Capitolo 10 - Lei

Passatemi sopra, schiacciatemi a dovere, tanto mi rialzo comunque.

Christiane F.

Per raggiungere Kratas da Firenze in aereo occorrono solo un paio d'ore, eppure il viaggio sembra non finire mai. Mille pensieri mi girano in testa, uno più orribile dell'altro, e mi sforzo di concentrarmi su qualcosa per distogliere l'attenzione da Adam.

Ho chiuso il libro che tenevo in mano dopo dieci minuti dal decollo, non appena mi sono resa conto che stavo leggendo e rileggendo la prima pagina, e adesso non so come distrarmi. Lui potrebbe essere in pericolo e io sono su un dannato aereo. Mi sembra di rivivere il viaggio di andata, durante il quale ero in ansia per il destino di mia madre; adesso lo sono per quello di Adam e spero con tutto il cuore che le cose vadano diversamente, questa volta. Non potrei sopportare di perdere anche lui. Stringo tra le mani il suo cd per cercare di calmarmi.

Appena riesco a scendere, corro verso l'area taxi. Alice non sa che sono già di ritorno, non ho avuto il tempo di chiamarla; mi faccio quindi portare a casa, dove spero di trovarla. Il tassista cerca di chiacchierare, ma alla fine si arrende e tace di fronte alla mia faccia tetra. Lo pago e scendo senza dire una parola.

L'auto di Alice è nel vialetto, bene. Mi trascino dietro la valigia ed entro, e per un attimo il pensiero fisso di Adam si interrompe: Alice è in compagnia, ma la persona che la abbraccia sul divano non è Anne.

«Kris!», esclama sorpresa, scansandosi da Seb. «Quando sei tornata? Perché non mi hai avvisata?»

«In realtà sono appena arrivata. Scusate, non volevo disturbarvi».

«Non ci hai disturbati, non preoccuparti. Anzi, io stavo andando via», interviene Seb evitando i nostri sguardi. «Kris, mi dispiace per tua madre», mormora mettendomi una mano sulla spalla, per poi scappare via.

Poso la valigia in un angolo e Alice si fionda ad abbracciarmi. «Avrei tanto voluto starti vicino», sussurra.

Respiro e cerco di trattenere il dolore che mi divora centimetro per centimetro, stringendo a mia volta la mia migliore amica. «Kathy è stata tutto il tempo con me... e anche Riccardo», le rivelo appena ci sediamo sul divano.

«Devo preoccuparmi?».

«È stato strano rivederlo, ma quella non è più la mia vita», affermo risoluta. «E così, tu e Seb...». Sorrido ammiccante per cambiare discorso.

Alice arrossisce: non credevo ne fosse capace. «Non so come spiegarti... Da quando Adam è andato via si è avvicinato molto a me, lo sai. Poi la sera in cui tu sei partita è venuto qui e...».

«Da cosa nasce cosa, ho capito», la prendo in giro. «Ma pensavo che i tuoi interessi volgessero altrove».

«Lo pensavo anche io, ma credo che lui abbia avuto l'assurda capacità di farmi cambiare idea».

«Sono felice per voi due, tesoro», le dico abbracciandola. «Ma adesso parliamo di...».

«Ci sono novità», mi interrompe lei tornando seria. «Dovrai aspettare che Seb torni qui tra un paio d'ore, lui potrà raccontarti tutto, ma Kris... abbiamo paura che Adam sia stato rapito».

Merda.

Sento il mio viso perdere colore e il corpo gelarsi.

«Non sappiamo ancora cosa sia successo, ma Seb è in contatto con quella che crediamo sia stata l'ultima persona a vederlo, un tale John. Aveva appuntamento con lui proprio adesso».

Mi obbligo a non rivelare ancora ad Alice il motivo per il quale Adam potrebbe essere stato rapito: meglio aspettare Seb e parlare di questa storia orribile solo una volta. «Va bene», le rispondo fingendomi calma. «Vado a fare una doccia».

Corro nella mia stanza e chiudo la porta, poi mi siedo sul letto e cerco di smettere di tremare. Se prima ero preoccupata, adesso posso dire di essere nel panico. Faccio una doccia lunga e bollente, insaponandomi con cura e sciogliendo i nodi nei capelli, sempre cercando di pensare ad altro. Quando finalmente finisco di vestirmi, sento suonare il campanello e mi precipito in soggiorno con i capelli ancora umidi. È Seb, grazie al cielo. Tuttavia è pallido e la sua espressione è abbattuta; la scintilla già flebile della mia speranza si spegne all'istante.

«È confermato: lo hanno rapito. Ma siamo vicini a scoprire dove lo tengono», ci rivela sedendosi. Si tiene la testa tra le mani e a stento trattiene le lacrime.

Alice si avvicina ad abbracciarlo e io non riesco più a trattenermi: «So perché lo hanno rapito. Adam è un vampiro».

Alzano lo sguardo di scatto, increduli.

Alice mi guarda preoccupata. «Tesoro, ti senti bene? Forse sei ancora sotto shock per la morte di tua madre, possiamo riparlarne dopo che avrai riposato».

«Come fai a saperlo? Io l'ho appena scoperto!», esclama invece Seb, interrompendola.

Con calma gli racconto tutto: della lettera di mia madre, del fatto che anche mio padre era un vampiro e dei sintomi che avevo notato in Adam; ci aggiungo il biglietto che qualcuno aveva lasciato alla sua porta e Seb annuisce come per dire di averci fatto caso anche lui.

«Questo rende te e Adam... parenti?», chiede Alice, confusa.

Non ci avevo pensato. La mia mente corre, cercando di dare un senso a questa storia.

«John mi ha raccontato che i vampiri sono in giro da secoli, non credo si possa parlare di parentela», precisa Seb. «Piuttosto si spiegherebbe la forte attrazione che vi lega. Ma aspettiamo di saperne di più».

«Adesso tocca a te raccontare», dico rivolgendomi a lui.

«Bene», mi risponde. «Quel giorno sono tornato a casa dal conservatorio intorno all'ora di cena. Mi ero fermato a chiacchierare con un collega e ho cercato di avvisare Adam del mio ritardo. È partita però la segreteria telefonica e ho pensato che avesse spento il telefono perché stava dormendo. Ma quando sono arrivato a casa ho trovato questo attaccato al frigorifero».

Mi passa un bigliettino scritto con la grafia ordinata di Adam.

Ho scoperto qualcosa sul mio passato e non posso rimanere a Kratas.

Per favore, non cercarmi. Addio.

«Ho subito pensato che fosse uno scherzo. Non volevo crederci, non poteva essersene andato in quel modo, senza neanche salutarmi. Dopo qualche ora hanno bussato alla porta. Pensando sollevato che fosse lui, ho aperto senza neanche guardare dallo spioncino. Era invece John, un uomo che lo stava cercando. Quando gli ho riferito che non sapevo dove fosse mi è sembrato spaventato. Gli ho domandato cosa volesse da Adam ma non ha voluto dirmelo, mi ha lasciato il suo numero pregandomi di chiamarlo nel caso in cui Adam si fosse fatto vivo.

«Qualche giorno fa, infine, mi sono deciso a chiamarlo. Ero preoccupato e il pensiero che Adam fosse in pericolo si faceva sempre più strada nella mia mente. All'inizio non voleva incontrarmi, ma ho continuato a insistere finché non ha ceduto alle mie richieste: pensa che Adam sia stato rapito da alcune persone che vogliono fargli del male e lui sta cercando di scoprire dove lo tengono. Mi ha promesso di tenermi informato e stamattina mi ha telefonato per chiedermi di incontrarci». Si interrompe per bere un sorso d'acqua e per asciugare le lacrime che alla fine sono scese.

«E cosa ti ha detto oggi?», lo sprono ad andare avanti.

«Per prima cosa mi ha raccontato la storia del padre di Adam, di come ha subìto lo stesso destino». Sospira. «Adesso è riuscito a rintracciare un tizio che lavorava con quelli che hanno rapito Adam: si chiamano Cacciatori e uccidono i vampiri come lui da secoli. Questa persona voleva vendicarsi di uno dei capi e quando ha scoperto che John stava cercando Adam, lo ha contattato. Lo tengono prigioniero da qualche parte nel Lake District. Ha anche trovato la moto di Adam in una stradina fuori città; l'ho portata a riparare prima di venire qui, era distrutta e lui non l'avrebbe mai lasciata in quelle condizioni».

«Devo partire subito».

«Calmati», mi interrompe Alice. «È pericoloso, non sappiamo chi dobbiamo affrontare... senza contare che non sappiamo in che stato troveremo Adam».

Cazzo, non ci avevo pensato.

Sarà già un vampiro? rifletto guardando i miei amici con gli occhi sbarrati. «Cosa sappiamo della trasformazione e di quello che succede dopo?», chiedo a Seb cercando di mantenere la mente lucida.

«Non molto, in realtà. John mi ha fatto capire che Adam potrebbe non superarla, perdendo la sua coscienza. In caso ci riuscisse, comunque, sarà per sempre schiavo della notte: la luce del sole gli impedirà di uscire di giorno e la sete di sangue lo costringerà a uccidere». È abbattuto e, vederlo in quel modo, proprio lui a cui non manca mai il sorriso, fa avvilire anche me.

«Adam è forte, ce la farà. Dobbiamo solo andare a salvarlo». Alice sembra animata da un nuovo ottimismo, ma forse lo fa solo per farci sentire meglio.

«Dobbiamo? No, Alice, non metterò in pericolo anche voi. Seb mi farà parlare con questo John e poi andrò nel Lake District con lui».

«Non se ne parla. Preparate le valigie, ci vediamo tra un'ora davanti al Queen», ordina Seb andando verso la porta, dopo aver dato un bacio veloce ad Alice.

✽✽✽

Decidiamo di raggiungere il Lake District in auto, ci impiegheremo all'incirca sei ore. È John a guidare e, mentre il panorama inglese scorre lungo la strada, la mano di Alice stringe forte la mia, come per darmi sicurezza; Seb invece tamburella nervosamente con il piede, cercando di scaricare la tensione.

«Quindi com'è che conosci Adam?», chiedo a John, per spezzare il silenzio e interrompere i pensieri.

«In realtà lo conosco da quando aveva pochi mesi. Suo padre poco prima di morire mi aveva affidato il compito di tenerlo d'occhio e occuparmi di lui; poi venne ucciso dai Cacciatori e Adam fu rapito e portato in un orfanotrofio, dove rimase fino ai quindici anni», mi risponde senza distogliere lo sguardo dalla strada.

«E allora perché non lo hai portato via da quel posto? Lo hai lasciato da solo, facendogli trascorrere un'infanzia infernale».

Il suo sguardo diventa triste e lo vedo sbattere le palpebre come per trattenere le lacrime. «Non sapevo dove lo tenessero», dice quando ormai credevo che non mi avrebbe più risposto. «L'ho cercato ovunque e, quando finalmente sono riuscito a trovarlo, lui era scappato. Seppi che era stato adottato da una famiglia che sembrava volergli bene», continua lanciando uno sguardo grato a Seb, «e da quel giorno non l'ho più perso di vista. Precedo anche la tua prossima domanda, Kris: perché non gli ho detto da subito cosa era destinato a diventare? Non volevo rovinare anche quegli ultimi dieci anni da uomo normale che gli restavano.

«Poi, circa un mese fa, quando i sintomi hanno cominciato a manifestarsi, ci siamo incontrati e gli ho svelato tutto. Saremmo dovuti partire insieme la sera del primo gennaio, ma non si è presentato. Avevo paura che fosse scappato di nuovo, così sono andato a casa sua per cercarlo, senza fortuna, come sapete. Da quel giorno non ho fatto altro che cercarlo finché sono riuscito a trovare Oliver, il Cacciatore che ci sta aspettando a Grasmere, il villaggio dal quale ci muoveremo».

Ha detto il primo gennaio, rifletto osservando le nuvole rincorrersi nel cielo.

È il giorno in cui Adam mi ha lasciata...

Adesso tutto torna. Non voleva mettermi in pericolo. Mi appoggio alla spalla di Alice cercando di nascondere le lacrime che scorrono sul mio viso, e alla fine mi assopisco.

Mi sveglio quando John ferma l'auto dopo aver parcheggiato. È buio e la pioggia batte forte sul tetto della vettura. Siamo davanti a un motel; John ci spiega che trascorreremo qui la notte e aspetteremo il suo amico, che ci raggiungerà domani mattina. Al mio sguardo di protesta, Alice interrompe ciò che stavo per dire.

«Non possiamo fare diversamente, tesoro. È tardi e da soli non sapremmo come muoverci. Andiamo a stenderci un po'», mi dice con un sorriso debole.

Li seguo in camera, dove mi lascio andare su una poltrona mentre Alice parla con Seb fuori dalla porta. Li sento darsi un bacio e decido di lasciare loro un po' di intimità. «Vado a fare una passeggiata», dico evasiva indossando una sciarpa.

«Ma sta piovendo! Resta con noi, Kris», mi implora Alice, preoccupata.

«Non starò via molto, promesso».

Le strade sono vuote a quest'ora e la pioggia rende tutto più scuro. Cammino per le vie di Grasmere finché non vengo attirata da una delle poche luci, che proviene dal pub all'angolo. Decido di entrare per bere qualcosa. Non c'è molta gente, solo un gruppetto di ragazzi intenti a giocare a biliardo. Una ragazza tatuata e dai capelli neri mi serve una birra alla spina appena mi siedo su uno sgabello al bancone.

«Turista?», mi chiede con un sorriso.

«Sono solo di passaggio».

Sorseggio distrattamente, poi qualcosa cattura la mia attenzione: attraverso il vetro accanto all'entrata scorgo un uomo che cammina guardandosi intorno come se si sentisse seguito. Indossa un impermeabile scuro con il bavero alzato fino al mento e la pioggia gli batte incessante sui radi capelli chiari. Accelera il passo e per un attimo riesco a coglierne il volto spaventato.

Esco sul marciapiede cercando il motivo del suo tormento, quando qualcuno mi sbatte addosso. Lo guardo e un paio di occhi neri si fissano nei miei. Sento le gambe cedere e delle braccia mi afferrano al volo, impedendomi di cadere. A quel tocco, mille ricordi si affollano nella mia mente, come lame che mi trafiggono e mi distruggono dall'interno.

«È sempre bello vederti», sussurra Adam con voce roca e un sorriso sornione.

Un sospiro di sollievo mi sfugge dalle labbra, ma le parole non ne vogliono sapere di uscire. Lo osservo, scruto avidamente il suo volto mentre lacrime di gioia mi scendono sul viso. Nonostante la pioggia, indossa una maglietta a maniche corte e un cappello nero gli copre i lunghi capelli. Vorrei fargli così tante domande, ma non so da dove iniziare.

«Adam... siamo venuti a cercarti. Cosa ci fai qui?», gli chiedo appena riesco a calmarmi.

«Adesso più nulla, per colpa tua. Mi hai fatto perdere di vista... un caro amico», mi risponde, fissandomi divertito.

«Perché rincorrevi quell'uomo? A ogni modo, ora vieni con me. Alice e Seb sono qui vicino, saranno felici di vederti».

Mi rivolge una risatina beffarda inclinando la testa. «Venire con te? Non credo proprio, piccola. Ho da fare e mi resta poco tempo. Anche se mi piacerebbe molto restare a divertirmi qui con te...», bisbiglia spingendomi verso il muro.

Non capisco, cosa significa che ha poco tempo?

Poi mi rendo conto a cosa si riferisce: tra poche ore sorgerà il sole. La realtà mi si presenta davanti, dolorosa come un pugno nello stomaco.

«Quindi ti sei già trasformato», gli dico affranta.

La sua espressione cambia, ma solo per un microsecondo. «Sai cosa sono? Bene, è ancora più divertente adesso».

È diverso, sembra più sicuro di sé. E non mi aveva mai chiamata "piccola". Si avvicina sempre di più a me e non posso fare altro che indietreggiare fino a sbattere contro il muro. La mia mente si annebbia per un momento: ha perso la coscienza, non è più l'Adam che conosco.

«Cosa volevi fare a quell'uomo? Perché lo rincorrevi?», gli domando per prendere tempo, sentendo il sangue gelarmi nelle vene.

«Tu cosa pensi?». Mi sfiora il collo spostandomi i capelli e lanciando per terra la mia sciarpa.

«Non mi farai del male, Adam. Non ho paura di te», gli dico con una sicurezza che non mi appartiene.

«È un vero peccato che io non possa dimostrartelo adesso, piccola. Vado un po' di fretta, ma verrò a cercarti, stai serena».

Mi afferra per il mento e mi bacia, infilandomi a forza la lingua nella bocca, poi si rimette a correre. E così è finita, non ci sono più speranze. L'ho perso per sempre, e il peso di questa consapevolezza mi crolla addosso. Quando riesco a far smettere le gambe di tremare, torno di corsa al motel: gli altri devono sapere.

✽✽✽

Seb sta riposando con la testa sulle gambe di Alice e lei, la schiena appoggiata alla testata del letto, gli accarezza con dolcezza i capelli. Quando entro, la mia espressione deve essere davvero sconvolta, perché Alice lo scuote subito per svegliarlo. Una strana freddezza si impossessa di me.

«Chiamate John, dobbiamo parlare».

Alice mi fa sedere accanto a sé, invece Seb esce dalla stanza correndo e torna subito dopo accompagnato da John.

«Che succede?», domanda l'uomo, stropicciandosi gli occhi assonnati.

«Ho incontrato Adam. Si è trasformato e l'oscurità dentro di lui ha avuto la meglio», rivelo guardandoli uno per uno. Seb sbarra gli occhi, Alice scoppia a piangere e John tira un pugno al muro, frustrato. Gli racconto nel dettaglio ciò che è successo, evitando di menzionare il bacio, e alla fine John alza lo sguardo.

«Che aspetto aveva l'uomo che hai visto?»

«Non so, l'ho visto di sfuggita. Aveva i capelli biondi, indossava un impermeabile».

Annuisce pensieroso. «Credo che fosse il Cacciatore che doveva aiutarci. Spero solo che Adam non lo abbia trovato. Adesso provo a chiamarlo». Va a prendere il cellulare nell'altra stanza e quando torna ci informa che l'uomo non ha risposto.

«Andrò a cercarlo», dico avviandomi verso la porta, quando il cellulare di John inizia a squillare.

«È lui», ci conferma. Ascolta annuendo e prende appunti su un foglio di carta. «Benissimo, stiamo venendo a prenderti. A tra poco», conclude interrompendo la comunicazione. Mi fissa con un sorriso stanco. «Probabilmente gli hai salvato la vita: dopo aver parlato con te, Adam ha perso le sue tracce e lui ha avuto modo di scappare e nascondersi. Prendete le vostre cose, andremo a prenderlo e ce ne andremo».

«Cosa vuol dire che ce ne andremo?», protesto alzando la voce.

«L'hai detto anche tu che si è trasformato, ormai non ci sono speranze di salvarlo».

«Quindi lasceremo che i Cacciatori lo uccidano?», urlo cercando il sostegno di Alice e Seb. Quando vedo i loro sguardi abbassarsi, sento la rabbia montarmi dentro ed esplodere.

Come possono fare questo a Adam?

Dopo alcuni secondi di silenzio, forse se ne rendono conto.

«Kris ha ragione, non possiamo farlo uccidere. Neanche se ormai è diventato...». Seb lascia morire la frase e guarda Alice, stringendole la mano. Lei annuisce e a John non resta che portarci dal suo uomo.

✽✽✽

Ci rechiamo sul retro di una casa abbandonata appena fuori Grasmere. Un orticello accanto al vialetto ha ceduto alla forza dell'inverno e un uccellino cerca del cibo tra le piante ghiacciate. John ci fa strada verso il seminterrato, dove un uomo ci sta aspettando. Si nasconde in uno stanzino, dietro alcuni scaffali, ma appena ci sente entrare esce allo scoperto.

«Credevo che non saresti più arrivato», mormora.

«Sei al sicuro per adesso, Oliver. Ti presento Kris, Alice e Seb, venuti con me da Kratas. Sono gli amici di Adam».

L'uomo ci scruta, scuotendo la testa. «Quella creatura non può avere amici: non ha sentimenti per nessuno, tranne per il sangue e l'omicidio», dice disgustato.

«Lui non è così! E questo sarebbe l'uomo che dovrebbe aiutarci a salvarlo?», sbraito guardando John con diffidenza.

«In che senso salvarlo? Dobbiamo andarcene, e anche il più velocemente possibile!», esclama Oliver.

«Devi dirci dove lo tengono e come possiamo entrare».

Oliver strabuzza gli occhi e guarda John come se fosse pazzo. «Mi spiace, ma io non ho la minima intenzione di avvicinarmi a quel posto, mi ucciderebbero».

«Sei un codardo! Un ragazzo innocente sta per morire e tu pensi solo alla tua pelle!». Mi avvicino con l'intenzione di schiaffeggiarlo ma Alice mi afferra per un braccio.

«Lei ci aiuterà», interviene Seb, che fino a quel momento era rimasto in disparte, «altrimenti la lasceremo qui legato in modo che, non appena il sole tramonterà, Adam la troverà».

«Non occorrono le minacce», si arrende Oliver. «Va bene, vi aiuterò. Ma appena sarete dentro, io me ne andrò per la mia strada».

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