12 Capitolo

Il palazzo dei Turner non è spartano come avevo ipotizzato in un primo momento, ma sfarzoso, con i pavimenti in pietra cesellata, le pareti dorate riempite da quadri e arazzi di ogni fattispecie, il soffitto a cupola.
E poi ci sono vasi preziosi, mobili intagliati, tappeti, candelieri, gioielli.
Nella settimana successiva all'aggressione di Victor, Orrel mi ha mostrato ogni angolo del palazzo.
Adesso sono libera di muovermi come voglio, ad eccezione dell'ala dedicata al cugino, ma in realtà l'unico posto dove rimango rintanata per ore è la biblioteca dove l'odore del legno e dei libri si confonde con quello del sandalo e dove dal soffitto si può ammirare il cielo, spesso tinteggiato di stelle.
Ogni volta che sono qui non solo mi sento a mio agio, ma il tempo sembra fermarsi, forse perché finora non mi era mai stato concesso di approfondire così la mia istruzione.
A Onir i pochi libri che leggevo infastidivano profondamente mio padre; il più delle volte lo facevo nella mia stanza, prima di andare a dormire, di modo che non arrecassi fastidio ad alcuno.
Sfioro i libri sistemati In ordine alfabetico fra gli scaffali quasi con riverenza.
L'unico rumore che si ode è il crepitio delle fiamme prodotte dal camino.
Gli scaffali si innalzano fin quasi al soffitto, c'è un'unica porta finestra che non ho verificato ancora dove porti e che non riesce a illuminare bene l'ambiente visto che è coperta da pesanti coltri di velluto.
Le pareti sono circolari e poi ci sono scrittoi, legii, scale che ti permettono di salire sugli scaffali, lumieri.

"Sei qui." La voce di Orrel mi costringe a immobilizzarmi e a voltarmi verso il suono da essa prodotto.
Deglutisco.
Orrel è immobile vicino alla porta, terribilmente attraente.
"Da piccolo era il mio posto preferito," dice avvicinandosi.

Come ogni volta che lo vedo resto senza fiato.
Seguo ogni suo movimento, cercando di imporre al cuore di smettere di tamburellare così forte e agli occhi di guardarlo, ma è praticamente impossibile.
Sono sconquassata da milioni di brividi e mi fa rabbia sapere che non gli faccio lo stesso effetto. 

"Sono un accordo."

Cerco di ricordarmelo, ma è difficile col suo odore che impregna ogni cosa.

Quando mi arriva vicino, la prima cosa che fa è sottrarmi il libro che stavo valutando di leggere.
"Ei..." mi lamento.
Neanche mi ascolta. "Amleto, davvero?"
Incrocio le braccia sotto il seno. "Tu cosa leggi?"
"Questo potrei averlo letto," dice provocatorio.
Alzo gli occhi al cielo per la sua ripugnabza alle confidenze e con uno strattone mi riapproprio del libro.
"Come siamo permalose..."

Forse vorrebbe dire qualcos'altro, ma veniamo interrotti dalla porta che si apre all'improvviso.

"Orrel, cercavo te."

A fare il suo ingresso è una vampira che non ho mai incontrato finora, troppo bella per passare inosservata, con i capelli liscissimi e neri e gli occhi a mandorla, dello stesso identico colore.
Indossa un vestito color cipria, che le arriva appena sotto il ginocchio.
Non mi guarda, volge tutta la sua attenzione verso Orrel facendomi sentire profondamente a disagio.

"Beatrix..." Orrel pronuncia il suo nome in modo piatto, ma sento ugualmente una spiacevole sensazione propagarsi al centro del mio petto.
"Non ti ho visto stamani," dice la vampira che ora so chiamarsi Beatrix, e che continua a evitarmi.
"Non ci vediamo tutte le mattine," controrisponde Orrel.
"Vero, ma oggi ci speravo perché devo recarmi in città e speravo mi accompagnassi."
Il mio cuore ha un altro spasmo, più doloroso del primo.
Inconsciamente porto una mano al petto.
"Quando?"
"Questo pomeriggio."
"Si può fare."
A questo punto Beatrix poggia una sua mano sull'avambraccio di Orrel.
"Grazie."
"Alle 16:00," puntualizza Orrel.
Il fastidio allo stomaco peggiora.
Non riesco più a distogliere lo sguardo dalla vampira, che finalmente decide di guardarmi.
Ha uno sguardo penetrante e tutt'altro che amichevole.
"Carina per essere un'umana," dice scandagliandomi con attenzione.
Poi dopo aver lanciato un'ultima sguardo a Orrel se ne va.
"Lei è..." fa per dire Orrel.
"Beatrix," lo anticipo "l'ho capito. Chi è?"
"Un'amica di Rebecca."
"È venuta a farle visita?"
"No, vive qui."
Anche se non dovrei il mio cuore ha un sussulto.
Cerco di restare calma.
"È la tua amante?"
"No," dice sicuro.

Fingo di credergli.

***

Un rumore improvviso mi fa sbarrare gli occhi.
È notte fonda, non credo sia più tardi dell'una e non capisco cosa possa essere stato.
Resto in ascolto cercando di adattare gli occhi all'oscurita della stanza, di distinguere le forme mentre lentamente mi metto seduta e stringo la coltre color amaranto al petto.
Fuori dalle mura
di Ocri l'astio fra umani e soprannaturali ha assunto linee più definite.
Molti umani hanno lasciato le loro abitazioni per rifugiarsi in accampamenti provvisori, ma qui non si respira area di guerra. Non ancora.
Accantono i miei pensieri quando segue un altro scricchiolio.
Un rivolo di sudore mi scende lungo la schiena, mentre il cuore sembra volermi uscire fuori dal petto.
La scorsa settimana alcuni licantropi hanno cercato di penetrare le mura del palazzo.
Lentamente sposto i drappeggi color porpora del baldacchino, poggio i piedi per terra.
La stanza non è completamente al buio, c'è un lieve bagliore proveniente da una lampada a olio.
Mi guardo freneticamente intorno e decido di alzarmi.
Tremo a contatto dei miei piedi nudi sul pavimento freddo.
La luce della lampada proietta ombre dorate sulle pareti chiare.
"Sei deliziosa."
Soffoco un urletto stridulo e porto una mano a massaggiarmi il petto quando Orrel parla.
"Sei impazzito?" cerco di tenere basso il tono della voce.
È seduto o meglio dire stravaccato su una poltrona di pelle poco distante dal letto con una bottiglia di vino fra le mani.
Ha la camicia sbottonata, i capelli spettinati e un'aria trasandata.

E non posso fare a meno di chiedermi se è stato con Beatrix finora.

"Non sei ubriaco vero?"
Tremo dal freddo visto che indosso solo una leggera chemise bianca.
I capelli raccolti nella solita treccia e nient'altro addosso.
"I vampiri risentono dell'effetto dell'alcol?" domando ancora evitando di formulare il pensiero che mi sta facendo impazzire.

Orrel non parla fa oscillare la bottiglia e ne ingurgita una piccola parte.
Rimango a osservarlo col cuore in gola conscia di essere da sola con lui, nella stessa stanza, in piena notte e non è mai accaduto prima.
"Che ci fai qui?" mi guardò intorno alla ricerca di qualcosa per coprirmi, poi non trovandolo mi limito a incrociare le braccia al petto, con le guance improvvisamente accaldate.
Orrel sembra voglia trapassarmi con lo sguardo mentre sorride accattivante.

"Sono venuto a darti la buona notte," dice alzandosi.
Si pulisce la bocca col dorso della mano e avanza verso di me con passo fermo.
Sembra indomito e pericoloso, oltre che attraente.
Tutto di lui lo è,  perfino la voce.

Lo osservo annullare i pochi centimetri che ci separavano col cuore ridotto in poltiglia.

Mi chiedo se abbia veramente accompagnato Beatrix, se si sia intrattenuto con lei fino a ora.

Orrel protende una mano verso il mio viso e lo sfiora per pochi secondi.
Ha mani grandi e ruvide e profuma di pino.
Poi uno sbandamento lo fa capitombolare su di me.
Soffoco un altro urlo e
finiamo entrambi sul letto.
Il suo corpo blocca completamente il mio.
Porta nuovamente la mano sul mio viso
"Non sei ubriaco," realizzo ad alta voce guardandolo negli occhi.
"No," ha la voce roca.
Si solleva dal mio corpo quel tanto che basta per farmi respirare.
"Sono venuto a darti il bacio della buona notte," mi fa l'occhiolino.
La testa inizia a girarmi.
Cerco di sgusciate fuori dalla sua trappola fatta di braccia e gambe troppo muscolose senza successo.
In risposta strofina il naso sulla mia gola. "Hai un buon odore Alisha."
"Sicuro di non aver bevuto?"
In risposta sghignazza. "Baciami e me ne andrò."
Rischio di strozzarmi con la saliva.
Orrel avvicina la bocca alla mia. "Baciami ripete da troppo vicino.
Con un movimento agile inverte le posizioni.
"Sei completamente pazzo," mi esce una voce stridula mentre avvampo ancora di più.
Per tutta risposta Orrel accarezza le mie labbra con i polpastrelli. "Mi piace averti addosso."
Una sua mano continua a bloccarmi per la vita.
"Hai detto che il nostro è un accordo," mi costringo a ricordargli.
"E lo è. " La sua voce si fa più dura.
"Sei rimasto con Beatrix fino a ora?" Non riesco a impedirmi di chiedergli.
"Gelosa?"
"Non dire stupidaggini..."
Non riesco a dire altro, che la sua bocca è sulla mia.
Mi sfiora una, due, tre volte.
È umida ed esigente.

"E comunque sì,  sono stato con Beatrix," soffia piano, quasi contro la mia bocca.

Sento le budella contorcersi e un senso di nausea attanagliarmi dentro.
La sua bocca scende sul mio collo.
Le sue mani spostano le spalline della chemise, accarezzano le mie spalle e senza alcun preavviso spostano il lembo di tessuto che ricopre il seno. E lì rilascia un altro bacio infuocato.
"Sono stato con Beatrix... e mi voleva e ho rifiutato. "

Note autrice:
Spero anche questo capitolo sia di vostro gradimento.

Avete conosciuto Beatrix. Simpatica... no?

Cosa ne pensate di Orrel?

Cosa accadrà nel prossimo capitolo? Come reagirà Alisha alle ammissioni di Orrel?

Grazie di cuore a quanti votano e commentano.
Non ho grandi pretese per questa storia, la scrivo con molta leggerezza, quindi sapere che qualcuno la gradisce davvero mi rallegra.
Cinzia ❤😘

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