Epilogo
L'udienza per il ricorso fu posticipata di due settimane, per permettere al nuovo avvocato di Leonardo Crespi di preparare la difesa. Il giudice aveva accolto la richiesta avanzata anche dalla polizia, in prima istanza dal commissario Ida Lorenzi e poi anche dal suo vice Vincenzo Liquori, a presentare nuove prove a discolpa dell'imputato. Alla fine, dopo altri quattordici giorni di attesa l'innocenza di Leonardo fu messa agli atti. Grazie anche alla spontanea confessione dell'avvocato Pandolfi che, conoscendo la legge, sapeva benissimo di non avere possibilità e che solo collaborando avrebbe ottenuto una detenzione più morbida. E poi, cosa di non poca importanza, ora era libero, Federico era morto e lui non era più succube della sua personalità. L'avvocato ammise tutto. Il complotto ordito tra lui, Virginia e Federico, le finte accuse di violenza e paura scaturite soprattutto dall'ingresso in scena di quest'ultimo che condizionarono pesantemente la piccola Laura. Per mesi appena Leonardo si assentava Federico prendeva il suo posto in casa con atteggiamenti violenti al fine di creare i presupposti di una doppia personalità agli occhi di un qualunque psicologo. I disegni di Laura erano reali, come erano reali le sue paure verso un padre che non riconosceva più. Antonio Pandolfi ammise tutto, specificando però che gli omicidi delle tre ragazze erano solo opera di Federico.
«Perché commettere gli omicidi?» chiese il giudice
«Perché il medico che all'epoca aveva visitato Laura, aveva ritrattato la deposizione e questo avrebbe permesso a Leonardo di tornare libero» rispose Antonio «e Federico non lo avrebbe mai permesso» si sistemò meglio sulla sedia «lo voleva in galera»
«E in che modo assassinare tre povere ragazze gli avrebbe fatto ottenere quello che voleva?»
«Con Leonardo in galera tutto sarebbe passato alla figlia Laura e di conseguenza come avvocato nominato dalla moglie Virginia a tutela e controllo del patrimonio a me»
«Che rapporto c'era tra lei e la signora Virginia Santese?» chiese ancora il giudice
Antonio alzò lo sguardo su Leonardo seduto accanto al suo nuovo avvocato difensore «eravamo amanti già da qualche anno» ammise abbassando gli occhi subito dopo con un senso di profonda vergogna
Leonardo stranamente non si sentì ferito da quella ammissione, anzi in un certo senso era come se una parte di lui se lo sentisse: che Virginia avesse un altro, lo aveva pensato fin da subito visto come si era comportata abbandonandolo senza nemmeno dargli la possibilità di spiegare la sua innocenza.
«E Federico?» continuò il giudice
«A giochi fatti e con suo fratello dietro le sbarre, Federico avrebbe preso la sua parte e sarebbe sparito»
«Quindi non ci fu mai né violenza né abuso sulla figlia da parte di Leonardo?»
Rialzò lo sguardo su Leonardo «mai signor giudice»
Alla fine, l'enorme matassa di quell'intrigato caso iniziato circa trent'anni anni prima, lentamente si sbrogliò. Un bambino nato con evidenti disturbi psichici che avrebbe dovuto essere curato con la vicinanza della famiglia fu invece abbandonato in una clinica a migliaia di chilometri di distanza da casa e il risultato di quell'errore, anni dopo, era stato la causa principale della morte di tre giovani ragazze. La follia che si impossessa della mente umana spesso è inaspettata e incontrollabile. Federica, Giulia e Isabella erano morte perché, anche se in modo diverso, tutte si erano avvicinate a Leonardo. E nella mente malata di suo fratello, erano l'occasione giusta per riportarlo in galera in modo definitivo. Lo avrebbero fatto internare facendo credere che fosse succube di disturbo dissociativo di personalità, cioè la presenza di due o più personalità distinte che assumono in modo ricorrente il controllo del comportamento della persona, e ognuna di esse, quando è presente, non ha assolutamente coscienza dell'altra. Il piano perfetto non aveva calcolato però un'incognita, una variabile legata ai sentimenti chiamata Ida Lorenzi. La sua ricerca, condizionata da quello che provava per Leonardo, aveva fatto crollare il castello di menzogne e omicidi che avevano costruito. Ida era consapevole che, probabilmente, se non avesse dato retta ai suoi sentimenti, quell'uomo ora sarebbe stato dietro le sbarre condannato all'ergastolo. Aveva corso dei rischi enormi fidandosi di lui e soprattutto di quello che provava per lui, ma alla fine come in una favola, il rospo si era tramutato in principe azzurro. Cenerentola alla fine aveva ottenuto la sua vittoria... "Alla faccia di quello che pensava di lei suo padre!"
Fine
© Dan Ruben
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