Capitolo 8

Aveva lavorato per tutto il turno come un automa, la mente non smetteva di pensare a Isabella e alle parole del commissario. Uscì dagli uffici salutando come sempre il guardiano notturno. In commissariato, aveva volontariamente omesso, per paura, il particolare non irrilevante che Isabella aveva passato due ore da lui il giorno della scomparsa. Lo aveva fatto perché si era reso conto che Lorenzi lo guardava in modo strano e lui aveva paura che la sua situazione potesse peggiorare se avesse ammesso di aver visto la ragazza quel giorno. Era spaventato e questa paura gli aveva offuscato la mente per parecchie ore. Ma adesso che aveva appena finito di lavorare e stava andando come sempre alla stazione, nel fresco pungente della notte che lo avvolgeva, si ritrovò a pensare a quello che Isabella gli aveva raccontato, e a una frase soprattutto che gli continuava a girare nella mente, una frase riguardante suo padre: "Non so, ma era come se sapesse che mi vedevo con il mio ragazzo, non so come lo abbia scoperto..."

Lei gli aveva detto che usciva di nascosto, che inventava palle per non farsi scoprire, era stata attenta perché aveva giustamente paura delle reazioni dei suoi genitori. Non era una ragazzina ingenua anzi, sembrava più grande della sua età e soprattutto era decisamente sveglia, sgamata, era impossibile che si fosse fatta prendere in castagna senza che nemmeno se ne rendesse conto. Più ci pensava più si convinceva che il padre non avrebbe mai potuto scoprirlo per caso, ma probabilmente intuito qualcosa aveva trovato un modo per pedinarla. Magari aveva pagato qualcuno per seguire la figlia, oppure aveva fatto qualcosa al cellulare di Isabella per sapere dove andava. Si ricordò di aver letto un articolo su una specie di applicazione per cellulari che permetteva ai genitori di controllare i figli. Forse stava andando oltre con l'immaginazione, magari non era come lui stava pensando, però si convinse che quella poteva essere una possibilità e se fosse stato così, perché chiamare la polizia se poteva tranquillamente sapere dove era sua figlia? Quella domanda gli frullava in testa come una centrifuga. Domattina avrebbe chiesto al suo avvocato di fare qualche ricerca sul signor Bruno e di scoprire, tramite le sue conoscenze in polizia, il nome del ragazzo di Isabella, dopotutto con tutti i soldi che da anni gli stava dando, un piccolo favore glielo doveva. E poi doveva soprattutto aggiornarlo sull'incontro con il commissario Lorenzi e su quanto era successo. Sospirò mentre il treno si stava fermando davanti a lui. Era preoccupato soprattutto per il ricorso che stavano preparando. Sperava davvero che questa storia non mandasse tutto a puttane.

Salì sul treno e si accasciò sulla poltroncina stanco fisicamente e sfinito moralmente. Come sempre il vagone era praticamente vuoto, ma quel vuoto, non era nulla in confronto a quello che lui sentiva dentro in quel momento.

Un uomo salito sul vagone accanto si sedette su una poltroncina in un angolo. Alzava la testa di tanto in tanto per guardarlo dal piccolo finestrino di testa. Spesso inclinava leggermente il capo e sussurrando, parlava in un piccolo microfono. Leonardo Crespi si era sistemato sul sedile e aveva chiuso gli occhi.

***

Alle otto di mattina con in mano un bicchiere di carta contenente del caffè, Ida Lorenzi salì le scale del distretto per recarsi nel suo ufficio.

«Buon giorno commissario» un agente la incrociò nel corridoio

«Buongiorno Bonaiuti» sorrise la donna

Entrò nel suo ufficio posò il caffè sulla scrivania e si apprestò a leggere i rapporti che aveva davanti

"Leonardo Crespi, uscito dalla caserma, era andato prima a casa e poi alla stazione ferroviaria per prendere il treno che lo aveva condotto al lavoro. Non si era mosso da quegli uffici per tutta la durata del turno, e poi era ritornato a casa con l'ultimo treno della notte."

Nulla. Per un brevissimo momento quando lo aveva interrogato Ida aveva avuto la sensazione che quell'uomo le nascondesse qualcosa. Viste le accuse passate non si stupiva se fosse venuto fuori che Leonardo era coinvolto in quella sparizione. Per questo gli aveva messo una squadra al seguito, per scoprire se quell'uomo c'entrasse con la sparizione di Isabella. Si sarebbe aspettata in quel caso che appena uscito dalla caserma lui corresse a nascondere qualche prova che lo coinvolgesse, se non addirittura li conducesse da Isabella, invece Leonardo aveva ripreso la sua vita di tutti i giorni e questo significava che, o era innocente, esattamente come diceva di essere, oppure che era dannatamente furbo. Giunse alla conclusione che quell'uomo non la convinceva. Prese il cellulare e chiamò la squadra di sorveglianza

«Antonio?»

«Buon giorno commissario» la voce dal cellulare sembrava leggermente metallica

«Buongiorno. Dove vi trovate?»

«Siamo sotto la casa del Crespi»

«Novità?»

«Nessuna commissario, è rientrato dal lavoro verso l'una e trenta di notte e non è più uscito di casa»

Ida sospirò «mando una squadra a darvi il cambio»

«Va bene commissario»

«Mi raccomando non perdetelo di vista e se dovesse succedere qualcosa chiamatemi immediatamente»

«Sarà fatto commissario»

Riattaccò.

Prese un'altra cartelletta chiusa da un elastico che aveva sulla destra della sua scrivania e l'aprì.

Afferrò il bicchierino di carta con il caffè fumante dentro e iniziò a sorseggiarlo mentre iniziava a leggere. Sei anni di processo a Leonardo Crespi l'aspettavano scritti in quelle carte. Si accomodò meglio sulla sua poltroncina e iniziò a leggerle con attenzione.


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