Capitolo 1

Pensiamo sempre "a me non capiterà mai": come se le cose brutte siano bloccate da una sorta di barriera invisibile e non siano in grado di arrivare fino a noi. Ma non appena abbassiamo la guardia per un attimo, la vita ci sbatte in faccia la realtà.

«Sono incinta».

Quelle due parole sono state in grado di farmi sprofondare per l'ennesima volta nel vuoto. Scappare via e andarsene non serve ad eliminare i problemi, lo so bene, ma al momento è l'unica cosa che mi sembra sensata. Sono passati ormai tre giorni da quando sono uscito di casa senza una meta. Da quando sono andato via da lei, pur essendoci promessi di non dividerci mai più, non dopo quello che avevamo affrontato. Ma dovevo farlo, non potevo più sopportare il suo sguardo risoluto. Quindi me ne sono andato. Nonostante il freddo e la neve, la moto continuava a correre e io non riuscivo a fermarmi.

Nella mia mente c'è solo una confusione infernale; tutto quello che vedo è sangue e oscurità. È tornato tutto di nuovo a galla, così maledettamente doloroso. E su tutto, spicca l'immagine dei miei genitori. Non che io li ricordi, ma il racconto sulla loro vita è stato molto dettagliato. Non avrei saputo nulla di loro, se quello stronzo di John non mi avesse usato per i suoi comodi. Ripensare a loro mi ha sempre provocato sensazioni contrastanti e una perenne stretta al cuore, ma adesso... adesso è diverso.

Anche loro si sono trovati nella stessa situazione che sto vivendo, con la paura di mettere al mondo... qualcosa che non sia umano. Una creatura destinata a soffrire, come ho sofferto io in tutti i venticinque anni della mia esistenza. So che mio padre ha insistito molto affinché mia madre abortisse, ma lei non ha voluto sentire ragione. E dove li ha portati questa decisione? Si sono divisi e sono morti, e c'è mancato poco che io li raggiungessi, portando con me le persone che amo. Da figlio non gli ho ancora perdonato quella scelta egoista e il solo pensiero che un giorno mio figlio possa odiarmi allo stesso modo...

Ma a noi non succederà: lei sarà ragionevole e capirà di non voler correre il rischio.

Non capisco come possa chiedermi una cosa del genere: ha sofferto insieme a me, arrivando faccia a faccia con la morte, come può essere disposta a rivivere quell'incubo un'altra volta?

*****

«Posso entrare, figliolo?»

Un leggero bussare seguito dalla voce di mio padre, l'uomo che mi ha adottato e mi tratta come se fossi suo figlio da ormai dieci anni, mi giungono all'orecchio da dietro la porta della mia vecchia stanza. Mi sono rifugiato a casa loro, non sapendo dove altro andare. Dopo aver girato in lungo e in largo con la moto, Norwich mi è sembrata la scelta più giusta e sapevo che i miei genitori avrebbero rispettato il mio silenzio. Hanno sempre capito il mio stato d'animo, persino quando io stesso non ne venivo a capo, e sono stati la mia salvezza nel vero senso della parola. Se quella notte nel parco non avessero deciso di portarmi a casa con loro, di darmi addirittura un fratello, non so come sarebbe la mia vita oggi.

La loro villetta isolata, appena fuori il centro della città nella quale entrambi esercitano la professione di medici, è il rifugio perfetto. Lei è un cardiochirurgo e presta servizio all'ospedale di Norwich, mentre mio padre è specializzato in ortopedia ed esercita in uno studio privato. Non trascorrono molto tempo a casa, ma in questi giorni stanno facendo a turno per non lasciarmi mai da solo. Non riesco a dormire molto – la lontananza da Kris non mi permette di stare sereno neanche per un istante – ma almeno ho un po' di spazio per pensare. Da quando lei mi ha dato la notizia, si è fermato tutto e il mondo ha smesso di girare. Ho messo da parte anche i progetti del mio gruppo, i Broken Ones: davanti a questa situazione, tutto ha perso importanza.

«Certo».

Richard entra nella mia camera e viene a sedersi sul letto accanto a me.

«Non ti unisci a noi per cena neanche stasera?» mi domanda. «Tua madre ha fatto il polpettone come piace a te».

«Non ho fame, scusa».

Abbasso lo sguardo e mi appoggio allo schienale del letto.

«Non voglio forzarti, ma vuoi dirmi cosa succede? Non so per quanto ancora riuscirò a mentire a tuo fratello».

Un sospiro mi sfugge dalle labbra. Odio averli messi in questa situazione, non si meritano i miei drammi dopo tutto quello che hanno fatto per me. «Si tratta di Kris».

«Ero certo si trattasse di un problema di donne» cerca di sdrammatizzare lui, ma torna subito serio davanti alla mia espressione tetra. Non abbiamo avuto molte occasioni per stare tutti insieme, tra la serie di concerti che mi hanno tenuto occupato e il lavoro di lei al Queen, ma so già che lui non potrà fare a meno di amarla come la amo io. Sempre che lei voglia rimanere ancora insieme a me dopo la mia fuga. O se avremo un futuro insieme. Il solo pensiero mi fa tremare persino l'anima.

«È incinta» gli confesso tutto d'un fiato.

Il volto di mio padre si trasforma in una maschera di gioia. «Ma è fantastico, Adam!» esclama, ma poi aggrotta la fronte. «Perché qualcosa mi dice che tu la pensi diversamente?»

«Perché non voglio che porti avanti la gravidanza» sussurro, spaventato dalla brutalità delle mie stesse parole. Per un orfano non esiste gioia più grande che avere una famiglia tutta sua e ricevere tutto l'amore che gli è mancato, ma io non sono un orfano qualsiasi. I miei genitori sono stati uccisi a causa mia, a causa di quello che sarei diventato, e non posso permettere che a Kris accada la stessa cosa. Lo impedirò a tutti i costi. La discussione che abbiamo avuto prima che io me ne andassi non è stata per niente facile, ma per salvarla sarei disposto a dare la mia stessa vita. A volte ritorno con il pensiero a quando l'avevo lasciata dopo aver scoperto della maledizione: il suo ex, il suo primo amore, si era riavvicinato a lei. Kris non aveva ceduto, ma se fossi rimasto lontano da lei prima o poi sarebbero tornati insieme. Se solo non fossi tornato indietro, se solo avessi avuto la forza di lasciarla con lui, adesso non saremmo in questa situazione. Mi prendo la testa tra le mani, stringendomi le tempie.

«Ma non capisco». Mio padre sbatte gli occhi confuso. «Vivete insieme e, anche se io e tua madre l'abbiamo vista poche volte, so che la ami tantissimo. Qual è il problema?»

Vorrei tanto poterglielo dire, raccontargli la verità. Di come la mia stirpe sia maledetta, di come quelli intorno a me non facciano che morire a causa di quello che ero fino a poco tempo fa, quando Kris ha deciso di mettere in pericolo la sua vita pur di salvarmi. Non voglio che la mia famiglia adottiva viva nel terrore, scoprendo che i mostri – quelli che siamo abituati a vedere solo nei libri – esistono anche nella realtà.

«Non voglio e basta» ringhio incrociando le braccia sul petto.

Lui stringe le labbra e si accarezza il mento.

«Ne hai parlato con lei? È per questo che sei venuto qui, scappando da tutti?»

Annuisco, sentendo lo sconforto pesare come un macigno sul mio petto.

«Per lei non è neanche un'opzione, quella di abortire. Non vuole sentire ragioni».

«E sei davvero disposto a perderla pur di non diventare padre?»

Perderla. Non potrei mai perderla, lei è tutto il mio mondo. È l'aria che respiro, il sangue che mi scorre nelle vene, il calore che mi riscalda dall'interno. Come potrei mai rinunciare a tutto questo?

«Io non voglio perderla...»

Richard mi posa una mano sul braccio e mi accarezza con il pollice.

«So che non ti piace parlare dei tuoi veri genitori, non lo facciamo mai». Il mio corpo si irrigidisce a quelle parole, tuttavia lo lascio continuare. «Ma devi capire che quello che gli è successo è stato un incidente. Il passato non deve per forza ripetersi. E tu puoi essere felice».

Quanto ti sbagli, penso affondando i denti nel labbro inferiore.

*****

«Buon compleanno, tesoro».

La mattina successiva un bacio sulla fronte e la voce di mia madre si insinuano nei miei sogni agitati, facendomi svegliare.

«Grazie, mamma».

Com'è stato difficile pronunciare quella parola la prima volta. Lei non lo ha mai preteso, ma ogni volta che la mia bocca emette quelle due sillabe il suo sguardo si illumina.

Posa sul mio comodino un vassoio con sopra una tazza di caffè e un dolcetto e mi passa una mano tra i capelli scuri.

«Sei riuscito a dormire un po'?»

«Qualche ora».

Mi sono tormentato per tutta la notte, mettendo i miei pensieri nero su bianco sulle pagine del mio quaderno, quello sul quale scrivevo i testi delle mie canzoni prima di trasferirmi a Kratas.

Mi siedo sul letto e le passo un braccio dietro le spalle. Lei si appoggia a me e mi accarezza una gamba. È una donna abbastanza giovanile, e il suo corpo tonico grazie all'allenamento quotidiano la fa rimanere in forma.

«È bello averti qui».

«È bello esserci».

«Vuoi fare qualcosa per il tuo compleanno? So che non sei dell'umore adatto a festeggiare, ma potremmo andare a fare un giro in città come ai vecchi tempi».

«Scusa, ma credo che partirò tra poco, il tempo di fare una doccia» le rispondo. Non posso più rimandare, è arrivato il momento di affrontare la situazione.

«Sei sicuro? Lo sai che questa sarà sempre casa tua e puoi fermarti quanto vuoi».

Le rivolgo un sorriso colmo di gratitudine e annuisco.

Fisso la mia giacca di pelle, quella al cui interno è custodito un regalo per Kris. Lo avevo acquistato già da un po' e credo che adesso sia arrivato il momento di darglielo, anche se non sono certo che lo accetterà dopo quello che è successo. Deglutisco, cercando un coraggio che non ho.

«Ho una cosa da fare, ma prima devo parlare con te e papà. Ho bisogno del vostro aiuto».

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