Capitolo 20

ANNA'S POV 

Ed è andato via anche lui. È andato via, lasciandomi sola.

" Perché? Perché?" E scoppio a piangere di nuovo. Non ce la posso fare in questa vita che troppo pretende e che nulla regala. 

Non posso farcela.

"Anna? Tesoro! Ma cosa ti è successo? Amore... shh, calmati..." Sento mia madre e Rebecca avvicinarsi e invece di respingerle - sinceramente non ne ho le forze - le abbraccio e piango.

Piango come mai ho fatto, in modo sbagliato, ma ho deciso di smettere di trattenere tutto.

Come si fa ad essere innamorati di una persona così tanto che ad averne l'assenza si sta male?

Sì, perché ho smesso di fingere, per ora. Mi sono innamorata di lui, ma non so come comportarmi, come vivere questo innamoramento. Non so niente, ma ora come ora non voglio pensare al nulla.

- Dimmi una cosa: davvero non vuoi pensarci?- chiede il subconscio.

"Anna, ti va di parlarne?" Mi chiede Rebecca sommessamente.

"Odio questa vita. E davvero, mi sono stufata di soffrire. Perché io? Perché 'sta vita ce l'ha con me? L'unica cosa che faccio è vivere e per quello sono condannata a soffrire? Sto male e stavolta non mi basterà una carezza. Io... Dio, lo voglio qui ad accarezzarmi, ad abbracciarmi, a dirmi piccoli e semplici, ma ristoratrici parole. Lo voglio qui. La sola sua presenza mi da conforto, mi fa sentire protetta! Lui dice che sente di essere il colpevole di un futuro problema in famiglia, ma non è lui, non sarà lui. Sarà quell'essere di mio padre.Perché lo so, lui è qui per farci del male, lui..." Vengo interrotta da mia madre e ora mi rendo conto di aver fatto una gaffe.

"Anna... che hai detto?" Chiede lei, con lo sguardo improvvisamente vuoto.

"Ho detto che Marco si sente il colpevole di ciò..."

"No, no... quello che hai detto dopo..." 

"Ho detto che non sarà lui..."

"Cristo, Anna! Dimmi quello che hai detto dopo!" Urla mia madre, con i nervi a fior di pelle.

"Ho detto  che... Ho detto... c-che sarà quell'ess-essere di mio padre. Ho d-detto che l-lui è q-qui per farci d-del male..." Parlo con voce sommessa, balbettando per la paura e il terrore di dover abbandonare tutto, di dover abbandonare Marco, il mare... Ho paura.

"Da quanto lo sai?" Chiede la donna affianco a me, con lo sguardo fisso nel vuoto e freddo, senza un minimo di espressività. In fondo da chi potevo prendere?

"Io.. Io.. da stasera..." Sparo e già so che mi aspetta un viaggio nelle ore successive.

"Entra, andiamo a fare le valigie; non voglio rimanere un secondo più del dovuto qui. Rebecca, tu se vuoi, puoi prendere l'auto, andare al tuo appartamento, fare le valigie e venire con noi oppure darci il tempo di prepararci, per accompagnarti e andare io e Anna via... Oppure aiutaci a fare le valigie e poi passiamo da te. Come vuoi fare?" chiede a Rebecca entrando in casa.

"Vi aiuto e poi passiamo da me." Afferma decisa Rebecca.

"Mamma, Rebecca! Ho mai detto di volermene andare?" Urlo, stressata e stanca.

"Tesoro, dobbiamo andare, non lo capisci? Dobbiamo difenderci, andare via, dobbiamo..." Inizia a dire lei, ma io la interrompo,

"Scappare. Mamma, stai scappando. Non lo capisci? Stai scappando!" Le faccio comprendere io e sul suo volto vedo formarsi tante emozioni: dal triste al consapevole, dal preoccupato al triste, nuovamente.

"Davvero vuoi andare via?" Le chiedo, guardandola intensamente, scrutandola dentro. 

"Io... oh, Anna!" E si siede sul divano, in preda al pianto, al dolore, a quel dolore che ha rimpiazzato quel vuoto, in preda alla confusione, in preda alla paura.

MI guardo attorno, cercando aiuto nei quadri, cercando serenità nelle pareti, ma nulla. Sento solo uno tsunami emotivo.

Esco fuori, corro a più non posso  e vado a casa di Marco. Apro la porta irruentemente e urlo:"Marco!"

"Marco!" Urlo di nuovo, sperando che non ci sia Roberto.

"Hey, ciao! Sono Roberto, come posso aiutarti?"

Quindi questo è Roberto.

È alto, ha delle spalle possenti ed è un ragazzo di bell'aspetto. Ha occhi marroni tendenti al nero e dei bei capelli biondi che contrastano col colore degli occhi.

"Dov'è tuo fratello?" Gli chiedo, sapendo già che non è in casa.

"È in camera sua, per..." Inizia a spiegare Roberto, ma io salgo le scale, aprendo tutte le stanze e, quando lo vedo rimango incantata.

Dorme.

Non dorme sonni sereni perché lo vedo accigliato, ma dorme.

Dovrei parlargli, urlargli, spiegargli che sto per andare via, che oggi tutto è iniziato e finito.

Dovrei spiegargli che è stato importantissimo per me, che non mi ero mai affezionata così tanto ad una persona.

Dovrei spiegargli così tante cose, ma non voglio svegliarlo.

Cerco carta e penna e, con le lacrime agli occhi, inizio a scrivere delle parole.

Caro Marco,

so che domani ti autocommisererai per non avermi vista, ma per avermi avuto comunque accanto a te.

Se sono qui è perché ora vado via.

Non sei tu la causa. È mio padre.

Stavo parlando con mia madre del tuo sentirti colpevole di un futuro problema familiare e involontariamente ho parlato della presenza di mio padre qui.

Mia madre ha paura ora. Credo, sono certa che lei non voglia rivivere la paura, l'angoscia che ha vissuto quand'ero piccola e crede che l'unico modo per permettere che ciò non accada sia scappare.

Ora sta piangendo, indecisa tra il restare e lo scappare, e io sono venuta qui per parlare con te, ma stai dormendo. Visto che c'è la probabilità che io possa partire, voglio dirti ciò che provato con te, per te, grazie a te.

Sai, non avevo provato emozioni così forti e profonde, così sconvolgenti  con nessuno, ma con te tutto è stato diverso.

Ho sentito la maschera di freddezza  scivolare via.

Già da quando ballammo quel tango avevo iniziato ad abbassare la maschera. Con te mi sentivo diversa.

Con te ho scoperto che la vita non è poi così brutta come sembra.

Grazie a te ho scoperto che la gente a volte compie degli sbagli.

Con te sto riuscendo ad apprezzare la vita.

Per te ho scoperto che provo quel sentimento detto amore.

Quel qualcosa che ti travolge, quel qualcosa che quando ti invade, ti lascia con i resti, con i pezzi del cuore da comporre, reduci di un intenso amore.

Quel qualcosa che si fa spazio nel tuo cuore e che diventa superiore a tutto: alla ragione, alla vita, alle ferite, ai dolori... 

Quel sentimento che provo per te ha saputo sbloccare il mio cuore.

È riuscito a trovare quel codice ed è riuscito a far entrare nel mio cuore l'affetto per te.

Vorrei rimanere qui, ora che so che provo amore per te. 

Vorrei poterti baciare, stringere, vorrei poter avere la possibilità di dimostrarti il mio amore, ma da ora in poi non sarai altro che il mio sogno proibito, l'amore negato.

Non sarai altro che il frutto di ogni mio desiderio più impossibile.

Da ora in poi non sarai altro che un lontano, ma meraviglioso ricordo. 

Grazie di avermi fatto scoprire l'amore.

Anna    

Termino di scrivere la lettera, la poggio sul cuscino affianco alla testa di Marco e gli do un bacio, casto ma profondo.

"Non avere timore, ci sarò sempre, anche se da lontano. Il mio cuore rimane con te, qui."

Puoi fuggire veloce e più lontano che puoi, ma la verità è che, dovunque tu vada, resti sempre dove sei.
Cecilia Ahern

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