non poterle distinguere.
Mi sentii come in apnea, come se non riuscissi a raggiungere l'ossigeno, che quella risposta mi avrebbe dato.
-"Anja? Anja stai bene?"- ecco la mia nuova realtà.
-"Sì, cioè no. Sì ma no. Però più sì. Insomma hai capito."- si mise a ridere, occupando tutti i vuoti di quello spazio, colmandoli di sicurezze, le mie.
-"Allora... Non rispondi perché non vuoi, o..? Cioè non voglio obbligarti, nel senso che capirò se non vorrai. Tu sei così perfetta, ed io beh, niente. Io sono il nulla."- abbassò lo sguardo, tenendomi ancora le mano e giocando con le dita.
Io lo guardai, realizzando che pure un pezzo rotto di un puzzle, a volte non lo era neppure così tanto.
Avvicinai la mia mano al suo viso, sfiorando la pelle.
Lui ci appoggiò la guancia con forza, un contatto troppo intenso per essere trasformato in qualcosa di concreto.
-"Devi sempre dire cavolate? Olivier, tu sei l'unico motivo per cui vado avanti. Mi sono aggrappata a l'unica persona rimasta che crede in me. Io senza te non potrò mai essere."-
Mi baciò di nuovo, castamente, sfiorandomi le labbra che avevano ancora il suo sapore.
-"Sì Oliv. Voglio essere la tua ragazza."-
***
Erano le 18.30 di sera. Mi stavo preparando per andare al mio primo appuntamento.
Non avevo idea di cosa indossare.
Svuotai l'armadio nervosamente, stropicciando tutti i vestiti che avevo sistemato quel pomeriggio.
Mi sedetti per terra, presi un cuscino e urlai, fino a quasi soffocare.
Si aprì la porta, tolsi il mio volto da quel povero cuscino, e guardai chi vi aveva fatto ingresso.
Era Gisele, che un po' sconvolta, mi chiese: -"Tutto bene, cara? Ti ho sentita urlare dal piano di sotto. Che succede?"-
Non avevo molta voglia di parlare con lei, ma dovevo ammettere che mi avrebbe fatto comodo una mano.
-"Stasera ho un appuntamento, e non ho nulla di carino da mettermi.. Non voglio indossare una tuta sgualcita. Solo che non ho abiti eleganti da mettere per un'occasione così speciale."- ammessi, vergognandomi un po'.
-"Un appuntamento? Con chi, tesoro?"-
-"Con Olivier.."-
-"So io cosa fa al nostro caso. Aspettami qui, torno subito!"-
Nel frattempo riordinai tutti i vestiti che avevo buttato, sparsi per tutta la camera.
Tornò dopo bene quindici minuti con una abito blu e dei tacchi.
Dispose il tutto sul mio letto.
La fissai, mi fissò. Ci fissammo.
-"Quindi? Che ne pensi?"-
Lo presi tra le mani. Era morbido come la seta e molto semplice.
Aveva due spalline di circa tre centimetri, che sorreggevano un corpetto con scollatura a cuore. Era abbastanza attillato fino al punto vita, e poi si apriva in leggere pieghe, sinuose e armoniche.
Osservai i tacchi, non troppo alti. Penso misurassero dieci centimetri circa, ed erano blu con una striscetta argento. Molto sobrie.
-"Non ti piacciono?"- chiese preoccupata.
-"No no, mi piacciono e molto. Ma sei sicura che facciano al caso mio?"- domandai, un po' incerta.
-"Ma scherzi? Certo, Anja! Questi li ho comprati l'anno scorso per il compleanno, ma non ho mai avuto l'occasione di donarteli. Quindi prendili, sono tuoi."- mi sorrise, così mi alzai, abbracciandola.
Non sarebbe mai stata la mia mamma, ma di sicuro una buona amica.
-"Avanti, cosa aspetti? Provali!"-
Andai in bagno, emozionatissima, e mi cambiai.
Quel vestito mi stava a pennello. Sembrava fatto per il mio corpo.
Mi guardai allo specchio, e sistemai i miei lunghi capelli sulla spalla sinistra.
Mi sorrisi.
Era davvero così bello accettarsi?
Gisele bussò alla porta.
-"Entra pure!"- entrò e spalancò la bocca.
-"Beh, che c'è? Non vado bene?"-
-"Oh mio dio, Anja. Sei bellissima."-
Arrossii un po'.
-"Bene, ora mancano due piccoli dettagli e sarai perfetta!"-
Dopo un'ora ero finalmente pronta!
Gisele aveva fatto dei boccoli alle punte dei miei capelli castani e mi aveva leggermente truccata.
Mi sentivo completamente viva.
Tutto aveva un'altra prospettiva, come se sentirmi bella mi avesse resa felice in un modo nuovo.
E sappiate distinguere chi sa distinguervi da tutto il resto.
***
19.45.
Suonò il campanello.
Olivier.
-"Sei pronta, cara?"- mi chiese Gisele.
Annuii.
-"Vai in salotto, vado a riceverlo."-
Eccolo, il momento in cui mi accorsi che forse nulla era eternamente perduto. Che per quanto la felicità fosse fatta di tante cose, anche quelle più piccole facevano la differenza.
E lui la faceva.
-"Ciao Olivier, accomodati pure. Anja è in salotto che ti aspetta."-
-"Grazie signora.."-
-"Chiamami pure Gisele, tesoro. Ora vai, non farla attendere."-
Lo vidi varcare la soglia con uno un mazzo di rose blu e bianche in mano. I miei colori preferiti.
Indossava un paio di jeans, una camicia ed una giacca, anch'essa blu, come i fiori.
-"Sei incantevole."-
Incantevole. Che bella parola.
-"Neanche tu scherzi."- ci sorridemmo a vicenda, osservati da gli occhi curiosi di lei.
-"Andiamo? Il ristorante non è molto distante. Ci possiamo andare anche a piede, se per te non è un problema."-
Guardai i tacchi ai miei piedi che mi incutevano un po' paura.
-"Nessun problema. Andiamo pure che se no si fa troppo tardi."- gli risposi. E poi dissi: -"Ah, Gisele. Lo dici tu a papà che stasera tornerò tardi?"-
-"Vai tranquilla. Ci penso io."-
-"Grazie."-
***
-"Te lo giuro!"- risi come una stupida, con lui che non la smetteva di dire sciocchezze.
-"Anja, non ridere, sono serio. Io l'ho visto!"-
-"Come puoi pretendere che io non rida? Stiamo parlando di un ufo, passato accanto alla finestra del tuo bagno mentre ti facevi una doccia!"-
-"Appunto! Sarei potuto morire! O essere rapito dagli alieni!"-
Passammo tutta la serata a ridere e scherzare, senza preoccuparci di alcuna lancetta di orologio o di chi ci circondasse.
Mangiammo come antipasto degli affettati e del formaggio e poi un ottimo risotto ai funghi, impreziosito con dell'ottimo prezzemolo.
Il vestitino cominciava a farsi stretto, ma non ci feci troppo caso.
-"Come stai?"- allungò il suo braccio verso di me, prendendomi la mano.
-"Alla grande. Mai stata meglio. E tu?"-
-"Finché io sono con te, non posso stare male."- e mi persi in quegli occhi, troppo profondi per stare a galla.
-"Vado a pagare. Non scappare, eh!"-
Tornò e durante il tragitto di ritorno chiacchierammo un po'.
Indossai la sua giacca, che gentilmente mi offrì.
-"Allora.."-
-"Sì?"-
-"Come ti senti? Sì, insomma, ora noi siamo una.. Coppia. Oddio, è stranissimo da dire. Mi fa un certo effetto."-
-"Negativo?"-
-"Al contrario. Tu sei stata tutto ciò che da tempo non sono mai riuscito a trovare. Un sorriso vero, una mancanza motivata, una risata genuina."-
-"Io non so spiegare bene cosa stia provando. È una sensazione di leggerezza, di un felice tempo vissuto, non più perso a piangermi su ciò che non potrò mai più riavere. A tutti manca qualcosa, ma se tutti ci rassegnassimo all'idea di una vita sbagliata, finiremo per esserlo noi."-
-"E cos'è sbagliato per te, Anja?"-
-"L'immutabilità."- mi osservò perplessamente, con sguardo interrogativo. Mi spiegai meglio: -"Sì, perché le persone hanno così tanta paura dei cambiamenti. La paura di crescere, di andare avanti. Restare costantemente nel proprio passato, sperando ridiventi il nostro presente. La certezza che tutto ciò che è successo, farà meno male di ciò che accadrà. Paura di ciò che non si può manipolare. Non avere il potere e la forza di volersi rialzare sempre."-
Mi accorsi di star guardando nel vuoto, assorta da quei pensieri, su cui riflettevo spesso.
-"Il passato farà sempre parte di noi."- replicò.
-"Si, ma non deve diventarlo."-
Tornando verso casa, ci fermammo in una gelateria in centro. Era la più rinomata, ed io adoravo il gelato.
-"Buonasera ragazzi, ditemi pure."- ci disse la ragazza che stava dietro quel bancone pieno di felicità congelata.
-"Tu cosa prendi?"- mi chiese molto gentilmente Olivier.
-"Una coppetta con due palline, mango e mandarino, per favore."- annunciai, sorridendo.
Amavo i gusti alla frutta, in particolare il mango, che dal colore emanava calore, contrapposto al concreto fresco.
-"Per me cioccolato e nocciola, grazie."-
-"Sono 4.80 euro."- Oliv le porse i soldi e poi ci andammo a sedere su una panchina che dava sulla piazza.
Era una magnifica serata. Si sentiva la brezza di fine primavera, tipica di quando si faceva spazio l'estate.
-"Ma come fai a mangiare i gusti alle creme d'estate?"- gli chiesi, prendendolo un po' in giro.
-"Da quando il cioccolato ha un periodo dell'anno per essere mangiato?"-
-"Beh, peggio per te, sai? I brufoli verrano a te. Gneh"- gli feci una linguaccia.
-"Il fidanzato coi brufoli te lo tieni però!"- mi baciò la guancia, sporcandomela con le sue labbra appiccicose.
-"Oliv, che schifo!"- rise fragorosamente, fregandosene di tutti i turisti che ci fissavano.
-"Non è divertente!"-
-"Dai, su, piagnucolona! Vieni qui che ti pulisco."-
-"Sei sempre il solito scemo."- gli sporcarmi il naso con gelato, ridendo. Sembravamo due bambini delle elementari.
-"Se ti prendo!"- mi tolsi quegli scomodi tacchi, e dopo aver buttato le coppette, ormai finite, iniziammo a correrci dietro.
Io ero molto veloce, ma anche lui se la cavava piuttosto bene.
Eravamo entrati nella nostra dimensione senza tempo, senza spazio, solo noi.
-"Okay, okay basta, hai vinto."- mi arresi, stanca e affaticata.
-"Io vinco sempre."- mi prese da dietro per i fianchi, e mi trasse a sé.
-"Sei bellissima."- mi sussurrò, ed io chiusi gli occhi, assaporando ogni sfaccettatura di quelle sue parole, come se le avessi sentite per la prima volta.
Mi girai e gli misi le braccia attorno al collo.
Lui era ben più alto di me, ed io avendo tolto i tacchi, me ne stavo sulle punte, perdendomi nei meandri più oscuri e remoti dei suoi occhi.
-"Devi smetterla di essere così dolce. Potrei abituarmici."- avvicinammo i nostri nasi.
-"Ti vizierò, Anja."-
-"Tu sei già un mio vizio."- e quella danza di sguardi, labbra e respiri ripartì di nuovo.
Non credevo alla felicità eterna, ma spesso anche qualche secondo poteva migliorare la vita.
E lui me l'aveva stravolta.
_______________________________
Qua non ne esco viva.
Possibile che io non riesca mai ad aggiornare con regolarità?
Non ho scuse. Semplicemente sono un'adolescente e come tutte le adolescenti sono piena di problemi con scuola e molte altre cose, di cui è meglio non parlare.
Beh, questo è un capitolo un po' smielato dei nostri giovani protagonisti.
Da ora inizieranno i capitoli veri, quelli sulla vera trama.
Ma dovete capire che non posso correre ed affrettare i tempi. E quale cosa migliore di qualche amore?
Bene, spero abbiate gradito. In quel caso lasciate una bella stellina, che arancioni sono tanto carine, ed un bel commento per farmi sapere cosa ne pensate.
Accetto consigli, critiche costruttive e soprattutto complimenti. (Sempre modesta, eh?)
Grazie a tutti coloro che mi sostengono sempre e mi supportano/sopportano.
Alla prossima, Matilde✨✨✨
Ps. Ho scritto questo capitolo ascoltando Nuvole bianche - Ludovico Einaudi.
Grazie ali_00_ per avermi fatto conoscere un poeta.
Ti voglio bene.❤️
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top