Absence.
Ci sono persone che non finiscono mai di volersi bene, semplicemente perché ciò che le lega è più forte di ciò che le divide.
Il filo si era spezzato, e il vuoto si fece spazio dentro di me.
Una parte di me, forse la più importante, se ne era andata, lasciando dietro di sé solo dolore.
Non avevo più lacrime.
Un'amarezza sconfortante si disperse nel mio cuore.
Ero immobile mentre i dottori la portarono via, tentando l'inutile.
Ero su quella sedia bianca, con la testa fra le mani, con un'espressione apatica.
Restai lì per un'ora.
Sentivo mille voci, che parlavano di troppe cose.
Il mondo continuava, ma io mi stavo spegnendo.
Poi nessun pensiero.
Nessun suono.
Guardavo fuori dalla finestra, senza mettere a fuoco nulla.
Il mio sguardo era spento. Il mio sorriso era svanito.
Olivier era seduto in un angolo che mi fissava.
Quel ragazzo era veramente incredibile.
Avevo bisogno di lui.
Dopo altre tre ore di lungo silenzio, si alzò e mi posò una mano sulla schiena.
Poi si abbassò, fissandomi.
Una goccia di dolore mi rigò il viso, lasciando una leggera sfumatura nera dietro di sé.
Mia madre era morta.
-"Non credo nell'aldilà."- disse, contrastando il suono disperato che proveniva dalla mia bocca. -"E nemmeno nella reincarnazione. Io penso che l'unico luogo in cui le persone possano vivere sempre sia qui dentro."- mi toccò il petto, indicando il cuore. -"Tua madre non svanirà. Non sarà un ricordo vago."- proseguì. -"Vivremo ogni giorno con un pezzo mancante, noi stessi lo siamo. Ma io penso che la vita sia in salita, solo perché siamo destinati ad arrivare in alto. "-
Lo guardai negli occhi, anche i suoi un po' lucidi.
Continuò: -"Il ricordo è il solo mezzo per dare la possibilità al passato di essere il nostro presente. Lei non se n'è andata, Anja."-
Non sapevo cosa dire, avevo perso la parola.
Avevo perso la mia migliore amica.
Avevo perso la mia metà.
Avevo perso l'unica persona che credeva in me.
-"Andiamo, è ora di tornare a casa."- mi prese in braccio, ed io sprofondai nella sua spalla.
Tutti vennero verso di me.
Non distinguevo bene tutte le parole, se non 'condoglianze', 'mi dispiace piccola Anja', 'io ci sono per te.'
Il problema di tutto questo è che io non volevo nessuno di loro, io volevo lei.
Tornammo a casa, ed Olivier chiamò sua madre spiegando la sua situazione.
Appena entrai, vidi una sua foto.
Caddi per terra sulle ginocchia, ed urlai, sfogando tutto quell'odio, e quel senso di nullità che mi pervadeva.
Non mi ripresi più.
Stavo rompendo tutto, vasi, foto, piatti, tutto ciò che mi capitava per le mani.
Stavo urlando.
Cercavo di coprire tutti i pensieri.
Mi odiavo.
Olivier corse in casa verso di me, mi prese e mi strinse forte. Avevo le mani impregnate di sangue a causa di tutti quei cocci su cui mi ero appoggiata.
-"Non voglio vivere in un mondo senza di lei."- dissi, sussurrando, con il trucco tutto colato, i capelli scombinati e tutto quel sangue che colava via, come la mia voglia di vivere ancora un istante senza mia madre.
Dopo essermi calmata, mi feci una doccia, mi misi in pigiama, lasciai i capelli bagnati, e appena andai in salotto. Trovai lui, con due tazze di tisana.
Mi sedetti nel divano di fronte.
Ricordo ancora quando lo comprammo. Mia madre ed io eravamo andate da Ikea, ed io caddi su questo enorme divano rosso.
Era il suo colore preferito.
Dopo qualche minuto di soli sguardi, dissi: -"Sai, penso che noi esseri umani siamo stati creati per l'autodistruzione. Moriremo di convinzioni e di troppi sogni chiusi a chiave nel cassetto. Lei pensava di poter salvare il mondo dalla corruzione e dalla illegalità. Pensava di poter fare la differenza, di riportare tutto sulla retta via."- sospirai, scuotendo la testa, e facendo un sorriso abbattuto.
-"Lei e la sua stupida voglia di essere una supereroina. Merda."-
Un'altra lacrima, una delle troppe scese sul mio viso, mi percorse la guancia, arrivando al mento, e cadendo sul mio braccio. -"La cosa che mi spezza di più il cuore è che se ne è andata con il più brutto ricordo di me. L'ho ripudiata, le ho urlato contro e non le ho parlato per due settimane."- una lacrima, un'altra e un'altra ancora. -"Eppure le volevo troppo bene, ma il mio orgoglio e la mia finta arroganza, l'hanno allontanata fino a portarmela via per sempre."-
Mi misi accanto a lui, restando in silenzio, ognuno con la mente che vagava senza sapere dove voleva arrivare.
Era una serata particolarmente fredda, nonostante fosse maggio.
Si era alzato il vento, e fuori pioveva.
Io e il mio migliore amico accendemmo la televisione, ma non avevo voglia di nulla.
Tutto mi ricordava lei.
Quando parlavo di lei, pensavo a tante piccole cose, che mi sarebbero mancate per sempre.
Quel suo sorriso a 32 denti, così spontaneo e genuino.
Quella sua brutta abitudine di lasciare i vestiti ovunque, per poi lamentarsi del disordine.
Quella sua instancabile voglia di fare esperienze ed essere ricordata.
Non aveva capito che il mondo era troppo piccolo per idee così grandi.
Ma il male contro cui lottava era troppo forte rispetto ai suoi sogni di combattente.
-"Olivier? Stai dormendo?"- ero appoggiata sulla sua spalla, mentre eravamo seduti sul divano. -"No.."- accennò un sospiro -"Tu, Anja?"-
Era una domanda stupida, perché come potevo dormire se gli avevo appena parlato?
Ma ignorai questo mio pensiero, e dissi: -"No, sto solo pensando. Devo organizzare il funerale, devo chiamare mio padre. Sarà tutto diverso ora."-
Si girò e mi abbracciò.
In quel momento, nonostante la mia tristezza, mi salì una strana voglia. Sentii le farfalle nello stomaco, e quasi un senso di debolezza.
Annegai i miei sentimenti e le mie emozioni, e mi godei quell'abbraccio, che mi fece stare tanto bene.
-"Resti qui per stanotte? Ti preparo il divano, e se vuoi, io dormo nell'altro."- gli proposi.
Lui sorrise un poco, e rispose di sì.
Presi le lenzuola pulite, e preparai i divani per la notte.
Erano le due di mattina, quando mi addormentai.
Questa sarebbe stata la prima notte senza la mia mamma.
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Lo so, lo so, lo so.
Non aggiorno da quasi una settimana.
Perdonatemi.
La verità è che non sono mai riuscita a concludere questo capitolo, che onestamente nemmeno mi piace.
Ma essendo solo di passaggio, mi sono tolta questo peso, e piano piano inizierà il vero succo della storia.
È un po' corto, lo ammetto.
Ma sono giornate molto piene, e mi ritrovo sempre a scrivere tardi.
Migliorerò, promesso.
Detto ciò, grazie ai nuovi lettori per aver letto la mia storia, e grazie a chi la legge da quando ho iniziato.
Spero vi sia piaciuto.
Buonanotte, Matilde✨✨✨
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