Capitolo 3 - Lei
Non innamorarti così follemente della notte da smarrire la strada.
Anne Rice
Apro la porta e mi accorgo di aver fatto una corsa per riuscire finalmente a stare da sola e pensare. Alice è ancora al Queen, perciò ho la casa tutta per me. Accendo il fuoco e mi stendo sul tappeto lì davanti con addosso la Slanket, la mia caldissima coperta con le maniche; è il mio posto preferito. Accendo la tv, ma i pensieri mi impediscono di seguire i dialoghi del film.
Sento ancora le braccia di Adam intorno alle spalle, che mi stringono, e mi ritrovo a rivivere quel momento. Quel contatto mi ha stordita, ma per un po' è stato come se tutti i problemi fossero spariti. Mi sono ritrovata a pensare che magari un giorno potrei davvero ricominciare ad avere dei sentimenti per qualcuno. Poi il suo cellulare ci ha interrotti e la realtà si è ripresentata ai miei occhi.
Ma come potrei mostrare vero amore, quando non so nemmeno cosa sia? Riccardo mi ha portato via tutto ciò che credevo di sapere sulle relazioni. Ha voluto farmi innamorare di lui a tutti i costi, è diventato la mia aria, il mio ossigeno, e poi se n'è andato, lasciandomi a boccheggiare. Mi manca ancora. Non come all'inizio, certo... Credo di aver realizzato che ciò che mi manca non è lui, bensì quello che mi faceva sentire e che non credo riuscirò più a provare per qualcuno.
Devo tenere Adam a distanza, non voglio farlo soffrire più di quanto abbia già sofferto.
✽✽✽
«Kris?».
La voce di Alice mi sveglia e mi accorgo di essere ancora sul tappeto. Mi sono addormentata davanti al camino e ho dormito lì tutta la notte.
«Io sto uscendo, sono in megaritardo ma ti ho scaldato del latte, così fai colazione. Buona giornata, tesoro», mi dice scrutandomi preoccupata.
Le do un bacio per ringraziarla e la guardo uscire. Appena vado in cucina, il mio telefono inizia a vibrare. C'è solo una persona che mi scrive la mattina presto: mia cugina. Con un sorriso apro il messaggio.
Kathy: Buongiorno, piccola, spero che tu stia bene. Ti scrivo per darti una notizia che preferisco tu sappia da me anziché da altri: Riccardo ha annunciato la data del suo matrimonio, è tra un anno esatto. Mi dispiace tanto, ma spero che sapendolo smetterai di soffrire a causa sua. Continua a non meritare i tuoi pensieri, oggi più di prima. Sarò qui quando avrai voglia di parlarne. Ti voglio bene.
Il latte che Alice mi aveva scaldato è diventato di ghiaccio, proprio come me. Alla fine mi ha dimenticata, dunque. Forse Kathy ha ragione, dovrei eliminare una volta per sempre tutti i pensieri su di lui. Ma perché è così maledettamente difficile?
Decido di uscire, andrò a dare una mano al Queen nonostante sia il mio giorno libero; non voglio trascorrerlo deprimendomi in casa. Le strade sono deserte e in dieci minuti sono davanti all'entrata; il profumo di libri che mi accoglie mi fa sentire un po' meglio. Mi avvicino al bar per fare colazione e Eddie, il nostro barista tuttofare, mi sorride come sempre.
«Buongiorno, Kris. E noi che credevamo di esserci liberati di te almeno oggi!». Alza gli occhi e ride.
«Non vi libererete mai di me», gli rispondo, ma lui si accorge subito che qualcosa non va. Riesce sempre a capire le emozioni della gente solo guardandola in faccia; i barman di solito sono bravi in questo, ma lui è davvero speciale. Ricordo quando io e Alice lo abbiamo assunto: ci ha conquistate con la sua simpatia e i suoi modi alla mano, oltre a due Bloody Mary preparati alla perfezione. Sapendo del mio amore smisurato per il caffè, mi prepara un cappuccino gigante accompagnato da un brownie.
«Spero che questi ti facciano tornare il sorriso», mi dice strizzando un occhio, per poi dedicarsi ai clienti.
«Perché hai perso il sorriso?», qualcuno mi sussurra all'orecchio e mi stampa un bacio sulla guancia.
Non le sfugge mai nulla, dovevo immaginarlo. Alice nota il mio sguardo assente e subito mi chiede cosa c'è che non va. Le faccio leggere il messaggio di Kathy e quando alza lo sguardo i suoi occhi sono invasi dall'ira.
«Brutto stronzo!», impreca ad alta voce, attirando l'attenzione delle persone vicine. Alice è sempre gentile con tutti e vederla così arrabbiata è davvero curioso.
«Sto bene, davvero. È solo un'altra cosa da superare, e sai anche tu che ce la farò. Adesso andiamo, il negozio è strapieno; ti do una mano».
«Scordatelo! Oggi è il tuo giorno libero, vai a comprarmi qualche regalo di Natale».
Sapevo che si sarebbe opposta, ma so anche come farle cambiare idea. Assumo la mia migliore espressione misteriosa e... «Ieri ho passato il pomeriggio con Adam. Se mi lasci rimanere, stasera ti racconto tutto davanti a un mega aperitivo con annessa bottiglia di vino».
La sua curiosità ha la meglio sulla testardaggine, quindi mi abbraccia felice. «Va bene, ma non pensare di sfuggirmi!».
✽✽✽
In questo periodo gli affari vanno bene; feste come il Natale fanno sempre avvicinare molta gente alle librerie, perciò la giornata trascorre in fretta, dandomi l'opportunità di non pensare a nulla. Finalmente arriva l'ora di chiusura e, dopo aver salutato tutti, Alice ed io ci avviamo verso il centro, nel nostro bar di fiducia.
È un piccolo locale, con solo tre o quattro tavoli, ma i suoi aperitivi sono i più buoni di Kratas. Ci sediamo al nostro solito tavolo, brindiamo con due calici di rosso e decido di averla tenuta sulle spine abbastanza. Le racconto di Adam, di come l'ho visto fuori dal negozio e di come sono finita a piangere tra le sue braccia.
«Oh, Kris, ma è meraviglioso!», esclama. «Non quello che gli è successo, ovviamente, quello è davvero orribile, ma è meraviglioso il fatto che si sia aperto così tanto. Seb mi ha detto che ha un carattere chiuso e che difficilmente sta da solo con altre persone che non siano i loro genitori e i ragazzi della band. Tu cosa ne pensi?»
«È complicato. Sono stata bene con lui, ma sai come stanno le cose».
«Tesoro, non puoi continuare a negarti la felicità a causa di un coglione. Ti ha fatta soffrire, certo, ma ciò non significa che tutti ti faranno star male. So che l'idea di stare con un'altra persona ti terrorizza, ma dagli almeno una possibilità». Poi cambia espressione. «E adesso parliamo di cose più allegre: cosa facciamo al tuo compleanno?».
Il mio compleanno: non che lo avessi dimenticato, ma ci è mancato poco; sarà tra soli tre giorni. Di solito non vedo l'ora che arrivi questo periodo dell'anno, ma ora non ho proprio voglia di festeggiare. «Propongo io e te a casa, una o più bottiglie, film e camino. Ti lascerò anche parlare durante il film, ma solo ogni tanto. Che ne pensi?».
«Controproposta: io e te al Queen dopo la chiusura, tante bottiglie e alla fine dormita sui divanetti. Lo so, lo so, è un'idea bellissima!».
Scoppiamo a ridere e brindiamo alla sua proposta.
✽✽✽
«Tanti auguri a te!».
È mezzanotte e Alice irrompe nella mia stanza mentre sto leggendo. In una mano ha un palloncino e nell'altra un cupcake con sopra una candela. «Esprimi un desiderio, uno bello, mi raccomando!».
Vorrei solo stare bene ed essere felice, penso soffiando sulla candelina e Alice mi abbraccia.
«Non riesco davvero a capire perché tu faccia tutto questo per me».
«Perché ti voglio bene e meriti solo il meglio».
Le faccio posto nel letto e restiamo così, abbracciate; poco dopo la sento russare sommessamente.
Ti voglio bene, Alice, è il mio ultimo pensiero prima di addormentarmi.
✽✽✽
La giornata del mio ventiquattresimo compleanno è tutta organizzata in uno schema fatto da Alice, con tanto di disegno attaccato al frigo "in modo che tutto sia perfetto": di mattina lavoreremo entrambe, nel pomeriggio andremo in giro per negozi e poi faremo ritorno al Queen per la serata. Mentre faccio la doccia mi sorprendo a pensare che dopotutto trascorrerò una giornata tranquilla e uno strano ottimismo mi pervade.
La libreria è affollatissima e Alice ha appena il tempo, prima che i clienti ci invadano, di farmi indossare contro la mia volontà una fascia con scritto "Oggi è il mio compleanno" nonché un cappello a forma di torta, giusto perché non sono già abbastanza timida di mio.
Intorno a metà mattinata, mentre finisco di servire una cliente che, ridendo, mi fa i complimenti per il mio outfit, Adam entra nel negozio.
Bene, sono vestita come un clown, figuraccia in arrivo.
Si guarda intorno e quando mi vede scoppia a ridere. Annoto mentalmente di uccidere Alice e, dopo aver salutato la signora, gli faccio segno di raggiungermi. Indossa una maglietta nera di cotone e un paio di jeans strappati dello stesso colore.
Ma come fa a non sentire questo freddo?!
Lo guardo con il sopracciglio sinistro alzato e un mezzo sorriso, come per dire: "Hai finito di prendermi in giro?".
«S-scusa, non volevo ridere, davvero». Cerca di trattenere le risate.
«Che ci fai qui?», gli domando per cercare di cambiare discorso.
«Stavo facendo una passeggiata e mi sono ritrovato a guardare in vetrina, dove c'era una torta che camminava tra gli scaffali», dice con un ghigno. «Così ho deciso di entrare a dare un'occhiata più da vicino. Buon compleanno», aggiunge fissandomi negli occhi.
Sorrido imbarazzata e gli sussurro un timido «Grazie» abbassando lo sguardo.
«Stai davvero bene vestita così».
«Che fai, infierisci?», esclamo, un po' più rilassata. «È tutta colpa di Alice. Voleva anche farmi tenere in mano una specie di bacchetta tutta rosa con degli strass, ma l'ho fatta ragionare».
«Peccato, mi sarebbe piaciuto vederti così». Ride e si sposta una ciocca di capelli dal viso, poi torna serio. «Volevo scriverti un messaggio per farti gli auguri, ma mi sono accorto di non avere il tuo numero. E ti giuro che non è solo una scusa per averlo».
Scoppio a ridere per la sua espressione buffa. «Come facevi a sapere che era oggi?», lo interrogo con un mezzo sorriso, anche se conosco già la risposta.
«Alice, ma non dirle che te l'ho detto».
«Lo immaginavo. Sono contenta che tu sia passato a farmeli di persona, ma ti lascio lo stesso il numero, se vuoi. Nel caso avessi bisogno di me alle due di notte...».
«Ne avrò di sicuro!».
Sorride mentre gli detto il numero.
«Non voglio disturbarti oltre, ti lascio lavorare. Passa una bella giornata e ancora tanti auguri».
Mi saluta con un sorriso e un po' mi dispiace che se ne sia andato così presto. Mentre parlavo con lui, il pensiero di Riccardo mi stava dando tregua, distogliendomi dal messaggio di Kathy sul quale non faccio che tormentarmi.
Nonostante vorrei tenere a distanza Adam, provo una strana attrazione verso di lui. E, ora che è andato via, tutto è tornato vuoto e spento come prima.
✽✽✽
Dopo una cenetta a casa a base dei miei piatti preferiti, io e Alice ci avviamo verso il Queen. Decidiamo di fare una passeggiata anche se fa molto freddo: Kratas è una cittadina bellissima ma in questo periodo si supera, con le luci di Natale a illuminarla.
Sopra il cappotto indosso la solita fascia di compleanno, ma per la serata Alice ha voluto esagerare: ha trovato un altro cappello, questa volta a forma di pacco regalo con tanto di biglietto attaccato. È venerdì sera, perciò le strade sono piene di gente che beve fuori dai locali, in molti ci fermano per offrirci qualcosa.
«Il cappello e la fascia sono stati davvero un'ottima idea!», esclama, un po' brilla.
«Se continuiamo in questo modo non arriveremo mai al Queen», le rispondo ridendo.
Infine ci riusciamo e, dopo aver varcato la porta, all'improvviso tutte le luci si accendono su di me; parte la canzone Happy Birthday e una massa di persone mi viene incontro per farmi gli auguri. Non ci credo... Cerco Alice con lo sguardo, l'indubbia artefice di tutto quanto.
Facendomi un po' largo tra la folla, finalmente riesco ad abbracciarla. «Dopo questa ti uccido!», le sussurro nell'orecchio.
«Mi ringrazierai domani. Ora divertiti!».
Ci sono proprio tutti: le band che suonano da noi abitualmente, i nostri amici, i colleghi. Mi avvicino al bar per prendere una birra e mi guardo intorno. So che sto cercando Adam, però non lo vedo. Scorgo invece Seb allontanarsi di corsa e d'un tratto il palco si illumina: lui è lì, la folla lo applaude entusiasta e allora inizia a cantare. La sua voce sembra far fermare il tempo e sparire tutte le altre persone. Le sue labbra si incurvano in un sorriso mentre canta e io non riesco a distogliere lo sguardo dai suoi occhi, che si girano spesso nella mia direzione. Uno strano calore mi pervade all'altezza dello stomaco, e cerco di ignorarlo scolandomi la birra tutta d'un fiato. Non voglio sentirmi così nei suoi confronti, o nei confronti di nessun altro, quindi mi allontano un po' per evitare quegli occhi di ghiaccio.
Dopo due canzoni, Alice prende il microfono. «Questa serata è tutta per te, Kris! I nostri amici si alterneranno sul palco per farci divertire, quindi festa sia! Buon compleanno!», esclama con l'ennesimo bicchiere in mano.
Rido e alzo la birra nella sua direzione. Poi, mentre il secondo gruppo inizia ad accordare gli strumenti, mi avvicino alla porta laterale per prendere un po' d'aria. Dopo qualche istante mi accorgo di non essere più da sola. Adam mi sta osservando e il mio cuore perde un colpo.
Alla faccia dello stargli lontana, penso sarcastica.
«Perdonami, non volevo spaventarti. Ho visto che ti allontanavi e volevo augurarti ancora buon compleanno», mi dice porgendomi un pacchetto.
Lo scarto e la mia faccia va a fuoco.
Cime tempestose.
All'interno c'è una dedica.
Non prestarmi a nessuno, io appartengo solo a te.
Con affetto, Adam
«Adam... non dovevi! Grazie!».
Mi avvicino per ringraziarlo con un bacio sulla guancia e sento il suo braccio che mi stringe in vita. La sua pelle è fredda come sempre, ma dentro di me avverto ancora quella sensazione di calore. È proprio come se il mio stomaco si stesse torcendo, e mi procura quasi quasi dolore fisico. Non la provavo da così tanto tempo che avevo dimenticato come fosse. Mi guarda negli occhi, pericolosamente vicino al mio viso, e io non riesco a muovermi. Si passa la lingua sulle labbra per umettarle e questo gesto fa aumentare il calore dentro di me. Potrei prendere fuoco in questo momento.
Ci stiamo ancora abbracciando quando Eddie si avvicina con una macchina fotografica. «Scusate, oggi sono l'addetto alle foto, quindi per favore sorridete, altrimenti Alice mi uccide!».
La sua voce mi fa trasalire e mi accorgo di quanto io e Adam fossimo vicini a baciarci. Le guance mi vanno a fuoco e benedico mentalmente Eddie per il suo perfetto tempismo.
C'è mancato davvero poco.
Vorrei sentirmi sollevata ma proprio non ci riesco. Forse baciarlo mi avrebbe fatto capire per bene che non potrei mai sentire per lui quello che dovrei e mi avrebbe aiutata ad allontanarmi.
Faccio per staccarmi dalla presa di Adam, ma il suo braccio mi tiene stretta e, un po' impacciati, ci mettiamo in posa. Ringrazio Eddie e lo guardo allontanarsi, mentre sento il braccio di Adam scivolare via.
E adesso? mi chiedo, cercando di trovare qualcosa da dire. Devo assolutamente allontanarmi da questo ragazzo. Mi giro e Adam è a pochi centimetri da me. I suoi occhi sono fissi nei miei e per un attimo ho la sensazione che cambino colore, virando sul rosso. Ma è soltanto l'alcol che mi gioca brutti scherzi.
Poi sento la sua mano gelida afferrarmi il braccio e tirarmi verso di sé. «Kris, io...», sussurra, avvicinandosi ancora. Le mie spalle sono contro il muro, non posso indietreggiare ma forse non lo voglio nemmeno, il suo viso è talmente vicino al mio da farmi sentire l'odore della birra nel suo alito.
E poi, in un attimo, mi bacia.
La mia mente si svuota e non riesco a pensare a nulla, sono frastornata da quest'attacco improvviso. Mi affonda le mani nei capelli, le sue labbra assorbono tutto il calore delle mie. Alla fine, entrambi abbiamo il fiatone e lui mi guarda con quegli occhi che sembrano tornati del loro colore originale.
«Devo andare», riesco a farfugliare, prima di precipitarmi dentro.
Che cosa sta succedendo?
Mi gira la testa, cerco Alice con lo sguardo ma di lei neanche l'ombra. Mi avvicino al bar e ordino un'altra birra, devo calmarmi. Dopo aver bevuto qualche sorso, finalmente la intravedo: una ragazza la stringe in vita e la guarda adorante. Sembrano felici, non voglio interromperle.
«Eddie, puoi dire ad Alice che sto andando via?».
«Ehi, va tutto bene? Hai bisogno di qualcosa?»
«No, grazie. Dille di non preoccuparsi».
L'aria che mi attacca appena esco mi fa quasi cambiare idea, ma devo andarmene da qui, ho bisogno di stare da sola e riflettere. Purtroppo qualcuno non la pensa allo stesso modo: il mio cellulare inizia a squillare.
«Dove sei?! Perché sei andata via senza dirmi nulla?». La voce di Alice è agitata e subito mi pento di non averle parlato.
«Scusa... non mi sento molto bene e non riuscivo a trovarti. Stai tranquilla, ci vediamo dopo a casa. Grazie per la serata». Riattacco subito, per non darle modo di ribattere. In questo momento, tutto ciò che voglio fare è mettermi a letto e dimenticare quel bacio. Rivedo i suoi occhi davanti ai miei, i capelli lunghi a coprirli e quelle mani fredde che mi tengono il viso.
Ma perché ho reagito in quel modo?
Pensavo che baciarlo mi avrebbe fatto capire quello che voglio, ma non è stato così. L'unica cosa a cui riesco a pensare è Riccardo, al modo in cui mi ha baciata l'ultima volta, prima di sparire dalla mia vita. Non posso negare di aver provato con Adam qualcosa di forte tanto che non riesco neanche a spiegarlo, qualcosa che ero certa di non riuscire più a provare, ma il desiderio di non soffrire ancora è più forte di qualsiasi altra cosa.
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