Capitolo 3 - Lui
È un dolore che non ho mai provato prima.
Persino quando ero un vampiro non mi sono mai sentito così devastato dentro. Per un attimo mi sfiora il pensiero che mi manca esserlo, o almeno mi manca la parte in cui non sentivo nulla e quindi non soffrivo. Ma lo allontano subito, quello non era vivere. Il peso di tutto quello che ho fatto e del dolore che ho causato non mi ha ancora abbandonato. E adesso mi trovo davanti a un bivio nel quale è impossibile fare la scelta giusta: dovrei scegliere l'amore, insieme alla prospettiva di far soffrire una creatura innocente, oppure dovrei allontanarmi come ha fatto mio padre, lasciando la mia famiglia al suo destino? Forse, se mio padre avesse insistito di più con mia madre, ora non ci troveremmo in questa situazione. Io non sarei a questo mondo, loro sarebbero ancora vivi e le cose sarebbero più facili per tutti. E se mio figlio un giorno arrivasse ad avere lo stesso pensiero? Come potrebbe perdonarmi per non aver preso un'altra decisione? Per aver permesso che le cose non andassero come dovevano?
La luce dell'alba inizia a fare capolino tra le nuvole e, nonostante non senta freddo, il mio corpo inizia ad intirizzirsi. Decido allora di chiamare Seb, anche se mi ucciderà per averlo svegliato così presto.
Risponde al terzo squillo. «Che succede? Tu e Kris state bene?» domanda allarmato.
«Stiamo bene, ho solo bisogno di mio fratello».
«Ti aspetto qui fuori, dammi solo il tempo di vestirmi» e riaggancia.
Sorrido, grato di poter sempre contare su di lui e, dopo aver scritto un messaggio a Kris per avvisarla, salgo in sella alla moto.
Arrivo davanti alla mia vecchia casa dopo dieci minuti e Seb esce dalla porta seguito da Richard.
«Ero già sveglio così mi sono auto-invitato a fare due passi insieme a voi. Spero non ti dispiaccia, figliolo».
«Certo che no, e poi conosci anche tu il problema che mi affligge». Naturalmente non ho potuto raccontargli il vero motivo della discussione, ma quando mi sono presentato a casa loro qualche giorno fa ho solo accennato al fatto che Kris fosse incinta e che io non volevo che tenesse il bambino. Non avrei mai potuto raccontargli tutta la storia.
«Ne avete parlato?» mi chiede Seb, posandomi una mano sulla spalla e soffocando uno sbadiglio.
Annuisco con un sospiro. «Non vuole sentire ragioni. Si è persino tolta l'anello».
Mio fratello è allibito ma Richard interviene.
«Soffrirà per certo» borbotto. «E anche lei».
«Dunque per quale motivo ieri sera le hai fatto lo stesso la proposta?»
«Perché nonostante tutto non riesco a immaginare la mia vita senza di lei. L'idea di andarmene per sempre non mi ha sfiorato nemmeno per un secondo, non voglio essere come mio padre».
«Ma allora qual è il problema?» mi interroga Seb confuso, aggrottando le sopracciglia scure.
«Ho paura» confesso. «Mi spaventa troppo il futuro».
Richard mi afferra per le spalle e mi guarda dritto negli occhi. «Non puoi vivere facendoti governare dalla paura. Ascoltami bene: quando Liz è rimasta incinta di Seb eravamo molto giovani e io non avevo un lavoro stabile. Ero terrorizzato dall'idea di diventare padre perché volevo il meglio per mio figlio ma non ero sicuro di poterglielo dare». Si interrompe per sorridere a entrambi. «La parola "aborto" è spuntata fuori solo una volta, e non appena l'ho pronunciata me ne sono immediatamente pentito. Avevo capito che se avessi preso quella decisione, l'avrei rimpianta per tutta la vita. Se due persone si amano, specie nel modo in cui vi amate tu e Kris, niente è impossibile».
Lo abbraccio forte, sentendomi sopraffatto dalla situazione. Inizio a singhiozzare sulla sua spalla, mentre Seb mi stringe un braccio.
«E adesso torna dalla tua futura moglie e rimettile quell'anello al dito!» mi ordina.
*****
Apro la porta di casa ed entro veloce come un treno, cercando Kris in ogni angolo della casa. La trovo addormentata su un fianco nel nostro letto. Una tazza ancora fumante è appoggiata sul comodino: dall'odore sembra camomilla, che avrà di sicuro bevuto per rilassare i nervi. È tutta colpa mia, dovrei renderla felice, non farla stare male.
Vado a riprendere l'anello ancora poggiato sul tavolo in soggiorno, poi mi spoglio e sposto le coperte per avvicinarmi a lei. Il calore emanato dal suo corpo mi fa sentire subito meglio. Affondo il viso tra i suoi capelli vermigli e le avvicino delicatamente una mano al ventre.
Nostro figlio.
Non so perché continuo a parlare al maschile, dopotutto potrebbe benissimo essere una bambina, rendendo tutte queste discussioni inutili. Ma se invece fosse un maschio? Dovrò raccontargli tutta la storia, attendere che abbia l'età giusta per comprendere e sperare che non mi odi come io ho odiato mio padre. E affrontare alla fine la trasformazione, sperando che la superi senza perdere la coscienza e uccidendo decine di persone come ho fatto io. In fondo non abbiamo più un vampiro centenario con un amuleto magico che possa salvarci, ricordo con un sospiro.
Sento Kris muoversi e appena si accorge di non essere più da sola apre gli occhi.
«Non volevo svegliarti» mormoro.
«Non importa».
Avverte la mia mano posata sul suo ventre e si volta per osservarmi.
«Non sono pronta per un'altra discussione, non ancora».
Mi giro per prendere l'anello che avevo posato sul comodino e lo infilo al suo anulare. «Non toglierlo mai più, ti prego».
«Adam...»
«No, non interrompermi, per favore. Qualunque cosa tu decida di fare, io voglio esserci. Sai quanto ti amo».
«Non voglio che tu accetti il bambino solo perché mi ami. Lui o lei merita più di questo da noi».
Avvicino la mano con l'anello alla mia bocca e inizio a baciarla. «Io vi amo entrambi. E in circostanze normali avrei fatto i salti di gioia all'idea di avere un figlio con te. Ma troveremo il modo di affrontare anche questo, non è vero?»
Accenna un sorriso, finalmente, e annuisce. «Ne sei sicuro? Perché non si torna indietro» mi avverte.
«Mai stato più sicuro in vita mia».
*****
Qualche ora dopo veniamo svegliati dal suono del mio cellulare. Dopo aver parlato ancora un po', Kris si è addormentata tra le mie braccia e io non ho resistito a lungo prima di crollare a mia volta.
«È tutto a posto, fratello? Vi stiamo aspettando».
Cazzo, Alice e Seb ci hanno invitati a pranzo a casa loro, lo avevo rimosso.
«Arriviamo» bofonchio con la voce ancora impastata dal sonno.
Sfioro con un bacio il collo di Kris per svegliarla, ma lei protesta con un mugugno. «Amore, ci stanno aspettando tutti, dobbiamo andare».
Sbatte gli occhi confusa, cercando di ricordare perché non può continuare a dormire. È molto buffa con gli occhi socchiusi e i lunghi capelli vermigli in disordine.
«Mangiamo veloce e poi torniamo di corsa qui, ma non per dormire, ti avverto...» le sussurro all'orecchio cercando di convincerla. A queste parole apre gli occhi del tutto, adesso perfettamente sveglia.
Un sorriso sornione le si disegna sul viso e si fionda sulla mia bocca, che inizia a baciare con passione.
«Non hai neanche idea di quanto tu mi sia mancato» mormora tra un bacio e l'altro.
«Prometto che mi farò perdonare» ghigno sollevandola in braccio per farla alzare.
Ci vestiamo al volo e saltiamo sulla moto, diretti verso casa dei nostri amici. La macchina dei miei genitori adottivi è parcheggiata nel vialetto accanto a quella di Seb, e non posso fare a meno di pensare che a breve dovrò comprarne una anche io. La moto non è di certo il mezzo adatto a trasportare un bambino, medito tra me e me entrando in casa.
Il profumo del cibo cucinato da Alice ci travolge non appena varchiamo la soglia, insieme ad Andrew e Sophie che si precipitano a salutarci.
«Perdonateci ma ieri sera non siamo proprio riusciti a venire» si scusano, mentre Sophie ammira l'anello al dito di Kris.
«La vera festa è oggi» afferma Kris, cercando il mio sguardo.
Le stringo la mano e ci avviciniamo alla tavola. Richard mi fa l'occhiolino dall'altro lato della stanza e, dopo avergli indirizzato un sorriso, prendo posto. Come al solito Alice ha cucinato di tutto e ci fiondiamo su quel cibo invitante. Ha persino fatto una torta per festeggiare il mio compleanno. Il pranzo trascorre in allegria e sono davvero felice di avere tutta la mia famiglia riunita sotto lo stesso tetto.
Dopo aver sparecchiato, Andrew mi si avvicina. È stato sconvolgente scoprire di avere un vero parente, qualcuno nelle cui vene scorresse il mio stesso sangue. Ma ora dagli occhi di mio cugino traspare una certa insicurezza.
«Possiamo fare due chiacchere in privato?» mi chiede esitante.
Faccio un cenno a Kris, che sta rispondendo alle migliaia di domande di mia madre, e usciamo sul piccolo terrazzino. L'aria è ancora fredda ma piacevole.
«Che succede?» gli domando aggrottando la fronte.
Si schiarisce la gola e si passa una mano sulla nuca. «Vedi, è che... mio padre vorrebbe tanto incontrarti».
Quelle parole mi spiazzano. Il fratello di mia madre, l'uomo che non ha voluto sapere nulla di me quando ha scoperto che ero ancora vivo e che avevo bisogno di lui, adesso vuole conoscermi?
«Non so cosa dire, Andrew» gli confesso, d'un tratto nervoso. «Avevo capito che non fosse interessato a me».
«Era così, ma in questi mesi ho continuato a parlargli di te e ha finalmente cambiato idea. Non prendertela con lui, era ancora arrabbiato perché tua madre non ha voluto dargli ascolto».
«Non è comunque una giustificazione. Sono pur sempre l'unico figlio della sua unica sorella, cazzo. E quando ho avuto bisogno di lui, mi ha voltato le spalle».
Lui abbassa gli occhi, forse ripensando come me agli avvenimenti dello scorso anno. Le cose non sarebbero di certo andate diversamente, ma sapere di avere un legame vero avrebbe significato qualcosa per me. Nel frattempo Kris si affaccia dalla porta.
«Seb è crollato sul divano e se non torniamo a casa rischio di fargli compagnia» ridacchia mascherando uno sbadiglio.
«Ti porto subito a casa, mia padrona».
Andrew mi abbraccia e mi dice sottovoce: «non voglio forzarti, volevo solo che tu sapessi che la sua porta è aperta per te. Spero che non sia troppo tardi».
Salutiamo tutti e torniamo a casa. Richard e Liz partiranno nel pomeriggio, ma hanno promesso di tornare a trovarci spesso: vogliono starci vicino durante la gravidanza. Continuo a rimuginare sulla discussione con Andrew e vorrei tanto parlarne con Kris, ma non voglio caricarla dell'ennesimo mio problema. Lei però si accorge che qualcosa mi turba e mi affronta.
«È tutto ok? Ci hai ripensato?» mi domanda togliendosi il cappotto ed evitando il mio sguardo. Capisco che si sta allarmando e la tranquillizzo. Mi avvicino e la stringo da dietro, inalando il profumo dolce della sua pelle.
«Mai».
«Allora cosa c'è che non va?» Sa che non riesco a mentirle e si volta per osservarmi.
«È per una cosa che mi ha detto Andrew, ma adesso non voglio pensarci».
«Ma...»
Scuoto la testa e le poso un dito sulle labbra, per interromperla. «Quello a cui voglio pensare adesso» la bacio sul collo, «sei soltanto tu». Salgo fino alle labbra, mentre con le mani la faccio aderire al mio corpo. So che ne ha bisogno quanto me, e infatti mi bacia famelica, lasciando le mie labbra solo quel poco di tempo che le occorre per respirare. La conduco verso la camera da letto e, lanciando per terra i vestiti ammucchiati di questa mattina, la faccio stendere. Poi mi fermo e la guardo ammiccante.
«Forse preferivi dormire, dopotutto eri molto stanca...»
Per tutta risposta si avventa su di me, invertendo la posizione. Adesso è lei a stare sopra di me, i capelli rossi che le cadono davanti agli occhi e l'espressione smaniosa.
«Ma come siamo simpatici» mi prende in giro prima di lanciarsi di nuovo su di me.
Si accascia stremata accanto a me e la prendo tra le braccia. «Mi sono fatto perdonare?» le bisbiglio ridendo all'orecchio e provocandole un brivido.
«Non ancora, ma se continui così sei sulla buona strada».
«Ho in mente molti altri modi per farmi perdonare...»
La stringo più forte a me e lei sorride. Vorrei che potessimo vivere sempre così, spensierati e felici. Ma lei riparte all'attacco.
«Allora? Cosa ti ha detto Andrew?»
«Mio zio vuole conoscermi» le confesso sollevandomi e portando un braccio dietro la testa.
Lei si solleva stupita e si mette seduta. «E tu cosa ne pensi?»
«Non lo so. Voglio dire, è stato assente nella mia vita finora, perché adesso dovrebbe interessargli?»
«Forse ha capito che in fondo sei l'unico vero legame che ha con sua sorella e non vuole perderti».
Sospiro grattandomi la nuca. «Ci devo pensare, non sono sicuro di volerlo conoscere».
Lei si avvicina e appoggia la testa sul mio addome. «Qualunque decisione tu prenda, io sarò con te».
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