15 Capitolo

Quando apro gli occhi mi sento stanca e indolenzita.
Mi ci vuole qualche minuto per raccapezzarmi.
Mi guardo intorno e anche se con qualche difficoltà di movimento mi sollevo dal guanciale, cercando di schermare gli occhi dalla troppa luce.
Sono dolorante e ho un fastidioso mal di gola, senza contare che la testa sembra scoppiarmi.
Orrel se ne sta seduto su una poltrona posta vicino al letto in una posa scomposta, con gli avambracci piegati sulle ginocchia e il capo chino.

C'è anche un altro uomo nella stanza, più maturo, che sta scribacchiando qualcosa su un pezzo di carta.

"Questo è il dottor Crowl," mi spiega Orrel scuro in volto, " costringendomi a portare l'attenzione su di lui.  "Hai avuto la febbre," spiega sbrigativo "Sei stata incosciente per un paio di giorni."
Sgrano gli occhi, iniziando a comprendere il motivo della mia debolezza.
Senza attendere una qualsiasi reazione da parte mia, si alza dalla sedia e accovacciandosi sul letto poggia una mano sulla mia fronte.
Il suo tocco mi fa rabbrividire.
Non indossa più l'armatura della notte in cui è venuto a recuperarmi, ma non per questo è meno autorevole, né meno attraente.
Anzi, credo sia l'essere più bello che abbia mai visto, perfino con gli occhi cerchiati dalla stanchezza, la barba incolta e il vestiario trasandato.
"Hai ancora la febbre," sentenzia duramente.
Mi gira la testa e ho lo stomaco contratto da spasmi dolorosi.
Qualcuno deve avermi cambiato: la chemise che indosso è di un pallido azzurro con delle maniche larghe di pizzo.
"Ti ho cambiata io," dice facendomi avvampare "i piedi ti sono stati medicati, ma dubito riuscirai a camminare per qualche giorno."
Mi ridistendo sentendomi improvvisamente debole e vulnerabile.
"Insultami pure se ti aggrada, il dottore non ci farà caso," dice facendomi arrossire ancora di più e provocando una risata ilare in quest'ultimo.
"Sei un prepotente," la voce a causa della febbre mi esce rauca e malferma.
La gola mi brucia tantissimo.
Mi fa l'occhiolino. "Me l'hanno già detto."
"Invece di accanirti sulla tua fidanzata, falla bere," si intromette  il dottor Crowl venendocci incontro con un bicchiere colmo d'acqua. "Piccoli sorsi," si raccomanda porgendo il bicchiere a Orrel.
"Sei disidratata," mi spiega con un sorriso gentile. "Io sono Sebastian e sono un amico di questo bradipo che ti ritrovi per fidanzato."

Se è possibile arrossisco ancora di più.  È la prima volta che qualcuno fa così enfasi sul ruolo che occupo nella vita di Orrel.

Orrel mi passa una mano dietro la schiena senza esitazioni e avvicina il bicchiere alle mie labbra.
Bevo solo piccoli sorsi, proprio come ha detto il dottore e faccio un segno di diniego con il capo appena un senso di nausea si impadronisce di me.
Porto una mano allo stomaco dolorante e ritorno in posizione supina.
"Se hai mal di pancia è normale," interviene ancora il dottore "il peggio è passato e la febbre nel giro di qualche giorno andrà via." Mi da le spalle e torna a recuperare la valigetta abbandonata vicino al camino.
"Sai cosa fare," dice rivolgendosi a Orrel "per qualsiasi problema chiamami." Mi rivolge un altro sorriso. "Alisha, assoluto riposo." dice dirigendosi verso la porta e lasciando la stanza.

Chiudo gli occhi alla sua dipartita cercando di dominare le vertigini.
Con la sua presenza nella stanza mi sentivo cento volte più sicura.
"Che ci faccio qui?" chiedo riaprendo gli occhi e guardando Orrel.
Parlare mi procura non poco sforzo. Nella tua stanza," preciso debolmente "nel tuo letto."
Orrel assottiglia gli occhi.
"E dove dovresti essere? Con il licantropo?"
Trattengo il fiato.
Non ci vuole un genio per capire che è più che arrabbiato. "Nella tua stanza? Per fuggire alla prima occasione? Per farmi diventare lo zimbello del popolo?"
Si abbassa nuovamente alla mia altezza e pianta le braccia ai lati del mio  corpo facendomi tremare dalla testa ai piedi.
Non c'è alcuna gentilezza nei suoi modi.
"Chi è che è fuggita in piena notte durante un attacco?" alza la voce.
L'ho già visto arrabbiato,  ma mai come adesso.
Fatico a respirare per la vicinanza esigua e forse anche per la febbre.
Sobbalzo lievemente quando una sua mano va a poggiarsi sul mio viso.
Il suoi occhi mi costringono a non distogliere lo sguardo.
Sembrano iniettati di sangue.
"Sono morti due uomini quella notte," mi rivela a denti stretti "dei nostri. E sai perché?"
Scuoto il capo.
"Ho dovuto lasciare la battaglia perché qualcuno di cui sono responsabile ha deciso di fare i capricci e fuggire."
Avvampo. "Non osare," chiudo gli occhi e prendo un respiro prima di riaprirli "hai precisato chiaramente che il nostro è un accordo," faccio mente locale "com'è che hai detto? Solo sesso?"
La sua mano premuta contro il mio mento inizia a essere dolorosa.
"Esatto," dice gelido "ed è un peccato che tu stia male."
Lo guardo incerta.
"Altrimenti ti avrei reclamato oggi stesso," chiarisce, scendendo con una mano ad accarezzarmi un fianco in modo confidenziale.
Rabbrividisco. La chemise è  troppo leggera, sento il suo tocco direttamente sulla pelle come se non ci fosse alcun a barriera a separarci.  "Se credi che mi farei toccare da te sbagli," mi infervoro "mi hai condotta qui, ma non mi avrai," dico con gli occhi appannati dalle lacrime.
Parlare mi costa una fatica immane.
Orrel sorride malefico e poi senza che me lo aspetti si cala sulla mia bocca quasi con violenza.
Per la seconda volta nel giro di pochi giorni si prende un altro bacio. Solo che questa volta non c'è nessun pubblico, siamo solo noi.
La sua bocca sulla mia, mi procura quasi le vertigini.
Mi lamento quando mi morde il labbro superiore con troppa veemenza, ma non riesco a sottrarmi.
Punto le mie mani contro il suo torace, ma non riesco ad allontanarlo.
Altre lacrime sfuggono al mio controllo. "È così che funzionerà d'ora in avanti?" chiedo stremata "cercando di non pensare al suo corpo statuario premuto contro il mio, alle parti di noi che collidono, al mio seno schiacciato contro il suo torace... lo desidero nonostante sappia che è sbagliato e questo mi terrorizza. "Reclamerai me  e..." non continuo a parlare perché qualcuno che bussa alla porta ci interrompe.
Orrel si discosta con un grugnito. Con i polpastrelli va ad asciugare le lacrime che non mi ero accorta di versare e poi si dirige verso la porta.
"Le sorelle sono una vera scocciatura," dice prima di aprirla "e talvolta anche le amiche."

Non realizzo subito quello che intenda dire, non fino a quando non vedo entrare Rebecca, seguita da Beatrix.

***

"Sei un viscido," tremo per la rabbia e trovo la forza di mettermi seduta.
Orrel inarca un sopracciglio e si avvicina. 
Durante la visita di Rebecca e Beatrix anche se con fatica mi sono trattenuta, ho finto che andasse tutto bene, ma ora non riesco a far finta di niente.
"Se credi che ti renderò le cose facili ti sbagli di grosso."
Orrel mi guarda confuso e viene a sedersi ancora una volta sul letto. "Che intendi dire?"
Soffoco un'imprecazione. "Non intendo sopportare la relazione tua con Beatrix," dico schietta.
Orrel preme la sua mano contro la mia bocca. "Ti ho già detto che non ho alcuna relazione, che siamo stati qualcosa, ma nel passato," ridice.
"E sei anche un bugiardo," dentro mi sento ribollire.  Non riesco a credere che riesca a mentire con una tale naturalezza. "Ti ho visto con lei la notte dell'attacco," mi decido ad ammettere.
Torna a guardarmi curioso.
"Nel tuo letto," preciso.
Orrel si blocca e poi mi costringe a distendermi. "Hai le idee confuse," dice tranquillo "Non sto con Beatrix da molto tempo. Credi che mentre i miei uomini combattevano avrei potuto starmene per conto mio?" Indurisce la mascella.  "Per chi mi hai preso?"
Scuoto il capo contrariata. "So quello che ho visto."
La testa mi gira in modo vertiginoso.
"Accetto il discorso che il nostro matrimonio sia basato su interessi comuni, che non ci sia amore e tutto, ma non puoi propinarmi un'amante."
"Vaneggi."
"E tu sei un bugiardo," lo ripeto "la notte dell'attacco sono fuggita dalla mia stanza perché un licantropo era riuscito a entrare e sono venuta a cercarti," faccio una pausa " qui nella tua stanza... e non eri solo. "
Per la seconda volta Orrel blocca le mie parole, ponendo una mano sulla mia bocca. "Basta," prorompe "Sei confusa "qui non è entrato alcun licantropo. Siamo stati attaccati, ma i licantropi non hanno penetrato le mura del palazzo."
Cerco di parlare, ma me lo impedisce con la presa rude sulla mia bocca.
"Un licantropo che penetra le mura non avrebbe scampo, ogni vampiro presente ne avrebbe sentito l'odore. E ti ripeto che non ero con Beatrix," dice contrariato.
Mi lascia all'improvviso libera dal suo peso e si avvia verso la porta. "Ci vediamo più tardi Alisha."

Sento la porta sbattere e poi il rumore del chiavistello.

Mi ha chiusa dentro.

Note autrice:
Ve laspettavate? Dai che sono stata puntuale.
Cosa accadrà adesso? Chi avrà detto la verità? Orrel, oppure Alisha?
Votate e fatemi sapere cosa ne pensate.
Cinzia ❤❤❤

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