Capitolo 12

ANNA'S POV

Cosa le dico?

Sono riuscita a farla sfogare, ma adesso sono rimasta io senza parole

"Mamma...io..."Inizio a dire, insicura e con lo sguardo lucido.
"Lo so, non sai cosa dire... però ti ringrazio per esserci." Mi ringrazia lei, con lo sguardo pieno d'amore rivolto verso di me.

"C'è bisogno pure di ringraziare? Ma sai che non ti devi dare la colpa di nulla?" La guardo e vedo tutto tranne che assenso per le mie parole.

"Questo è quello che credi tu, figlia mia. Io credo che avrei dovuto fare di più, esserci per te di più, supportarti e starti accanto di più, proteggerti e..."

La interrompo e dico:
"Io credo in un'altra cosa: credo che tu ci sia stata per me, fin troppo, ma sono io che non riesco a colmare quel vuoto, quelle lacune che, lentamente, mi hanno portata ad essere quella che sono. Tu non c'entri nulla. È quel vuoto che non mi lascia in pace." La guardo col fine di farla convincere delle cose che ho detto.

Dopo stasera, dopo la bellissima giornata con Rebecca, la serata con Marco e questa confessione con mia madre, ho bisogno di stare da sola, così come mia madre.

Le do un bacio sulla fronte, le auguro un buonanotte con amore e salgo in camera mia.

Entro e l'unica cosa che faccio per le seguenti tre ore è scrivere, visto che non ho la chitarra qui con me.
All'improvviso mi viene in mente un concerto fatto da me all'età di tredici anni.

Inizio flashback

Diamine, speriamo che passi subito questa sera! Ho una paura immensa di sbagliare tutto.
Peró provo una felicità immensa nel fare questo concerto.

Qualcuno disse che l'importante nella vita era fare le cose non perché si dovesse, ma perchè si volesse, sempre non trascurando quei doveri che ci spettano.

Qui intorno a me, in questa chiesa, vedo ragazzi e ragazze felici, entusiaste, annoiati, curiosi... e poi vengo io. Ansiosa lo sono e perché no, anche felice. Felice nel sapere che la mia passione porta a dei frutti, felice nel sapere che questo amore che provo per la musica non è nullo, ma ha un valore immenso per me. Preferisco sbagliare nota al non farla proprio: si sentirebbe il vuoto e io il vuoto lo odio perche é vuoto.

Qualcuno mi ha detto che devo continuare con questa mia passione, anche perché non si trova tutti i giorni un dono come il mio, eppure sento che non basta o per meglio dire, sento che questa mia passione è solo una parte della mia vita.
Sento che la musica faccia parte di me, ma non è la parte principale, nonostante mi consoli, mi abbracci.
Nonostante la musica sia il luogo in cui io mi rifugio, so che lei non è la parte che mi farà capire tutto della vita.

Qualcuno mi disse:"Se non ti senti appagata interamente, dai tempo al tempo e tutto ti sarà dato." Non so a cosa si riferisse quella signora, però so che quella frase rimarrà sempre nel mio cuore... é tipo un portafortuna, un promemoria con il quale mi ricordo che io non mi devo arrendere: devo solo attendere che ciò che cerco mi colpisca.

Così esco da questa chiesa e percorro il viale, dove si trova un'edicola, la cui vetrina ha esposti alcuni libri.
Il freddo dell'inverno mi penetra nelle ossa, ma questo non mi ostacola nell'osservare da vicino quella vetrina che contiene romanzi come "Le parole che non ti ho detto" di Nicholas Sparks, "Canto di Natale" di Charles Dickens e libri di narrativa di autori odierni. Sento che quei libri mi attraggono a sé, quasi come le calamite con il ferro.
Volgo lo sguardo verso l'entrata dell'edicola: è aperta.
Controllo che ore sono: le 18.15.
Il concerto c'è alle 18.30. Ho tempo.
Mi dirigo dentro all'interno del negozio e in cinque minuti compro il libro di Nicholas Sparks.
Prima di andarmene, il commerciante chiede:"Come hai scoperto l'amore per i libri?"
Mi guarda con sguardo affettivo, quasi orgoglioso e io rispondo: "Ho sempre cercato qualcosa, ma non sono stata io a scoprire i libri, né tanto meno li cercavo. Ebbene sì, passavo di qui, ho visto quella vetrina e fin da subito ho capito che ho sempre cercato nei posti sbagliati. Si sono stufati, i romanzi, di aspettarmi, così loro hanno scoperto me. Non li ho scoperti io, ma mi attraggono. Non li ho cercati io, ma già li amo."
E con questo esco, salutando l'adorabile commerciante e dirigendomi nella chiesa per il concerto.

Arrivo in chiesa e dopo aver sistemato il libro, mi precipito al mio posto e inizio a scaldarmi le mani... ecco, questo è quello che amo di qualsiasi cosa. L'attesa.
Si dice che l'attesa di una cosa sia più bella della cosa stessa e concordo, almeno in parte con tale affermazione.
Aspettare con ansia quel momento in cui si può dire: "E anche questa è passata."
Aspettare con ansia il momento in cui si potrà suonare i pezzi che più piacciono e sperare nel non suonare quei pezzi che forse sono i propri talloni d'Achille.

Non so cosa aspettarmi da questo concerto, ma prima che io possa pensarci sul serio, sento la voce del ragazzo delle presentazioni salutare le persone qui presenti, non permettendomi di riflettere su altro.

Fine flashback

Diciamo che quello fu il concerto che rimarrà sempre nella mia mente: fu la sera in cui i libri mi scoprirono e nella quale iniziai a leggere, o per meglio dire, divorare i libri.
Il libro di quella sera lo lessi in due giorni e l'ho sempre con me, quasi a tenere in mente l'importanza di quelle pagine.

Visto che ho tremila pensieri per la testa, decido di stendere su carta questi piacevoli ricordi e, quando finisco, mi accorgo che sono le due del mattino.
Decido di uscire fuori perché c'è un cielo limpido e puro come l'acqua e le stelle fanno da protagoniste in quello splendido blu.
Esco e la brezza calda mi avvolge tutta e, senza accorgermene inizio a camminare. Ad un certo punto sento dei passi dietro di me, mi giro e vedo Marco che guarda un punto indefinito nella mia direzione, ma quando mi giro, alza lo sguardo e sento tremila emozioni sconvolgermi e avvolgermi tutta.
Decido di staccare il mio sguardo dal suo e concentrarmi sul rumore dei grilli e quello remoto delle onde. Sento che potrei stare così per sempre.
Sento che potrei vivere qui per sempre.

"Guardami." Sento la sua voce profonda irrompere nella solennità e oscurità della notte e io, soggiogata da quest'atmosfera, fisso nuovamente i suoi occhi verdi profondi con quelle pagliuzze marroni che all'oscurità non si notano, ma che nella mia mente sono più che visibili.

MARCO'S POV

"Guardarmi." Le dico, desideroso di vedere quegli occhi azzurri come il cielo limpido e puro delle giornate estive.
Sento che queste ore ad aspettarla, ad attendere che lei finisse di fare non so cosa, siano valse a qualcosa e so che lo rifarei. Dio se lo rifarei! Guardarla dedita ad un qualcosa, ignara del mio sguardo penetrante su di lei, è stato bellissimo per il semplice motivo che in quel momento lei era con se stessa e se stessa e ora quei suoi occhi emanano il coraggio con il quale affronta tutto; emana la freddezza e la diffidenza e il dolore e la voglia di una vita migliore e l'amore verso sua madre e la sua amica. Emana la sua vita solo attraverso i suoi occhi, ma tutta questa stupenda ed incantevole atmosfera viene interrotta da un messaggio del mio telefono, ma non mi scomodo neanche a vedere chi sia: non voglio staccarmi dai suoi occhi.

Anche lei sembra non dar importanza a quel suono insistente del mio cellulare, ma man mano percepisco nel suo sguardo, ad ogni squillo dell'apparecchio, un po' di delusione. E non so perché: forse perché pensa che sia una ragazza o non lo so, ma so soltanto che stufo di quel rumore divenuto ormai assordante, prendo il cellulare e lo spengo.

"Non eri costretto." Sento la sua voce candida e sottile farsi spazio in quella unicità del nostro momento.

"Sì, dai tuoi occhi." Dico senza pensare e lei, cosciente di essere stata sgamata, si volta di spalle e inizia a camminare. Io la seguo, anche perché se si dovesse perdere non saprei come calmarmi, così ad un certo punto inizio a correre, le prendo un braccio e la faccio voltare.

"Non possiamo fare sempre così." Le dico con voce sottile e supplichevole.

"Non possiamo andare avanti sempre così." Mi dice lei, guardandomi.

"Non possiamo continuare così."
Dico io.

"Non possiamo guardarci sempre così." Mi dice e prima che io possa fare nulla si avvicina pericolosamente alla mia bocca.

"Non possiamo farci male sempre così." Così lei mi guarda e, capendo che ormai non può fare null'altro, prende l'iniziativa e, timorosamente, si avvicina alle mie labbra, poggiandovi le sue e dandomi un casto bacio.

La guardo con sguardo timoroso, chiedendole silenziosamente di poterle dare un altro bacio e lei, seppur con paura, annuisce impercettibilmente. Volta lo sguardo dietro le mie spalle, così le prendo il mento, la faccio voltare verso di me e le dico con fare rassicurante:

"Non avere timore, ci sono io con te." Lei annuisce e prima che possa dire altro, le do un bacio dolce e delicato, quasi per imprimere nella mia mente quel momento tanto atteso e per baciare quelle labbra tanto delicate di quella ragazza che mi ha rubato il cuore in pochissimi giorni.

Voglio che questo battito di cuore impazzito non cessi mai.
Voglio che questa sensazione di protezione e questo sentimento che va oltre l'affetto rimanga impresso il più possibile nei ricordi del mio cuore.
Voglio che questo sentimento non termini mai, al massimo che tramuti in qualcosa di eternamente più grande.

ANNA'S POV

Temo che il cuore possa scoppiarmi da un momento all'altro.
Sento tantissime emozioni mai provate e che mi fanno sentire nuova, diversa.
Sento che questo bacio sta cambiando tutto.
Sento che la vita ora non è solo nera, ma abbia assunto tanti bei colori, ma questi colori sono nati dal primo momento che ho visto Marco. Le litigate, le chiacchierate, anche quelle silenziose hanno portato a questo e sento che le labbra morbide di Marco, o meglio Marco in sé, mi abbia fatto capire che l'amore non è poi così estinto come credevo.
Sento che il calore delle sue labbra possa portarmi nei paradisi degli infelici come me.
Sento che per una volta la felicità ha fatto il suo giro anche da me, come Babbo Natale la notte del 25 dicembre, che porta i regali a tutti i piccini.

Lentamente mi stacco dalle sue labbra e lui mi guarda con uno sguardo stupendo, felice, pieno di quel sentimento che provo anch'io.

Sento che questo sia solo l'inizio di qualcosa di molto più grande della mia capacità fantasiosa.

"Anna... " Dice Marco, continuandomi a guardare con quello stesso sguardo che ora è diventato il mio preferito.

"Anna, ti devo la mia felicità." Mi dice lui, mettendomi un braccio intorno alla vita e continuando a camminare verso la direzione in cui stavo camminando io prima.

"Sono io, forse, che devo a te il barlume di luce che mi hai donato." Dico, consapevole dell'immenso dono che mi ha regalato con la sua presenza.

Mi guarda e sento che niente ritornerà come prima della mia partenza.

Continuiamo a camminare, ma poi decidiamo di tornare a casa, vista la tarda ora.
Arrivati di fronte al portone di casa mia mi guarda, mi dice: "Sei importante per me, più di quanto potessi credere." e mi dà un bacio sulla fronte, per poi andare via.

Lo guardo fino a quando non lo vedo entrare in casa e so per certo che in questa serata ho dato inizio a un qualcosa che cambierà radicalmente il mio avvenire..

MARCO'S POV

Arrivato al portone di casa mia, mi volto e la vedo entrare dentro la sua casa.

Anch'io entro entro e ripenso ancora ad Anna e la semplicità e la bellezza e la delicatezza che la caratterizzano... é stupenda in quel che é.

Accendo il cellulare per vedere chi abbia osato disturbarmi alle due del mattino. Se non fosse stato per Anna e la mia insana voglia di osservarla sempre, ora starei dormendo. Un po' di normalità sembra un abominio nella mia vita.

Quando leggo il suo nome, capisco che devo andare in spiaggia, nonostante l'ora. Devo non pensare a questo nome.

Esco di nuovo da casa, mi volto verso quella di Anna, quasi a controllare che sia tutto a posto e inizio a correre per arrivare in spiaggia.
Arrivato, inizio a pensare a quanto sia cambiato nel corso di questi anni.

Sono passato dall'essere perennemente felice da bambino, a diventare parte di una comitiva e lasciarmi trasportare dai vizi di essa da adolescente, ad essere un ragazzo che ora vuole mettere la testa a posto per il semplice motivo che non vuole più quella vita.

Quel nome mi ha ridotto, mi ha condotto a questa vita da cui voglio assolutamente uscire.

Ci riuscirò? Spero di sì!

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