Capitolo 14 - Lei
Come ha potuto trattarmi così?
Sbatto la porta dietro di me e per un attimo le lacrime mi annebbiano la vista. Mi appoggio a una macchina nel parcheggio per riprendere fiato. Una donna mi passa accanto tenendo per mano una bambina e mi viene voglia di urlare. L'aria fredda della notte mi aiuta a calmarmi e decido di chiamare Alice. Prendo il telefono dalla tasca dei jeans appena raggiungo la macchina a noleggio. Risponde al primo squillo.
«Tesoro, dove sei?», le chiedo preoccupata.
La sento respirare piano prima di rispondermi. «Mi sono messa a camminare e...», le si spezza la voce. Sta soffrendo per colpa mia; perché l'ho trascinata in questa storia?
«Vengo a prenderti», cerco di rassicurarla. «Dimmi dove sei e non ti muovere da lì».
Accendo lo stereo proprio quando inizia Gone Forever dei Three Days Grace, alzo il volume al massimo per evitare di pensare. Mi concentro sulla musica, che mi aiuta sempre a distrarmi. Quindici minuti dopo trovo Alice, seduta su un muretto ad aspettarmi. Parcheggio e scendo dall'auto, prima di sedermi accanto a lei. Mi passa un braccio dietro le spalle e mi appoggio a lei con la testa.
«Mi dispiace per tutto questo», le dico in un sussurro. Poi le racconto della discussione con Adam e lei mi stringe più forte mentre la pioggia inizia a cadere. Non so cosa farei senza Alice, da quando la conosco è la mia ancora di salvezza; mi sono sempre aggrappata a lei, e lei non ha mai smesso di sostenermi, non si è mai lamentata. È tutto ciò che mi è rimasto, ora che ho perso anche Adam oltre a mia madre.
«Ce la caveremo, come sempre».
Persino in momenti come questo la sua forza non smette di stupirmi.
«Se tu e Seb foste rimasti a Kratas non vi trovereste in questa dannata situazione», le dico, evitando il suo sguardo.
«Non è colpa di nessuno. Io farei qualunque cosa per te, così come Seb farebbe per Adam».
Annuisco, anche se tutto ciò non mi fa comunque sentire meglio o meno in colpa. Rimaniamo così, sotto la pioggia leggera, fin quando la suoneria del cellulare di Alice ci fa sussultare. È un numero sconosciuto, e per la foga di rispondere per poco non le cade il telefono per terra.
«P-pronto?». Le sue spalle tese si abbassano all'istante e un sospiro di sollievo le sfugge dalle labbra. «Stai bene?», esclama alzandosi in piedi. La guardo con fare interrogativo e noto che i suoi occhi, prima spenti, sono tornati a splendere. «È Seb», mima con le labbra.
Grazie a dio, esulto tra me e me.
«Che cosa?! La porta della nostra camera era sfondata?». Alice mi guarda spaventata e quella piccola felicità che avevo sentito poco fa lascia nuovamente il posto al terrore. «Aspettaci lì, stiamo arrivando».
✽✽✽
Non mi rendo nemmeno conto della strada, la mia mente sta correndo all'impazzata. Sono felice che Seb stia bene ma il mio pensiero, come sempre, è rivolto a Adam. Non avevo idea della sua nuova forza e l'ho lasciato da solo, non potendo immaginare che sarebbe riuscito a liberarsi e a scappare.
Perché non sono riuscita a sopportare le sue parole? mi rimprovero.
Quello non è più l'Adam che conosco, ma non credo che riuscirò mai ad accettarlo.
Arrivate al motel, Alice corre in camera e salta al collo di Seb, senza rendersi conto che con lui ci sono altre due persone: sono un ragazzo e una ragazza all'incirca della nostra età, la ragazza ha i capelli a caschetto e un curioso naso all'insù, il ragazzo porta gli occhiali e ha un'aria vagamente familiare. Mi avvicino anche io per abbracciare Seb e guardo i due estranei con aria interrogativa. Finalmente se ne accorge anche Alice.
«Voi!», urla riconoscendoli. «Siete stati voi a rapirlo!». Cerca di avventarsi su quei due e io mi preparo a unirmi a lei.
«Calmati, Ali», la interrompe Seb. «Loro sono Andrew e Sophie. È stato tutto un malinteso».
Alice lo guarda come se fosse un alieno appena arrivato sulla terra. «Ma certo! Scommetto che ti hanno rapito per sbaglio».
Seb abbassa lo sguardo e poi, incomprensibilmente, sorride. «Ho scoperto che avevano un buon motivo per farlo».
Mi fa male la testa e in questo momento vorrei solo dormire e smettere di pensare. Ma devo capire perché quei due sono così interessati a noi e al medaglione. «Potete spiegarci che sta succedendo? Siamo molto confuse». Mi siedo con Alice sul bordo del letto in attesa di sentire quello che hanno da dire.
«Adam è mio cugino», dichiara il ragazzo.
Quasi salto dal letto per lo stupore. Ecco perché il suo viso mi ricordava qualcuno. Adam è cresciuto da solo, convinto di non avere nessuno, e ora spuntano fuori non solo John, ma addirittura un cugino. Mi si stringe il cuore pensando a come sarebbe stata la sua vita se avesse trascorso l'infanzia insieme a qualcuno che gli volesse bene. Ovviamente si riaccende la rabbia, ormai così abituale.
«E non ti è mai venuto in mente di dirglielo?», lo rimprovero.
Abbassa gli occhi, ferito. «Io non lo sapevo», sussurra. La ragazza gli stringe la mano e gli fa un cenno per incoraggiarlo a continuare. «Ho scoperto tutto qualche settimana fa», inizia a raccontare, camminando nervosamente intorno a una sedia. «Mio padre e la madre di Adam sono fratelli, ma non sono mai andati d'accordo. Lei gli disse come stavano le cose, lui cercò di allontanarla dal compagno e lei scappò. Da quando lei è stata assassinata, mio padre non ha più fatto il suo nome». Si ferma per tormentarsi le mani e sospirare. «Sapevo di avere una zia, ma lui non mi ha mai raccontato nulla di lei. Finché l'ho sentito parlare al telefono di nascosto. Queste chiamate arrivavano a qualunque ora, persino nel cuore della notte. Pensavo avesse l'amante e volevo fare di tutto per smascherarlo, così un giorno l'ho seguito: si è incontrato però con un uomo, e dopo il loro incontro l'ho intercettato e interrogato».
So bene di chi sta parlando.
«Si chiamava John, vero?», mi anticipa Alice.
Andrew annuisce. «Mi ha raccontato tutto e mi ha detto che avrebbe portato Adam in un posto sicuro, ma che mio padre non voleva saperne di ospitarlo. Gli ho lasciato il mio numero ed eravamo d'accordo di incontrarci non appena fossero stati insieme. Poi mi ha chiamato da questo posto sperduto e mi ha raccontato che Adam si era trasformato ma forse c'era una speranza, quindi ho deciso di prendere Sophie e partire comunque, per venire a dare una mano. A quanto pare, però, siamo arrivati tardi».
Guardo Alice, che annuisce per farmi capire che secondo lei possiamo fidarci. «Ma allora perché avete rapito Seb e preso il medaglione?».
Stavolta è Sophie a intervenire. «John non ci aveva parlato di voi. Ci ha inviato un messaggio in cui diceva che sarebbe andato dai Cacciatori per cercare Adam, ma quando siamo arrivati il posto era deserto. Abbiamo trovato un antico diario e alcune mappe e siamo scappati. Quella sera John ci ha chiamati per dirci che era tutto finito. È stato allora che ci ha rivelato che aveva portato con sé delle esche».
«Cosa vuoi dire?», le chiedo sgranando gli occhi.
«Il diario che abbiamo trovato apparteneva allo zio di un certo Alec. Racconta di come è iniziato tutto e di come il medaglione faccia tornare la coscienza nei vampiri che l'hanno persa. I Cacciatori presumevano inoltre che quell'amuleto fosse la chiave per un tesoro e che, una volta risvegliato Alec, lui li avrebbe guidati verso di esso».
«Ma cosa c'entra questo con noi?»
«John era in qualche modo già a conoscenza del taccuino e del suo contenuto. Ci ha detto che voleva mettersi sulle tracce di Alec e quindi del tesoro», interviene Andrew. «Noi ci siamo rifiutati di avere a che fare con quella storia, ma ci ha chiesto di fargli solo un favore prima di andarcene». Abbassa gli occhi, imbarazzato. «Dovevamo venire in questa stanza, recuperare l'amuleto e prendere uno di voi per fare da esca ad Alec, in modo che lui riuscisse ad avvicinarsi quel tanto da fargli indossare il medaglione».
Non ci posso credere, penso disgustata.
A quello stronzo sarà mai importato qualcosa di Adam? O tutto è stato organizzato fin dall'inizio in modo da arrivare al tesoro?
«Per favore, non giudicateci male», ci implora quell'individuo che assomiglia vagamente al ragazzo che amo. «Speravamo che, una volta che Alec fosse tornato in sé, ci avrebbe aiutati a trovare Adam. È questa l'unica ragione per cui lo abbiamo fatto. Trovare l'antico vampiro è molto più facile, considerando la scia di cadaveri che si sta lasciando alle spalle».
«E allora perché avete cambiato idea?», lo interroga Alice.
«Avevamo appuntamento con John, ma lui non si è presentato», replica Sophie. «Così Andrew è uscito per comprare qualcosa da mangiare e io mi sono avvicinata per controllare che Seb stesse bene. Quando Andrew è tornato, ormai Seb mi aveva raccontato tutto. Abbiamo quindi deciso di tornare qui e aiutarvi a cercare Adam».
Seb si avvicina a me e ad Alice. «Credo che possiamo fidarci, voi cosa ne pensate?».
Alice annuisce pensierosa.
«Adam era qui fino a poche ore fa», rivelo di punto in bianco. Non so se sto sbagliando, ma non ho più le forze per gestire questa situazione.
Una luce attraversa gli occhi di Seb, che con un sorriso esclama: «Lo sapevo che stava bene!». Poi si accorge del mio sguardo disperato e si avvilisce di nuovo.
«Dopo che tu e Alice vi siete addormentati, ho deciso di noleggiare una macchina e andare a cercarlo».
«Dovevo immaginarlo», sospira con un mezzo sorriso.
«L'ho trovato dopo alcune ore nel bosco non molto distante da quella dannata grotta. Era in fin di vita, Seb», gemo. «L'ho fatto nutrire e l'ho portato qui. Era scontroso, mi ha trattata malissimo, e mentre Alice era uscita per cercarti abbiamo avuto una brutta discussione». Evito lo sguardo di tutti, solo pensare a quel momento mi fa sentire male. Alice mi stringe la mano e mi faccio forza per finire il racconto. «Non sono riuscita a sopportare le sue parole, quindi sono uscita a fare un giro, pensando che fosse ancora troppo debole per muoversi... mi sbagliavo».
«Quindi c'è ancora una speranza!», esulta Alice.
La guardo smarrita senza capire le sue parole.
«L'amuleto aiuta a recuperare la coscienza», mi ricorda Seb con un sorriso.
Posso davvero illudermi che ci sia una minima speranza di riavere Adam?
Non ce la farei ad affrontare un altro dolore, ma devo farlo per lui. Se c'è anche una sola possibilità, dobbiamo provarci. «Vorrei leggere quel diario, per favore», dico rivolgendomi ai nostri nuovi amici.
Sophie me lo passa con un sorriso e uno alla volta lo leggiamo increduli, scoprendo come la maledizione ha avuto inizio, qualche secolo fa. Se non avessi visto Adam nutrirsi dal mio corpo non ci avrei mai creduto, è impensabile che una storia del genere sia vera. Eppure mi sono ritrovata al centro di questo incubo che sembra non avere mai fine. Un pensiero orribile si fa strada nella mia testa: se solo non fossi stata una femmina, anche io avrei dovuto affrontare tutto quello che sta succedendo a Adam.
«Cosa succede adesso?», chiede Seb dopo qualche minuto.
«Noi pensavamo di continuare con il nostro piano», risponde Andrew. «Ossia rintracciare Alec e fargli indossare il medaglione, in modo tale che ci aiuti a trovare Adam. Ma se avete una proposta migliore, siamo tutt'orecchi».
«Se solo non lo avessi lasciato da solo, adesso avremmo potuto usare l'amuleto e riportare Adam da noi...». Alice si avvicina per rincuorarmi, ma in questo momento devo allontanarmi da tutti. «Prendo un po' d'aria», dichiaro uscendo dalla stanza con la disperazione che mi assale. Quando sembriamo essere giunti a una soluzione, ecco che le cose si complicano di più. Devo sfogarmi. Mi chiudo in macchina e urlo, facendo uscire tutta l'ansia e la frustrazione che ho accumulato dall'inizio di questo viaggio, urlo fino a rimanere senza voce e con la gola infiammata. Quando finalmente riesco a calmarmi un po', torno in camera. Alice mi guarda preoccupata mentre prendo una bottiglietta d'acqua dal frigo bar e le faccio un cenno per tranquillizzarla.
«Non potremmo cercare prima Adam?», chiedo dopo essermi scolata tutta la bottiglia. Però avrei bisogno di una birra, cazzo, o di qualcosa di più forte.
«Potremmo cercarlo e, se non dovessimo trovarlo, allora andremo da Alec...», continua Alice.
«Lo conoscete», ci interrompe Seb. «Adam farà di tutto per non farsi trovare», conclude abbattuto, e so che ha ragione.
Andrew tira fuori dallo zaino un laptop e lo accende. Ci mettiamo tutti intorno a lui e lo osserviamo mentre cerca notizie su internet. È passato poco più di un giorno, eppure Alec ha già fatto un numero di vittime impressionante.
«L'ultima volta, poco prima che sorgesse il sole, è stato visto nei pressi di Ambleside, una cittadina a cinque miglia da qui», commenta Andrew. «In macchina ci impiegheremo circa quindici minuti. Poi dovremo trovare da soli dove si nasconde».
✽✽✽
Le piccole case di mattoni grigi di Grasmere lasciano il posto a un panorama mozzafiato: la strada che collega Grasmere ad Ambleside costeggia uno dei meravigliosi laghi del Lake District, circondati dalle montagne. È pomeriggio inoltrato, ma si vede ancora camminare qualche turista. Ho lasciato la guida a Seb e accanto a lui si è seduto Andrew. Seb gli sta raccontando tutto su Adam e io lascio scorrere lo sguardo fuori dal finestrino. Alice e Sophie sono taciturne come me, e decido di rompere il ghiaccio per distogliere i miei pensieri da Adam.
«Da quanto tempo state insieme, tu e Andrew?»
«Poco più di due anni». Mi fa un sorriso. «Ci conosciamo da quando eravamo bambini, ma solo qualche anno fa si è deciso a farsi avanti. Non è stato facile all'inizio, ma abbiamo superato la tempesta. E tu e Seb?», domanda ad Alice, che si fa rossa dalla fronte fino all'attaccatura del maglione.
«Be', ecco, noi...».
Vederla così imbarazzata mi fa sghignazzare, ma Seb accorre in suo aiuto e si gira verso di noi. «Ci frequentiamo da poco ma siamo già inseparabili». Si compiace volgendo di nuovo lo sguardo in avanti.
Alice gli tira un pugno, strappandoci una risata.
«Non quanto Adam e Kris, però», aggiunge Seb tornando serio. «Loro sono legati da una qualche calamita, lo sono stati fin dal primo momento. E sono sicuro che non dipenda solo dal sangue che li lega».
«Seb...», lo avverte Alice con uno dei suoi sguardi che intimidiscono.
«Stai tranquilla, ce la faccio a parlare di lui. Vorrei solo che quella calamita mi aiutasse a trovarlo».
Il resto del viaggio lo trascorriamo in silenzio.
✽✽✽
Dobbiamo attendere che faccia buio, quindi ci fermiamo in un pub e ordiniamo qualcosa da mangiare. Ho lo stomaco chiuso ma mi costringo a mangiare un sandwich. Mi guardo intorno mentre Seb elogia le strepitose doti culinarie di Alice, invitando Andrew e Sophie da noi quando tutto questo sarà solo un brutto ricordo. Vorrei illudermi che riusciremo a superarla, ma so che non sarà così. Loro andranno avanti, prima o poi, io invece ne uscirò distrutta. Non ho nemmeno avuto il tempo di metabolizzare la morte di mia madre, e dopo una storia del genere non so davvero come potrei uscirne indenne.
Andrew e Seb vanno al bancone per chiedere se ci siano notizie sul killer che si aggira nella zona, noi ragazze invece torniamo in macchina. La pioggia inizia a tamburellare sul parabrezza.
«La città è circondata dai boschi, dobbiamo essere pronti quando Alec si farà vivo. E soprattutto dobbiamo stabilire un piano», annuncia Andrew entrando in macchina.
So già che quello che sto per dire non piacerà a nessuno, ma so anche che loro non avrebbero il coraggio di dirlo benché lo stiano pensando.
«Uno di noi deve fare da esca per distrarlo, così gli altri gli metteranno il medaglione al collo».
«Non se ne parla! È troppo pericoloso!», esclama Alice.
«È l'unico modo, lo so io e lo sapete anche voi». Li guardo uno per uno negli occhi ma so che Alice non me la darà vinta così facilmente, soprattutto perché ha già capito che voglio essere io a distrarre il vampiro. Li ho già messi in pericolo abbastanza, è compito mio.
«Troveremo un altro modo», insiste Alice.
«Ci penseremo quando troveremo Alec», conclude Sophie. Credo si sia accorta del mio sguardo determinato: spero che non dica agli altri cosa ho intenzione di fare.
Parcheggiamo l'auto in centro e proseguiamo a piedi verso l'uscita della cittadina. Andrew e Sophie si tengono per mano invece Alice e Seb mi camminano ai fianchi, come per tenermi sotto controllo. Mi rigiro il medaglione tra le mani, sperando che possa davvero aiutarci. La pietra rossa al centro brilla sotto la luce della luna, che ha preso il posto delle nuvole cariche di pioggia che fino a poco fa imperversavano nel cielo. Continuiamo a camminare, costeggiando un parco e alcune case basse, sperando di attirare il predatore dal quale invece dovremmo scappare. Attraversiamo un boschetto che porta a un parcheggio fiocamente illuminato da un unico lampione e il mio corpo è scosso da un brivido. Faccio segno agli altri di fermarsi, mentre osserviamo una figura uscire dagli alberi dal lato opposto al nostro. L'abbigliamento elegante e lo sguardo spaesato ma famelico confermano che si tratta di Alec.
Doveva essere di buona famiglia al suo tempo, magari persino un nobile, rifletto.
«Cosa facciamo?», sussurra Alice.
Senza lasciarle il tempo di protestare, le allungo l'amuleto ed esco dall'ombra. Con la coda dell'occhio mi accorgo che Seb l'ha tirata da un braccio per impedirle di seguirmi. Il vampiro si accorge subito dei miei movimenti e si avvicina leccandosi le labbra, con gli occhi neri che corrono da una parte all'altra per assicurarsi che non ci sia nessun altro nei paraggi.
«Ai miei tempi, non sarei mai riuscito a trovare una ragazza da sola per strada a quest'ora». Ridacchia.
Il mio corpo è paralizzato mentre lo osservo farsi sempre più vicino. «Fortuna che sei qui adesso, allora». Mi fingo spavalda per non fargli capire quanto sia terrorizzata.
«E così bella, tra l'altro». A un tratto si interrompe e il suo sguardo cambia. «Io ti ho già vista... eri in quella grotta».
Cazzo.
Devo farlo avvicinare di più e costringerlo con le spalle verso i miei amici, in modo che possano attaccarlo da dietro. Impongo alle mie gambe di muoversi e lui mi segue, facendo il mio gioco. «Purtroppo sei scappato, quindi sono dovuta venire a cercarti per riportarti nella tua cassa».
Il suo sguardo si vela di rabbia.
Sta funzionando.
«Perché non ci provi allora?».
Cerco di indietreggiare, ma lui è più veloce. In un attimo i suoi denti mi trapassano la pelle della gola e le sue mani mi immobilizzano. Non potrei muovermi neanche se volessi, il mio corpo non risponde più. C'è solo dolore. L'ultima cosa che sento è il suo corpo tremare, prima di cadere a terra e piombare nell'oscurità.
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